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Autore: richimac    18/01/2010    0 recensioni
"L'uomo non è il solo essere intelligente nell'Universo che vive cercando la risposta alla più sfuggente delle Domande: Perché?"
Genere: Avventura, Science-fiction, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All'interno della sala di stasi temporale della USE Magellano l'oscurità venne cancellata da una piccola luce intermittente di un intenso blu elettrico, posta poco sopra il portello d'ingresso semicircolare. Pochi secondi dopo, anche il silenzio fu rotto da un ronzio sommesso che stava ad indicare la messa in funzione di diversi dispositivi elettronici, sopiti ormai da diverso tempo. La luce intermittente si spense e dopo pochi secondi si diffuse nell'ambiente semisferico un'intensa luce bianca che sembrava provenire direttamente dal soffitto e dal pavimento. Una voce femminile, ma dal tono chiaramente sintetico, cominciò a parlare in modo calmo e rassicurante. " Ufficiale IA Organa. Inizio procedura apertura capsule di stasi temporale 1, 3, 24. Ripristino gravità nanoparticellare... Ripristino pressurizzazione... Aumento temperatura vitale a 20 gradi celsius in....3...2...1....temperatura ripristinata. Tutte le condizioni ambientali sono favorevoli alla vita umana, apertura capsule di stasi accettabile. " Le pareti, che si fondevano con il soffitto, il pavimento e le tempocapsule, erano completamente bianchi e davano l'impressione generale di essere immersi in un ambiente assolutamente asettico. Al centro della stanza circolare del diametro di circa undici metri c'era una struttura grigio scura, un tronco di cono alto poco più di un metro e mezzo e avente un diametro alla base di tre metri ed alla sommità di circa due. Le venticinque tempocapsule erano disposte a raggiera contro la parete e distavano un paio di metri dal blocco centrale e mezzo metro l'una dall'altra, lasciando pressapoco tre metri di parete libera al cui centro si trovava il portello semicircolare di accesso alla sala. Il soffitto aveva una forma a cupola e distava, nel punto più alto, cinque metri dal pavimento. Dal centro scendeva come a formare una grossa stalattite, un tubo trasparente del diametro approssimativo di venti centimetri che scompariva nel blocco centrale. All'interno del tubo si intuiva lo scorrere incessante di un liquido azzurrognolo dall'alto verso il basso. Le capsule 1, 3 e 24 cominciarono ad aprirsi. Le calotte di chiusura, normalmente opache e dall'aspetto lattiginoso, acquisirono tutto a un tratto una trasparenza totale. Erano incernierate alla capsula dal lato vicino alla parete e si aprirono completamente andando a formare un angolo retto con la stessa. Una mano, alla quale erano attaccati dei fili con ventose blu dall'aspetto gelatinoso, sbucò dalla capsula numero tre e si aggrappò al bordo spesso solo un paio di centimetri. " Merda...oddio la testa...mi sembra di morire" disse Mark con un filo di voce appoggiandosi anche con l'altra mano e mettendosi a sedere. Era il capitano in seconda Mark Conrad , età 33 anni, capelli corti e leggermente brizzolati, occhi marroni ed un fisico asciutto ed atletico. Era astronauta dall'età di 13 anni divenendo il più giovane cadetto spaziale dell'Unione Spaziale Globale. Aveva superato brillantemente tutti gli esami della Commissione Galattica, sbalordendo tutti quando riuscì a risolvere le equazioni di Hanson sulla velocità superluminale senza l'uso di innesti cybernetici. I suoi genitori piansero di un misto di gioia e sconforto quando Mark partì per la sua prima missione interstellare sapendo che al suo ritorno lui avrebbe avuto ancora 18 anni, ma loro probabilmente sarebbero già stati morti e sepolti da una cinquantina d'anni. La stasi temporale era troppo costosa e veniva usata quasi esclusivamente in ambito astronautico, per permettere viaggi di lunghissima durata. In effetti dimostrava 33 anni, ma viveva in realtà da 347 anni standard, accumulati duranti le sue 11 missioni interstellari. Mark aveva ancora gli occhi chiusi quando cominciò a staccarsi lentamente i sensori di controllo vitale. Si sentì un grugnito provenire dalla capsula 1 " No, non sei morto, anche se non mi avevano avvertito che al risveglio avresti fatto paura anche al diavolo in persona. Ciao Mark " Frank Machintosh si stava grattando energicamente la testa seduto nella sua capsula a staccarsi le ventose del controllo vitale. Era un ingegnere planetario addetto al controllo geologico e minerario. Nero, 31 anni, testa pelata, basso, tarchiato e dalla faccia rotonda e simpatica. Era diventato astronauta perché gli astronauti guadagnavano una montagna di soldi e soprattutto per vivere il più a lungo possibile, ma pochi ingegneri planetari avevano la sua bravura e il suo intuito nello scovare giacimenti minerari. Era la sesta missione che compiva con Mark. " Hey Mac, cazzo chi si rivede, mi sembrava di averti mollato solo qualche minuto fa e già mi mancavi " Mark, avendo finito di staccarsi i sensori, allungò entrambe le gambe fuori della capsula, si mise in piedi e si stirò con soddisfazione. Era completamente nudo. " Aaah, ci voleva, dopo trent'anni fermo e immobile come una mummia" disse. " Mark, vedo che il "riposino" (così era chiamata la stasi temporale fra gli addetti ai lavori) non ha rovinato la tua forma smagliante. " La voce proveniva dalla capsula 24 ed era quella di Claire Andreas, medico di bordo, seduta sul lato sinistro della sua tempocapsula. "Chiaramente la mia è un'osservazione squisitamente professionale " aggiunse. Lei non aveva dovuto staccarsi le ventose del controllo vitale, ma un unico spinotto appena sotto l'attaccatura del seno destro. Aveva un innesto Microdyne di quarta generazione, che si premurava di updatare alla fine di ogni missione e che usava per le diagnosi mediche da impartire all'equipaggio. L'impianto Microdyne era stato innestato sostituendo la terza costola dal basso con una protesi di plastalluminio nella quale era inserito il circuito cybernetico connesso neurologicamente al cervello e che le permetteva di eseguire calcoli complessi in virgola mobile e di accedere ad uno sterminato database medico nel giro di pochi millesimi di secondo. Anche lei era completamente nuda. Lunghi capelli castano chiari le scendevano sulle spalle senza riuscire a nascondere completamente i seni generosi, abbelliti da ampi capezzoli, di cui madre natura l'aveva dotata. La sua era solo la seconda missione con Mark e Frank. " Freddo Claire? " disse Mark andando verso il centro della sala con un sogghigno stampato sulla faccia. Schiacciò alcuni pulsanti olografici su una mascherina posta sul blocco centrale ed un pannello nero sul quale era comparso il numero 3 scorse verso l'alto. All'interno su un piccolo ripiano c'erano una targhetta bianca sulla quale compariva il nome Mark Conrad in blu e una piccola fascia gialla, una vecchia tastiera olografica da avambraccio; un ricordo di suo padre. Mark prese la targhetta e se la schiacciò con forza sul petto. Questa si dissolse subito e uno strato di nanomolecole sintetiche gli ricoprì il corpo fino a formare un'uniforme bianca aderente che gli copriva completamente il corpo come una muta da sub con inserti blu sulle spalle e sulle cosce, poi applicò la tastiera olografica sull'avambraccio sinistro. " Organa, buongiorno, dormito bene?" disse in tono allegro. " Io non dormo mai, Mark " disse Organa. "Già, al contrario del tuo senso dell'umorismo." disse Frank avvicinandosi, insieme a Claire, alla struttura centrale. Mark non poté fare a meno di ammirare il corpo snello di Claire che sembrava scolpito nel marmo bianco. " Anche tu sei in forma Andreas " disse Frank con un accenno di sorriso " a proposito, quell'analisi approfondita di cui avevamo parlato sulla Terra..." " Stai a cuccia Frank e non farti venire strane idee " disse lei in tono brioso " ne avevi parlato solo tu se ben ricordi. Io avevo solo fatto finta di non sentire " Dopo un paio di minuti, quando ebbero tutti finito di applicare le targhette di nanotessuto espandibile, Frank girò lo sguardo corrucciato verso le capsule dietro di lui " Hey gente..c'è qualcosa che non va, guardate " disse con un largo gesto della mano destra. Le altre ventuno capsule erano ancora chiuse. " Dove diavolo sono gli altri? Si sono aperte solo le nostre tre capsule, ma a quest'ora avrebbero già dovuto essere tutti svegli e pimpanti. " Mark e Claire si scambiarono una veloce occhiata. Si avvicinarono ognuno ad una capsula diversa e composero sulla superficie metallica la sequenza standard per renderne trasparente la superficie. " Sono vuote. Merda. " esclamò Mark, passando in rassegna le altre capsule. L'atmosfera goliardica che un attimo prima regnava nella sala aveva tutto a un tratto lasciato posto ad una tensione palpabile. "Aspettate un secondo " Claire rivolse lo sguardo verso il centro della stanza come se il suo interlocutore occupasse realmente quello spazio fisico " Organa, gli altri si sono già svegliati? " " No, Claire " la voce sintetica non tradiva nessuna emozione. " Organa, dove sono gli altri membri della spedizione? " Strani secondi passarono, come se la risposta dovesse essere cercata nei meandri di una memoria smisurata. " Non ci sono altri membri della spedizione ,Claire " " Cosa cazzo...è impossibile " Claire e Frank rimasero impietriti dalla risposta, mentre Mark si precipitò al portello d'uscita e appoggiò la mano destra al pannello d'apertura di termoplastica rossa che le si trovava di fianco. Si sentì un forte sibilo e poi la voce di Organa " Non posso aprire il portello di uscita dalla Culla, Mark. Le condizioni ambientali esterne sono sfavorevoli alla vita umana. Si prega di procedere diversamente. " " Merda... Organa, specifica "sfavorevoli" " disse Mark "All'esterno della Culla non c'è pressurizzazione e la temperatura è di -269 gradi celsius. L'unica parte pressurizzata della USE Magellano in questo momento è : la Culla. " Mark staccò prontamente la mano dal pannello d'apertura, come se si fosse ustionato. " Cosa...cosa diavolo è successo su questa astronave? " Claire si sedette sul bordo della capsula numero 17 con gli occhi spalancati. Frank cominciò a digitare qualcosa sulla sua nuovissima tastiera olografica, un modello della Holokinetic che proiettava uno schermo di diciotto pollici a quaranta centimetri dalla sua faccia. "Dunque vediamo...sto aggiornando l'olocom con i dati missione della Magellano " Mark si avvicinò a Claire e le passò un braccio attorno alle spalle. Frank si interruppe e appoggiò entrambe le mani sui fianchi. "Mmm..c'è qualcosa che non quadra, non riesco a far combaciare i dati temporali per il travaso del database...è strano... Organa, come mai non riesco a far collimare i dati temporali dell'astronave con quelli del mio olocom? " " Tutti i timer dell'astronave sono spenti, Frank, hanno raggiunto il limite massimo di conteggio temporale e si sono auto resettati. " " Limite massimo? " disse Mark guardando con aria interrogativa verso i propri compagni " La stasi è durata solo trent'anni standard, è impossibile che si siano auto resettati. Organa, quanto siamo stati in stasi temporale? " " Il calcolo è approssimativo, Mark, ma attendibile. Siete rimasti in stasi temporale per centoquarantamila anni ".
  
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