...Eppure lasciava correre…
Le luci scorrevano veloci…
Ma neanche le osservava.
Aveva iniziato di nuovo a lasciar correre…
Aveva ricominciato a non-vivere
Ancora
Di nuovo si perse in quegli occhi strani
Supina si guardava allo specchio.
“Non riconosco i miei occhi” si confessava
Eppure lasciava correre
Era da sola, in camera
E stava guardando il soffitto
Bianco…come avrebbe voluto essere lei
Bianca e invisibile
Gli piaceva guardare il nulla…
Una smorfia si dipinse sulla sua bocca
….Doveva essere un sorriso…
Ma non le sembrava affatto
Eppure lasciava correre
No, lei non sorrideva
Non l’avrebbe più fatto
Una lacrima le rigò la guancia
“Come stai?” chiese una voce
Ma lei non voleva sentire nessuno
Non l’avrebbe più fatto
Si allontanò senza rispondere
Come un’arrogante
Eppure lasciava correre.
Le luci scorrevano veloci…
E la stessa voce da cui era fuggita
le diceva “Non mi lasciare”
Poi si ricordò
Di come due luci
Veloci e potenti
L’avevano colpita.
Ma non le importava di morire…
E lasciava correre
La morte le sembrava soffice
…Ma ancora non era morta…
Svuotata si guardava attorno
In ospedale… perché la medicina la salvava sempre?
Solo quando scorse
Aldilà della sua sofferenza
Due occhi familiari che la guardavano
Qualcosa si ridestò in lei
Questa volta quel cuore avrebbe continuato a battere
Era bastato un semplice sfioramento di labbra
…Ora lei non lasciava più correre…