Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: Maggie93    15/01/2010    5 recensioni
Parla Maria Antonietta in prima persona. Mentre aspetta la sua ghigliottina decide di raccontare il suo amore per Lady Oscar, come si conobbero, in che modo l'amò, come si sentì quando scoprì che Oscar era una donna. E' la mia prima fanfiction su Lady Oscar e spero vi piacerà.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sua folta chioma bionda, i suoi penetranti occhi, i suoi perfetti lineamenti, le sue mani, le sue spalle, il suo portamento fiero, il senso di protezione che infondeva, il suo fascino, furono queste le caratteristiche che accesero dentro di me il fuoco della passione per Oscar. Non saprei come definire il sentimento che provavo, o meglio il sentimento che provava una giovane fanciulla quattordicenne, spensierata e allegra, ma so per certo che se tornassi in dietro, in quel fatidico giorno dell'agguato, la passione si riaccenderebbe dentro di me, e ancora una volta e un'altra e un'altra ancora, fino a morire arsa dall'eterno fuoco che non si spegnerebbe mai. Fu principalmente la mia testardaggine e la mia curiosità a spingermi un giorno, mentre in giardino godevo della luce del sole, ad avvicinarmi e a sentire l'odore della sua pelle. Con André si allenava a colpi sonori di spade e quell'inebriante odore mi salì fin sopra le narici che se ci penso ora ancora riesco a sentirlo. Oscar mi guardò con uno sguardo misto di sorpresa e affetto, André invece era semplicemente allibito, glielo si poteva leggere in faccia, ma come poteva sapere lui quello che mi stava succedendo, anzi no, quello che ci stava succedendo. Arrossii in viso e scappai subito via nelle mie stanze, ma durante la mia corsa mi parve di sentire la voce di André infuriato che diceva: “Non gliel'hai ancora detto Oscar? Lei deve sapere la verità, è la principessa!” “Sì, lo farò.” Furono queste le uniche parole che uscirono dalla sua bocca, piene di sicurezza ma anche di sgomento. Entrata in camera le mie ancelle corsero a vedere se stavo bene, mi avevano vista correre e volevano essere informate sul mio stato. “Sono felice”risposi “come felice è il cieco che può finalmente vedere la luce del sole.” Mi guardarono stranite, forse pensando che io fossi impazzita, e in effetti ero pazza d'amore per Oscar. E quell'odore, si diffondeva dappertutto e io riuscivo a sentirlo a chilometri di distanza; ma cosa doveva dirmi? Qual'era quella cosa che avevo il diritto di sapere? Chissà glie l'avrei chiesto l'indomani, magari aveva intenzione di confessarmi tutto il suo amore, a quel punto ci saremmo dati un lungo bacio e io avrei potuto inebriarmi del suo odore per sempre, avrei potuto tuffarmi nel suo sguardo all'infinito, sarei stata libera e davvero felice per la prima volta.

L'indomani arrivò, e con esso la mia curiosità e la mia voglia di correre da Oscar e chiedergli di farmi l'importante confessione, poi saremmo stati insieme per sempre. La notte era stata caratterizzata da continui sogni nei quali io ero diventata regina e avevo accanto a me la persona amata, il mio re, insieme cavalcavamo le comete, rubavamo i raggi del sole e ci cullavamo sulla punta della luna, che sogni sdolcinati, ma pur sempre sogni puri di sentimento. Era questa la cosa più bella, la purezza del mio amore si mescolava con un'orda di passione che mi spingeva al desidero più assoluto di avere Oscar solo ed esclusivamente per me. Le ancelle mi vestirono, e senza fare colazione corsi in giardino, dove vi trovai il mio soldato seduto sulla fontana. Le lacrime mi salgono agli occhi mentre penso a quel momento, pura commozione infonde il mio animo, perchè anche il mare, il sole, le stelle paragonate a lui perdevano ogni bellezza. L'ottava meraviglia che a breve sarebbe stata mia, una meraviglia dai capelli biondi che quel giorno riflettevano la luce del sole nelle gocce d'acqua della fontana che diventavano cristalline incoronandolo di un'aura luminosa che sottolineava il suo splendore. Mi avvicinai con un enorme sorriso e senza pensarci su baciai la sua guancia liscia e vellutata. Lui mi prese la mano e mi fermò, poi mi disse: “Maria Antonietta, non potrò mai dimenticare il giorno in cui la conobbi, salvandola da quel terribile agguato. Altre circostanze avrebbero potuto favorire il nostro incontrarci ma il fato preferì quella situazione. La devozione che io provo per lei non potrò mai provarla per nessun'altra principessa, e la cura con cui ogni giorno mi occupo che non le accada niente non potrà mai essere così minuziosa per nessuno. Ma devo confessarle una cosa, che forse avrei dovuto confessare tempo fa.”Lo guardavo con aria ammirevole, ma non capivo il ma della frase. Ebbi come l'impressione che stesse per piangere, ma mi sbagliavo, stava forse cercando le parole giuste. “Io”ricominciò, “non sono la persona che lei crede che io sia, certo l'onore, la temperanza, la sicurezza e il coraggio sono mie caratteristiche, ma c'è una cosa che non mi appartiene, l'essere un uomo. Infatti io nacqui in un corpo di donna, tale sono e tale rimango. Mi dispiace, spero che possa capire.” Un nodo mi salì stretto alla gola, il desiderio di piangere, urlare e disperarmi mi prese. Mi accasciai sulla fredda erba, il viso tra le mani e piansi. Come poteva essere possibile, Oscar, una donna. No, non volevo crederci. Eppure ecco il perché del suo splendido odore, ecco il motivo della sua pelle liscia, ecco perchè così titubante nel ricambiare il mio amore. In ginocchio sulla quella fredda erba sentivo la sua presenza e sentivo che mai avrei potuto smettere di amarla. Ad un tratto si calò con me, prese il mio viso tra le sue mani e mentre mi asciugava con dolcezza le lacrime, vidi sul suo volto lo sguardo di una donna, e mi resi conto che la mia fantasia era volata così in alto da negare anche a me stessa che Oscar non era affatto l'uomo che immaginavo accanto a me, perchè nei suoi lineamenti sinuosi, nel suo sorriso tenero e nel suo sguardo affettuoso era possibile evidentemente possibile notare che non c'era niente di maschile. Scappai come il giorno prima nelle mie camere, e questa volta non ero felice, ma triste, come triste il cieco che si è illuso di vedere la luce del sole. Mi distesi sul letto e le lacrime continuarono a bagnare il mio cuscino, il giorno dopo ero immobile ancora su quel letto, e il giorno dopo ancora, così per due settimane. Erano tutti preoccupati per me, dicevano che avevo perso l'espressione gioiosa in volto, in realtà avrei dato qualsiasi cosa per riacquistare quell'espressione e sostituirla a quel mare di lacrime in cui mi trovavo. Da quel momento passò molto tempo prima che io rivolgessi la parola a Oscar, mi ero ormai convinta che il sogno era svanito e che ormai era tempo di crescere. La guardai negli occhi, era in giardino con Andrè come sempre, le rivolsi un sorriso e continuai a danzare leggiadra tra le farfalle e i fiori. Avevo presto sostituito la tristezza alla gioia di vivere perchè era la cosa migliore da fare per crescere e dimenticare Oscar. Lei mi si avvicinò e mi disse: “Principessa, la trovo davvero bene stamattina.” Un sorriso, e poi raggiunse di nuovo Andrè, l'incanto non era svanito del tutto, ma capii che preferivo starle vicino senza averla piuttosto che averla e dover soffrire.

Mi ritrovo a pochi passi dal raggiungere la morte, la ghigliottina mi aspetta, come mi aspetta un inferocito popolo. Oscar è morta, e tra poco la raggiungerò anch'io, ancora una volta mi commuovo e non riesco a far altro che immaginare il momento in cui potrò rivedere l'unica persona che io abbia mai amato, sia stata pur essa una ragazza, ha poca importanza, in quei giorni di sogni e illusione ho conosciuto la felicità e mai dimenticherò ciò che mi ha recato conoscerla.

  
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