Is it love tonight
When everyone's dreaming
Of a better life
In this world
Divided by fear
We've gotta believe that
There's a reason we're here
Yeah, there's a reason we're here
Cause these are the days worth living
These are the years we're given
And these are the moments
These are the times
Let's make the best out of our lives
See the truth all around
Our faith can be broken
And our hands can be bound
But open our hearts and fill up the emptiness
With nothing to stop us
Is it not worth the risk?
Yeah, is it not worth the risk?
Cause these are the days worth living
These are the years we're given
And these are the moments
These are the times
Let's make the best out of our lives
Even if hope was shattered
I know it wouldn't matter
Cause these are the moments
These are the times
Let's make the best out of our lives
We can't go wrong
Thinking it's wrong
To speak our minds
I've gotta let out what's inside
Is it love tonight
When everyone's dreaming
Can we get it right?
Yeah, well can we get it right?
Cause these are the days worth living
These are the years we're given
And these are the moments
These are the times
Let's make the best out of our lives
Even if hope was shattered
I know it wouldn't matter
These are the moments
These are the times
Let's make the best out of our lives
The Calling, “Our lives”
Per essere felici bisognerebbe vivere;
ma vivere è la cosa più rara al mondo.
La maggior parte della gente esiste
e nulla più.
Oscar Wilde
PROLOGO
Il sole stava tramontando sulle colline intorno a Malfoy Manor. Dalla finestra della sua camera, Draco osservava il paesaggio circostante che, alla luce di quel magnifico e maestoso spettacolo, aveva qualcosa di incredibile, straordinario, sconvolgente.
“Il crepuscolo serve a ricordarci che niente è eterno, tutto finisce” pensò, con uno strano sorriso.
L’indomani mattina avrebbe cominciato il suo sesto anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Il suo sesto anno da Serpeverde.
Il suo sesto anno da stronzo.
Il suo sesto anno da suicida.
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Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto di quindici anni prima, si lasciò cadere sul letto nella sua stanza al numero 4 di Privet Drive, dove aveva trascorso praticamente tutta la sua estate.
Silente non gli aveva permesso di andare a trovare i Weasley, quell’anno. Troppo pericoloso.
Così aveva dovuto rassegnarsi a tre mesi in compagnia di un sempre più prepotente e patetico Dudley, e di due zii che preferivano ignorare la sua esistenza più per paura che per disprezzo, ora come ora.
Benché si fosse verificata un anno prima, l’avventura con i Dissennatori gli aveva messi in uno stato di assurda agitazione di sottofondo, tanto che erano diventati ancor più maniacali, stizzosi e severi del solito.
Harry non ce la faceva più, voleva tornare ad Hogwarts il prima possibile, anche se questo avrebbe significato riaprire quelle recenti ferite che cercava in ogni modo di chiudere, di curare.
Sirius…
Il suo dolore più grande.
Quella piaga non si sarebbe mai potuta sanare, sarebbe marcita dentro di lui per sempre, fino alla fine…
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Hermione passeggiava verso casa attraverso il vialetto deserto, inondato dalla luce del crepuscolo.
Sorseggiava una granita al limone e osservava, di tanto in tanto, con occhi leggermente vacui, l’orizzonte tingersi di mille sfumature rosa, rosse e viola.
Il suo sguardo era sognante, diverso dal solito.
Passandole vicino, chiunque avrebbe visto una bella ragazza di sedici anni dall’aria serena e innamorata, distratta da chissà quali fantasie…
Non una secchiona.
Non l’ “amica-so-tutto-io” di San Potter e Lenticchia.
Non la ragazza destinata nella mente di tutti a rimanere sola per sempre.
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La famiglia Weasley, come di consueto, era riunita intorno al tavolo per la cena a lume di candela del venerdì.
Un piccolo rituale d’invenzione di Molly a cui tutti erano ben contenti di partecipare perché si mangiava sempre più del solito e, una volta tanto, si stava seduti tutti insieme a chiacchierare e ridere fra un boccale di birra e l’altro.
E c’e ne era proprio bisogno, con i tempi che correvano.
-Passami un’altra fetta di pane, George-.
-Prego, papà-.
-E insomma, Fred, mi dicevi che la Nazionale Norvegese…-.
Alle orecchie di Ron, quelle parole, che normalmente avrebbero suscitato un più che profondo interesse, giungevano vuote e ovattate
La sua mente era molle, intorpidita.
Si sentiva inspiegabilmente infelice e incompleto…
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Se Ronald Weasley avesse alzato gli occhi di fronte a sé, avrebbe scoperto che sua sorella Ginny se la passava anche peggio di lui.
I suoi grandi occhi azzurri erano lucidissimi e lungo le guance le scendevano grossi lacrimosi, ma nessuno se ne accorgeva.
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Nota dell’autrice: tutti i personaggi di questa ff appartengono a JKR e a chiunque avente diritti.
È un racconto non a scopo di lucro, quindi si presuppone che nessun diritto sulla privacy sia stato violato.