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Autore: SarasaFrance    15/01/2010    2 recensioni
Una donna che ha sacrificato la sua vita per vendicare il suo uomo... la sua vita mascherata e tormentata, alla ricerca della propria identità, accompagnata dai suoi tre fidati amici.
Genere: Romantico, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Aramis chiuse la porta dell'ufficio del capitano. Aveva sempre una sorda apprensione quando la convocava senza i suoi compagni.

- Sedetevi- le disse.

La sua inquietudine cresceva mentre si accomodava nella larga poltrona di fronte al capitano De Tréville.  Era da sei anni che aveva abbandonato il suo nome, la sua famiglia e tutti gli attributi del suo sesso per diventare il moschettiere Aramis. Durante tutti questi anni, Tréville era stato il suo solo legame con la sua vecchia vita. Sotto coperta di tenere la sua promessa di ritrovare l'assassino del fidanzato della loro ragazza e senza svelar loro mai niente della nuova vita della giovane donna, Tréville teneva una corrispondenza regolare con i Herblay. Aramis sapeva fino a che punto questa menzogna doveva costare al capitano e lei gli era tanto più riconoscente. Tuttavia, ogni volta che la convocava sola, temeva solamente l’annuncio che suo padre si era spento senza poterla rivedere mai più.

- Ho scritto a vostro padre per informarlo che avevamo vendicato infine la morte di François.  Aramis si torceva le dita sulla sua sede ripensando al duello sulla scogliera, dove aveva rischiato di accompagnare l'omicida nella morte.

- Per una volta, non gli ho mentito. Gli ho detto che uno dei miei moschettieri aveva avuto ragione del bandito Cammello. Ho ricevuto la sua risposta stamattina, volete leggerla?

Aramis si distese leggermente quando riconobbe la scrittura vigorosa di suo padre sulla lettera che il capitano gli tese. Era strano constatare come alcune parole tracciate su una carta avevano il potere di fare ricomparire i suoi ricordi. Il viso diritto dai tratti così rettilinei, che li si sarebbe creduti incisi nella pietra, di suo padre prono nella sua scrivania, appariva nitidamente nella sua memoria. Le parole che leggeva rendevano questa immagine sempre più nitida. Le sembrava che suo padre le stesse parlando attraverso la lettera.

Esprimeva a lungo tutta la riconoscenza che provava per il giovane moschettiere che aveva ucciso l'uomo che aveva distrutto la felicità della sua bambina. "Infine, scriveva, voi penserete forse che sono un padre accecato dal mio amore, tuttavia ero persuaso che questo omicida non era già più di questo mondo. Non l'avrete probabilmente abbastanza conosciuta per comprendermi, ma ho creduto tutti questi anni che la mia ragazza aveva castigato già questo brigante. Non so se devo vedere in questo il segno che non lei non c’è più, tuttavia il mio cuore di padre si sarebbe fermato già se, nonostante lei fosse così lontana da me, aveva lasciato questo mondo".

Il capitano non lasciava gli occhi della giovane donna. Sapeva che sarebbe stata turbata profondamente dalle ultime frasi della lettera. Tréville non aveva mai compreso perché Renaud  d’Herblay non aveva mai cercato di ritrovare la sua ragazza. Mentre tutte le sue lettere traspiravano l'amore che provava per la sua bambina, non una volta aveva chiesto a Tréville di sapere se ella vivesse ancora. Sembrava, con questa terribile incertezza, volersi punire per avere spinto la sua bambina alla fuga.

“Tanto inflessibile e testardo come la sua ragazza”, considerò il capitano.

- Vi ringrazio, capitano - disse Aramis ripiegando la lettera.

- Volete rispondergli? chiese egli.

- Perdono?

- Volete rispondergli? - ripeté egli - Dopo tutto, voi siete il giovane moschettiere che ha vendicato la sua ragazza… voi, siete la sua ragazza.

- Non comprendo dove volete arrivare, capitano – rispose con gli occhi sbarrati.

- Aramis, non pensate che sia arrivato il tempo di dare a Monsieur d’Herblay delle notizie della sua ragazza?

Visto che non rispondeva nulla, continuò:

- Parliamo seriamente, Aramis. Sei anni fa, siete venuta da me a chiedermi di farvi entrare compagnia dei moschettieri. Volevate ritrovare e castigare l'assassino dell'uomo che dovevate sposare. Eravate animata di una tale volontà che vi ho accettata come moschettiere... Oggi, questo assassino non c’è più. La vostra vendetta è compiuta. Non pensate che sarebbe tempo per voi di riprendere una vita di donna?

- Avrei commesso qualche errore? rispose con le labbra tremanti.

Sollevava verso lui un viso livido dove luccicavano due immensi occhi chiari.

- Mi sarei mostrata indegna del mio incarico, capitano?

Alzò le spalle.

- No, certamente. Non ho dovuto mai compiangermi di voi.  Se così fosse stato, non sareste più da molto tempo dei nostri. Non vi avrei lasciato passare mai l'inferiore debolezza. Ho consapevolezza di essere stato più esigente con voi che con gli altri moschettieri, ma questo è perché so che rischiate di più rispetto a qualunque altro dei miei uomini. Siete uno dei miei migliori moschettieri e mi non dispiace di avervi accettata nella compagnia, tuttavia mi preoccupo oltremodo per voi che per nessuno dei miei uomini.

- Dove volete arrivare?

- Nessuno resta tutta la sua vita moschettiere. Adesso che François è vendicato, non dovreste pensare un poco al vostro avvenire? Potete essere ancora Renée d’Herblay. I vostri genitori vi accoglierebbero a braccia aperte e non vi costringerebbero più a sposarvi contro la vostra volontà. Non volete ritrovare la vostra vita?

- Renée d’Herblay è morta ed io non ho altra vita da condurre che quella che vivo oggi.

La voce di Aramis era fredda e tagliente come una lametta da barba. Questa conversazione le dispiaceva francamente.

- Non siete stanca di dissimularvi sempre sotto questa uniforme? Non avreste voglia di rimettere un abito?

- Per porre una domanda tanto stupida, non avete dovuto portare spesso un abito, Capitano! l'interruppe lei con un riso sarcastico.

- Siate seria, Aramis!

- Vorrei esserlo, ma questa conversazione è grottesca.

- Ascoltatemi un poco! Siete ancora abbastanza giovane per assaggiare le felicità di una vita di donna. Potete incontrare ancora un uomo che vi renderà felice…

- Ho incontrato già il solo uomo che poteva rendermi felice ed è morto. Oggi, le sole felicità che aspetto sono quelle di un amicizia fraterna e non rinuncerò a questo per un bell’abito.

- Sapete che non potrete condurre eternamente questa vita! Sapete che rischiate ogni momento di essere scoperta!

Tréville doveva trattenersi di alzare la voce. Questa donna era una testa di mula!

- Con la vita che conduco, morrò sicuramente prima di essere scoperta! rispose lei seccamente.

A vederla sicura così, le braccia incrociate sul petto in un atteggiamento selvatico ed ostinato, il capitano sospirò, esasperato. Non aveva veramente niente da ottenere con lei!

- Va bene, non volete sentire niente. Cercate però di riflettere!

- Sono ai vostri ordini, capitano.

- Andate, disponete!

Aramis fulminava ancora quando arrivò nella sala di guardia. Come aveva osato il capitano? L'aveva in modo sornione commossa con la lettera di suo padre per farle questa proposta assurda. Doveva rinunciare a tutto ciò che era la sua vita da sei anni, a tutto ciò che aveva costruito per rimettere un abito? A che cosa pensava dunque?

- Che cosa voleva da voi il Capitano? chiede Athos nel vederlo sedersi rabbiosamente.

- Niente di interessante.

- Avreste messo sottosopra la compagnia mentre eravate dal Capitano? dice Porthos.

- Visto il poco tempo in cui sono rimasta dal Capitano, non vedo che disordine avrei potuto lasciare.

- Parecchio tempo per fermarmi, rispose Athos con un sorriso.

- Avete delle notizie di D’Artagnan? chiese lei dopo un silenzio.

Era da più di un mese che il giovane ragazzo era partito in Guascogna con l'elefante offerto dal Re come ricompensa per i suoi leali servizi nell'affare della Maschera di ferro ed il quartiere dei moschettieri sembrava molto calmo dalla sua partenza.

- No. Probabilmente Constance Bonacieux è più informata di noi.

- Gli amici non sono più ciò che erano, sospirò Aramis.

- Non credete sia giusto dire così! dichiara Athos. Figuratevi che Porthos c'abbandona questa sera! E per una donna, di più!

- Miei amici, ci sono delle situazioni dove l'amicizia passa in secondo piano! rispose Porthos con un largo sorriso.

- Andiamo Porthos. Pensate al cosciotto di agnello di maestro Barnaba! Insistette Aramis.

- Inutile, Aramis. Il tavolo di questa giovane persona è tanto riccamente fornito come il suo corpetto. Ai piaceri della tavola, si aggiungono dei piaceri che né voi né Athos potete portarmi.

 - Chissà? considera Aramis reprimendo un piccolo riso.

- Lasciamo questo traditore! Athos, che cosa facciamo questa sera?

- Sapete bene, siamo invitati dalla Signora Posson.

Le spalle di Aramis si accasciarono tanto di un colpo era indispettita. Un ballo! Era l'ultimo luogo dove si augurava di andare.  Avrebbe accompagnato piuttosto Porthos al suo appuntamento galante.

- Non preferireste andare alla taverna di maestro Barnaba? chiede lei con un sguardo supplicante.

- Andiamo, le serate dai borghesi sono molto divertenti!... Ed io ho promesso a Hélène Rigaud di esserci.

- Oh no! Andate ancora eclissarvi nel mezzo della serata con questa giovane donna, abbandonandomi nel mezzo delle borghesi!

- Non sono responsabile del vostro successo con le donne, Aramis!

- Siete solamente due traditori! brontolò Aramis affondandosi nella sua sedia con un'aria imbronciata.

  
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