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Autore: purpleblow    14/01/2010    2 recensioni
Dopo la tempesta, viene il sereno. Così era anche per loro, che avevano passato un momento difficile, ma indispensabile per poter andare avanti.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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After the storm


Into your eyes
Hopeless and taken
We stole our new lives
Through blood and pain
In defense of our dreams
In defense of our dreams

Kings and queens - 30 Second to Mars



Se ne stava seduto sul pavimento, Matt, con la schiena appoggiata contro la parete; tra le mani la solita consolle e a coprire i suoi occhi i soliti occhiali dalle lenti arancioni riflettevano lo schermo della PSP.
In silenzio premeva i tasti, concentrato sul gioco, immerso in un mondo tutto suo e che lo allontanava dalla realtà. Nessuno poteva capire quanto per lui fossero importanti i videogames; poteva sembrare sciocco, ma per lui era un modo di evadere dalla realtà, lasciando per un po' i pensieri racchiusi al di fuori delle pareti della fantasia.
Questo Mello non lo capiva. Ecco perché era sempre pronto a rimproverarlo quando lo vedeva costantemente attaccato a quell'insulso oggetto senza vita, che considerava solo uno spreco di tempo.
Non si era mai soffermato a pensare al perché il suo compagno passasse intere giornate davanti alla consolle, perché non credeva ci fosse un motivo, se non che Matt era un fanatico dei videogames. In effetti, non c'era nulla di strano a pensarla così, ma in ogni caso poteva sforzarsi di capire, visto che avrebbe dovuto conoscerlo.
Avrebbe, era la parola adatta: Mello non lo conosceva affatto in realtà, nonostante credeva che fosse così.
Anche quella volta, mentre entrava in salotto dopo una doccia ristoratrice, cominciò a borbottare infastidito non appena aveva notato il proprio coinquilino che perdeva tempo con i videogames.
Matt finse di non sentirlo, ormai abituato a sentirlo imprecare, ma ugualmente dentro di sé sentì l'impulso di mandarlo al diavolo. Perché lui poteva concedersi il piacere di estraniarsi dal mondo, godendosi quel cavolo di cioccolato e lui no? Poteva sembrare diversa la situazione, ma in fondo l'unica cosa differente era l'oggetto in questione.
Nonostante si trattasse di semplice cibo, Mello mangiava così tanta cioccolata per lo stesso motivo che Matt giocava con la PSP. Strano a dirsi, trattandosi di roba da mangiare, però il biondo provava piacere ogni volta che addentava quella barretta. Il dolce sapore della tavoletta gli dava modo di allentare i nervi e pensare solo ed unicamente a quel piacere che tanto bramava e che lo innervosiva quando non poteva permetterselo in mancanza di quel prezioso cimelio. Infatti quando accadeva spediva il compagno a comprarla.
Mello si avvicinò al ragazzo, che non lo aveva ancora degnato di uno sguardo e con un unico movimento della mano premette il pulsante "start", mettendo così la partita in pausa.
Matt si voltò a guardarlo per la prima volta da quando era entrato: gli rivolse un'occhiata torva per averlo interrotto, ma dovette riconoscere che almeno quella volta aveva evitato di strappargli l'oggetto di mano.
"Che vuoi?" domandò infastidito. Non sopportava quando l'altro gl'imponeva a quel modo la sua attenzione e alle volte gli avrebbe volentieri spaccato la faccia. Certo Mello era proprio bravo a mostrare il suo egoismo e non si affannava nemmeno a nasconderlo.
"Voglio che la smetti di perdere tempo. Hai del lavoro da fare!" sbottò, guardando il ragazzo dall'alto in basso.
Il rosso, ricambiando lo sguardo di fuoco, fece spallucce e riportò l'attenzione sulla PSP, riprendendo così la partita. Eh no, quella volta col cavolo che avrebbe assecondato l'altro. Si era rotto le scatole di dover chinare la testa ed eseguire gli ordini, quando lui non faceva praticamente niente dalla mattina alla sera, seppure era una cosa che lo interessava.
A Mello non andò giù quella presa di posizione, per cui, colto da un attacco di rabbia afferrò la consolle e la scaraventò contro al muro, finendo chiaramente col romperla, sotto lo sguardo stupito di Matt.
Lentamente si alzò da terra e raggiunse la PSP, sperando per l'altro che non si fosse rotta, ma com'era ovvio, non si accendeva più.
Si voltò rabbioso verso il biondo e senza dire una parola cominciò a camminare verso camera sua, sorpassando il ragazzo che lo guardava con l'aria di chi ha appena ottenuto quello che vuole: lo aveva avvertito più volte, se ora non poteva più giocarci era solo colpa della sua indisponenza.
"Dove pensi di andare?" gridò in direzione dell'altro. Pensava che avrebbe chinato la testa come al solito e che si sarebbe dedicato al lavoro, non si aspettava quella reazione -che a dire il vero era più che palese.
"Te lo puoi anche scordare che io faccia qualcosa per te. D'ora in poi ti arrangi, stronzo!" e detto questo, continuò il cammino verso la sua stanza, chiudendosi successivamente la porta alle spalle, sbattendola.
Rimasto solo, Mello andò a sedersi sul divano, maledicendo l'amico e la sua reazione esagerata: dopotutto era solo un oggetto senza valore quello che aveva rotto, mica era la fine del mondo!
Però, riflettendoci un attimo, si rese conto di essere stato lui ad esagerare. Una volta sbollita la rabbia, aveva cominciato a pensare al suo comportamento nei confronti di Matt, che si era sempre dannato l'anima per lui e questo lo fece sentire in colpa.
Se prima aveva provato rabbia nel sentirsi chiamare stronzo, adesso ammise di esserselo meritato in pieno. Quante volte aveva trattato il compagno come fosse nessuno? Troppe.
E quante volte Matt aveva lasciato correre, si faceva insultare, senza mai reagire? Doveva proprio essere arrivato al limite se quella volta aveva sbottato.
Adesso Mello si trovava in una situazione in cui non sapeva come cavarsela: di solito si aggrappava all'altro quando gli succedeva qualcosa, ma ora che il problema ce l'aveva con lui, come fare?
Sospirò, incolpandosi per quel maledetto carattere di merda che si ritrovava. Se solo riuscisse a trattenere i suoi improvvisi -e spesso insensati- attacchi di rabbia, questo non accadrebbe.
A volte, credeva di essere pazzo e forse, non aveva tutti i torti a pensarlo. Gli venne addirittura da chiedersi per quale motivo Matt fosse stato così stupido da rimanere con lui tutto quel tempo.
Riflettendo ancora un po' sui fatti appena accaduti, decise che l'unica soluzione possibile era parlare con l'amico, anche se sarebbe stato difficile. Aveva bisogno del suo perdono, aveva bisogno di scusarsi con lui. E quella volta, non ci sarebbe stato nessun'orgoglio a mettersi in mezzo: che si fottesse!
Lui era nel torto marcio e scusarsi era il minimo. E poi, Matt era troppo importante per lui e anche se non lo dimostrava mai, era una colonna portante nella sua vita, un estremo punto di riferimento.
Si alzò e raggiunse la porta della stanza del ragazzo, esitò un attimo e infine bussò.
"Posso entrare?" domandò, ma non ottenne alcuna risposta e questo se l'aspettava. Prendendo un profondo respiro, strinse la maniglia con tutta la forza che aveva, come per prendere coraggio e aprì la porta, trovando Matt di spalle, appoggiato al balcone della finestra che fumava e probabilmente quella era già la terza sigaretta, se non la quarta da quando era lì.
Restò a guardare la sua schiena per un po', cercando le parole giuste da dire e anche se non le trovò, decise intanto di avvicinarsi a lui.
L'aria circostante stava diventando pensante. Per la prima volta il biondo non sapeva come comportarsi, non sapeva cosa dire né cosa fare e con tutta quest'agitazione, gli venne un groppo alla gola che gli impediva di parlare. Perfetto, proprio il momento adatto per comportarsi da codardo!
"Se sei venuto qui per restare in silenzio, te ne puoi anche andare." parole cariche di disprezzo arrivarono alle orecchie di Mello, scuotendolo dalla trance in cui era caduto, ricordandogli che se voleva risolvere la situazione doveva essere lui a fare il primo passo.
Prese nuovamente un respiro profondo e parlò.
"No, non sono venuto per restare in silen-" s'interruppe quando vide l'altro voltarsi, puntandogli gli occhi nei suoi. Percepì tutto il disprezzo che provava, accompagnato dalla delusione.
"Allora sei venuto ad impormi di lavorare? Te l'ho detto, col cazzo che faccio ancora qualcosa per te, io ho chiuso. Dopotutto a me non me frega proprio niente della tua stupida ossessione di superare Near, perché mai dovrei aiutarti? Lo facevo per farti un favore, ma visto che non apprezzi i miei sforzi e t'incazzi non appena mi prendo un attimo di pausa... beh, per me puoi anche andartene a fanculo!" e lo gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, con tutta la rabbia che riusciva a mostrare, perché non sopportava più di essere messo in secondo piano, sempre.
Perché non sopportava che Mello non si accorgesse mai di star esagerando, che così facendo allargava quella ferita al cuore che da un po' di tempo aveva cominciato a diventare dolorosamente insopportabile e che presto lo avrebbe ucciso.
E solo in quel momento il biondo si era accorto di quanto fosse disperato Matt e di quanto lo avesse sempre ferito a morte, qualunque cosa facesse. E sapere che era unicamente colpa sua, lo fece sprofondare.
"Non sono qui per questo..." sussurrò, riuscendo a contrastare il blocco che gli impediva di parlare. "Se sono qui è perché... vorrei scusarmi con te, Matt. Per tutto. Tutto quanto." la voce gli tremava per l'agitazione e una lacrima scivolò lungo la sua guancia.
Era difficile vedere Mello piangere, erano anni che non gli succedeva e forse era anche per quello che era costantemente arrabbiato. Lui non riusciva mai a sfogarsi.
Vederlo così scosse per un attimo il rosso, ma non volle addolcirsi subito. Aveva capito di aver trasmetto all'altro ciò che teneva dentro da mesi, ma se si scioglieva subito non avrebbe sortito l'effetto desiderato. Era giusto che il biondino capisse a fondo.
Restò immobile, aspettando che parlasse ancora, perché Matt sapeva che aveva altro da dire e infatti, dopo un po' Mello riprese a parlare.
"Io lo so di averti sempre ferito e l'ho capito solo ora. Come ho capito solo ora che... senza di te forse non sarei niente. E se non vuoi perdonarmi, lo capisco, anche se non potrò mai accettarlo, perché ho bisogno che tu lo faccia." chinò il capo, non riuscendo più a reggere lo sguardo dell'altro. Era la prima volta che si sentiva così debole, ma in quel momento non gli importava affatto, era giusto che si sentisse così.
Passò qualche istante e Matt, infine posò una mano sulla testa del compagno, accarezzandogli lievemente i capelli. Bastava così, Mello aveva capito, non c'era bisogno di andare oltre.
A lui importava solo quello, non aveva certo intenzione di lasciarlo solo, anche perché, così facendo sarebbe piombato nella solitudine a sua volta: quel ragazzo era tutto per lui, da sempre. Perderlo avrebbe solo peggiorato le cose.
"Avrei avuto motivo di non perdonarti solo se tu non avessi capito." e nel mentre lo diceva, gli si avvicinò ancor di più, abbracciandolo e poggiò la testa contro la sua spalla.
A sua volta l'altro gli avvolse le braccia attorno alla vita, godendo a pieno di quel calore che ogni volta lo rilassava, solo che non se n'era mai reso conto prima.
Restarono un po' così, finché non sciolsero quel contatto e si guardarono negli occhi.
"Ti chiedo ancora scusa Matt." disse il biondo, un po' meno agitato di prima. Era grato al compagno di quello che gli aveva detto, per lui essere stato perdonato era molto importante.
"Basta chiedere scusa, non è da te." e gli rivolse un sorriso: il primo dopo quanto era accaduto.
In silenzio Matt, afferrò la mano dell'altro e lo condusse al letto, dove si sdraiarono entrambi per rilassarsi un po', dopo quella giornata ne avevano davvero bisogno. Chiusero gli occhi entrambi, senza mai lasciare la mano dell'altro: farlo avrebbe spezzato l'atmosfera che si era creata tra di loro.
Dopo la tempesta, viene il sereno. Così era anche per loro, che avevano passato un momento difficile, ma indispensabile per poter andare avanti.
"Matt?" chiamò il ragazzo, interrompendo il silenzio creatosi.
"Mh, che c'è?" il rosso aprì gli occhi, rivolgendo l'attenzione all'altro.
"Comunque, la PSP te la ricompro." gli disse, innervosendo Matt per un attimo.
"Non penserai che io me la sia presa perché l'hai rotta, spero!" sbottò quello, pronto ad alzarsi dal letto e lasciare lì il compagno, che però strinse la mano dell'altro per impedirgli di andarsene.
"Ma no, lo so il motivo per cui ti sei arrabbiato. Volevo solo dirti che te l'avrei ricomprata io, non ti scaldare." a quelle parole il ragazzo si rilassò, tirando un sospiro di sollievo.
"Scusami, ho dubitato di te." disse, avvicinandosi al volto del biondo, che senza lasciarsi sfuggire l'occasione catturò le labbra di Matt con le sue. Fu un lungo bacio, accompagnato da dolci carezze e lo strusciare dei loro corpi.
Nonostante non fosse la prima volta che accadeva, l'intensità con cui stavano vivendo quel momento era superiore a tutte le altre, come se non fosse mai successo. Era così che mostravano il loro amore: non c'era bisogno di parole, bastavano quei gesti a fare loro da mezzo di comunicazione. Erano consapevoli, che farlo a voce non avrebbe avuto lo stesso effetto e poi, per amarsi non c'è bisogno di dirlo, lo si può dimostrare in tanti modi.

[Fine.]

Angolino di Cami:
L'ho finita! Da oggi alle sei la sto scrivendo e finalmente eccola qui!
Era un po' che non scrivevo una fanfiction sui miei due pargoli. No, non li avevo abbandonati... solo che l'ispirazione era un po' calata.
In questo ultimo periodo, il mio stato d'animo non è tanto allegro, infatti mi sento molto ispirata. Uff, è proprio vero che quando si è giù, scrivere è il modo migliore per tenere la mente impegnata.
Beh, spero l'abbiate apprezzata! <3

   
 
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