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Autore: Hedley    20/01/2010    3 recensioni
TUM TUM, Joe sollevò lo sguardo da terra e si accorse che Haiti si agitava fragile ed inerme al fruscio consistente del vento. Un cuore ferito,da un tremore della sue stessa terra. Ma un cuore che avrebbe ripreso a battere. Shaun è un piccolo orfanello di Haiti che non comprende l'inglese e ride se le parole hanno un suono buffo. Lui e Joe non hanno nulla in comune, se non fosse che per i loro occhioni scuri ed una fragile Haiti che fa da sfondo alle loro vicende. Dedicata a tutti i Joe e gli Shaun là fuori. Il mio pensiero si rivolge a loro.
Genere: Generale, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Amazing. Il Miracolo di Haiti'
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amazing - prologo L'idea per questo racconto è nata di getto,inaspettata,come un rivolo di acqua fredda sul viso.
è diversa dal genere di fan fiction che mi sono trovata a leggere, però ho deciso di proporvela lo stesso.
L'ispirazione è arrivata dalle parole di Joe scorse in un website americano: "potrei andare ad Haiti." Ha detto così.
Non so se lo farà. Probabilmente no.
Ma l'idea ha incominciato a solleticarmi la mente e poi una canzone mi è giunta in aiuto ispirandomi.
E così è nata Amazing.
Premetto che non sarà molto lunga, ed i capitolo saranno brevi, poichè è nata per essere una one shot.

Con Joe e con Shaun non voglio assolutamente rappresentare la vera situazione ad Haiti,perchè non ne sarei in grado. Purtroppo non so molto di quel paese travolto dalla tragedia.

Ma spero comunque che questo racconto possa trasmettervi qualcosa.
Adesso vi lascio al prologo.
Un abbraccio.
Laura

Dedicata a tutti gli Shaun e i Joe là fuori. Il mio pensiero si rivolge a loro.



I hope you wish on every star
I hope you never fall too far
I hope this world can see how wonderful you are

The morning cold and raining,
dark before the dawn could come

La luce filtrò pallida e irreale attraverso le palpebre chiare del giovane che socchiuse un occhio,prima di convincersi ad accogliere un neonato sole con lo sguardo assonnato.
Joseph scrutò con sguardo affascinato la spessa coltre di nuvole della consistenza di batuffoli di cotone avvolgere l’aereo come una coperta,mentre il ronzio alle orecchie faceva capolino ora che si era svegliato.
Il ragazzo si stiracchiò e premise alle note docili sussurrate dagli auricolari di insinuarsi con facilità dentro la sua mente,cullando i pensieri che turbinavano agitati alla ricerca di una dimora.

Gli avvenimenti della sera precedente lo avvolsero vividi e rischiarati dalle parole di sua madre, Denise, che l’avrebbe sicuramente chiamato non appena avrebbe depositato piede sul terreno fragile di Haiti….
“Sei sicuro di volerci andare?” la donna sfiorò con delicatezza la guancia del suo secondogenito immergendo gli occhi scuri in quelli dal taglio particolare del giovane.
Joe respirò piano, lo sguardo pervaso da un brivido di impazienza.
“Mamma, sì. Ne abbiamo già parlato e mi pareva che anche tu fossi d’accordo.”
“Ma sì, sono d’accordo tesoro. È solo che non posso fare a meno di preoccuparmi. Potrebbe arrivare un’altra scossa e…”
“è passato più di un mese, mamma, i rischi di scosse sono ridotti e qualsiasi cosa debba succedere,vorrà dire che era destino. Per piacere…” aggiunse sorridendo debolmente ed accarezzando con dolcezza il capo della mamma.
Denise scosse il capo rassegnata.
“Sei speciale,lo sai, vero?” domandò la donna stringendolo forte ed avvertendo due braccia energiche e vigorose ricambiare la stretta: accorgendosi solo in quel momento,grazie a quelle braccia avvolte attorno al suo corpo,che il suo bambino tanto bambino non era più.
Ed era giunto il momento di lasciarlo andare…

Le converse All Star si inseguivano avanzando ritmicamente e riproducendo fedelmente il ritmico battito del cuore scalpitante in petto al loro proprietario.
TUM TUM, Joe sollevò lo sguardo da terra e si accorse che Haiti si agitava fragile ed inerme al fruscio consistente del vento.
Poco distante due bambini giocavano a rincorrersi mentre un terzo, troppo piccolo, cercava di mantenere il passo, arrancando fra cumoli di macerie e spazzatura: nonostante il gran daffare che si erano dati migliaia di volontari, il lavoro da svolgere era ancora molto.

E Joseph era lì appunto per questo.
Concedendosi un leggero sorriso, il giovane riprese a camminare lasciandosi guidare dalle grida eccitate dei ragazzini verso il cuore della piccola comunità.

Un cuore ferito,da un tremore della sue stessa terra.

Ma un cuore che avrebbe ripreso a battere.

Joseph ne era sicuro.


TO be continued
   
 
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