Bene, che dire di questa one-shot? È uscita quasi dal nulla!
Principalmente stavo cercando idee proprio su questa coppia e quando ho sentito
la canzone mi sono apparse davanti agli occhi tutte le parole e tutti i gesti.
Iniziata ieri sera e finita stamattina, ed è solo ed esclusivamente per Marta
(in arte Minako_86) per il suo
“efpario”, anche se in notevole anticipo x3 ma in particolar modo perché sto
stringendo con lei una bella amicizia in questi giorni, che mi auguro di
approfondire piano, piano <3
La canzone è, ovviamente, la bellissima “Eppure sentire (un senso di te)” di Elisa *-*
Detto questo vi lascio alla lettura e spero, come sempre, nei
vostri commenti :D
Love <3
×××
Un senso di te
« La fotografia è probabilmente fra tutte le forme d'arte la più
accessibile e la più gratificante. Può registrare volti o avvenimenti oppure
narrare una storia. Può sorprendere, divertire ed educare. Può cogliere, e
comunicare, emozioni e documentare qualsiasi dettaglio con rapidità e precisione.
»
{John
Hedgecoe}
Eccola
lì, seduta su quella vecchia panchina, mai ri-verniciata. Accarezzò piano il
verde pallido, facendo passare le dita sulle incrostature della vernice e
soffocò nella sciarpa di lana un sospiro. Intorno a lei si sentivano solo le
risate di alcuni bambini, che giocavano intorno all’unica altalena, posta di
fronte a lei, esattamente dall’altra parte del piccolo sentiero del parco
davanti casa sua, dove si trovava. Appoggiò entrambe le mani alle ginocchia e
fece un sorriso: era il posto migliore dove pensare. Era cresciuta in quel
quartiere e quel parco era stato complice dei suoi giochi infantili e
adolescenziali. Alzò lo sguardo sulle altalene, i bambini stavano correndo
verso le madri, pronti a riportarli a casa, mentre il tramonto si affacciava
all’orizzonte.
Non
ci pensò due volte: si alzò in piedi e affondò le mani nel cappotto,
dirigendosi verso le altalene. Si sedette e iniziò a dondolare lentamente,
appoggiando la testa su una delle due catene che tenevano l’altalena. Si lasciò
andare ai pensieri, permettendo al vento di accarezzarle dolcemente le guance,
colorandole di un rosso acceso a contatto con il freddo. Erano cambiate tante
cose, decisamente troppe cose, in
pochi giorni.
Primo
fra tutti il cambio di università: se prima studiava per diventare stilista,
ora il suo sogno era la fotografia. Sorrise, quasi inconsciamente, nel
ricordare che alcune sue foto risalivano proprio al parco in cui era. Era stato
un cambio repentino, dettato dal cuore e dalla consapevolezza che era un lavoro
decisamente adatto a lei.
Anche
se quel cambiamento avrebbe comportato un altro enorme sacrificio.
-Ciao,
Mar!-
A un passo dal
possibile
A un passo da te
Il
respiro di lui le solleticò il collo, mentre il ragazzo le spostava
delicatamente i boccoli biondi per depositarle un bacio sulla guancia, leggero proprio
come il respiro di lui. Chiuse gli occhi, godendosi quell’attimo che pareva
infinito, fino a quando Kevin non decise di sedersi sull’altalena a fianco
della sua.
-Volevi
vedermi?- domandò Kevin.
Marta
si irrigidì un momento, sentendo l’ansia crescere, -Sì, io… devo dirti una
cosa.- ammise, chiudendo gli occhi un attimo.
Kevin
la guardò preoccupato, -Marta… stai bene?- le domandò allungando un braccio per
sfiorarle la spalla. Sarebbe bastato un passo, un solo passo per alzarsi e buttargli le braccia al collo, soffocando
le lacrime che premevano agli angoli degli occhi.
-Ho
deciso di cambiare corso di studi.-
Paura di decidere
Paura di me
-Mi
sembra abbastanza normale.- sorrise Kevin, iniziando anche a lui dondolarsi
piano, -Più volte mi hai detto che non volevi dare gli esami.-
-Già.-
pigolò Marta, torturandosi le dita, -C’è solo un piccolissimo problema.-
-Quale?-
Marta
sospirò, puntando i suoi occhi azzurri in quelli verdi del ragazzo accanto a
lei. Il suo migliore amico. A quel
pensiero ebbe un’ondata di rabbia e delusione: non poteva più considerarlo tale
da troppo tempo.
-Torno
a Parigi.-
Di tutto quello che
non so
Di tutto quello che non ho
Quello
che ricevette in risposta fu il silenzio più assoluto. Marta respinse le
lacrime indietro, quando Kevin non disse ancora nulla, limitandosi a fissarsi
la punta delle scarpe e il prato verde leggermente innevato.
-Penso
di aver capito male.- disse infine Kevin.
-Hai
capito benissimo, invece.- esalò in un sussurro lei, -Me ne vado a Parigi. Ho
fatto domanda in un’accademia di fotografia e mi hanno accettata. Sai che è
come se non l’avessi mai lasciata.- gli ricordò, tentando in quel modo di
aprire un qualche discorso, che non fosse a senso unico. Le sembrava di recitare
un monologo, -E’ casa mia. E il pensiero di tornare a fotografare quei luoghi,
dopo tanti anni, mi rende felice. Non avrò problemi ad ambientarmi.-
-Amb…-
Kevin scosse la testa, sorpreso, -Marta! Te ne stai andando!- esclamò,
scioccato.
Marta
lo fissò confusa, -Kev… sei l’ultimo da cui mi aspettavo una reazione del
genere… pensavo saresti stato felice
per me. Sei il mio migliore amico da sempre.-
-Io
sono felice per te.- puntualizzò Kevin, -E’ che… è che ti stai trasferendo. E
chissà quando tornerai.- si passò le mani tra i scuri ricci, scombinandoli più
del dovuto.
-E’
la stessa cosa che mi sono chiesta io quando tu e i tuoi fratelli avete fatto
il primo tour tre anni fa.-
Eppure sentire
Nei fiori tra l'asfalto
Nei cieli di cobalto - c'è
-L’hai
già detto a Joe e Nick?- domandò Kevin fissandola.
Marta
sorrise, -Sì. Il piccolo è il primo
che ho informato.- rispose, -Joe è stato più difficile da convincere… come al
solito d’altronde.- scosse la testa, divertita.
-Non
cambierà mai.- sorrise mestamente l’amico.
Marta
inclinò la testa da un lato, sorridendogli grata, -Sapevo avresti capito.-
Kevin
ricambiò il sorriso, -So che hai bisogno di andartene.- ribatté prontamente,
-So che Parigi è casa tua, in qualche modo. E so anche che lì sarai felice.-
-Ma…?-
-Mi
mancherai.- annuì Kevin.
Marta
nascose il sorriso nella sciarpa, ringraziando il freddo che mascherava il
reale rossore delle sue guance. Conosceva Kevin, Joe e Nick da quando aveva sei
anni, esattamente da quando lei e sua madre erano partite per l’America, per
seguire il padre impegnato in una promozione di lavoro. Ogni estate tornava a
Parigi, anche a Natale, quando poteva. Era il suo punto fermo da quando era
nata. Un punto fermo che si era incrinato da quando Kevin era diventato più di un semplice amico.
Eppure sentire
Nei sogni in fondo a un pianto
Nei giorni di silenzio - c'è
-Anche
tu mi mancherai, Kev.- Marta sospirò, spingendo i piedi sul prato per darsi la
spinta all’indietro. Kevin sorrise e si alzò, posizionandosi dietro di lei.
Appoggiò le mani su quelle della ragazza, la quale sussultò un attimo, e spinse
l’altalena, facendola sorridere, come se fossero bambini. Continuò a dondolarla
dolcemente, in silenzio. Marta aveva un rapporto completamente diverso con lui:
sapeva che c’era sempre, poteva stare in silenzio per ore e Kevin ascoltava quel silenzio e lo
interpretava, avendo sempre la reazione che si aspettava. Parlare con lui era
come parlare con un pezzo del suo cuore e anche quando erano distanti lo sentiva dentro di sé.
Un senso di te
-Mar…-
-Sì?-
-Non
andartene.-
Marta
alzò il viso verso di lui, che aveva bloccato l’altalena dal suo andamento
dolce. Si ritrovò incastrata nell’abisso degli occhi di Kevin, così verdi che
dovette sbattere un paio di volte le palpebre, improvvisamente a disagio nel
guardarlo negli occhi, come non le era mai capitato.
-Kev…-
-Lo
so che sono quello che fa sempre la cosa giusta.- decretò Kevin, deciso, -Sono
il tuo migliore amico. So che cosa è
giusto o sbagliato per te e penso di conoscerti molto di più, rispetto a Joe e
Nick. In modo del tutto diverso da come ti vedono loro due. Siamo cresciuti
insieme… e il pensiero che…- si bloccò, prendendo fiato, -Il pensiero che tu te
ne vada per sempre mi fa male. Terribilmente.-
-Avanti…-
sorrise nervosamente Marta distogliendo lo sguardo, -Tornerò a trovarvi… e poi
siete famosi, avete i tour, verrete a Parigi ne sono certa. E poi mica possiamo
dividerci, siamo…-
-Stai
stra-parlando.- la interruppe lui divertito dallo sbuffo che ne conseguì, -Non
sarà la stessa cosa. Non ci vedremo spesso, due… tre volte l’anno al massimo.-
le fece notare Kevin, facendo il giro dell’altalena. Le si mise di fronte,
inginocchiandosi davanti a lei, prendendole le mani.
-Kevin,
per favore.- replicò Marta, di nuovo con le lacrime agli occhi, -Per favore…-
ripetè.
-Leggo
nei tuoi occhi, Marta… e non è la fotografia a spingerti verso Parigi.-
mmm...mmm...mmm...mmm...
C'è un senso di te
mmm...mmm...mmm...mmm...
Eccolo
il suo punto fermo. Kevin Jonas.
-Perché
te ne vai?- domandò Kevin in un sussurro.
Marta
sospirò, cercando di sostenere lo sguardo del ragazzo. Non poté comunque
impedire che una lacrima le solcasse la guancia, fiocamente illuminata da un
lampione. Sentì la mano calda di Kevin scivolarle sulla guancia, raccogliendo
quella singola lacrima, come a volerle far tornare il sorriso il prima
possibile, -Kevin, c’è una cosa che non ti ho detto…- prese un grosso respiro:
che importava, oramai? Se ne sarebbe andata. Per sempre.
-Ti
ascolto.- Marta fece per aprire bocca ma lo squillo del cellulare di Kevin fece
sobbalzare entrambi, interrompendo il loro scambio di sguardi. Kevin imprecò
debolmente, tirando fuori il telefono e leggendo sul display illuminato chi lo
stava chiamando, -E’ lei?- chiese,
con una punta acida nella voce, che non riuscì proprio a fare a meno di
mascherare.
-Sì.-
rispose monosillabico lui, rifiutando tuttavia la chiamata, -Non ti sta proprio
simpatica, eh?- sollevò un sopracciglio, rivolgendole un breve sorriso.
Marta
si strinse nelle spalle, -Se sei felice tu, lo sono anch’io.-
Eppure sentire
Nei fiori tra l'asfalto
Nei cieli di cobalto - c'è
-Richiamala.-
scosse la testa Marta.
-Mar…- la guardò eloquentemente, -Sei più
importante di lei e lo sai bene. Quindi parla.-
-E’
che…- sospirò, non voleva rovinare il rapporto di Kevin con l’attuale
fidanzata, da più di un anno. Forse sbagliava, ma tenere dentro di sé tutti
quei sentimenti era doloroso e doveva in qualche modo esprimerli. Doveva dirglielo, -E’ che io sento…-
-Senti…
cosa?- la esortò a continuare.
-Te.-
rispose brevemente Marta, -Ti… ti sento, Kevin.- si portò una mano fra i
capelli, scostandosi uno dei suoi boccoli biondi, -Io ti sento sempre e comunque.- sentì la presa sulle sue mani farsi più salda, come se
Kevin volesse che continuasse.
Eppure sentire
Nei sogni in fondo a un pianto
Nei giorni di silenzio - c'è
-Quando
parli…-
-Quando
stai in silenzio.-
Marta
sgranò un poco gli occhi chiari, mentre Kevin si apriva in un sorriso, -Quando
mi guardi dritto negli occhi.-
-Quando
mi sgridi perché ho fatto tardi ad un appuntamento.-
Marta
ridacchiò, -Quando sei lontano…-
-E
quando sei vicina.- concluse Kevin sfiorandole di nuovo la guancia con una
mano, sorridendole in modo indecifrabile, -Anche io, Marta. Anche io ti sento.-
Un senso di te
Kevin
si rialzò in piedi, soffermandosi a guardarla negli occhi un secondo più del
dovuto. Marta non resse quello sguardo e inclinò la testa verso il basso:
quello sguardo non era ciò che si immaginava. Lui, probabilmente, pensava
parlasse solo per amicizia.
-Il
legame che abbiamo, Marta… è indissolubile.- la distolse dai suoi pensieri lui,
appoggiando le mani nuovamente alle catene e chinandosi piano verso di lei, a
raggiungere il suo viso, -E’ qualcosa di speciale. Che non dobbiamo perdere di
vista e che, ammetto, di aver perso in tutto questo tempo.- appoggiò la fronte
contro quella di lei, -E mi sento in colpa, sai? Perché tu mi hai appena detto
che te ne vai per me.-
-No,
Kev, non è così.- cercò di interromperlo Marta.
Kevin
sorrise, -Sì, è così.- sospirò, -Ma sai per cosa mi sento più in colpa?-
-No.-
-Perché
hai avuto il coraggio di dirmi quello che provi.- Marta deglutì, le sue parole
erano state capite perfettamente e non fraintese, -Un coraggio, che purtroppo,
ammetto di non aver mai avuto io.-
-Che…
che stai cercando di dirmi?- sussurrò Marta, sentendo il respiro del ragazzo
contro il suo, leggermente acuito dalla distanza minima fra i loro visi.
Un solo passo.
E avrebbero potuto azzerare ogni distanza.
-Che
tu sei più importante.- ripetè Kevin, -Più di chiunque altra persona.- esalò,
sfiorando le labbra di lei dolcemente con le proprie.
mmm...mmm...mmm...mmm...
C'è un senso di te
mmm...mmm...mmm...mmm...
-Prova
a ripetermelo.- esalò Marta ad occhi chiusi, il respiro affannoso quando sentì
che Kevin non aveva intenzione di allontanarsi un singolo centimetro dal suo
viso.
-Che
cosa?-
-Lo
sai cosa.-
Kevin
rifletté un attimo, per poi sorridere, -Mar…-
-Sì?-
-Non
andartene.-
Marta
sorrise, riaprendo gli occhi e puntandoli in quelli del ragazzo di fronte a
lei. Improvvisamente in quello sguardo ci trovò il suo più grande desiderio e
sogno inespresso. Allungò le braccia, alzandosi in piedi sorretta da lui. Passò
le mani tra i suoi ricci e sorrise contro le sue labbra, -Mai.- sussurrò, prima
che un bacio bloccasse qualsiasi altra parola.
Un senso di te
mmm...mmm...mmm...mmm...
C'è un senso di te