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Autore: jenny88    05/07/2005    7 recensioni
- Io mi chiamo Ginevra! Solo gli idioti mi chiamano Virginia, quelli che non scandiscono bene il suono delle parole!
Vi prego leggete e RECENSITE! baci baci!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Era una fredda mattina d’inverno e fin qui potrebbe anche sembrare l’inizio di una bella favola.

Ma questa non è una bella favola…

La nostra non bella favola comincia come può cominciare una normalissima giornata nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

un altro maledettissimo “mediocre”!

- avanti Ginevra non prenderla a male, stiamo parlando di Snape, se anche vincessero il premio Nobel per lui la parola Griffindor equivarrà sempre a perdente!

Ginevra Weasley si era morsa il labbro inferiore con nervosismo, parlava bene Luna Lovegood con in mano un bel “ Soddisfacente”. Probabilmente aveva ragione, Snape l’aveva a morte con i Griffindor, specialmente se oltre ad essere una Griffindor si faceva parte della famiglia Weasley.

Ginevra aveva sempre voluto staccarsi da quel nome che tanto la pregiudicava, ma non poteva certo cancellarlo, l’unica cosa che poteva azzardare, era renderlo grande, farlo uscire da quel abisso di mediocrità nel quale chi sa quando era piombato.

Allora studiava studiava studiava, sperando che un giorno qualcuno le avrebbe stretto la mano e fatto le sue congratulazioni.
Però purtroppo Ginevra non era brillante, era solo una secchiona. Non era come Hermione, che avrebbe potuto mettere a tacere Albert Enstain.

Ginny, (così era chiamata da chi si prendeva la paternità di dire di conoscerla) al contrario di Hermione sognava, oltre a quello in cui viveva, esistevano milioni di altri mondi dentro di lei, nei quali poteva azzardarsi fin anche di dire la sua.
Una sorta di specchio delle brame interiore; solo che questo qui non poteva essere nascosto in un luogo segreto da Albus Dumbledore, questo “specchio” stava facendole perdere il senno.

Ginevra Weasley era anche molto innamorata del ragazzo sbagliato: Harry Potter, il quale pur sapendolo da secoli continuava a sbattersi Cho Chang che lo faceva soffrire tantissimo.

Mille volte Ginevra si era detta che se solo gliene avesse dato la possibilità, gli avrebbe mostrato cosa fosse l’amore vero; però poi si guardava allo specchio, e allora tuto cominciava a farle schifo.
La sua pelle era troppo chiara, le sue labbra troppo fine, i capelli troppo rossi e le sue lentiggini troppe.

Il suo corpo invece era androgino, senza l’ombra di un po’ di fianchi o seno, e dal canto suo certo non l’aiutava a prender forma migliore, perché la piccola Ginevra non mangiava, in quanto credeva che ingrassando la situazione sarebbe potuta peggiorare.
A Harry piacevano le belle ragazze, e lei non era sicura di essere bella se non fuori neppure dentro.

Passava tantissimo tempo con lui, sperava in cuor suo che per chi sa quale miracolo un giorno non troppo lontano si sarebbe accorto chi fosse veramente per poi innamorarsi di lei; Invece ogni qual volta si trovavano vicini non mancava mai di fissare qualche ragazza o di parlare di qualche bella modella. Allora Ginevra si scuriva, Harry gliene aveva sempre fatto una colpa.

Per Harry Potter il mondo doveva essere senza lacrime, soprattutto per una come Ginny Weasley, che dal canto suo aveva tutto quello che un essere umano potesse mai desiderare, per questo la rimproverava: le diceva di gioire di quello che aveva.
Ironia della sorte invece Ginevra avrebbe trovato mille e più ragioni per fuggire da quella casa: dal perenne stato di disordine che includeva, dalla puzza che ne conseguiva, fino all’opprimente ruolo della “piccola di casa”, che a sedici anni compiuti ancora vantava.

Nessuno sembrava capire il suo malessere e questo le dava rabbia, ognuno aveva da ridire sul suo perenne stato d’angoscia, ma nessuno s’era mai preoccupato di sedersi un attimo vicino a lei per ascoltare tutto quello che aveva da dire, per dire: “sai Ginevra? Hai proprio ragione, adesso ci penso io”!
Avrebbe tanto voluto qualcuno che la capisse.

A volte per assurdo le sembrava quasi che infondo qualcuno potesse capirla: Draco Malfoy.
Insomma, almeno li si rendeva conto in che razza di baracca Ginevra vivesse, che assurde manie avesse suo padre e quali compagnie frequentasse.

Draco doveva essere simile a Ginevra sotto certi punti di vista: era sicura che anche lui sentisse in qualche modo il peso della sua famiglia e del suo nome (certo mille volte più illustre del suo ma comunque pesante).
Ginny non lo vedeva a parte in dieci anni da quel giorno ereditare l’intero impero del padre; e forte lo stesso Draco auspicava a qualcos’altro.
Ginny poteva dedurlo dai suoi occhi, per qualche motivo sempre tristi. A volte le era venuto l’assurdo impulso di abbracciarlo e di parlargli, così, per dargli coraggio, per fargli capire di non essere solo.

Quando si ha un problema è normale cercare analogie con chiunque, anche il più assurdo.

Ad ogni modo, quando Ginevra stava così male si “sparava” la musica Rock, poiché l’assurda cazzata che non si può ascoltare musica ad Hogwarts la propinano solo a noi gabbani, quando invece basterebbe avere solo un po’ di fantasia per capire che la magia può tutto.

Tutto,eccetto che asciugare le lacrime di una ragazza che suda freddo davanti allo specchio della sua stanza che riflette la sua realtà imperfetta.

Ginevra teneva un diario. Non che ignorasse ciò che anni prima era successo con Tom Ridde, semplicemente se ne sbatteva; anzi, quasi sperava in fondo che qualcosa di simile accadesse di nuovo, almeno le avrebbe donato quei quindici minti di gloria che tanto bramava. Spesso pensava che persino Voldemort sarebbe stato meglio della vita che le aspettava, che sarebbe stato meglio che mantenere il suo nome per sempre.

Pensava che con l’aiuto del signore oscuro avrebbe finalmente provato qualche emozione, e che anche lei avrebbe potuto avere uno scopo, qualcosa per cui combattere, qualcosa che definitivamente l’allontanasse dalla sua soffocante realtà piena zeppa di complessi e rimpianti.

Pensava proprio a questo quando un ragazzo dalla pelle eccessivamente chiara, ficcò il naso appuntito tra i suo affari.

- Di un po’ pel di carota da quanto è che non ti fai una doccia?
A Ginevra batteva forte il cuore, non sapeva spiegarsi perché. Immagino che voi lettori vi siate già dati la più scontata e banale delle risposte; invece Ginevra non provava niente per Draco se non un immenso odio dato che l’avrebbe distrutta con le sue parole ancora una volta, però li, in quel momento, sentiva il suo cuore perforarle i timpani, tanto che non riusciva a rispondere se non con suoni non precisamente identificati emessi dalla sue labbra.

- Immagino che non abbiate i soldi per pagare l’acqua calda! O aspetti che sulla tua testa ci mettano le uova le cornacchie? Ma certo, così almeno tu e i tuoi fratelli avreste da mangiare!
Rideva sadico il ragazzo…

- Io mi chiamo Ginevra! Solo gli idioti mi chiamano Virginia, quelli che non scandiscono bene il suono delle parole!
Draco arrossiva appena mentre si preparava a ribattere.

- Fa silenzio maledetta filobabbana!

-Come vuoi Malfoy…
Aveva detto la rossa indifferente mentre raccattava i suo libri e si avviava all’interno del castello.

- Sai che sei proprio brutta Ginevra? Fossi in te mi vergognerei! Persino un i più conservatori al governo vedendoti diventerebbero favorevoli all’aborto! Quand’è che ti togli di mezzo!?

Lo guardò sprezzante.
- Pensavo che ormai gli ominidi si fossero estinti Malfoy, dovrò denunciarti ad un museo di storia naturale, così almeno ti abituerai a startene chiuso dato che è in cella che prima o poi finirai seguendo le orme di papà!

Pronunciando quelle parole si sentiva vuota ed ipocrita: avrebbe pagato con la sua anima il diavolo per avere un padre come quello di Draco, che gli avesse insegnato qualcosa di più interessante che fallire.

- Faresti meglio ad abbassare lo sguardo Weasley, non devi permetterti di guardarmi se non oltre le ginocchia!
Diceva con cattiveria estrema.

Ginevra procedendo lenta si allontanava. Ora pensava ad Harry, a quanto fosse diverso da Draco, ma anche a quanto il loro punto di vista su certe cose fosse simile: Draco la riteneva brutta, ogni ragazzo della scuola la riteneva brutta, di conseguenza anche Harry, che forse mai gliel’avrebbe fatto notare, ma che ugualmente lo pensava.

Non capiva perché non poteva amarla semplicemente per quello che era. Perché non amava colei che davvero avrebbe saputo mostrargli amore senza farlo soffrire? È davvero così imponente il valore dell’estetica?

Non sapeva trovare una risposta. Intanto la musica Rock la inebriava penetrando in tutte le cellule del suo corpo.

Aprì un cassetto dal quale tirò fuori un “cimelio” che tempo addietro aveva sottratto a suo padre perché le ricordava uno di quei film d’azione di cui tanto avrebbe voluto essere l’eroina.
L’aveva in mano, era totalmente nera, lucida…

Da fuori si sentiva la doccia scrosciare.
Draco Malfoy aveva seguito la rossa fino al suo dormitorio ridacchiando.
- Sai che Ginevra è proprio un bel nome? GI-NE-VRA, è quasi piacevole pronunciarlo! Andiamo, esci di li…

Ma Ginevra era assordata dallo scroscio della doccia che entrava a far parte di lei bagnandole la testa rossa.

- Ginevra Weasley, il mio era soltanto un modo un po’ colorito per chiederti di uscire con me! Andiamo, non credi che mi sia umiliato abbastanza, hai fatto saltare i miei piani!

Un botto assordante risuonò per tutto il dormitorio, Draco entrò a forza nella stanza e poi nel bagno.

Spalancò interamente gli occhi dalle iridi color ghiaccio fissando lo spettacolo raccapricciante della testa di Ginevra maciullata in un bagno di sangue da un colpo di pistola che volontariamente aveva preso, che volontariamente aveva poggiato sulla sua tempia morbida e poi azionato premendo il grilletto con estrema decisione…


Harry Potter si svegliò di soprassalto in un bagno di sudore. Si accorse di non essere solo nel suo letto; accanto a lui c’era Cho Chang. Si alzò dandosi ripetutamente dello stupido, aveva giurato di non cadere mai più alle sue lusinghe.
Si sciacquò il viso e tamponò l’umido del sudore con un asciugamano pulito.
Realizzò solo allora le immagini che erano entrate nel suo sogno, così terribilmente reali da sembrare le visioni provocategli da Voldemort.

Corse giù per le scale del dormitorio in mutande fino a raggiungere la sala comune affannato e spaventato.

Ginny era morta davvero.
Gli occhi verdi gli si riempirono di lacrime fino ad offuscargli la vista, mentre il cuore batteva forte e le ginocchia si piegavano.
Sussultò sentendo premere una mano sulla sua spalla.

- Harry?

Si girò con le guance rigate dalle lacrime, ma non poté fare a meno di sorridere emozionato quando vide davanti ai suoi occhi proprio lei, sana e salva.

- Ginny… (disse accarezzandole una guancia) tu, tu stai bene!

Ginevra sorrideva serena, aveva le guance arrossate.
- a parte la mia insonnia cronica si direi, oggi Snape mi ha dato il primo “esauriente” della mia vita nella sua materia!

Harry Potter si sentiva un perfetto idiota, aveva davvero creduto che quella che aveva visto potesse essere stata di nuovo la realtà.
-Ho avuto un incubo! Ti toglievi la vita perché ne eri scontenta…

Ora era Ginevra ad arrossire, pensava alle innumerevoli volte in cui aveva lontanamente pensato di prendere quella decisione così drastica al fine di risolvere ogni problema.
- Non accadrà mai, non ho le palle per fare una cosa del genere!
Diceva ridendo nel tentativo di sdrammatizzare.

- Ginevra, non so che farei se ti perdessi, e sta notte ho avuto il terrore che ti fosse successo qualcosa.

Harry Potter non l’aveva mai chiamata “Ginevra”, abbassò lo sguardo, il suo cuore batteva all’impazzata ed il respiro era oramai affannoso per l’emozione.
Era sempre stata quasi sicura che in qualche modo Harry tenesse a lei, ma sentirselo dire la faceva stare bene.

- non ti è mai passata la cotta che avevi per me non è vero?
diceva Harry un tantino ammiccante.

- Guarda che sei tu quello che mi ha sognata!
Diceva lei sorridendo con il cuore in gola.

Non sapeva perché lo stava facendo ma Harry Potter si avvicinò a lei e le diede un bacio a fior di labbra, come quelli nelle favole, quelli che in questa non bella favola non dovevano esserci. Il ragazzo fece per staccarsi, ma Ginevra strinse la stoffa della sua maglietta e lo trattenne a se dandogli un bacio più profondo, languido ma tenero.

- ti va di fare l’amore adesso?
proponeva Ginevra che aveva sognato quel momento milioni di volte.

Harry Potter sorrise imbarazzato alla proposta di quella che aveva considerato come una sorella per anni…

Finalmente la notte era bella e piena di stelle, finalmente Ginevra era felice.

E mentre il sole sorgeva colorando di rosa le nuvole sopra il castello di Hogwarts facendolo sembrare incantato, anche nella vita di Ginevra sorgeva il sole!

INSOMMA SONO TORNATA!! Finalmente mi sono comprata un computer nuovo e sono tornata a scrivere! Presto continuerò la mia FF anche se confesso di essere molto scoraggiata oltre che confusa dato che so come farla finire, ma non come riempire lo spazio prima della fine!^^
Questa piccola 1shot è un tantinello autobiografica, avrei voluto farla finire con la morte atroce di Ginevra, ma poi ho pensato che nella vita c’è sempre una via d’uscita allora ho inventato la metafora del sogno per rendere l’idea!
Spero che un giorno anche il mio cuore spezzato potrà riaggiustarsi, e lo auguro a tutti voi! Vi prego RECENSITE IN TANTI! O il mio ritorno sarà stato vano!


  
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