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Autore: __Wrath__    15/01/2010    4 recensioni
Mello si risveglia un pò stranito ritrovandosi su una barca. Il conducente lo fa innervosire ma lui è stranamente calmo. Non ha ancora capito la natura del suo viaggio... nel regno degli inferi... E' la prima storia che scrivo e sono molto inesperta spero che risulti piacevole... Grazie a Eve che mi ha dato l'imput per scrivere e Lù (Gaara of the desert) che mi ha ispirata con una delle sue storie ^^
Genere: Commedia, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alla scoperta dell’Ade…

 

Le palpebre erano pesanti come cemento. Mi sentivo un vero schifo.

Uno strano scricchiolio d’assi mi portò ad aprire gli occhi.

Vedevo le cose sdoppiate, fino a quando misi a fuoco il luogo in cui mi trovavo, pensai che non ero ancora del tutto sveglio.

Mi spiegai la strana nausea che provavo, mi trovavo su una barca. Il dondolio mi portava un senso di fastidio allo stomaco.

Ero accasciato su una piccolissima barca di legno antico, mi rialzai lentamente reggendomi la testa per paura di vederla rotolare via.

Colui che guidava l’imbarcazione era un bizzarro vecchietto che la spingeva in avanti  con un solo remo.

‹‹ Ti sei svegliato biondino. ›› mi disse con voce roca.

Ma che stava succedendo??

‹‹ Do…dove mi trovo? ›› domandai osservando il panorama.

Il vecchiaccio rise malignamente.

Guidava quella sottospecie di gondola all’interno di un antro oscuro. Tutto era molto limpido, ma al di fuori della barca si poteva solo vedere un intenso nero. Solo questo.

‹‹ Sei sullo Stige. ›› ricominciò a ridere. Più che ridere sembrava tossire allegramente.

Stige…mi è familiare…ma non riesco a ricordare. Non ricordavo nulla. Ma proprio nulla! Un nome si fece largo tra i pensieri…io mi chiamo…come?...Me…Mello? Sì…Mello! Il mio nome è Mello!

‹‹ Senti vecchio portami indietro immediatamente! ››

‹‹ Non ci penso nemmeno e comunque è impossibile. ››

Ma che cazzo…?!

Mi alzai in piedi pronto a prendere quel dannato remo e romperglielo in testa se avesse provato ad opporsi!

Brutta, bruttissima, terribile mossa.

Alzandomi di colpo avevo procurato alla barca pesanti oscillazioni. Mi rimisi a sedere con la testa che girava e afferrai il bordo di legno con forza.

La nausea era terribile e mi voltai per espellere il mio ultimo pasto, ma alla vista di quella strana acqua il mio corpo si arrestò.

L’acqua aveva uno strano odore e uno strano colore. Notai che era densa…e rossa?!

ERA SANGUE?!?!

Allungai una mano per accertarmene e appena la sfiorai tantissime mani trasparenti mi afferrarono il polso.

Cazzo! Cazzo! Cazzo!

Il vecchio appena vide la scena mi prese per la maglia nera che indossavo e mi ritirò nell’imbarcazione. Il cuore pompava a mille e l’adrenalina mi vibrava veloce nelle vene.

‹‹ Non…provarci più! ›› sbraitò.

‹‹ Cos…cos’erano?! ››

‹‹ Anime. ››

‹‹ Anime?! Ma dove cazzo mi trovo?! ››

Fiumi di sangue, vecchi strambi, anime assassine! Di quel posto ne avevo abbastanza e volevo tornare indietro più di prima.

‹‹ Ti trovi sullo Stige nella mia barca. ››

Grazie, questo l’avevo capito!

Fissai il vecchio con un’aria incredula, pronto a farlo affogare nello Stige se continuava così.

‹‹ Chi diamine sei?? ››

‹‹ Il mio nome è Caronte, biondino, e il mio compito è portarti ai cancelli degli inferi.››

MA STIAMO SCHERZANDO?!

‹‹ Senti vec…Caronte. Ti sbagli, io non devo essere qui, okay? Per essere qui bisogna essere…››

‹‹ Morti? Di fatto lo sei. ››

Seeee…il vecchio era un po’ toccato.

‹‹ Ceeeerto…›› dissi accondiscendente ‹‹…io sono morto. ››

‹‹ Era tanto difficile da capire? ››

Ora mi ero stancato.

‹‹ Ascolta amico, io non sono morto sei tu che sei fuori come un balcone. ››

Caronte scosse la testa e mi sembrò che borbottasse un “ci risiamo”.

‹‹ Vuoi una prova? ›› chiese stanco.

‹‹ Aspetto solo questo. ›› risposi scettico.

Lo vidi alzare il remo pronto a colpirmi.

‹‹ E-ehi! N…no! ››

Caronte non mi diede ascolto e infilzò il remo nel mio stomaco. Ero pronto a lanciare un urlo, ma non sentii nulla. Forse non mi aveva colpito, aprii gli occhi che avevo sigillato per lo spavento e guardai in basso.

Oh merda.

Caronte mi stava davanti effettivamente con il remo nel mio stomaco. Ma…ma era oltrepassato!

Mi guardai alle spalle e vidi il remo sbucare dall’altra parte.

Quando il vecchiaccio maledetto vide che avevo compreso rimise il remo nel fiume di sangue.

‹‹ Sono morto. ›› commentai con sguardo vitreo.

‹‹ Finalmente ti sei convinto! Alla buonora ››

Oh merda. Oh cazzo. Sono morto. SONO MORTO!

Ma come era possibile?? Il cuore lo sentivo forte in petto. Mi sentivo vivo. Soprattutto ora che la paura mi aveva invaso.

‹‹ Comunque siamo arrivati biondino. ››

Caronte aveva attraccato alla riva e dopo tutto il buio che c’era riuscii a vedere schiarire un cancello alto di ferro davanti a noi, era tutto recintato e in cima ai pali di ferro anneriti il filo spinato macchiato di rosso si stendeva fino a perdita d’occhio.

‹‹ Senti biondino il viaggio turistico non è gratis, dammi il mio obolo. ››

‹‹ Che vuoi? ››

Sbuffò impaziente.

‹‹ Biondino sgancia la moneta. ››

‹‹ Non ho nessunissima moneta vecchiaccio! Mi ci hai portato tu qui! E poi il mio nome è Mello e non biondino. ››

Caronte sgranò gli occhi.

‹‹ Oh miei dei! T-tu sei Mello? Ovvero Mihael Keehl? ››

Mihael Keehl? S…sì, era il mio vero nome…

Frammenti di ricordi si fecero largo nella mia mente.

‹‹ Sì sono io. ››

‹‹ Sei fortunato, il Mister numero uno fiamma divina Ade ha chiesto esplicitamente la tua presenza, ti ha pagato lui il tragitto. Potevi dirmelo prima che eri tu Mello. ›› aveva pronunciato tutto con gran rispetto e onore fino a che non era arrivato a dire il mio nome quasi con sdegno. 

‹‹ Chi è che mi vuole vedere? ›› domandai mezzo rincitrullito dalla situazione.

Il vecchio Caronte risbuffò stanco.

‹‹ Il nostro signore Mister numero uno fiamma divina Ade ›› ripeté tutto d’un fiato.

Era troppo divertente, fui tentato di chiederglielo di nuovo, ma alla sua faccia furente preferii evitare.

Allora dovevo proprio considerarmi fortunato! Mister…va beh quello lì mi aveva pagato un viaggio che non avevo richiesto…e che sinceramente avrei voluto farne a meno.

‹‹ Perché mi vuole vedere? ››

‹‹ E che ne so. Sono solo il traghettatore io! Per raggiungere il suo palazzo devi attraversare il cancello. ››

Mi voltai a vedere il cancello da cui diverse urla riecheggiarono forte all’interno.

‹‹ Senti vecchiaccio, mi stai prendendo in giro vero?...Eh? ›› mi voltai, ma Caronte aveva già preso il largo con la sua barchetta, vedevo solo la luce della torcia che c’era sulla barca e nient’altro. Dalla mia affermazione sorpresa come risposta ci fu soltanto una risata tossita.

E togliamoci sto dente. Ade per volermi vedere mi conosceva perciò gli avrei fatto qualche domanda.

Mi allungai per aprire il pesante cancello di ferro, ma questo si aprì da solo.

Perfetto, non sapevo che agli inferi ci fossero le porte automatiche.

Al di là del cancello c’era un parco, però qualcosa non quadrava, ah, già, il cielo.

Il cielo era imprecisato e nero ovviamente, non si vedeva nulla. Percorsi il parco tetro senza incontrare nessuno.

Man mano che procedevo le urla si facevano più forti, ma una risata che proveniva alle mie spalle mi costrinse a voltarmi.

Una scena che definivo disgustosa, c’era una capra o meglio un tizio mascherato da capra che inseguiva una ragazza giovane vestita di un abito lungo e verde chiaro con dei fiori tra i capelli, sembravano giocare ma a me la cosa provocava ribrezzo, porca la miseria non era ancora carnevale per travestirsi da pecoroni!

Il ‘ragazzo’ agguantò la giovane e rotolarono a terra ridendo come due forsennati.

Le orecchie da capra di lui s’insediarono nei capelli neri di lei, mentre faceva sfregare i loro nasi.

Mi sentii in dovere di fermare quella scena stomachevole.

‹‹ Ehm…scusate. ››

Il tipo lì mi fissò male.

La ragazza si limitò a guardare a terra tossendo piano.

‹‹ Che vuoi? ›› sbottò scortese.

‹‹ Senti caprone attento a come parli. ›› lo minacciai.

Lui sgranò gli occhi, mentre la ragazza incominciò a ridacchiare delicatamente, lui distolse lo sguardo stupefatto da me alla giovane e quando ritornò a guardarmi male fece scattare la mascella irritata e iniziò a battere lo zoccolo impaziente a terra.

‹‹ Sono un satiro deficiente. ››

Oh già, il deficiente ora ero io ovvio.

‹‹ Non mi faccio giudicare da uno che si traveste da capretta di Heidi, torna a pascolare sulle montagne con Peter. Signorina, potrebbe aiutarmi almeno lei, per favore? ›› supplicai alla giovane.

‹‹ Sì. ›› rispose con una vocina sottile e gentile.

‹‹ Piccola nessuno ti obbliga a rispondere a questo scassa…››

La ragazza chiuse gli occhi verdi ormai stufa e con un gesto secco della mano gli cucì la bocca. Letteralmente.

Di fatto la bocca del satiro fu chiusa da germogli di fiori che gli legavano le labbra.

‹‹ Stavamo dicendo? ›› domandò.

‹‹…Beh, sì ecco…qual è la direzione giusta per andare al palazzo del dio Ade? ››

La driade spalancò la piccola bocca come spaventata e lo sguardo del satiro passò da furente a stupefatto.

‹‹ Il palazzo del Mister numero uno fiamma divina Ade? ››

E che cazzo di soprannome!

‹‹ Sì. ›› sbuffai.

‹‹ E’ da quella parte…›› indicò con il dito ‹‹…ma a nessuno è permesso avvicinarcisi se non si ha un invito. ›› 

‹‹ Nessun problema. ›› risposi annoiato. Mi bastava presentarmi.

La giovane non provò a fare domande e siccome non volava una mosca, decisi di lasciare i due in pace nelle loro ‘effusioni’.

‹‹ Beh io vado. Tante grazie per l’aiuto. ››

‹‹ A-aspetta! ›› soggiunse la driade.

Mi voltai per capire.

‹‹ Devi fare attenzione. Devi seguire il sentiero e non uscirne mai o c’è il rischio che le anime cerchino di portarti con loro. ››

‹‹ Solo il sentiero? ››

‹‹ Esatto. Solo il sentiero. ››

E che ero Dorothy nel mago di Oz per seguire il sentiero? Avrei dovuto far cadere in testa una casa di mattoni a qualcuno per poi fregargli le scarpe e sostituirle con i miei bellissimi stivali di pelle?

Poi mi ricordai dell’attacco delle anime sulla barca di Caronte e decisi di seguire il consiglio.

‹‹ Grazie. ››

Detto questo mi allontanai.

Seguire il sentiero, seguire il sentiero. mi ripetevo come un mantra.

Guardavo solo le mattonelle sotto i miei piedi e ad ogni passo sembrò fare più caldo…Molto caldo…Troppo caldo!

Alzai lo sguardo e vidi in vicinanza il palazzo del pezzo grosso.

Arrivato davanti all’umile dimora feci un grosso sospiro.

Di essere grande era effettivamente grande ma non l’immaginavo così…elegante.

Era di uno stile molto raffinato per essere la casa di un dio spietato e crudele.

Bussai alla porta e come il cancello si aprì da sola.

Dovetti attraversare un lungo corridoio scuro, l’illuminazione era fornita da una lunga fila di torce che erano attaccate alle pareti.

Alla fine del corridoio entrai in un salone gigantesco. Erano pazzesche le dimensioni di quella stanza.

Era così grande che ai lati s’innalzavano due grosse colonne da cui all’apice fiamme rosse ardenti bruciavano rigorose. Erano ipnotiche, ma mai quanto la lunga rampa di scale che erano in mezzo alle due torri. In cima all’ultimo piano della gradinata un trono di velluto rosso dalle rifiniture dorate s’imponeva nella grande sala.

Sul trono messo in maniera scomposta uno strano tizio che batteva perfino il caprone del bosco, era bellamente impegnato a guardare il tetto con una gamba poggiata a terra, mentre l’altra penzolava dal bracciolo imbottito, in una mano reggeva una scodella d’argento piena di…?...che orrore! Erano occhi umani!

Se ci fosse stato un catalogo di relax lui sarebbe apparso in copertina.

Lo vidi prendere un occhio e tenerlo tra l’indice e il pollice, se lo rigirava per osservarne i più piccoli dettagli, lo pressava come se fosse un bonbon appetitoso e lo mangiò con calma gustandolo.

Bleah!

Ne prese un altro e fissando il soffitto indefinito lo mise in bocca senza alcun problema.

Schifo, schifo, schifo, schifo!

Annunciai la mia presenza con un colpo di tosse fin troppo teatrale.

Quando Ade mi vide (finalmente) posò l’occhio che era destinato ad essere divorato.

Si alzò dal trono e con occhioni lucidi e un sorriso a trentadue denti mi disse:

‹‹ Benvenuto Mello! Ti stavo aspettando con ansia! ››

Scese lentamente le scalinate con le braccia aperte.

Aspettava me?

Non sapevo come salutare e quel cazzo di titolo che aveva non me lo ricordavo proprio!

‹‹ Mister…ehm…numero uno…›› iniziai a balbettare cercando di ricordarmi il nome per intero…

‹‹ No, no! Ti prego lascia stare quel soprannome, chiamami semplicemente Ade. ››

La sua gentilezza era strana, non me l’aspettavo dal “Dio degli inferi”.

‹‹ Ehm, d’accordo…Ade. ››

Sorrise affabile.

Lo guardai per un po’: il suo aspetto fisico era lontano chilometri da coma me l’ero immaginato.

Aveva un viso e una fisionomia tremendamente umana! Portava i capelli corti all’indietro, il colore era tra il castano ramato e il rosso cupo, il viso era magrolino e rosato, gli occhi castani mi squadravano ammirati, le labbra sottili erano incurvate in un sorriso.

Era slanciato e la tunica di lino che indossava gli arrivava alle caviglie, i piedi calzavano dei sandali di cuoio.

‹‹ Tu…›› l’additai interrogativo ‹‹…non sembri il dio dell’ade, anzi non sembri affatto un dio. ››

Rise.

Che cavolo c’era da ridere?

‹‹ Io posso essere chi voglio. ›› rispose con voce calda e vellutata.

‹‹ Cosa? ››

Mi si avvicinò molto più di quanto avessi desiderato. La sua faccia era a meno di un palmo dalla mia.

‹‹ Io sono tutto e tutti. ›› si passò la mano sul viso e sobbalzai nel vederlo cambiare completamente. Adesso aveva capelli neri e lunghi e gli occhi blu spiccavano sulla pelle bianca come la neve.

Sorrise della mia espressione shockata. Continuò a passarsi la mano davanti al volto e ogni volta cambiava aspetto: un altro ragazzo, un vecchio, una giovane, un bambino…

Si fermò con il viso più spaventoso di tutti.

Il mio.

Ade aveva assunto le mie sembianze. 

Si fissava soddisfatto i pantaloni di pelle lucida e si passava una mano tra i capelli biondi.

‹‹ Cambia! Quello sono io, non tu! Quello è il mio viso! ›› urlai furibondo.

Lui sorrise dolcemente con le mie labbra.

‹‹ Calma, non c’è bisogno che ti scaldi tanto. ›› mormorò accondiscendente.

Cambiò nuovamente forma. Era tornato l’Ade dai capelli rosso cupo pettinati all’indietro.

‹‹ Perché tieni alle sembianze di quel corpo? ››

‹‹ Perché? Lo considero un bel corpo e poi ha un aspetto rassicurante. ››

Annuii con la testa per fargli intendere d’aver capito.

‹‹ Ma lo sai Mello? Anche il tuo corpo mi piace particolarmente. ››

‹‹ I-il mio? Non ci provare! Io sono unico ed irripetibile. ›› annunciai serio.

Ade rise di nuovo con quella voce corposa e melodiosa.

‹‹ Non preoccuparti…›› disse con gli ultimi accenni di risa ‹‹…ora torniamo ai discorsi seri. ››

Una nuvoletta di fumo si creò velocemente nelle sue mani aperte, la nube iniziò a contorcersi spasmodicamente fino a prendere forma di uno spesso librone.

Ade iniziò a sfogliarlo assorto.

‹‹ Che cos’è quello? ›› domandai incuriosito cercando di scorgere ciò che c’era scritto.

‹‹ Questo? Oh, non è niente…››

‹‹ E’ il libro contenente i nomi dei defunti? ››

Era un fascicolo molto grosso perciò dedussi che fosse qualcosa di importante.

‹‹ N…o…›› rispose molto lentamente intento nella lettura.

‹‹ Mmm…è un libro con scritto ciò che dovrà accadere sulla Terra? ››

‹‹ …n…o…›› continuava a sfogliarlo e a leggere assorto.

E dai!

‹‹ Allora dimmelo tu cosa diamine c’è scritto! ››

‹‹ Lo vuoi proprio sapere? ››

‹‹ E da mezz’ora che te lo chiedo! ››

Mi ero stancato dei suoi giochetti.

Ade chiuse il librone ad occhi chiusi e la copertina nera-grigia consumata si richiuse sui sottili fogli di carta con un tonfo sordo.

‹‹ Questo…›› spiegò alzando il libro in una mano ‹‹…è il libro di tutti i peccati che hai commesso in vita. ››

Silenzio.

‹‹ Ah. ›› riuscii a dire.

Luuuuungo silenzio.

Restammo diverso tempo senza parlare, ma il suo sguardo indagatore sembrava mi scavasse l’anima.

‹‹…ed è un bene che quel libro sia così grosso? ›› mi azzardai a chiedere.

‹‹ Beh, mettiamola in questi termini: con il curriculum che ti ritrovi potresti prendere benissimo il mio posto. ›› sorrise.

Wow.

No, sul serio: wow.

‹‹ Io. Discendente del dio Ade? ››

L’idea non mi dispiaceva tanto.

Avere sotto i miei piedi un intero regno. La cosa era piuttosto affascinate.

‹‹ Non mi spetterebbero i gironi dell’inferno? ››

Che cazzo dici Mello?! Morditi quella dannata lingua!

Sembrava che lo volessi invitare a punirmi.

‹‹ Vedi Mello…hai commesso così tanti peccati che non saprei proprio dove collocarti prima. ››

Assunse un’aria pensosa.

‹‹ Vieni. Ti mostro il mio palazzo. ››

Lo vidi voltarsi di scatto dall’altra parte e la sua lunga tunica svolazzò per un attimo.

Iniziai a seguirlo ammutolito.

Camminammo in un lungo corridoio dalle pareti bordeaux finché Ade non si fermò davanti ad una porta comunissima.

L’aprì velocemente e mi lasciò vedere cosa ci fosse all’interno.

Un lungo tavolo imbandito dei più succulenti cibi che avessi mai visto, era tutto fin troppo appetitoso e mi salì l’acquolina in bocca.

Non notai immediatamente le persone che erano incatenate alle pareti.

Erano sconosciuti adiposi e bavosi. Come me, guardavano con un certo desiderio la tavola apparecchiata ma nonostante gli aspetti corpulenti, le guance erano scarne.

Stavano morendo di fame.

Mi avviai insieme ad Ade verso la tavola e iniziai a sentire le lamentele di quelle persone.

‹‹ Questo è il piano dei golosi Mello, non guardarli con dispiacere, se sono qui devi capire che nella loro vita non hanno avuto una condotta rispettabile, anzi. Hanno vissuto solo nell’ingordigia, incuranti della gente che aveva bisogno di quel panino di troppo che loro ingurgitavano senza ritegno. ››

‹‹ Non mi interessa di loro. ›› comunicai annoiato. Volevo andarmene da lì, quelle lamentele mi stavano facendo venire l’emicrania.

Ade restò a fissarmi un attimo.

‹‹ Come sei crudele. ›› sogghignò divertito.

Era ovvio che mi dispiaceva, ma io non potevo far nulla per loro.

Ci incamminammo velocemente dall’altra parte della stanza dove c’era una seconda uscita, qualcosa però mi bloccò. Vidi che su un piattino d’argento l’odore afrodisiaco del cacao che emanava una tavoletta mi lasciò impietrito. Mi allungai a prenderla e uscii con Ade dal piano dei golosi.

Mentre camminavamo in un altro corridoio iniziai a mangiucchiare la tavoletta, era deliziosa.

Ade nel vedermi arricciò il labbro.

‹‹ Come fai a mangiare quella cosa? ›› chiese.

Lo fissai basito. 

‹‹ Già, non è minimamente paragonabile ad un bulbo oculare. ›› ridacchiai.

Sì irrigidì un attimo, poi si rilassò in un sorriso.

‹‹ Sa di pollo. ››

‹‹ Di pollo, certo. ›› commentai piuttosto incredulo.

‹‹ Vuoi provare? ››

All’idea sentii la cioccolata risalire il tubo digerente.

‹‹ Ehm…un’altra volta magari. ›› o magari mai

‹‹ D’accordo. ››

Ricomiciai a mordicchiare la cioccolata ricacciando il conato di vomito.

‹‹ Questo è un altro piano…penso ti piacerà. ›› comunicò fermandosi.

Aprii la porta ed una musica fortissima riempì il corridoio. Luci intermittenti e fumo infestavano la stanza. Sembrava una discoteca.

Diverse ragazze vestite…in maniera poco casta con un boa piumato attorno al collo mi si avvicinarono.

Ma che caz…?!

‹‹ Siamo in un bordello?? ›› domandai sbigottito ad Ade, le ragazze mi sfioravano e mi ballavano provocanti attorno, lui assisteva alla scena con aria assorta.

‹‹ E’ la stanza dei lussuriosi. ››

‹‹ E quale sarebbe la punizione? ››

‹‹ Gli uomini vengono castrati per così dire, mentre le donne…beh le trovo troppo accattivanti per punirle in giusto modo. ››

La cosa mi confuse non poco.

‹‹ In che senso? Perché alle donne lussuriose non trovi una pena adeguata? ››

‹‹ Permetti che di tanto in tanto sfoghi i miei piaceri anch’io con donne d’alta esperienza? ››

Ah…

La cosa era ancor più nauseante del mangiare gli occhi.

Vidi una ragazzina strusciarsi su di me come se fossi un palo di lap dance.

‹‹ Vuoi farci un giro? ›› domandò Ade annoiato.

‹‹ Emm…no. ››

‹‹ Perché? Nel tuo libro c’è scritto che eri un bel birichino Mello. ››

Mi sentii arrossire. Non tanto perché mi sentissi a disagio ma perché aveva quel maledetto vizio di dire tutto ad alta voce e perché non ricordavo molto del mio passato. 

‹‹ Ade…andiamocene. ›› dissi stufo di quella stanza.

‹‹ Come vuoi tu. ››

Attraversammo velocemente l’intero piano dei lussuriosi, non avevo più voglia di restare.

Raggiunto un nuovo corridoio avevo i nervi a fior di pelle, vedere i condannati degli inferi mi provocava solo afflizione.

‹‹ Mello ora tieni gli occhi ben aperti, questo è il piano dei bugiardi. ››

Aprì la porta con una spinta e la luce mi invase, socchiusi gli occhi parandoli con una mano, quando la luminosità calò notai un grande fiume cristallino e tante persone libere che stavano piegate sulla riva intente nel lavare qualcosa nelle acque chiare.

Avevo paura di chiedere ad Ade quale fosse la loro punizione, non mi sembrava che lavare i panni sporchi fosse una così crudele condanna per i bugiardi. Ma che ne potevo sapere, Ade era moooolto particolare.

‹‹ Va a parlare con uno di loro. ›› mi incitò benevolo.

Mi incamminai piano verso un giovane uomo che teneva gli occhi fissi nell’acqua e strofinava concentrato.

Non faceva altro che strofinare nell’acqua insaponata qualcosa.

‹‹ Ehi…scusa? ›› lo chiamai.

Il ragazzo si girò verso di me lentamente.

Tentò di schiudere le labbra, ma poi ci rinunciò.

‹‹ Come ti chiami? ›› chiesi serio cercando di essere il più gentile possibile.

Il ragazzo allora provò a parlare, ma uscì dalla sua bocca solo un mugolio pesante. Non aveva lingua. Alzò disperato la mano che teneva l’oggetto insaponato. Era la sua lingua. L’anima iniziò a piangere inconsolabile e mordendosi il labbro inferiore iniziò a strofinare più forte il sapone sulla lingua dentro il fiume.

Mi portai una mano davanti alla bocca e sentii serrarsi sulla mia spalla una presa fortissima ma con un tocco in quel momento delicato. 

‹‹ Lo vedi Mello? ›› mi sussurrò pianissimo Ade, rabbrividii della sua voce seducente. Cambiò orecchio e continuò bisbigliandomi…‹‹ la mammina non scherzava quando diceva di lavarsi la lingua con il sapone quando si mente.››

Scossi la testa ormai al limite della sopportazione.

‹‹ Portami via. ››

‹‹ Ma come? Non siamo arrivati neanche a metà del nostro giro…››

‹‹ Non mi importa! Ti ordino di portarmi via. ››

Il suo sorrisetto, lo sentii dal tono di voce, scomparve.

‹‹ Come desideri…››

Sentii la sua mano stringermi un po’ più forte la spalla e allungò la mano libera vicino al mio voltò e facendo scoccare le dita in un attimo ci ritrovammo nuovamente nella stanza con il trono. Mi girava forte la testa.

‹‹ Purtroppo non hai voluto vedere per intero la mia reggia…è un peccato. ››

Con un altro schiocco Ade si trasformò velocemente in fumo e in meno di un secondo riapparve in cima al suo trono. Gamba su un bracciolo a penzoloni e l’altra ben piantata a terra, in mano riapparve il vassoio di occhi.

Iniziai a camminare agitato avanti e indietro.

Ade iniziò a mangiare svogliato un occhio color nocciola. Sembrava che non avesse fame, mangiava solo perché non aveva niente di meglio da fare.

Ne prese un altro e iniziò a premerlo a tal punto da farlo lacrimare…

Disgustato gli dissi…

‹‹ Non lo sai che non è buon educazione giocare con il cibo? ››

‹‹ E a chi dovrei tener conto? A te per caso? ››

Mi derise.

‹‹ Può anche darsi. La scena non è piacevole da vedere. ››

Ade aggrottò per un secondo la fronte e si materializzò al mio fianco.

‹‹ E tu chi sei per dire a un dio quello che può o non può fare? Te lo dico io: nessuno. Non sei niente. Potrei sbatterti nel primo girone che desidero per il puro piacere di vederti soffrire come tutte quelle anime che hai incontrato. ››

‹‹ Ma non l’hai fatto. Perché io sono qui? ›› sussurrai serioso, la mia situazione era più che anomala.

Sembrò cercare le parole appropriate per un attimo.

‹‹ Mello…›› sospirò come rassegnato ‹‹…la tua anima è…bellissima, me ne sono innamorato dal primo istante. Che effetto fa essere amati dal dio degli inferi? Ti posso solo dire che il dio dell’ade ti ama. Ama quella tua ribellione giovanile così malignamente giusta, tutti quei peccati che hai riveduto nella tua brevissima vita.

Adora quello sguardo fiammeggiante pieno di sfida, già, quegli occhi di fiamma viva sono perfetti per questo luogo. Ma dovrai cercare di spegnerli perché non possono essere minimamente paragonabili alla pericolosità delle fiamme degli inferi.

Ti ho chiamato al mio cospetto perché voglio che governi al mio fianco. ››

Mi guardò dolcemente, mi stava davanti ed io non mi accorsi di trattenere il fiato.

‹‹ N-no. Non posso stare qui. ››

‹‹ Quel panico che ti si legge in volto non ti si addice, ovviamente finché ti ostinerai a provare compassione, pietà, magnanimità non potrai mai diventare il futuro dio degli inferi. Perciò cerca fin da adesso di eliminare questi stupidi sentimentalismi umani. ››

‹‹ Non puoi tenermi prigioniero! ››

Ade rise spudoratamente.

‹‹ E perché no? ››

Iniziai a boccheggiare in cerca d’aria per quella verità inaspettata. Non potevo essere recluso! Io non ero prigioniero di nessuno!

‹‹ No…››

‹‹ Smettila d’opporti. ›› la vena sulla sua tempia iniziò a pulsare e la sua solita gentilezza venne a mancare, sembrava sul punto di perdere la pazienza.

‹‹ Ti dico di no! Tu non hai il diritto di tenermi rinchiuso qui! ››

Lui alzò le braccia e lanciando un urlo tale da far scuotere le pareti gridò…

‹‹ Io sono il dio Ade e posso tutto! ››

Le fiamme che stavano sulle torri si ravvivarono e si alzarono fino a combattere contro il tetto nero indefinito che non aveva intenzione di bruciare.

‹‹ Tu sei solo una copia! Rubi i corpi altrui spacciandoti per un grande essere! Gestisci questo posto da un trono prezioso senza muovere neanche un dito. Dubito che sia tu a mandare avanti questo luogo, ti atteggi tanto a dio, ma di divino non mi sembra che tu abbia niente. ››

A quelle mie parole sembrò scuotersi improvvisamente.

Iniziò a tremare e con lui tutto il palazzo sembrò incominciare a cadere a pezzi. I pugni chiusi stretti ai fianchi sembravano scurirsi sempre più, compresi che non erano solo i pugni, ma l’intero corpo prese a diventare una massa nera indefinita, sembrava emanare un’aura oscura che si estendeva ad ondate. L’ultima parte del corpo che vidi furono i suoi occhi rossi che mi fecero sentire male, anche quel rosso cresime venne infine inghiottito dal nero più totale.

‹‹ Era questo che volevi? Volevi vedere Ade?! IO SONO IL TUTTO! Mi trovi ovunque! Io sono il bene e il male contemporaneamente sono il dio più temuto di tutti. E tu hai rinunciato a un grande dono. Non avresti dovuto comportarti in maniera così sciocca. Visto che non hai voluto vivere al mio fianco, vivrai in me. Ti inghiottirò come tutte le altre anime di cui sono stato particolarmente colpito. ››

Corri! Corri! Corri!

Le urla nella mia mente mi stordirono, ma avevano pienamente ragione e il tempo tra il pensiero e la reazione fu un non nulla.

Incominciai a correre per tutta la stanza mente vedevo le propaggini di Ade allungarsi verso di me per catturarmi, se mi prendeva sta volta non avevo più possibilità di fuga.

Cercai la via d’uscita con il cuore che mi rimbombava nelle orecchie e quando finalmente la vidi sospirai di sollievo. Fui sorpreso nel pensare che in quel momento stessi percorrendo il corridoio che quella mattina avevo attraversato per incontrare il dio mentre adesso facevo il tragitto opposto per scappargli.

Uscito all’aria aperta quasi inciampai. Sapevo ( più che altro sentivo) che Ade mi era alle costole.

Percorsi, incespicando per la fretta, il sentiero ma sentivo le urla del dio adirato che non aveva la minima intenzione di lasciarmi andare.

Capii che correndo sul selciato non sarei mai potuto sfuggirgli, così dirottai verso la boscaglia che affollava il luogo.

‹‹ Devi fare attenzione. Devi seguire il sentiero e non uscirne mai o c’è il rischio che le anime cerchino di portarti con loro. ››

Le parole della driade affollarono la mente, quando sentii l’aria gelida sulla mia pelle e diverse lamentele che provenivano diversi alberi più in la da dove ero io.

Correvo senza meta e senza l’intenzione di smettere. Sapevo che fermarsi sarebbe stata la fine. L’intera foresta risuonava dei passi d’anime che cercavano di catturarmi. Spostavo con gesti disperati i ramoscelli degli alberi in cui m’imbattevo ma nonostante la tenace con cui cercavo di far sopravvivere la mia anima capii di essere giunto al capolinea quando del fumo urticante mi superò.

Ero arrivato in una bolla di spazio in cui gli alberi erano meno folti, Ade mi si materializzò davanti con il corpo che avevo conosciuto inizialmente. Sul viso, un’espressione cupa.

Mi guardai indietro, ma c’erano solo le voci basse delle anime che cercavano l’invasore della loro foresta, mi girai nuovamente verso Ade.

‹‹ Mello. ›› mi chiamò.

Lo fissai con espressione spavalda, almeno potevo dire d’averci provato.

‹‹ Sì Ade? ›› mi atteggiai in un inchino teatrale solo per sfotterlo. Scosse la testa ignorando la mia palese provocazione.

‹‹ Non voglio farti del male. Considera le tue possibilità…governa al mio fianco. Questa è la tua ultima occasione di decidere. ››

Un ultimatum? Che stupidaggine…

‹‹ Cosa ti fa credere che potrei aver cambiato idea? Preferiresti che acconsentissi solo per paura? ››

Aggrottò la fronte e poi ondeggiò al mio fianco prendendo il mio aspetto.

Sospirò amareggiato.

‹‹ Se dici così mi offendi Mello, se questa è la tua scelta non mi lasci alternative. In tuo onore, prenderò le sembianze del tuo corpo d’ora in poi, in modo da non lasciare perduta la tua bellezza. Mi mancherai Mello. ››

Allungò la mano verso il mio viso, sul suo palmo c’era uno squarcio, sembrava poter avere il potere di potermi risucchiare all’interno del suo corpo.

Dentro di lui sarei stato annullato per sempre? Svanito nel nulla senza alcuna possibilità di coscienza?

Sentii la mia anima levitare e piegarsi verso la sua mano…sentivo farmi sempre più leggero e sbiadire a poco a poco…anche la mia mente faceva fatica a pensare.

‹‹ Cosa? ›› sentii la voce lontana di Ade contrariata.

Aprii un occhio a fatica e la percezione era sfocata, ma riuscivo a distinguere il suo profilo, il mio viso copiato, serrare la mascella che fissava intensamente un angolo di foresta.

Caddi a terra e riacquistai velocemente tutte le mie facoltà percettive. Che era accaduto?

‹‹ Dannazione. ›› ruggì.

Sentii le altre anime invadere il piccolo spiazzo in cui io e Ade eravamo i soli protagonisti. In preda alla confusione Ade mi perse d’occhio ed io ne approfittai per rotolare dietro ad un cespuglio. Osservai la scena che stava svolgendosi sotto il mio sguardo stanco.

Le anime avevano messo le mani sul mio corpo ed Ade faceva resistenza in ogni maniera urlandogli contro.

‹‹ Sono io stupide! Sono il vostro dio! Lasciatemi, lasciatemi andare! ››

Scambiandolo per me, lo caricarono di forza e lo portarono via.

Sapevo che questo diversivo non sarebbe durato a lungo, ma pregavo che poteva darmi solo quel margine di vantaggio in più che mi serviva per fuggire.

Ritrovai con fatica il sentiero e finalmente vidi il recinto con il cancello di metallo arrugginito. Stavolta non si schiuse da solo, ma facendo violenza riuscii ad aprirlo abbastanza da permettermi d’uscire. Attraversai il molo sperando di trovare una barca come quella di Caronte per allontanarmi spinto dalle correnti dello Stige in qualche posto più sicuro.

Una lanterna brillò nell’oscurità.

Oh! Sì sì sì! Una barca! Forse era il vecchio Caronte!

Iniziai a sbracciarmi per far notare la mia presenza, la barca si avvicinò alla riva e potei scorgere la figura ritta che conduceva l’imbarcazione.

Era un ragazzo.

Un ragazzo dai capelli rosso cupo arruffati, le fiamme dell’inferno non erano paragonabili al colore vivido che aveva quella capigliatura, aveva due occhi smeraldi che schiarirono le nebbie pesanti che mi opprimevano il cervello.

Quella pelle chiara doveva essere incredibilmente calda, la mia testa lavorava da sola e velocemente, faceva congetture quasi estranee, ma sapevo che dovevano essere ricordi molto importanti…

Quando lo vidi sorridere con quelle labbra rosee iniziai a schiudere le labbra.

Sentivo delle parole salirmi in gola, volevano uscire e quando le feci venire fuori il suono mi sembrava estraneo e al contempo familiare…

‹‹ Matt. ››

Ricordi. Ricordi tenuti prigionieri dietro ad uno spesso muro iniziarono a martellarmi la testa. Tutto…ricordavo tutto.

Nomi, volti, esperienze, immagini…tutto mi venne alla mente. Ricordai perfino la mia morte corporea.

Matt mi allungò la mano ed io l’afferrai salendo anch’io sulla barca.

‹‹ Andiamocene da qui Mel. ››

Non so perché ma quelle parole sembrarono un ancora di salvezza.

Sì, saremmo andati via.

Quel pensiero mi mandò in estasi.

In quel momento mi sentivo in paradiso, anche se mi trovavo nel cuore dell’inferno.

Il potere che mi garantiva Ade era niente in confronto a ciò che mi donava Matt e questo, solo questo era quello che desideravo.

                                                                                                                                                                                                    Fine.

 

                                                                                                  

 

 

 

 

   
 
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