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Autore: Tabitha    17/01/2010    5 recensioni
Voldemort è stato sconfitto e tutto lascia pensare che finalmente Harry e i suoi amici avranno una vita facile e tranquilla e potranno provare l'ebrezza della routine quotidiana. Non posso proprio permetterlo! Perciò diamo una sbirciatina a ciò che capita ai più famosi protagonisti della letteratura contemporanea "per ragazzi" prima dei molto discussi "19 anni dopo"!...
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tabitha's 9th Ciao ragazzi.
Penso sia inutile continuare a giustificare il mio continuo ritardo nel postare, vi chiedo solo di non essere troppo infuriati con me. ^^
Questo capitolo è abbastanza forte e immagino che molti di voi troveranno l’ispirazione per farmela pagare tra queste righe… Vi prego, voi super fan delle Ron/Hermione, non preoccupatevi perché ci sarà un lieto fine!(fra molti, molti capitoli xD...)
Ora leggete e lasciatemi una recensione!!! xD

       la vostra
Tabitha
CAPITOLO IX

…everyone is so “Untrue”

“Ehi” mormorò Harry da sopra il suo letto sgangherato in un angolo buio della stanza. “Ti senti meglio?”
“Mm” mugolò Ron, quasi in un guaito che non voleva essere un pietoso no, ma che certo non poteva passare per un .
“Non stare a scervellarti e a farti del male per ieri sera perché non è successo niente! Magari hai esagerato con le bevute e Dra… Malfoy e Hermione stavano solo parlando quando hai creduto di vedere-”
“Sì, deve essere andata così”.
Ron era ancora intento a osservare il soffitto ma suonava piuttosto sicuro.
“Grazie, Harry. Oh, giusto: buon compleanno” aggiunse.
Harry sorrise all’amico, cercando di accertarsi che si fosse ripreso sul serio, ma non riuscì a guardarlo in faccia finché quello non ebbe finito di frugare sotto il letto, in cerca di qualcosa che doveva averci nascosto. Quando riemerse con tutto il busto e rivelò uno sguardo amareggiato ma amichevole, i suoi buffi capelli erano spettinati e teneva in mano un pacchetto scarlatto incartato in fretta e intrappolato da un nastro color pervinca.
“E quello che cos'è?” domandò Harry avvicinandosi al giaciglio di Ron.
“Uhm? È per te. È un nuovo paio di occhiali” disse Ron distratto.
“E perché me l’hai detto?”
“Perché me l’hai chiesto. Andiamo, secondo te ti rovino la sorpresa?”
“Non dovevi farmi nessun regalo” cominciò Harry.
“Lo so, ma credi che questo faccia la minima differenza? Comunque è solo un pensierino. Dai, zitto e strappa la carta. Ah, a proposito: questo non è il solo pacchetto che dovrai scartare oggi, ma immagino lo sapessi già… Andiamo, ammettilo che ci dici sempre di non farti regali perché così te li facciamo più volentieri. Tu adori ricevere regali”.
Harry scosse la testa rinunciatario e con un sorriso afferrò il cubo bitorzoluto che Ron gli passò. Sotto la carta scoprì un cofanetto di legno indaco dai bordi dorati; Harry lo aprì con sguardo interrogativo e dentro trovò un paio di cilindri schiacciati di vetro trasparente, poggiati sul fondo della scatola foderata di raso.
Il mago allora lanciò un’occhiata sospettosa all’amico e con cautela prese fra due polpastrelli uno di quelli che sembravano obiettivi da cinepresa. Quando lo alzò per esaminarlo più accuratamente scoprì che anche il gemello si sollevava, come attratto dal primo da un equilibrato campo magnetico.
Harry afferrò anche l’altro oggettino, che brillò riflettendo un raggio del primo sole e li avvicinò entrambi agli occhi, cercando di indovinare a cosa mai potessero servire. Quando i cilindri furono abbastanza vicini, senza preavviso vibrarono e dopo una piccola capriola in aria, con uno schiocco si appiccicarono agli occhiali del mago.
Harry sobbalzò, sgranando gli occhi, mentre Ron se la rideva. I vetrini a quel punto cominciarono a scavarsi uno spazio al posto delle vecchie lenti; stridevano e si smussavano nella montatura metallica, spigionando polvere di vetro ovunque. Infine le lenti originarie saltarono e caddero a terra con un tonfo secco; quelle nuove, incastrate ben bene, calzavano a pennello il proprio scheletro, che all’istante fu percorso dalla magia e cambiò forma repentinamente: si allungò, si schiacciò, si ingrandì di nuovo e prese mille forme diverse prima di stabilizzarsi, poi, con un saltino, sul naso inerme di Harry ricaddero un paio di occhiali nuovi fiammanti.
“Cavolo, non è possibile!” esclamò Ron, fissando l’amico un po’ deluso e un po’ divertito.
Harry guardò con disappunto le lenti rotonde che giacevano sul pavimento e poi attorcigliò la vista per rivolgerla all’estraneo che gli si era piazzato sul viso, chiedendosi quanto il suo aspetto dovesse essere ridicolo per far ridere Ron in quel modo.
“Non volevi rovinarmi la sorpresa, eh?” fece sarcastico.
“Credimi, più sorpreso di così si muore! be’ non in senso letterale perché… comunque hai capito”.
L'attenzione di Ron ricadde per caso sulla sua mano fasciata; la guardò con apprensione.
“... perché non ti guardi allo specchio e mi dici cosa ne pensi? Così almeno smetti di fare quella faccia da Troll” gli suggerì Ron, intento a srotolare le bende.
Harry si tolse gli occhiali per vedere che cosa ne fosse stato di loro e con sua sorpresa rinnovata e conforto scoprì di avere fra le mani un paio di occhiali identici a quelli che a Dudley piaceva tanto spaccare quando lo prendeva a botte da bambino.
“Ma sono uguali ai miei vecchi occhiali” osservò Harry, confuso. La sola differenza che notò infatti fu che la montatura era appena più spessa e lucente, come fosse nuova.
“Lo so. Sono lenti per Occhiali su Misura e diventano il paio ideale per chi le porta. Sai: gradazione, forma, colore… speravo che riuscissero a rimediare, ma evidentemente neanche loro possono fare miracoli qui”. Ron sbuffò in una risata, seguita a ruota da un’amichevole spintonata di Harry che lo fece traballare e ricadere sul letto.
Ron per tutta risposta lo respinse con un calcio a molla e aggiunse gioviale: “Ah, c’è un’altra cosa che fanno quegli aggeggi: quando succede qualcosa di importante o emozionate, ma anche se glielo ordini e basta, scattano una foto”.
“Sul serio? Forte”.
Harry non finiva mai di stupirsi delle stravaganze del mondo magico, che pure credeva di conoscere bene a quel punto. Si avvicinò allo specchio opaco che si trovava accanto al letto di Ron e constatò che non stava niente male e che anche se la differenza tra il prima e il dopo era quasi impercettibile, quei nuovi occhiali gli davano un'aria più sicura e brillante, meno trasandata. Riguardo alla cosa delle foto non era troppo entusiasta perché il fatto che i suoi occhiali potessero cominciare a sfornare fotografie all'improvviso nei momenti meno opportuni lo inquietava un po', ma poteva sempre trovare un controincantesimo.
“Grazie, Ron” disse alla fine.
“Non c’è problema. Piuttosto… quand’è che potremo veramente dire addio a Draco Lombrico? Voglio dire: il processo di sua madre è andato a buon fine e Lucius non è più un nostro problema. Dice che suo padre ha trovato un'altra strada per salvarsi la pelle... Mah, chissà poi cosa sta tramando. E hai detto che il processo di Malfoy ci sarà l’estate prossima, dopo i M.A.G.O., no?”
Harry annuì ma non riuscì ad aprir bocca perché Ron aveva già ricominciato a sparlare di Malfoy. Sembrava essere diventato il suo unico scopo.
“... questa poi! Che senso ha far finire gli studi a un criminale che non è neanche minorenne?”
Harry abbassò lo sguardo con fare colpevole e ammise: “Ecco, veramente il Ministero lo stava cercando e non si sarebbero fatti troppi scrupoli a spedirlo ad Azkaban al più presto se lo avessero acciuffato, ma-”
Ma cosa?”
“Be’, durante il processo di Narcissa volevano estorcerle dove fossero suo marito e suo figlio. Lei non ha risposto, ma a quel punto si è aperta una discussione su Draco. C’era chi diceva che non dovevano esser fatti sconti per la sua giovane età e tutto il resto, altri invece la pensavano diversamente e dicevano che era necessario tener conto di tutte le attenuanti. Insomma un gran bel guazzabuglio. Infine in quattro e quattr’otto hanno deciso ogni cosa”
“Beh?”
Ron era nervoso e Harry avrebbe voluto condurre la conversazione in tutt’altra direzione, ma ormai non poteva più tirarsi indietro.
“Il Wizengamot ha deciso di rimandare il suo processo all’estate prossima: primo, perché sono a caccia di prede ben più pericolose e non hanno certo tempo da perdere, secondo, perché a loro avviso non ha commesso nessun reato concreto personalmente e terzo, perché credono sia sufficiente una severa rieducazione… quale posto migliore di Hogwarts?, hanno detto. Ah! Ci fossero stati loro tutti questi anni a Hogwarts con lui, la penserebbero diversamente!”
Ron sorrise appena a Harry, concordando in pieno; poi il secondo concluse: “La cosa che ha influito di più in questa loro decisione però è stato il fatto che, quando Voldemort e i suoi hanno impresso a Malfoy il Marchio Nero, lui aveva ancora sedici anni, perciò potevano averlo costretto a stare dalla loro parte... In ogni modo credo che anche il prossimo anno non saranno intransigenti con lui”.
Ron inarcò le sopracciglia e alzando gli occhi al cielo si lasciò cadere all’indietro sul materasso cigolante. Stizzosamente rassegnato alla perdita di quella magnifica soddisfazione che avrebbe ricevuto dall’incarcerazione di Malfoy, ripropose la prima domanda sottoforma di affermazione: “Quindi adesso possiamo mollarlo”
“Oggi dobbiamo riparlarne, ma immagino di sì. Se ne andrà domattina, forse”
“Forse” fece eco Ron con amarezza.

Hermione e Ginny si erano svegliate da poco e chiacchierando fra sé si stavano vestendo senza fretta.
“Hermione ma ti senti male?” chiese a un tratto Ginny, sbirciando l’amica da sopra le lenzuola.
“No-no, non è niente… penso sia solo una leggera emicrania”.
La strega si agganciò il primo bottone della camicetta a righe verticali bianche e celesti e poi proseguì con gli altri, dopodiché strusciò pesantemente una mano sulla fronte, serrando gli occhi per qualche istante.
“Divertita ieri sera?”
“M-hm”. Doveva pur rispondere qualcosa.
“Senti, ma… cos’è successo di preciso? All’uscita dalla discoteca Ron era sconvolto e ha blaterato qualcosa su, eh… te e Malfoy che pomiciavate!”
Hermione divenne violentemente rossa in volto e dissimulò un attacco di panico, rompendo la breve pausa di silenzio con un “Che cosa?!” strozzato in gola.
Ginny assunse un tono improvvisamente sospettoso: “Sì, Ron ha detto che non ti trovava in quel putiferio e che alla fine, quando ti ha vista, eri avvinghiata a Malfoy! Io e Harry abbiamo cercato di calmarlo, ma non ci ascoltava. Aveva una mano coperta di sangue perché aveva colpito uno specchio dalla rabbia e quindi l’ho accompagnato qui prima. Si è anche sentito male a un certo punto, e io l’ho rimproverato di brutto perché pensavo si fosse ubriacato… Harry non deve avervi detto niente per non dar peso a una stupidaggine imbarazzante, ma… Hermione, non sarà mica vero?”
La ragazza si sfilò l’elastico che le teneva su i capelli voluminosi, con noncuranza, si sedette afflitta sul bordo del letto ed emise un sospiro tenendo gli occhi bassi. Ginny la guardò e, quasi senza rendersene conto, incollò una mano sulla bocca socchiusa, disgustata.
“Ti prego, Ginny, non guardarmi in quel modo”
“Ma che cosa ti è saltato in mente?! E poi da quando ti dai all’alcol in questo modo?! Ma com’è successo? Sempre che tu riesca a ricordare qualcosa”.
Silenzio.
“Potresti degnarti di darmi una risposta, per favore?”
Hermione sollevò timidamente uno sguardo da cucciolo bastonato, che tuttavia non riuscì a muovere la sua amica a compassione.
“Io devo dirti una cosa” dichiarò Hermione, cupa.
L'altra piantò i palmi delle mani sui fianchi e rimase in ascolto della delucidazione.
“Da giorni non ci capisco più niente. Mi sento malissimo e sono così confusa! Io, io… oh, accidenti! ma perché Ronald è tuo fratello? Io credo di non… provare più gli stessi sentimenti per lui”.
Ginny non sembrava più adirata, ma pareva anzi condividere la pena di Hermione, pur detestando quello che lei aveva fatto.

“… questo perché mi sono innamorata di Draco”
Ginny ridusse la bocca a un puntino increspato e arricciò il naso con sguardo contrito, quasi avesse assaggiato una tisana di limone e rabarbaro con un pizzico di sale grosso.
“Eh?!” stridette poco dopo.
“Oh Ginny, non so cosa fare!” disse Hermione sull’orlo della disperazione.
Ginny si sentiva con le spalle al muro ed era infastidita dalla situazione critica in cui era stata coinvolta.
Se prima o poi in ogni amicizia arriva il momento in cui è necessario dimostrare la propria lealtà, costi quel che costi, Ginny fu sicura che quello fosse il suo.
“Quindi è vero…”
Silenzio.
Ginny espirò pesantemente, riprese fiato in fretta e andò avanti con tristezza: “Ma, ma com’è possibile? Tu hai sempre odiato Malfoy”
“Non lo so... d’un tratto riesco a vedere qualcosa di più, di diverso in lui. Non ho scordato cosa ha fatto in passato, ma penso che sia cambiato. Non dovrei dargli una seconda possibilità se è il mio cuore che ne ha bisogno? I suoi occhi hanno trafitto il mio cuore e non puoi negare che abbia un fisico decisamente dotato! Non hai idea di quanto mi costi dirti tutte queste cose, ma sei la mia migliore amica e dovevo dirlo almeno a te”.
Queste parole spiazzarono Ginny completamente, però la ragazza trovò il modo di rispondere: “Per me sei completamente uscita di cervello! Che Draco è fico lo sapevamo già, ma non ti bevi una boccetta di profumo francese solo perché ha un buon odore! Intendo dire che Malfoy è e sarà sempre un Mangiamorte, di fatto: viziato, arrogante, codardo, egoista! Cosa mai ci può trovare Hermione Granger, la nostra Hermione Granger in uno così?”
Hermione alzò gli occhi al cielo e sospirò per l’ennesima volta.
“Secondo me lui è molto più di tutto questo. Non penso sia unicamente sua la colpa per l’astio che addossa sempre a tutti, e per rispondere alla tua ultima domanda: be’ chimica, immagino”.
Ancora Hermione non era riuscita a darla a bere all’amica, nonostante i suoi occhi brillassero emozionati, oltretutto Ginny iniziava a sentirsi in colpa a sua volta, per aver nascosto a Ron che lei e Harry avevano fatto l’amore. Voleva con tutta se stessa interrompere quella sgradevole confidenza, possibilmente senza dover per forza scegliere se essere una buona amica o una buona sorella.
“Hermione”
“Cosa?”
“Hermione, sia ben chiaro: io credo che tu stia commettendo un grave errore! almeno per un milione di motivi. Non approvo e credo che, anche se spezzerai il cuore a Ron, la prima cosa che devi fare è dirgli la verità”
“La verità…” ripeté l’altra con sguardo perso nel vuoto e per la prima volta preoccupato sul serio.
“Sì!”
“Sì”.
Senza alcun preavviso Hermione scoppiò in lacrime e pianse a lungo, per motivi che solo lei, nel profondo, conosceva davvero.
Ginny le perdonò di essere umana e le concesse di commettere quell’errore a cui desiderava tanto andare incontro, fallito ogni tentativo di dissuasione; l’abbracciò e si fece promettere da Hermione che quella sera lei avrebbe parlato con Ron.

Quel pomeriggio l’aria era così densa di tensione e menzogne che per fenderla ci sarebbe voluto uno di quegli incantesimi potenti che soltanto Hermione conosceva, ma la strega aveva ben altri pensieri per la testa, e continuava a girare con violenza il cucchiaino nella tazza davanti a lei. Non voleva che il suo sguardo andasse a scorrazzare oltre la sua tazzina di tè, latte e zucchero, perché il suo ragazzo era seduto al tavolo proprio di fronte a lei e cercava di catturarlo con insistenza; Hermione voleva riuscire a passare quella giornata senza dovergli spiegare un bel niente, fino al momento cruciale. Doveva cercare anche di stare alla larga da Draco, finché lei non fosse stata libera.
Magari sarebbe stato lui ad accompagnarla in Australia, pensò, facendo seguire a ogni fantasia un sospiro inconfondibilmente fedifrago.
Ginny a un certo punto le lanciò un’occhiata glaciale, che la fece ricomporre.
“Allora, Harry, tesoro. Dai, scarta il mio regalo”
Era l'ultimo dei quattro che gli erano stati fatti.
Il mago osservò l’incarto stravagante per qualche istante: era un grosso cilindro con l’estremità superiore a forma di cupola, di un verde chiaro brillante - come i suoi occhi, ci tenne a precisare Ginny - pieno di fori dall’effetto specchiato grazie a un incantesimo ermeticamente strategico. Il pacco era tenuto chiuso da una cinghia centrale; Harry ne fece scattare la serratura e l’involucro si arrotolò subito su se stesso, ricadendo sul tavolo con eleganza, mentre dal punto da cui la carta era partita si udì uno schiocco acuto e prepotente che richiamò l'attenzione.
Il festeggiato poté vedere una gabbia di ferro color avorio, in cui un simpatico barbagianni fulvo era appostato irrequieto.
“Oh! È così carino, Ginny” esclamò Harry, mentre il volatile lo fissava piegando il capino, “grazie mille, amore!” concluse stringendo la sua ragazza a sé.
“Ti piace? Sapevo che ti mancava Edvige... e questo cosino era troppo dolce! E poi fa sempre comodo un postino, no?” chiese conferma Ginny senza la necessità di una vera risposta. Si diedero un bacio sulle labbra, guardandosi negli occhi in modo complice, e questo valse per un cospicuo mucchio di parole.
“Adesso devo trovargli un nome”
“Uh, uh! ci penso io! Allo-”
“No! non ti fidare di lei, Harry” intervenne Ron, “i nomi degli animali che battezza Ginny sono sempre stupidi e ridicoli”
“Io li definirei originali, a dire il vero. E comunque sono l’unica a cui vengono in mente”
“Io ti ho avvertito. Per quanto ne sappiamo il suo cervellino schizzato sta elaborando un nome tipo Barba-Danni, Ginry o roba del genere”
“Non è questo il punto, Ron: il barbagianni è di Harry e deve essere lui a scegliergli un nome... Aspetta un attimo! Ma certo: punto!” trillò Ginny, “Potresti chiamarlo Dot. È piccolo come un puntino, per ora, e non ha fatto altro che picchiettare la gabbia col becco: ho dovuto incantare la carta da regalo per non farti capire che era un chiassoso pennuto! allora, che ne dici di Dot?”
“… meglio del solito, te lo concedo” borbottò il fratello.
“Penso che sia perfetto” fece Harry.
Ron non era sicuro che parlassero ancora di barbagianni.
Hermione era infine riuscita a vuotare la sua tazza in silenzio; a quel punto Draco, che era stato per tutto il tempo a guardare la scena zitto zitto, seduto a un angolo estremo della tavola, si offrì: “Vuoi Un’altra tazza di tè, Hermione?”
Questa rabbrividì nel sentir pronunciare il suo nome da quelle labbra statuarie e divenne rossa come un peperone. Ron invece torse lentamente il collo per guardare in faccia Malfoy con un’espressione minacciosa ed intimidatoria, da cui il destinatario non fu spaventato minimamente perché non la vide mai: non distoglieva lo sguardo dalla ragazza del suo nemico.
La strega ne aveva fin sopra i capelli di tè, ma la sua lingua fu più veloce e le fece dire: “Ehm, sì, perché no?…”
Perché fai stare di schifo il tuo futuro ex ragazzo. Ecco perché, pensò Ginny triste, mentre guardava l’amica con fare accusatorio.
Draco piegò gli angoli della bocca verso l’alto, ghignando per quella nuova piccola vittoria, diede le spalle sia a Weasley che a Granger ed avanzò di qualche passo verso la cucina, dove recuperò la teiera, mezza prosciugata del liquido scuro, ancora caldo. Il mago diede un fugace sguardo dietro di sé, per controllare che nessuno lo stesse osservando, e nella tazza aggiunse il contenuto perlaceo di una boccetta che aveva estratto dal mantello.
“Ci metti parecchio eh, serpe?”
A Draco si raggelò il sangue. Lenticchia era dietro la sua schiena, furente.
Ron parlò a denti stretti, calmo ma tremando per la rabbia: “Non so cosa tu abbia intenzione di fare, ma sta’ attento, Malfoy”
Allora non l’aveva visto, era entrato nella stanza un secondo troppo tardi e quella era semplice, pura gelosia.
Perfetto.
Draco sentì il proprio cuore esultare e profondamente compiaciuto, disse: “Stavo solo scaldando il tè: si era freddato. Non pensavo fosse un reato”
“Forse questo no, ma anche lo fosse, ti faresti scrupoli?”
“Dove vuoi arrivare, Weasley?”
Ron sorrise con sarcasmo, si avvicinò a Draco e gli confidò con voce sorda, scandendo ogni sillaba determinato: “Sta’ alla larga da lei
Poi, senza più ricordare alcunché di come si fosse convinto della falsità del bacio che aveva creduto di vedere la sera prima, con un braccio scaraventò a terra tutti i cocci del servizio da tè in un solo colpo e si sentì un rumore assordante di porcellana rotta in tutta la casa.
Harry, Ginny e Hermione accorsero da quella parte, fissando prima entrambi i litiganti, poi il pavimento e ancora Draco e Ron.
“Ma che diavolo succede qui?” gridò Ginny, sovrastando il brusio avvelenato dei due.
Malfoy fece finta di non aver sentito; Ron finalmente riuscì a incontrare gli occhi di Hermione: erano imbarazzati e fugaci. Il ragazzo prese le mani della strega e tentò di portarla via con sé, in un posto meno affollato e ostile, ma lei non si mosse e lo guardò quasi indispettita.
Ron era talmente concentrato sullo sguardo della sua ragazza che praticamente non sbatteva le ciglia; l’afferrò per le spalle implorandola: “Cosa ti succede, Hermione?! Ti prego, dimmelo!”
La ragazza rimase in silenzio mentre Ron la scrollava con veemenza.
Gli occhi di Hermione erano statici e privi di ogni calore; la strega sbatté le palpebre e come un Infero, che esegue gli ordini altrui pur essendo morto, lentamente sollevò un braccio e sganciò il braccialetto che portava a un polso sottile. Lo porse a Ron, gelida.
Lui lasciò subito la presa e cadde in ginocchio, quasi come se tutti i suoi muscoli si fossero dileguati: quello era il regalo che lui aveva fatto a Hermione per il loro primo mese insieme.
Hermione lasciò cadere il bracciale fra le dita di Ron e se ne andò dalla stanza senza dire nulla.
Ginny era su tutte le furie e la rincorse per avere delle valide spiegazioni, subito anche Draco uscì, con passo flemmatico. Harry era esterrefatto: non aveva mai visto Hermione comportarsi in un modo tanto strano e incomprensibile.
“Era vero. Ha baciato Malfoy…”
Harry si accovacciò per terra, all’altezza dell’amico, cercando di pensare a un modo per non aggravare la situazione, se non per confortarlo (cosa che sembrava impossibile in effetti). Ora non poteva che credere alla storia fra Draco e Hermione e gli dispiaceva di non aver dato fiducia a Ron fin da subito.
“Mi dispiace, Ron”.
Questo era scioccato e provava tristezza, rabbia, rimpianto.
“Meglio che te ne vai, Harry. Scusa, ma voglio stare da solo” sillabò, rimirando il serpentello di corda colorata e dai piccoli ciondoli pieni di significati caduti, che giaceva sul palmo della sua mano sana.
“Come vuoi”
Harry si tirò su, diede una morbida pacca sulla spalla dell’amico e se ne andò agitando la bacchetta per rimediare al disastro che Ron aveva combinato con il servizio da tè. Quando fu nell’altra stanza Harry però sentì un nuovo scroscio agghiacciante e seppe che il suo incantesimo era stato di troppo.
Ron era rimasto solo.
Restò immobile per una buona mezzora, che a lui sembrò durare una vita intera: cercava di ricostruire il puzzle raffigurante una nebbia fitta e impenetrabile.
Non riusciva a credere che fra lui e Hermione fosse finita.
Con smarrimento sentì passi concitati gettarsi giù dalle scale per raggiungere lui, che si sentiva come un fantoccio inanimato, ormai assimilato con il resto della casa: non aspettava che la visita della muffa, di nessun altro.
Erano Harry e Ginny di ritorno.
Quanto tempo..., pensò.
Poi il suo stato confusionale sprofondò ancora più in basso perché vide le loro facce esaltate. Ron si alzò dalla sedia, nella sala da pranzo, dove si era ritrovato dopo un po’, senza un perché.
“Che c’è?”
Ginny con uno sguardo chiese il consenso a Harry di parlare, poi si avvicinò di un passo a suo fratello e gli annunciò con quanto più tatto poté: “Ron, ecco… io e Harry crediamo che Hermione non sia in sé-”
“Grazie ragazzi, ma è inutile. Non-”
“Aspetta, lasciami parlare” gli intimò Ginny con insolita dolcezza. “… secondo noi Malfoy le ha fatto bere un filtro d’amore”.
Ron guardò i due come assalito da un’ovvia consapevolezza, che per cecità non aveva potuto vedere prima.
“Hermione” sussurrò Ron, fra sé.
“Non siamo sicuri, ma è molto probabile. Si comporta in modo così strano…” disse Harry.
“Io sì. Me ne accorgo soltanto adesso, ma lo so per certo, è così”.
Ron rivide davanti ai propri occhi la scena del tè e ricollegò tutto.
“Cosa vuol dire che lo sai per certo?”
“Dov'è Hermione?” bisbigliò Ron con terrore nella voce.
Harry e Ginny si guardarono l'un l'altra senza poter dare una risposta.
Ron si fece spazio trai due con uno scatto impetuoso e maldestro.
“No, ASPETTA”.
Il ragazzo non li ascoltava più, correva per i corridoi della Stamberga Strillante, spalancando ogni porta al suo passaggio.
“HERMIONE?!”
Quella maledetta casa era enorme. Dovette fare le scale più di una volta e ripassare dagli stessi corridoi, fuggendo dal dolore che le aveva inflitto la sua ex involontariamente, mentre inseguiva quella vivida speranza di riaverla, col sangue che gli pulsava velocissimo nelle vene.
Quando il mago arrivò alla porta che avevano sigillato (la camera dei delitti), deglutì e disse col cuore in gola: “Alohomora”.
Dietro alla porta c'era una stanza molto diversa da come l'aveva vista l'ultima volta: c'erano un letto a una piazza e mezza, un tappeto sbiadito, un comodino a cui mancava un cassetto ed era stata fornita di un armadio a muro perfino, come se l'intera mobilia di un'altra camera fosse stata trasferita lì direttamente.
Ron trovò Hermione.
La strega era in reggiseno e jeans, stava pomiciando con quel demone travestito da mago, mentre gli sfilava la camicia sganciata.
Draco vide Ron e con spavento respinse la ragazza sgarbatamente, precipitandosi ad afferrare la propria bacchetta.
Stupeficium!” gridò Ron prima che Draco potesse raggiungerla.
“Aaarg!”
Hermione incominciò a rivestirsi in fretta, imbarazzata, e dopo aver controllato che Draco stesse bene nonostante il colpo, si precipitò da Ron, furente.
“Come osi?! Lasciaci in pace!” inveì contro di lui.
“Ron! Sei qui?” lo chiamarono Harry e Ginny.
I due fecero capolino e si resero conto di quello che stava succedendo, perciò non fiatarono oltre.
Draco si riprese barcollando e disse con odio: “Weasley, perché te la rifai con me? è stata la tua cara Granger, qui, a fare tutto, sai?”
“Bugiardo! le hai dato un filtro d'amore”
“Io? a quella? così sì che mi offendete, vostra maestà. In quanto a bugie, poi, direi che qualcun altro è anche meglio di me”. Draco fissò Harry e Ginny, compiaciuto, mentre dietro la schiena impugnava la propria bacchetta.
“Già, proprio così, Weasleyuccio, nessuno ritiene saggio dirti la verità. Lo sapevi che il tuo miglior amico e tua sorella hanno fatto sesso senza dirti un fico secco?”
Ron si voltò verso la coppia che occludeva la soglia della porta e Draco approfittò di quell’attimo di distrazione per disarmare il suo nemico: “Expelliarmus!”
La bacchetta di salice di Ron gli sgusciò via dalla mano e attraversò la stanza fino al comodino.
Il mago era completamente vulnerabile, ma senza perder tempo si avventò su Draco a mani nude, gli sferrò un pugno con la mano già piena di piccoli tagli, tenendo fermo il braccio con cui reggeva la bacchetta. Lo lasciò cadere a terra stordito.
“Harry?” lo implorò poi, senza chiedere un supporto bellico, quanto più morale.
“Mi dispiace…”
Il cuore di Ron ebbe un singhiozzo e sembrò essere deluso, umiliato, escluso.
“Ron-” si attentò Ginny, guardando Hermione con un'aria assassina, dato che si era fidata di lei, mentre la sua amica era andata a spifferare tutto a Draco Malfoy.
No”.
Naturalmente la rabbia e il dolore per quello che non gli avevano detto non poté che passare in secondo piano, ma lo fecero incupire ancora di più e con due spiragli per occhi e a testa bassa, si preparò ad affrontare il male maggiore.
“Harry, Ginny, portatela via di qui!” ordinò ai due, accennando a Hermione, “SUBITO!”
Hermione strillò, ma Harry e Ginny la trattennero dall’avventarsi su Ron e la trassero via di peso, mentre si divincolava.
Ron si voltò dall'altra parte, ma prima che potesse rendersene conto, Draco gli piantò una ginocchiata nelle palle e lui si accasciò a terra senza fiato. Il naso di Draco si era spaccato e perdeva molto sangue; il ragazzo strinse i denti e si sistemò il setto nasale, mugolando e imprecando.
Nella confusione del momento non si era reso conto che il suo sfidante non si trovava più ai suoi piedi: era ancora piegato in due dolorante, ma si era trascinato dall’altro lato della camera ed aveva la bacchetta in mano. Draco rimase perplesso per un attimo perché Ron non lo colpiva, tenendo la propria arma puntata verso il vuoto; serrò la presa sulla propria bacchetta e lo schiantò. Il suo avversario cadde a pancia un giù.
Era davvero faticosa una battaglia magica in un luogo così circoscritto: si sarebbero uccisi a vicenda nel giro di venti minuti al massimo, sempre che non avessero preso scorciatoie proibite.
Ron tossì e con la bacchetta a mezz’aria aspettò che il suo incantesimo segreto fosse ultimato.
Un attimo dopo un mucchio di schegge di affilata ceramica apparvero dalla cucina nel corridoio, all’entrata della camera da letto devastata. Ron con le narici dilatate e la bocca contratta bisbigliò: “Oppugno” e rivolse la punta della sua bacchetta verso il volto pallido di Draco.
Questo vide una truppa compatta di lame di porcellana dirigersi dritte verso di lui. Draco tentò di scansarsi, arrancò all'indietro inciampando, ma una parte di quelle gli procurò comunque tagli profondi a una spalla. Il mago schizzò fuori dalla stanza e corse via per scappare dai suoi assalitori, tentando di farsi scudo con le braccia e con i lembi della camicia.
Ron lo seguì, con passo lento, dandogli un po' di vantaggio suo malgrado. Poco dopo oltrepassò un angolo e si trovò davanti a Draco, appoggiato con le braccia tese a un tavolo, la camicia bianca sbrindellata e macchiata in più punti di un rosso acceso che si espandeva sempre di più. Questo trovò il modo di fermare i cocci acuminati del servizio da tè, borbottando qualcosa con la bacchetta che alzò a fatica.
Malfoy mostrò il proprio volto graffiato e assetato di vendetta da sotto i ciuffi sudati di capelli chiari che gli ricadevano a mazzetti sugli occhi, e rantolò: “Crucio!”
Ron riuscì a schivare la maledizione per un pelo e Draco subito eseguì un potente incantesimo mentale con una mossa veloce e ampia delle braccia e scaraventò l'altro contro una finestra, che si frantumò in mille pezzi, e che lui attraversò ricadendo a terra con un atterraggio pesante.
Il barbagianni di Harry cominciò a frullare con le ali e a far schioccare il becco; Harry, Ginny e Hermione erano apparsi nel salotto e Draco, vedendo che Ron si stava risollevando, premette il Marchio Nero sul suo braccio sinistro.
NO!”
Malfoy uscì dall’ingresso principale e raggiunse il mago che aveva atterrato.
A quel punti si sentirono un insieme di rumori nefasti: grida, boati e urla, tutto mescolato insieme. I Mangiamorte erano arrivati.
Da quel momento la confusione fu tale che i cinque ragazzi, tutti accorsi fuori, non capirono più niente. Ron vide una squadra di Dissennatori avanzare da quella parte e Mangiamorte che scappavano in ogni direzione e si smaterializzavano. Alcuni vennero presi. Harry, Ginny e Ron, che si era rotto qualche ossa si trovarono casualmente fuori portata, ma nel trambusto generale, con alcuni dei Mangiamorte, insieme a Draco, venne portata via anche Hermione.
  
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