Salve a tutti! ^^
Ieri sera non riuscivo a prendere sonno e mi è venuta da scrivere questa
piccola one-shot su Robert e Kristen… immaginando l’ansia
di Rob per la nascita di un primo figlio. xD tranquilli! Stavolta è a lieto fine! ^_^
Spero vi piaccia! xD
La dedico a…
Vabbè…alla persona che mi ha
quasi costretto a scriverla! xD
Lei sa bene chi è…. Muhamuha
Buona lettura! xD
Un arrivo..movimentato
POV Rob
“Calma
tesoro, andrà tutto bene”.
Ripeterlo continuamente non cambiava per niente le cose. Ma come
era possibile?
Un minuto fa eravamo stesi sul divano abbracciati, con la mia
mano che le carezzava dolcemente il pancione e un minuto dopo eccoci lì, in una
camera d’ospedale.
A quanto pare il nostro caso non era così urgente quanto gli
altri, le contrazioni erano ancora troppo regolari, ancora troppo lontane le
une dalle altre e avevano pensato bene di metterci in lista.
Ma era troppo presto. Non ero pronto. Mancava ancora una
settimana, era stata anche fissata la data, era tutto stabilito. Incredibile.
Avevo avuto nove mesi per prepararmi ma sembrava che avessi dovuto fare tutto
in quell’ultima settimana.
“Kris
amore, ma sei sicura?” le chiesi prudente carezzandole
il pancione che emergeva da sotto le lenzuola.
Non era la prima volta che aveva le contrazioni. Diverse volte
eravamo finiti in ospedale e a niente serviva dirle che era troppo presto.
Puntualmente prendevo il borsone già pronto. Quando dopo i primi
tre falsi allarmi capii che saremmo andati avanti per le lunghe pensai bene di
non rimuovere più le cose e di tenerlo sempre a portata di mano. Era del tutto
inutile convincerla che forse si sbagliava, che non era il momento; sembrava
ogni volta più convinta e ogni volta invece era un buco nell’acqua. A una settimana dal parto era normale che avesse delle
forti contrazioni ma non potevo non pensare che si trattasse dell’ennesimo falso allarme.
“Rob…” ringhiò. “Non sono mai stata più
sicura di qualcosa in tutta la mia vita!”
“Ma
l’hai detto anche le ultime cinque volte..” dissi con voce soffiata ma vidi i suoi occhi fulminarmi e
cercai di tirarmi tutto dentro.
“Questa
volta è vero!” soffiò tra i denti stringendo più forte
la mia mano.
“E
anche questo l’hai detto..”.
Accidenti, quando imparavo a stare zitto?!
Non so cosa la trattenne ma si limitò semplicemente a lasciare
andare leggermente la presa mentre la contrazione passava e io mi godevo i
dieci minuti che mi separavano dall’altra.
Cambiò improvvisamente umore e divenne di nuovo la mia dolce e
tenera Kristen.
“Mi
dispiace amore..” mormorò frignando un po’. “So
che non era la serata che avevamo programmato..”
In effetti, da pizza e DVD eravamo passati a ospedale e
contrazioni. Ancora cercavo di convincermi che era troppo presto, ancora mi
dicevo che era un ennesimo falso allarme, ma come potevo negare la realtà dopo
aver visto la pozza d’acqua che le si era formata ai
piedi tre ore prima? Cosa mi aspettavo? Che le rimettessero un po’ di liquido in corpo e dicessero
di tornare tra una settimana?!
Apri
gli occhi Rob! Stai per diventare padre.
Io. Stavo per diventare padre, ma non ero pronto. Non sapevo
cosa avrei dovuto fare. Nei miei ventisei anni nessuno mi aveva mai spiegato
come cambiare un pannolino, a che temperatura scaldare il latte o quante volte
dare da mangiare a un neonato. Avrei dovuto recuperare tutto e pensavo di avere
ancora una settimana di tempo, ma non era così. Il tempo era finito, poche ore
ancora e avrei dovuto affrontare la realtà.
Cercai di concentrarmi su Kris.
“Tranquilla
amore, non è mica colpa tua..”.
Il suo viso si calmò rilassandosi un po’. Ma vedevo che era preoccupata.
“Cos’hai?” chiese notando evidentemente
il grande punto interrogativo che avevo in faccia.
Qualunque cosa avessi detto sarei andato incontro alla mia
morte. “Io? Niente perché?!”
“Rob,
ti conosco. Ti prego, non dire che non c’è niente
altrimenti mi viene una crisi..” mi minacciò.
Non potei fare a meno di rivelarle come mi sentivo. “E’ che…non
lo so Kris. D’un tratto mi sembra troppo presto”.
Un sguardo terrorizzato apparve sul suo volto. “T-tu…non lo v-vuoi più?” chiese mentre sentivo la sua voce tremare e pronta a
scoppiare in singhiozzi.
Mi affrettai a calmarla prima che succedesse l’inevitabile.
“Ma no tesoro! Che dici?! Certo che lo voglio!” esclamai quasi urlando e tornò a poggiare la testa sul
cuscino rilassandosi un po’. “E’ solo che ..non credo di essere
pronto. Ho paura Kris. Ho paura di non sapere come prenderlo in braccio, come
calmarlo quando piangerà tutte le notti, come fargli il bagnetto.. Io non so
niente di tutto ciò. Ho paura di non riuscire ad essere un buon padre”. Ammisi a testa bassa.
“Rob..” sussurrò portandomi una mano sotto il mento e
costringendomi a guardarla negli occhi. “E secondo
te..io mi sento pronta? Io..sono…terrorizzata. Tra poco
diventerò madre e non ho la minima idea di cosa fare..”
sussurrò mentre le si inumidivano gli occhi.
Solo allora mi resi conto di come doveva sentirsi Kristen. Lei
che aveva portato quella creatura per nove mesi, lei che aveva aspettato tre
settimane a dirmelo per paura che la prendessi male, lei che aveva creduto che
volessi sposarla solo perché era incinta. Come sempre ero stato il solito
egoista e non avevo pensato a lei.
“Ma..io
so che ho te..e che..insieme ce la faremo” bisbigliò. “Giusto?”
“Certo
amore mio” dissi sicuro confortato dalle sue parole.
Insieme, ce l’avremmo fata. Insieme avremmo potuto
affrontare tutto. Avevamo affrontato la Summit, avevamo affrontato i paparazzi,
avevamo affrontato le voci, le liti, la stampa, i giornalisti opprimenti, la
distanza. Avremmo affrontato anche questo.
“Insieme..” dissi infine dandole un bacio sulla fronte e offrendole di
nuovo la mia mano.
L’afferrò veloce e gemendo di dolore per
la contrazione riprese a stringerla forte, facendo male anche a me.
“Ok..” gemetti. “Guarda l’orsacchiotto..” le suggerii puntando il peluche che stava sul tavolino
proprio di fronte a lei. “Concentrati sull’orsacchiotto. Inspira ed
espira..”. riuscivo a parlare a fatica per la stretta
che continuava a essere sempre più forte. “Guarda l’orsacchiotto, come abbiamo fatto al corso ricordi?..non
distrarti..e il dolore passerà..” continuai mentre
respiravo affannosamente insieme a lei.
D’un tratto si voltò verso di me, portò
anche l’altra mano su quella che stringeva la mia e
iniziò a stringere con tutta la forza che aveva, fremente.
“Il
dolore…” disse tra i denti affondando le unghie nella
mia pelle. “Guarda l’orsacchiotto
mentre provi questo dolore. Coraggio! Prova!”. Sbarrai
gli occhi dal dolore e non riuscivo più a sentire la mano.
“Avanti!
Prova! Vediamo se aiuta!” ringhiò in fine con rabbia e
mi lasciò finalmente andare gettando la testa sul cuscino.
Allargai le dita stringendo la mano in un pugno per cercare di
darle vitalità mentre una leggera lacrima di dolore si formò sull’occhio.
“E
non fare il piagnone ora..” sbuffò seccata.
“Non
sto piangendo” mentii.
“Si
invece!”
“Scusa
volevo solo essere d’aiuto..”
“Ah
si?! Vuoi essere d’aiuto? Allora perché non vai a
cercare qualcuno!?”
Calma
Rob! Sono solo gli ormoni. Stai calmo.
D’un tratto come ad esaudire le sue
preghiere la porta si aprì e finalmente apparve un medico in camice bianco.
“Oh
grazie al cielo!” sospirò Kristen.
“Allora
come andiamo qui?” chiese il dottore.
Kristen non lasciò andare la sua punta di acidità. “Come crede che andiamo?! Sto qui da tre ore e ancora niente!”
“Mi
spiace, in effetti il travaglio è molto lungo..”
“Oh,
ma davvero? Non me ne ero accorta..”.
“Proporrei
di procedere con un cesareo..”
Kristen sbarrò gli occhi e il suo sguardo divenne una maschera
di terrore. “P-perché? C’è forse qualche problema? Il bambino sta bene?”
“Nessun
problema, è solo che il bambino è podalico.”
“Ma,
non è un problema vero?” chiesi subito io in ansia.
“No..
non è un problema. Ma la dilatazione non è ancora buona e rischiamo di andare
per le lunghe”.
“Non
voglio fare il cesareo!” urlò subito Kris presa dal
panico.
“Tesoro,
stai calma. Avevamo comunque prenotato il cesareo solo che avremmo dovuto farlo
tra una settimana..”
Non capivo qual era il problema. Perché tutto a un tratto aveva
cambiato idea?
Alzò un po’ il
busto dal lettino afferrandomi per il camice che mi era stato dato e portando i
miei occhi a due centimetri dai suoi.
“E
invece io e il bambino abbiamo cambiato idea!” ruggì. “Non voglio il cesareo..” sussurrò.
“Amore,
lasciami..” bisbigliai sotto voce tornando a guardare
il medico in cerca di pietà.
“So
cosa è meglio per me e per il bambino, e non voglio il cesareo!” ripeté di nuovo in modo serio e categorico.
Il medico riprese a parlare. “Secondo la
mia opinione sarebbe più opportuno..”
“Allora
voglio una seconda opinione” lo interruppe Kristen
prima che potesse finire.
“Amore..non
credo sia il caso di..”
“Conosco
il mio corpo! Le contrazioni stanno diminuendo. Ce la posso fare!” riprese minacciosa. Non potei controbattere più niente.
“Bene,
vedrò quello che posso fare..” disse il dottore per poi
sparire dietro la porta.
“Come
ti senti?” chiesi sedendomi sul letto accanto e lei.
“Come
credi che mi senta? Ho le contrazioni ogni otto minuti, sono chiusa qua dentro
da più di tre ore senza che nessuno mi dia qualcosa per calmare il dolore e
quando finalmente qualcuno si ricorda di noi vuole che faccia un cesareo..”. era impossibile decifrare il tono della sua voce.
“Kris
il dottore stava solo cercando di essere professionale e di dare un parere
clinico”.
“Sei
dalla sua parte?” chiese sorpresa e delusa.
Stava davvero male.
“Kris
non essere ridicola, non sto dalla parte di nessuno, stavo solo dicendo che..”
“Rob…amore…ti amo. Ma ti prego, chiudi il
becco!”.
“D’accordo..” sbuffai leggermente. “L’importante è che tu stia..”
“Se
mi dici di nuovo che devo stare calma giuro che prendo quel diavolo di
orsacchiotto e te lo sbatto in faccia!”
Non sapevo più cosa rispondere. Ogni cosa sarebbe stata
sbagliata.
“Anzi,
sai che ti dico? Visto che ti stai tanto annoiando, perché non vai a farti un
giro?!”
“Kristen
ma che dici?! Non mi sto annoiando..” ribattei
avvicinandomi a lei.
“Vai
Rob!” urlò piena di rabbia.
Da dove veniva tutto quel nervosismo? Quella rabbia? Per quanto
cercassi di capirla non avrei mai potuto mettermi nei suoi panni, non avrei mai
capito cosa si provava, il dolore, la paura, gli ormoni. Non l’avrei
mai capito perciò decisi di assecondarla.
“D’accordo. Vado..in bagno e torno subito”.
Non rispose ma la sentii sbuffare mentre uscivo dalla stanza.
Presi a camminare nervosamente per il corridoio, sentendomi
impotente. Possibile che non ci fosse niente che potessi fare per farla stare
meglio? o almeno per sentirmi meno
inutile. Strinsi i pugni. Dovevo fare qualcosa, non ce la facevo più a stare
inerme senza far niente. dovevo fare qualcosa.
“Eccomi!” dissi prudente entrando di nuovo in stanza.
“Amore
sei qui..” disse piagnucolando e allungando una mano
per afferrare la mia. Gliela strinsi subito.
Incredibile. Aveva di nuovo cambiato umore.
“Si
sono qui..”. sorrisi baciandole la mano.
“Mi
sei mancato..scusa per prima..” sussurrò con un groppo
in gola.
“Non
importa” dissi di nuovo sorridendo e avvicinandomi per
darle un tenero bacio sulle labbra, ma prima che potessi toccarle la sentii
annusare qualcosa.
“Ma..ma
questo..ma questa è cioccolata alle nocciole!”
Aja! Beccato.
“Ehm..”
“Credevo
fossi andato in bagno!”
Accidenti! “Ci sono andato infatti...poi
ho visto un distributore…”
“Non
posso crederci! Io sto qui in preda alle contrazioni e tu invece mangi la
cioccolata alle nocciole”.
Fui salvato giusto in tempo dalla porta che si apriva e dal
nuovo medico che entrò con una cartellina in mano.
“Dr
Troy!” mi avvicinai a lui stringendogli la mano.
“Signor
Pattinson! Come andiamo? Passato il capogiro?”
“Oh
si si! È stata questione di poco..”
“La
capisco, fa questo effetto a molti quando si dona il sangue.. Pensi che io la
prima volta sono svenuto” disse ridendo e io insieme a
lui.
“Salve!
C’è qualcuno?! C’è una donna in
travaglio qui!” Kristen richiamò subito la nostra
attenzione. “Che succede? Che sangue? C’è forse qualche problema?”
Fui subito da lei e l’afferrai la mano. “No amore, nessun problema. Io mi sentivo inutile a stare qui
senza poter fare niente e il dottore mi ha consigliato di donare il sangue per
sentirmi meglio..”
“Oh..” disse lei rilassandosi un po’ e stringendo la mia mano. Sempre più forte.
Un’altra contrazione.
“Mi
impegnerò a farla partorire naturalmente, se collabora ovviamente..”
“Certo!
tutto quello che vuole! Grazie a Dio!” disse Kristen
continuando a stringere la mia mano.
“Perfetto!
Allora si rilassi. È un po’
presto per l’epidurale, ma vuole qualcosa per il
dolore?”
“SI!” urlai dolorante insieme a lei sotto la stretta
insopportabile della sua mano.
“Ninna nanna, ninna oh. Questo bimbo a chi lo do…
Lo
darò all’uomo nero… che lo tiene un anno intero…
Lo
darò alla befana…che lo tiene una settimana..
Lo
darò al lupo blu..che lo tiene ancora di più..”
Seduto sullo sgabello la sentivo sbiascicare quella canzone con
tono cadenzato e decisamente fuori tonalità muovendo la testa a destra e a
sinistra ad ogni strofa e gesticolando vistosamente con le mani.
Ero interdetto. Mi faceva uno strano effetto vederla così, come
se si fosse appena fumata una canna. Era in ecstasy. Forse la morfina non era
stata una buona idea. Se non altro però il dolore le era passato. Erano le
quattro del mattino, erano passate più di sei ore dalla rottura delle acque e
il bambino ancora non voleva saperne di uscire.
“Certo
però…che genitori crudeli questi..”
iniziò a parlare in modo contorto corrugando la fronte e imbronciando le labbra
mentre io sospiravo di pazienza e comprensione. “Insomma
l’uomo nero, la befana… tanto
che gli fa schifo loro figlio?!”.
Eppure era estremamente comica in quella situazione e non potei
fare a meno di sorridere.
“Quando
Michael sarà nato, voglio che noi cantiamo cose più felici..”
“Certo
amore” dissi sorridendo prima di concentrarmi su un
particolare della frase che mi era sfuggito.
“Aspetta,
Michael?!”. Il solo nome mi faceva rivoltare lo
stomaco.
“Mi
piace Michael..” continuò nel suo mondo fatto di stelle
e… chissà che altro vedeva. Chissà se mi capiva.
“Credevo
avessimo deciso per William..”
“Troppo
inglese..”. Allora mi capiva. Era evidente che l’effetto dell’antidolorifico
cominciava ad esaurirsi. “Michael è molto più alla mano..”
“Kristen
ti prego dimmi che è uno scherzo” risposi serio.
Il suo viso serio si aprì in un sorriso smagliante. “Haha, dovresti vedere la tua
faccia amore! Haha! Ovvio che scherzo! Non potrei mai
chiamare mio figlio col nome di quel pezzo di..”
Un’improvvisa contrazione le face urlare
di dolore e piegare su se stessa e le impedì di finire la frase. Accettò subito
la mano che le offrii e la strinse forte. Ma potevo sopportarlo. Vederla così
mi stringeva il cuore e soffrire insieme a lei era l’unico
modo che aveva per sentirmi utile.
Si calmò, ma passarono pochissimi minuti prima che avesse un’altra contrazione, e poi un’altra e
un’altra ancora.
“Rob!
Chiama qualcuno!”
Non me lo feci ripetere due volte e subito il medico e due
infermieri furono da noi.
“Iniziamo!” disse il Dr Troy alzando il lenzuolo e le gambe di Kristen.
Non potevo guardare e mi concentrai sul suo viso, quando un Beep
più assordante e più veloce del precedente prese a suonare forte.
“Che
succede?” chiedemmo io e Kristen allarmati.
“Il
bambino non è in posizione…devo ruotarlo prima..”
Non capivo il senso di quelle parole. “Che..
significa?”
Kristen invece aveva capito. “Che..deve…ruotarlo..”
“Si,
ma come..?”
“Non
guardare!” mi disse semplicemente e feci come mi disse
voltando la testa.
“Bene
Kristen! ora ho bisogno che spinga!” esclamò.
Il mio amore prese a stringermi la mano e guardavo il suo viso
pieno delle rughe che le si creavano per lo sforzo.
“Forza
amore..” la incoraggiai.
“Un
ultimo sforzo!”
Spinse ancora diverse volte, sentivo che tutte le sue forze si
concentravano sulla mia mano e fui felice di esserle vicino almeno in quel
modo.
“Vuole
tagliare il cordone?” mi chiese l’infermiera.
“C-come?”
“Alcuni
padri lo vogliono fare..” disse ovvia.
Oddio! Ma come si fa! “Ehm no grazie,
sto bene qui!” risposi semplicemente continuando ad
accarezzare la fronte di Kris.
Infine con un ultimo grido disperato e liberatorio, un nuovo
suono invase la stanza. Un pianto.
Allungai la testa per vedere da dietro il lenzuolo ma l’avevano già preso e avvolto in una copertina.
“Rob..” sussurrò Kristen stremata.
“E’ bellissimo” le sussurrai baciandole
la fronte imperlata di sudore. “Sei stata bravissima
amore mio!”
“Come
sta?” chiese Kristen cercando di farsi sentire.
Restammo qualche secondo in attesa mentre il pianto continuava a
invadere la stanza.
“Sta
bene?” chiesi d’un tratto in
apprensione.
“Si,
sta bene ed è in salute!” confermò l’infermiera
dopo averlo visitato e asciugatogli il corpicino esile. Poi lo portò da noi
ancora avvolto nel lenzuolino.
“Congratulazioni!” disse mentre Kristen incredula prendeva tra le braccia quel
fagottino e io l’osservavo estasiato.
“E’ una bellissima bambina!”
Sbarrai gli occhi e incontrai lo sguardo sorpreso di Kristen.
“Ma..come?
credevamo fosse un maschio..” dissi io incredulo.
“Bè,
a quanto pare vi ha fatto una sorpresa..”
Intervenne subito il dottore con una spiegazione più
scientifica. “Evidentemente la sua posizione ha creato
qualche disguido di riconoscimento..” disse ridendo.
Ma poco mi importava. Maschio o femmina, era lì. La nostra
bambina.
“Rob..ti
rendi conto? È nostra figlia. Nostra! L’abbiamo fatta
noi..”. vidi una lacrima scenderle sulla guancia e l’asciugai con un bacio.
“E’ bellissima..” riuscii a sussurrare
estasiato da tanta bellezza in un corpicino tanto minuscolo. “Dovremo
cambiare il nome allora..” ripresi commosso. “La sfotterebbero a vita se la chiamassimo William..”
Sentii il sorriso sul volto di Kristen. Non riusciva a
distogliere gli occhi da quella creatura, dalla nostra creatura.
“Io..avevo
pensato a Joy..” mormorò china su quella piccola
testolina. “Perché è così che mi sento in questo
momento..sono…felice”.
“Ti
amo Kris!” dissi semplicemente e capì che quella era
una conferma. Joy. Era perfetto. Lei era perfetta. Kris era perfetta. Noi,
eravamo una famiglia.
“Ti
amo anche io Rob!” sussurrò voltandosi giusto il tempo
per darmi un tenero bacio sulle labbra.
D’un tratto tutte le paure svanirono,
tutto sembrava aver preso la giusta piega, e le mie braccia si misero
naturalmente in posizione per accogliere quel piccolo pezzo di vita che avevamo
creato. La presi dolcemente dalle braccia di Kris che commossa si era portata
una mano alla bocca.
“Ciao
Joy. Sono il tuo papà e lei è la tua mamma. Benvenuta amore mio”.
E lasciando un tenero bacio sulla fronte di entrambe mi preparai
a vivere la mia nuova vita. La nostra vita. Noi tre. Insieme.