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Autore: Misako90    13/01/2010    1 recensioni
Sono passati cinque anni da quando il Prescelto ha sconfitto il Signore Oscuro e tutto è tornato alla normalità,tranne per alcuni che non riescono a dimenticare e sono preda di forti sensi di colpa...
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Weasley, Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1° cap sensi di colpa Tutti i personaggi qui citati appartengono a JK Rowling (e io mi prostro ai suoi piedi chiedendo perdono per la mia mente malata^^)

                              Sensi di colpa

Pansy Parkinson passeggiava tranquilla lungo la via piastrellata di Diagon Alley guardandosi intorno distrattamente godendosi il primo tepore di marzo. Dopo quasi cinque anni dalla battaglia finale dove Harry Potter,il Prescelto,Colui-Che-E’-Sopravvissuto eccetera,aveva sconfitto il Signore Oscuro riportando definitivamente la pace;lei se la ricordava ancora quella sera,la voce acuta e malvagia che risuonava nel castello e chiedeva che gli venisse consegnato il ragazzo e lei che in preda al panico urlava di consegnarlo,più ci pensava più se ne vergognava:si sentiva una persona spregevole ma in quel momento aveva vinto la paura.
Camminando in preda ai suoi pensieri non si accorse di aver percorso l’intera Diagon Alley e di essere arrivata davanti ad un negozio con le vetrine colorate e ricche di oggetti per scherzi vari,alzò la testa e lesse l’insegna luminosa sopra di lei:Tiri Vispi Weasley.
Non era mai entrata in quel negozio nemmeno quando aveva appena aperto,era sempre stata curiosa perché aveva sempre pensato che i gemelli Weasley fossero divertenti anche se ovviamente,in quanto Serpeverde,non poteva manifestarlo apertamente. Osservò a lungo il negozio da fuori poi prese coraggio e decise di entrare:il suo ingresso fu annunciato dal campanello sopra la porta e come fu dentro rimase letteralmente a bocca aperta
< Benvenuta,piacere di averla impressionata > le disse una voce allegramente,anche se ebbe l’impressione che non fosse vera allegria.
Pansy si voltò di scatto e si trovò davanti George Weasley,lo riconobbe all’istante:capelli rossi,occhi azzurri,alto e abbastanza bello doveva ammetterlo. Rimase lì a fissarlo imbarazzata,lui ricambiò lo sguardo curioso:
< Tutto bene signorina? >
< Si…si Weasley > mormorò
< Ci conosciamo? > La osservò attentamente,poi la sua espressione cambiò e lei vide negli occhi rabbia e astio
< Parkinson > disse asciutto.

Trovarsela davanti dopo quasi cinque anni gli provocò un tuffo al cuore,in un lampo ricordò quella sera,quell’orribile sera quando aveva perso la metà di sé. Si ricordava del racconto di Harry e Ron prima che loro arrivassero a Hogwarts:lei in piedi al tavolo di Serpeverde che diceva di consegnare Harry.
< Perché sei qui? > chiese brusco,non riusciva a conservare il suo sorriso da negoziante che vuole invogliare il cliente con lei davanti.
< Volevo solo dare un’occhiata…non ero mai venuta > borbottò lei
< Prego > le fece un cenno e tornò dietro il bancone senza toglierle gli occhi di dosso

Pansy curiosò tra gli scaffali zeppi di oggetti di vario genere,cestini con le varie crostatine vomitose e simili,sentendosi costantemente osservata,afferrò qualche dolcetto che procurava sgradevoli conseguenze all’intestino,qualche piuma autocorreggente e si diresse al bancone dove appoggiò la merce,George la guardò perplesso
< Posso sapere cosa te ne fai Parkinson?Non sono affari miei ma non mi risulta che tu faccia scherzi o abbia figli o nipoti a cui regalarli >
Il tono con cui le parlò non le piacque anzi la fece arrabbiare
< Cosa farò con queste cose Weasley non ti riguarda minimamente! > ribattè acida,osservò la cifra sul registratore di cassa e lasciò sul bancone più del dovuto girò sui tacchi e uscì di corsa.

George la guardò uscire di corsa e sparire davanti al suo negozio,rimase a fissare il punto in cui Pansy era sparita,l’umore della ragazza era cambiato nel giro di un secondo e lei aveva avuto una reazione che lui non si aspettava dopotutto si erano insultati per anni a scuola e quello che le aveva detto poco prima non era niente in confronto.
Il pensiero di Pansy Parkinson che entrava nel suo negozio per semplice curiosità e si arrabbiava per una battuta,certo poco gentile ma pur sempre una battuta,continuò a perseguitarlo per tutto il giorno insieme a tutti i ricordi dolorosi che si era portato dietro;quando chiuse il negozio e si recò nel suo appartamento al piano di sopra aveva un mal di testa così forte che non riuscì a mangiare e si stese subito sul letto,ormai era abituato a quella situazione poiché gli succedeva spesso negli ultimi cinque anni.


Nel suo appartamento Pansy continuava a girare per casa inquieta:non riusciva a capire perché avesse provato tanta curiosità e fosse entrata in quel negozio,non le era mai successo,ormai erano anni che non frequentava più i compagni di scuola e comunque la cosa non le mancava,non si era mai sentita davvero parte della sua compagnia di cosiddetti amici loro infatti erano quasi tutti figli di Purosangue che appoggiavano il Signore Oscuro i suoi genitori invece,benché Purosangue anche loro,non si erano mai davvero interessati alla cosa ma si erano limitati a mantenere le distanze da uno o dall'’altro schieramento e lei era stata educata di conseguenza e,una volta arrivata a scuola,pur di sentirsi parte di qualcosa aveva finto di appoggiare Malfoy a gli altri. E adesso faceva i conti con i suoi sensi di colpa per non aver agito,per essere fuggita dalla battaglia ed essersi comportata da codarda.
Si buttò sul letto e si impose di non pensare a niente,era determinata,tanto che alla fine si addormentò.
Il giorno dopo si svegliò presto e,appena aprì gli occhi,si sentì completamente riposata,ma un attimo dopo le ritornarono in mente i pensieri della sera precedente. Si vestì in fretta e si smaterializzò diretta a Diagon Alley:sentiva il bisogno di parlare ancora con George Weasley,di confessare a lui i suoi sensi di colpa ma non capiva perché,in fondo non aveva mai avuto un rapporto con quel ragazzo si limitava a insultarlo quando si presentava l’occasione o a ricambiare gli insulti che lui le rivolgeva però ne sentiva l’esigenza così percorse a grandi passi la strada fino al negozio ma quando vi giunse davanti lo trovò chiuso,un cartello appeso alla porta recitava:”Chiuso per malattia,il proprietario”. Alzò lo sguardo e vide le persiane dell’appartamento ancora chiuse,rimase lì a fissarle decidendo cosa fare.


Quella mattina George decise di tenere chiuso il negozio,di prendersi un giorno di riposo,non aveva nessuna voglia di vedere gente e dover tenere tutto il giorno il sorriso quando per lui non c’era più niente per cui sorridere:stare tutto il giorno in negozio gli ricordava il fratello,ogni piccola cosa rappresentava per lui un ricordo doloroso che gli provocava fitte al cuore,inoltre non era più riuscito a inventare nuove cose,aveva prodotto le poche cose nuove che lui e Fred avevano ideato prima della guerra ma poi più niente,era come se avesse perso la sua vena creativa e soprattutto la sua voglia di ridere e scherzare.
Si alzò controvoglia dal letto e si preparò un caffè nero molto forte per svegliarsi,scese in negozio appese un cartello per annunciare che il negozio sarebbe rimasto chiuso e poi tornò nel suo appartamento dove si accasciò sul divano a sorseggiare il suo caffè al buio.


Pansy rimase ferma a guardare quelle persiane per almeno un’ora,mentre lungo la strada i vari negozi aprivano e si riempivano dei primi clienti mattinieri,pensando a come fare per raggiungere  George e parlargli,non riusciva ancora capire perché ma per lei era davvero importante. Poi le venne un’idea:prese la sua bacchetta e aprì le persiane dall'’esterno aspettando una reazione dall’inquilino dell’appartamento.

La luce del sole all’improvviso invase la stanza e George si risvegliò dai suoi ricordi:ricordava perfettamente di aver lasciato le persiane chiuse quindi perché entrava luce? Si alzò e si avvicino alla finestra e la vide:Pansy Parkinson se ne stava lì in mezzo alla strada con la bacchetta a mezz’aria e lo guardava
< Che cosa vuoi Parkinson?Non ho nessuna intenzione di darti il resto per i tuoi acquisti di ieri >
< Voglio parlarti >
< Vattene > fu la sua gelida risposta,richiuse la finestra e tornò a sedersi sul divano.

Pansy non si accontentò della risposta ricevuta così si materializzò all’interno del negozio,alla luce della bacchetta cercò la scala interna dietro il bancone e salì fino ad arrivare davanti ad una porta,bussò e attese. Dopo qualche secondo la porta si aprì e si trovò davanti George
< Pensavo di averti detto di andartene Parkinson >
In tutta risposta lei lo spinse da parte ed entrò:la stanza era accogliente con un divano e una poltrona al centro,alla sua destra c’era l’angolo cucina con un bancone su cui mangiare dall'’altra parte due porte,una chiusa l’altra semiaperta dietro cui scorse un letto disfatto,doveva essere la stanza di George.
< Non ti ho invitata ad entrare > percepiva chiaramente l’odio di George.
Pansy non gli badò e si sedette tranquillamente sul divano
< Vorrei una tazza di caffè se c’è,per favore > sorrise
George rimase al centro della stanza a guardarla basito

George non poteva credere a ciò che stava succedendo:Pansy Parkinson,la ragazzina sempre dietro a Malfoy,che nei suoi anni ad Hogwarts aveva insultato e odiato semplicemente perché era una Serpeverde,stesso motivo per cui lei odiava lui tra l’altro,era seduta sul suo divano come se fosse una vecchia amica e sembrava che non avesse nessuna intenzione di andarsene.
< Mi sembrava di averti detto di andartene Parkinson… >
< Pansy > lo interruppe lei
< Come vuoi,in ogni caso ti ho detto di andartene. Non hai letto il cartello di sotto?Non voglio visite,tanto meno da te >
< Non sei per niente ospitale George >
Lui rimase a bocca aperta

Per anni l’aveva chiamato semplicemente Weasley perché per lei era solo questo:in fondo perché avrebbe dovuto chiamarlo per nome?Si odiavano,o meglio dovevano odiarsi. Ma stando lì seduta sul suo divano le sembrava strano.
Vedendo che George non muoveva un muscolo ma si limitava a fissarla astioso si alzò e si servì il caffè da sola
< Come mai il negozio è chiuso? >
< Emicrania > fu l’unica risposta
Davvero simpatico il ragazzo,pensò
Per un po’ si limitarono a fissarsi poi George si decise a sedersi sulla poltrona e chiuse gli occhi come per concentrarsi,quando parlò la sua voce era stanca non assomigliava a quella del ragazzo sempre allegro che ricordava ma più a quella di un uomo stanco a addolorato


< La tua visita di ieri mi ha fatto tornare in mente brutti ricordi…Pansy > non sapeva perché le stava dicendo questo,gli era venuto spontaneo
< Mi spiace… > sembrava davvero dispiaciuta,riaprì gli occhi e la guardò
< Davvero? >
< Si… >
< Non sembri la Pansy Parkinson dei miei ricordi…o dei racconti che ho sentito… >


< Le persone possono cambiare,anche tu non sei più il George Weasley che ricordo io,quello che col suo gemello faceva sempre scherzi… > come pronunciò quelle parole si rese conto dell’errore:vide un’ombra di dolore passare negli occhi azzurri di George e subito si pentì di ciò che aveva detto
< Scusami non volevo… > si affrettò a scusarsi
< Non importa…ci penso continuamente >
< Anch’io > George la guardò sorpreso ma non disse nulla;per un po’ rimasero in silenzio poi Pansy prese coraggio
< Sono venuta qui per…non so perché ma da quando ti ho visto ieri sento il bisogno di parlare con te,il modo in cui mi hai guardata ieri mi ha fatto sentire davvero il bisogno di parlare solo con te >
< E di cosa? >
< Di quello che è successo cinque anni fa,del mio comportamento…mi sento una codarda >
George non disse niente si limitò ad osservarla con un’espressione indecifrabile sul volto
< Avevo paura,pensavo che non ci fossero più speranze… >
< E quindi proponesti di consegnare Harry,non fa una piega. Dopotutto sei pur sempre una Serpeverde > non percepì odio in quelle parole:era una semplice constatazione
< Sono una Serpeverde è vero ma nessuno dei miei genitori è stato un Mangiamorte!Siamo Purosangue ma non eravamo sostenitori del Signore Oscuro!I miei si sono sempre fatti gli affari loro:non hanno mai torturato nessuno o agito per Lui!! > non sapeva perché ma non voleva che lui pensasse certe cose della sua famiglia.
< Ma giravi sempre con Malfoy e gli altri… >
< Ero una Serpeverde,una Purosangue,cos’altro avrei potuto fare?Se non avessi fatto così la mia vita sarebbe stata orribile tra loro. >

George la osservò a lungo,ripetendo nella sua testa una per una le parole appena pronunciate da Pansy:era stata una Serpeverde ma non aveva sostenuto Voldemort! Doveva decisamente rivalutare un po’ le sue certezze.
< Quindi non eri una seguace di Voldemort…nessuno della tua famiglia? >
< I Purosangue sono tutti imparentati tra loro,ovvio che qualcuno della mia famiglia sia stato un Mangiamorte ma i miei genitori no,si sono sempre tenuti fuori da tutto >
< Interessante… > lei lo guardò sospettosa
< Cosa vorresti dire? >
< Che dovrò rivalutare alcune mie certezze > Sorrise,dopo tanto tempo un sorrise gli sorse spontaneo sulle labbra

Pansy rimase a bocca aperta:George Weasley le aveva appena sorriso,se le avessero detto una cosa del genere anche solo due giorni prima non ci avrebbe creduto!Quel sorriso la incoraggiò ad andare avanti:
< Non hai idea di quanto i sensi di colpa mi hanno torturata in questi anni!Mi sono sentita davvero uno schifo…tutti quei morti e io avrei potuto dare una mano!Invece sono stata una stupida ragazzina impaurita che è fuggita lasciando a qualcun altro quella responsabilità… > Impiegò qualche secondo a rendersi conto che stava piangendo:lacrime abbondanti le scendevano lungo le guance senza che lei potesse fermarle. Un fazzoletto si materializzò a mezz’aria davanti a lei,lo prese e si asciugò gli occhi,rimanendo in silenzio

Stava piangendo!Pansy Parkinson stava piangendo davanti a lui dopo essersi confidata!Incredibile…
Con un rapido movimento della bacchetta fece apparire un fazzoletto davanti e lei e aspetto che si calmasse;quando smise di piangere le parlo dolcemente,scegliendo le parole con cura:
< Era normale che tu avessi paura,tutti avevamo paura. Fu un anno davvero brutto:ogni giorno notizie di nuovi morti,ogni giorno dovevamo fare i conti noi stessi con la morte…io ho perso un orecchio,ho perso degli amici e ho perso… > Non riuscì a concludere la frase,un nodo alla gola gli impediva di parlare. Lei lo guardò con gli occhi pieni di dolcezza,non pensava che quei pozzi così scuri potessero essere tanto dolci.

Pansy sentiva il suo dolore,vedeva quanto stesse soffrendo e ciò faceva star male anche lei
< Mi dispiace non volevo che stessi male anche tu…sentivo solo il bisogno di spiegarti perché agii in quel modo:il tuo sguardo di ieri,come hai cambiato espressione quando mi hai riconosciuta mi hanno fatto sentire questo bisogno. Sono stata una codarda,una stupida ragazzina spaventata che aveva paura di sacrificare la propria vita,un’egoista mentre tu,la tua famiglia,Potter avete fatto di tutto…tutte le persone che ho per tanti anni criticato,per abitudine,mi hanno dimostrato di valere molto più di me,piccola e insignificante vigliacca che è fuggita per salvarsi > ricominciò a piangere.


George rimase a guardarla piangere a lungo poi qualcosa dentro di lui lo spinse a dire qualcosa,non sapeva se per consolare lei o per liberare se stesso da un peso:
< Avevi paura,non c’è niente di male. Considerando il clima di quei tempi noi eravamo degli incoscienti,dei pazzi idealisti che lottavano contro qualcosa più grande di loro…ma credevamo in Harry,quando cominciò il suo viaggio noi eravamo sicuri che potesse farcela,volevamo credere che sarebbe riuscito a sconfiggere Voldemort.
Dopo la battaglia di Hogwarts ho pensato spesso ai motivi che mi hanno portato a combattere,sentivo un forte senso di colpa nei confronti di Fred perché io ero vivo mentre lui…ho perso tanto quella notte:è vero abbiamo sconfitto Voldemort ma ho dovuto pagare un prezzo che non avrei mai voluto…è come se mi fosse stato strappato un pezzo di anima… > sentì qualcosa di caldo e umido scorrergli lungo le guance e la vista appannarsi ma non ci fece caso e continuò < Non sai quante notti,in preda agli incubi,ho pregato per essere al posto di Fred…per due mesi interi sono rimasto chiuso qui,sdraiato sul mio letto al buio senza vedere nessuno:né mia madre che disperata batteva i pugni contro la porta della mia stanza pregandomi almeno di mangiare,né mio padre che cercava di convincermi a uscire,né i miei fratelli,nemmeno Lee riuscì a scuotermi…avevo pensato anche alla Pietra della Resurrezione:quando Harry venne qui con Ginny per parlarmi gli chiesi di mostrami dove l’aveva persa,di aiutarmi a cercala ma lui si rifiutò così lo attaccai,ormai non ragionavo più ero totalmente sopraffatto dal mio dolore,lui mi disarmò e col calma mi disse “George capisco il tuo dolore credimi,a causa di Voldemort ho perso i miei genitori,Sirius,Remus e Silente,a causa mia quella notte sono morti dei miei amici…mi sento in colpa per la morte di Fred,vorrei poterlo riportare in vita così che voi due possiate farci ridere ma non si può,purtroppo è morto e non possiamo più farci niente possiamo solo accettarlo,anche per lui perché non credo che vorrebbe che noi stessimo al buio a soffrire ma sono sicuro che preferirebbe il contrario cioè che noi ridessimo ricordandoci di lui e non ti perdonerebbe se tu continuassi a comportarti così”Mi sorrise e mi offrì la mano per aiutarmi ad alzarmi e io…mi buttai addosso a lui e piansi come un bambino…dopo quel giorno riaprii il negozio e andai quasi tutte le sere a cena dai miei e continuo a farlo tutt’ora > sorrise tristemente,nessuno a parte lui,Harry e Ginny sapeva cosa era successo quel giorno e cosa aveva fatto Harry per convincerlo a ricominciare a vivere e ora l’aveva confessato a lei. Piangevano entrambi,Pansy addirittura singhiozzava,poi fece una cosa che nessuno dei due si aspettava:si alzò dal divano e andò ad abbracciarlo.


Non sapeva cosa l’avesse fatta muovere,aveva agito d’istinto:aveva sentito il bisogno di abbracciarlo e confortarlo e l’aveva fatto. George aveva superato l’iniziale sorpresa e adesso la stringeva e singhiozzava contro il suo collo mentre lei gli accarezzava delicatamente i capelli
< Non lo sa nessuno,non ho mai detto a nessuno come Harry mi abbia convinto… > mormorò George prima di allontanarsi lentamente da lei. Il suo sguardo era così dolce e allo stesso tempo triste che Pansy non riusciva a smettere di piangere.
Poi George cominciò a parlarle tranquillamente come se fossero vecchi amici e lei rispondeva allo stesso modo,andarono avanti per tutto il pomeriggio fino all’ora di cena quando un gufo arrivò con una lettera che ricordava a George che era atteso a cena dai genitori con tutta la famiglia al completo,Harry e Hermione compresi.
< Vieni anche tu Pansy >
< Meglio di no George,non penso sia una buona idea >
< Una persona in più non sarà un problema vedrai,mia madre fa da mangiare per un esercito >
< Magari la prossima volta,penso che la tua famiglia non sia ancora pronta ad avermi come amica di famiglia > e gli sorrise,contenta dell’invito ma comunque certa che la sua famiglia non sarebbe stata entusiasta di averla a cena.
< Come vuoi…ci vediamo domani? > George le sorrise speranzoso
< Certo! >
Pansy si smaterializzò.





 Salve!ho scoperto che scrivere di questa coppia mi piace molto così ecco un'altra fic,questa volta però sarà più lunga,non so ancora quanto^^ quindi al prossimo capitolo! baci  Misako
  
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