Mentre buttava nel caffé almeno cinque zollette di zucchero, Ryuzaki si bloccò. Guardò fuori dalla finestra, le luci dei grattacieli parevano stelle vicinissime nel cielo buio di Tokyo.
Era il 15 febbraio. Ryuzaki ebbe un lieve brivido, e fece cascare un'altra zolletta.
Prese il cucchiaino, lo girò nella tazza per far sciogliere bene lo zucchero, lo portò alla bocca e poi bevve il caffé. Gli occhi non abbandonavano il vetro della finestra, finché non si accorse che Light gli si stava avvicinando dopo aver letto un capitolo del suo libro. Si strusciò su di lui sorridendo.
“Ho finito...vieni?” Ryuzaki lanciò un'occhiata al materasso e rispose con un sorriso sornione.
Cercò di scacciare la fastidiosa ansia di poco prima, si alzò e abbracciò il ragazzo. Notò che Light indossava già il pigiama, mentre lui aveva ancora maglietta e jeans.
Lo baciò sulla fronte. “Aspettami” sussurrò prima di andare in bagno. Light decise di mettersi sotto le coperte, aveva freddo, e attendeva impaziente che Ryuzaki tornasse per infondergli un po' del suo meraviglioso calore. Ryuzaki uscì poco dopo, indossava un pigiama color panna e si affrettò a prendere posto accanto a lui. Si rannicchiò come un neonato contro il suo petto, Light prese ad accarezzargli la schiena, Ryuzaki sembrava un gattino, strofinava il naso contro il suo collo alternando dolci baci.
“Mi sei sembrato pensieroso oggi” disse Light mentre si godeva la sua vicinanza. Ryuzaki si fermò, prese un lembo della maglia del giovane e si accostò ancora di più. “Non più di altri giorni” obiettò per sviare il discorso. Ma Light non era uno sciocco. “Lo sai che...se c'è qualche problema, me lo puoi dire, vero?” “Sì...lo so, Light-kun...” La mano passò sotto la maglia e gli accarezzò la pancia, salì sul petto, strappò a Light un lieve mugugno.
“Ryuzaki...cerchi di cambiare discorso?” L gli prese le mani e le portò sui propri fianchi d'avorio. “Ma va'...” Passò la lingua sulle sue labbra e sorrise al sospiro di Light, che si stava sciogliendo; voleva che smettesse di fare domande. Desideroso di lui, di non parlare più, diventò più famelico e la lingua penetrò nella sua bocca, Light gemette e lo abbracciò accarezzandogli la pelle bollente della schiena, le labbra di Ryuzaki erano feroci e sensuali, Light si ritrovò nudo, le mani di L ovunque, da sole la sua bocca e le sue dita facevano l'amore con lui.
Light era felice di sottostare al suo volere, L era frenetico e dolce allo stesso tempo, non voleva assolutamente fargli male ma desiderava averlo, la sera e la notte erano i momenti in cui l'uno si dedicava completamente all'altro, non vi era pudore, nessuna esitazione, solo la voglia di stare insieme, di completare il loro amore con un rapporto intimo e tenero, appassionato e discreto.
L lasciò che le sue labbra baciassero il collo di Light, era perso nel suo profumo unico, gli piaceva tantissimo, così come gli piacevano la sua pelle liscia, la sua bocca rosata, i suoi occhi dalle ciglia perfette, i capelli dorati.
“Ryuzaki...” mormorò con lo sguardo velato. Ryuzaki sorrise e lo baciò di nuovo, prima di venire accolto dal ragazzo con un gemito indelebile.

Ore 02:40

Beyond Birthday passeggiava nel centro di Tokyo, le mani nelle tasche del cappotto nero, la sciarpa svolazzante. Un ghigno inquietante.
Faceva freddo, quella notte, Beyond si intrufolò nel primo hotel alla sua destra.
La receptionist fu sorpresa di vederlo da solo. Fissava il suo sorriso terribile.
“Desidera una stanza, signore?” “Sì, grazie” La sua voce le diede i brividi. “E' disponibile la stanza numero 15?” chiese cortesemente, ma la sua espressione non la tranquillizzò affatto.
“Ce-certo. Prego, secondo piano, ultima camera a sinistra” Beyond fece un cenno col capo e si diresse verso l'ascensore. I suoi passi risuonarono sul corridoio, udiva gemiti dalle altre stanze, tirò fuori la chiave e aprì la porta. Si leccò le labbra e si sforzò per non scoppiare in una risata psicopatica.
“Tokyo...mia bella Tokyo, fra i tuoi milioni di abitanti, lo sai che c'è anche lui...e che sarà mio pr sempre...mi apparterrà, non potrà sfuggirmi...”
Dalla tasca della felpa estrasse un cellulare, digitò velocemente sui tasti. “Non vinci più tu”
Poi sollevò la cornetta per chiamare la reception. “Può portarmi del pane e della marmellata di fragole? Grazie”
Lanciò un'occhiata fuori dalla finestra e riprese a ridacchiare.
“Sarai mio, L”