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Autore: e m m e    17/01/2010    3 recensioni
Era un esserino minuscolo, con un ciuffo di capelli gialli e gli occhi azzurri come il cielo di Scozia, spalancati ed enormi.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Autore: emme
Fandom:
Le Cronache di Lymond

Titolo: E coi fratelli azzuffasti i fratelli
Personaggi: Francis Crawford, Richard Crawford
Riassunto: Era un esserino minuscolo, con un ciuffo di capelli gialli e gli occhi azzurri come il cielo di Scozia, spalancati ed enormi.
Rating: G
Word: 758 (W)
Generi: Introspettivo, Malinconico
Avvisi: Missing Moment de “Il gioco dei Re” ma è necessario aver letto tutta la saga, quindi direi… SPOLER!
Note: Questa fan fiction è sulla piazza da quasi due anni, ma è stata rimaneggiata e migliorata il 21-01-2013.
Beta: Nessuno...

 

 

E coi fratelli azzuffasti i fratelli

 

“Oh guerra […]
primiera tu rompesti, e contra i padri
armasti i figli, crudi e ambiziosi,
 e coi fratelli azzuffasti i fratelli”

Vincenzo Monti

 

 

Quando suo fratello era venuto al mondo, Richard aveva raggiunto quell’età in cui si inizia ad essere considerati più dei ragazzi, che dei bambini.

Ricordava perfettamente quando sua madre, di ritorno dalla Francia, glielo aveva mostrato: era un esserino minuscolo, con un ciuffo di capelli gialli e gli occhi azzurri come il cielo di Scozia, spalancati ed enormi.
Lo aveva amato dal primo momento, perché il piccolo Francis Crawford di Lymond, Signore di Culter lo aveva guardato per un lungo momento e poi con la bocca sdentata e bavosa aveva sorriso.
Richard, senza proferire verbo, aveva inserito un dito sporco di terra nella piccola mano bianca e morbida di suo fratello e lo aveva tenuto lì, immobile, mentre il bambino lo stringeva con forza.
Era stato il loro primo contatto.
Il maggiore, così diverso da Francis, con i capelli scuri, gli occhi marroni e la corporatura massiccia aveva allora alzato gli occhi sul volto della madre, scorgendovi qualcosa che mai aveva visto prima di allora e che non credeva avrebbe mai visto.
Sua madre, Sybilla, stava piangendo in silenzio, alternando lo sguardo da un volto all’altro dei suoi due figli e mentre le lacrime scorrevano sulle sue guance gli angoli delle labbra si sollevarono verso l’alto, scoprendo i denti in un ampio sorriso, come se quello fosse il giorno più bello della sua vita.
« Madre... che cosa vi succede? » chiese Richard Crawford, futuro Terzo Barone di Culter.
« Sono felice, Richard » rispose Sybilla, recuperando senza apparente sforzo la tanto familiare compostezza che la caratterizzava.
Se anche Richard avesse voluto aggiungere qualcosa a quella strana affermazione – aveva pianto anche lui, per dolore, per rabbia, per un capriccio, ma non credeva che si potesse piangere di gioia – non gli fu concesso di farlo, dato che nella stanza irruppe all’improvviso suo padre, Gavin Crawford, secondo Barone di Culter.
« Fuori, ragazzo » esordì con la voce piatta e priva di inflessione che Richard aveva imparato a riconosce come sintomo di ira violenta. Tuttavia il ragazzino sapeva che se avesse fatto quello che gli veniva ordinato non sarebbe successo niente di male. Dunque scese dal letto, lanciando un’ultima occhiata a suo fratello che si stava addormentando, e uscì chiudendosi con delicatezza la porta alle spalle.
Non andò lontano: si fermò, seduto a pochi passi dalla porta chiusa, e solo dopo qualche attimo sentì Francis che piangeva, liberando tutta l’aria che contenevano i sui piccoli polmoni.
Il primo di molti dolori infertigli da suo padre.

 

***

 

Richard Crawford, adesso terzo barone di Culter, con una moglie e un fratello fedifraghi, che lo avevano tradito in molti più risvolti di quanti non volesse ammettere il suo animo orgoglioso, si svegliò di colpo, con la sensazione calda della mano del piccolo Francis stretta tra le sue dita.
Poi si ricordò di non avere più dieci anni, di essere nascosto con il suo sleale fratello in Scozia, e di star cercando di evitare che quest’ultimo trovasse il modo di togliersi la vita.
Si alzò in piedi con un gemito: aveva dormito per terra e non vi era troppo abituato.
Francis vicino a lui stava con gli occhi spalancati a fissare il soffitto della grotta che li ospitava.
Richard gli lanciò un occhiata e poi uscì ad accogliere il nuovo giorno: l’alba era vicina e l’aria frizzante lo aiutò a svegliarsi. 
Non capiva perché Francis volesse morire. Aveva cercato di spiegargli qualcosa, su Mariotta, su Cristiana Stuart, e sulle altre innumerevoli vite che aveva rovinato. Ma Richard non aveva voluto ascoltare.
Era pieno di odio, lo sapeva, non per quello che Francis aveva fatto alla Scozia, o a Sybilla, o a Mariotta, ma – in modo totalmente egoistico e patetico – per il tradimento che sentiva volto contro di sé.
Amava quel fratello più di quanto avesse mai ammesso anche con se stesso, ma aveva sempre percepito che qualcosa li divideva. C’era qualcosa tra loro, una frattura, che andava al di là delle loro differenti attitudini, del loro aspetto fisico e delle loro idee. Una frattura che era comparsa, come una piccola, sottilissima crepa fin dalla nascita del minore, e che si era allargata fino a trasformarsi in un scogliera a picco sul mare. Guardare giù significava spalancare la porta a delle domande che era meglio non porsi e delle quali Richard non voleva conoscere le risposte.
L’uomo si passò una mano sul volto, preparandosi ad un'altra giornata in cui avrebbe rivangato il passato, in cui avrebbe parlato ad un fratello che non voleva ascoltare, che non voleva vivere, ma che lui amava con dolorosa disperazione.

  
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