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Autore: Hi Ban    17/01/2010    3 recensioni
Un deciso ‘permesso’ giunse da dietro la porta chiusa, che si spalancò senza un ‘avanti’ a giustificare l’azione. Shizune si girò trovandosi davanti l’unica persona che sperava di non incontrare quel giorno.
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shizune, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Ramen or Tsukemen, this is the question


Un deciso ‘permesso’ giunse da dietro la porta chiusa, che si spalancò senza un ‘avanti’ a giustificare l’azione. Shizune si girò trovandosi davanti Ebisu, l’unica persona che sperava di non incontrare quel giorno.
Il comportamento di Tsunade Hime le lasciava sempre un po’ l’amaro in bocca, seppur le volesse bene: era scappata nuovamente a far visita – sperava di convincere Shizune così? – a uno dei tanti casinò di Konoha.
Mentre rischiava di buttare giù la porta nell’impresa di uscire, aveva specificato, notando la sua espressione contrariata, che doveva controllare l’andamento della borsa di Konoha.
Se continuava così, i consiglieri non avrebbero perso tempo a declassarla dalla sua posizione, ma nonostante glielo avesse ripetuto più e più volte non sembrava interessata a quell’eventualità.
Naturalmente, lei non avrebbe permesso che nessuna delle orribili previsioni nefaste che il suo cervello aveva ipotizzato – tutte vertevano sul mendicare per le strade del Villaggio – si avverassero, perciò si prodigava in modo che il lavoro fosse svolto.
Il modo in cui era svolto era assai opinabile, ma si accertava che nessuno lo venisse a sapere. Fatto stava che quel giorno era stanca e, perché no, stressata e già normalmente trovava la voce del Jonin fastidiosa. In quel momento, tirando le somme, si trovava del tutto non incline a sentire la sua voce, anche solo per pochissimo tempo.
Fece un bel respiro e cercò di stamparsi in faccia il miglior sorriso che riusciva a fare. Mal che sarebbe andata, gli avrebbe lanciato Ton Ton all’inseguimento: sapeva qual era la strada per tornare.
“Sì?”
Non si decideva ad aprire bocca, cosa che le andava più che bene, ma voleva mandarlo via in fretta.
“Sono venuto a portare il rapporto della missione che era stata assegnata al mio Team...”
Possibile che anche quando gli era fatta una domanda semplice rispondesse con dei poemi?, era quello che continuava a chiedersi Shizune, mentre stringeva i denti nel tentativo di non far scomparire il sorriso. Non gliene importava molto se il sorriso scompariva, ma era quasi sicura che sarebbe stato sostituito da uno sguardo tra lo sconvolto e lo schifato; meglio non rischiare.
“... missione che, tra l’altro, abbiamo portato a termine con successo...”
Possibile che stesse continuando a parlare?
Ed era ancora più possibile che non si fosse accorto che mentre sproloquiava lei non lo stava neanche ascoltando?
“... il mio intervento è stato decisivo, comunque...”
Persino Ton-chan si sarebbe schifato all’idea di avvicinarsi a quell’ameba, perciò decise di cessare lei stessa quel flusso insensato di parole.
Cercò di non utilizzare né la violenza, né tecniche mediche proibite al novantanove per cento mortali.
“Sì, sì, ma ora Tsunade non c’è. Puoi darli a me.”
Oh, si stava aggiustando gli occhiali, brutto segno. Non sapeva perché, ma se lo sentiva che avrebbe ripreso a sproloquiare su altre fesserie.
“Non credo. Fino a prova contraria, è solo e soltanto l’Hokage a occuparsi della ricezione dei rapporti delle missioni. Almeno che non ti abbiano eletta durante i tre giorni in cui sono stato assente...”
Perché usava quel tono pomposo che le urtava i nervi? Perché?
Aveva intuito che sarebbe stata una cosa lunga, ma lei era di tutt’altro avviso.
“Sì, lo so, ma io sono stata delegata, signor Ebisu...”
“Ne hai una prova scritta?”
Prova scritta?
Erano in pochi a conoscere il vero carattere di Shizune, apparentemente calma e tranquilla, se così la si poteva definire. In realtà, aveva un carattere molto simile a quello di Tsunade Sensei, ma evitava di andarne a sbandierare la prova a destra e a manca, distruggendo i muri, oggetti e tutto ciò che le capitava sotto tiro.
In quel momento era molto più incline a darne prova, di quel lato del suo carattere, piuttosto che nasconderlo, perciò non si stupì quando si ritrovò a pensare che l’unica prova scritta che avrebbe visto sarebbe stata sulla sua testa, scritta a suon dei suoi tacchi.
“Posso occuparmene io.”
“Non credo proprio, signorina Shizune!”
“Invece sì, le ripeto!”
“Le dico di no. So bene quali sono le regole che si trovano alla base di questo villaggio e non le permetterò di farmi venire meno a una di esse.”
Perché doveva fare discorsi così complicati? I neuroni di Shizune chiedevano pietà, ma decise di provare a rimanere calma.
“Le conosco anche io, le regole, e le dico che sono autorizzata a leggere quel rapporto!”
“No.”
“Sì.”
“No.”
“Sì.”
“Bene, allora io non glielo consegno!”
Oltre ad essere scemo, era anche infantile. Due rivelazioni del genere in un solo giorno erano troppe anche per lei, ma aveva già dei sospetti riguardo alla prima.
Continuava ad aggiustarsi gli occhiali e quel gesto era irritante, tanto più che gli occhiali non si muovevano, perciò quello che faceva era inutile.
“Bene, non me la dia!”
Almeno c’era un lato positivo, cosa in cui non aveva sperato sotto nessuna forma da quando aveva varcato la porta: se ne sarebbe andato!
“Resterò qui fino all’arrivo di Tsunade!”
Si trattenne dal prendere Ton Ton e usarlo come maiale anti stress; solo i Kami sapevano quanto tempo era capace di metterci Tsunade per controllare l’andamento della borsa di Konoha.

***



Erano passati, sì e no, venti minuti e i nervi di Shizune erano andati a farsi benedire. Il suo sistema emotivo aveva collassato e non sapeva se piangere, urlare, ridere o, semplicemente, darsi alla follia e buttarsi giù dalla finestra. I continui commenti di Ebisu erano la causa del possibile esaurimento della Jonin, e delle molto probabili richieste di dimissione da qualunque impiego richiedesse la presenza, seppur sporadica, di quell’essere.
“Qui dentro fa caldo.”
“Io sto bene.”
Ed eccolo che ritornava a riprendere la parola, allietando le orecchie di Shizune con idiozie vere e proprie, perché lì dentro non faceva caldo; non era neanche possibile che lo facesse per sbaglio. Era inverno inoltrato e il caldo, Konoha, poteva solo sognarlo per il momento.
“Sarebbe il caso di aprire la finestra: con questi sbalzi di temperatura il nostro corpo potrebbe reagire male.”
Shizune era spiazzata. Non per il suo commento, ricollegabile all’arte che lei studiava, e neanche per il fatto che vi sarebbe potuto essere un fondo di verità se solo avesse fatto caldo. Semplicemente perché non sapeva che Konoha mettesse a disposizione un modo per imparare delle nozioni mediche per corrispondenza. Questo perché si rifiutava di credere che lui fosse tanto intelligente da comprendere nozioni così difficili – almeno per lui – in altro modo.
Comunque, caldo o freddo che fosse, conoscenze o non conoscenze mediche che fossero...
“La finestra rimane chiusa.”
“Io la apro, signorina Shiz...”
“No.”
“Sì.”
“No.”
L’unica cosa che avevano capito da quei battibecchi inutili – perchè a Shizune non gliene importava se la finestra era aperta o chiusa – era che erano uno l’opposto dell’altro.

***



Shizune era arrivata all’esasperazione più totale. Non sapeva dove sbattere la testa e non sapeva nemmeno come far stare zitto quell’essere, a suo parere, geneticamente modificato.
Era impossibile che esistesse un uomo così... così... non lo sapeva nemmeno lei come.
Era strano. Stressante. Schizzinoso. Stordito. Stron...
“Tra quanto dovrebbe tornare la Godaime Hokage?”
Fece finta che quella fosse la prima volta che le rivolgeva quella domanda, anziché la quarta.
“Non lo so.”
“Dovresti.”
“Perché?”
“Sei la sua assistente, una sua sottoposta, una sua delegata...”
Voleva forse aggiungerci anche schiava?
Non riusciva a crederci che fosse riuscito a contestare o a trovare qualcosa che non andasse in tutto quello che c’era in quella stanza – Ton-chan compreso – e non.
Al suo minuzioso giudizio non era mancato all’appello neanche la pila di documenti, che osservava con sguardo critico.
“Non hai detto tu che Tsunade Sama ti ha delegato in sua assenza?”
“Sì...”
Aveva paura a rispondere. Con Ebisu, ogni sua risposta quel giorno poteva divenire fonte di un nuovo diverbio.
“Allora perché non si è occupata di quei documenti?”
“Perché è arrivato lei!”
“Oh, ma lei poteva benissimo compiere il suo lavoro di rimpiazzo dell’Hokage!”
Shizune osservava l’abominevole Ebisu, Ebisu si sistemava per l’ennesima volta gli occhiali e il maialino osservava preoccupato la Jonin, evidentemente presagendo che avrebbe presto reso onore agli insegnamenti di Tsunade.
Invece no.
Rimase calma – ormai il sorriso di circostanza era scomparso da tanto –, anche se l’espressione superficiale di Ebisu, che non aveva intuito il pericolo, non aiutava molto l’impresa colossale in cui si era cimentata.
“Se posso occuparmi di quei documenti, posso anche leggere il rapporto!”
“Non creda di essere più furba di me, Shizune, sono più vecchio!”
E anche più brutto...
Non aveva idea se avesse realmente più o meno anni di lei, ma visto che tutti i loro dialoghi avevano opinioni opposte, decise di continuare per quella strada. In verità, non gliene importava molto del rapporto, era una questione di principio.
“No, non è vero!”
“Oh, glielo posso assicurare! Può controllare sulle carte, ha campo libero, non le impongo limiti riguardo alla mia privacy...”
“Non credo di voler indagare...”
“... noterà anche le mie imprese lodevoli...”
Forse non la stava ascoltando?
“... perché sono sempre stato dedito al mio compito...”
“Non è vero!”
“Sì, invece!”
“No!”
“Sì!”
“No!”
La parte spaventosa della faccenda era che nessuno dei due sapeva perché, per l’ennesima volta, erano in contrasto.
Ormai ci avevano rinunciato, ma era ovvio che non sarebbero andati d’accordo, né in quel momento, né mai. Non che ci tenessero. Shizune in primis; aver dovuto ascoltare la sua fastidiosa voce e il suo tono sfarzoso era stata una vera tortura.
Si chiese cos’avesse fatto di così male da doversi subire una punizione così terribile inviata dai Kami stessi.
O da Tsunade.
In effetti la colpa era sua, ma era troppo occupata a ricordare all’interlocutore la sua posizione per concretizzare la cosa e lasciare in fretta lo studio della Senju e andare a riposare.
“No!”
“S... No!”
Shizune fece appena in tempo a capire che stava tentando di fregarla con un trucchetto degno di un bambino dell’accademia e Ebisu fece appena in tempo ad abbassarsi – grazie alle sue straordinarie doti ninja, eh! –, per evitare che Ton Ton gli finisse addosso.
Rimasero in silenzio, evidentemente essendosi resi conto che si stavano comportando come due sciocchi.
O, semplicemente, stavano pensando a come fregare l’altro, in modo da fargli fare una figuraccia. Shizune osservava di sottecchi Ebisu e Ebisu la osservava con ostinazione e superiorità.
Nessuno l’avrebbe avuta vinta, almeno su quello erano entrambi d’accordo.
“Senta, forse abbiamo iniziato questa conversazione con il piede sbagliato, signorina Shizune.”
Oh, loro avevano iniziato male? Aveva fatto tutto da solo. Se le avesse dato subito il rapporto di quella missione, lei avrebbe finito di timbrare quei documenti e, con un bel po’ di immaginazione, sarebbe andata a riposare a casa sua. L’immaginazione ci voleva perché, quasi sicuramente, mentre sarebbe stata per levare le tende, Tsunade sarebbe tornata dal suo giro di controllo.
Decise di non interromperlo solo perché sperava con tutta se stessa che sarebbero giunti ad un accordo e lui sarebbe sloggiato.
“Che ne dice se andiamo a mangiare qualcosa...”
Forse c’era ancora qualche speranza in lui, anche perché aveva lasciato perdere quello stupido resoconto delle sue favolose imprese. Non impazziva all’idea di mangiare con lui, ma era pronta a qualsiasi cosa purché si fosse tolto dai piedi.
Forse non era così scemo come appariva...
“...e poi pensiamo a questo rapporto?”
... era anche peggio.

***



Tsunade entrò dalla porta del suo ufficio che, suo malgrado, aveva faticato a distinguere a causa del Sakè che aveva bevuto.
Doveva testare la qualità dei prodotti di Konoha!
Era quella la scusa con cui si sarebbe presentata a Shizune, che sperava con tutta se stessa di trovare nella stanza.
Deludendo tutte le sue aspettative, non c’era.
Non seppe nemmeno lei come fece a notarlo, però sulla sua scrivania c’era un biglietto. Come fece a leggerlo era un mistero ancora più grande di quello che vi era dietro a come aveva fatto a riconoscerlo tra gli altri fogli sparsi sulla scrivania.

‘Sono con Ebisu, il Jonin che avete inviato in missione tre giorni fa.
Mi ha invitata a mangiare dello Tsukemen.
No, l’ho invitata a mangiare del Ramen!
No, dello Tsukemente!
Del Ramen!
Dello Tsukemen!
...’




... Penso sia la prima Ebisu/Shizune nel fandom!O_o
Avrei già voluto postarla ieri sera, ma mettendo tutto l’html da sola ci avrei messo un’eternità!^^
Per lo Tsukemen... La prima volta che l’ho sentito è stato guardando l’anime di Naruto, poco tempo fa, e più o meno ho capito che era simile al Ramen, ma non so esattamente cosa sia.
Mi serviva ai fini della storia!xD Tra l’altro, spero di aver reso bene il concetto di opposto tra i due...
Non so che altre cazzate propinarvi, perciò vi lascio agonizzanti dopo averla letta!^^
Beh, certo, se non siete morti, nauseati o con danni irreparabili dopo averla letta, se mi lasciate un commentino non vi lancio Ton Ton all’inseguimento!xD

A presto!=3
  
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