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Autore: Tynuccia    21/01/2010    5 recensioni
[Gundam SEED Destiny]Non era colpa sua se non sapeva come si gestivano i bambini, no?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Yzak Joule
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Paternità

 

*

 

C'erano volte in cui Yzak Joule, Comandante di Vascello per l'esercito di PLANT, odiava il suo lavoro.

Molto probabilmente tutti i suoi sottoposti sarebbero rimasti per una buona mezz'ora con la bocca spalancata se avessero scoperto questa piccola particolarità del loro spaventoso superiore. Soprattutto perché non credevano che egli potesse davvero possedere un lato umano.

 "Arrivederci, signore!" scattò sull'attenti Meyrin Hawke, facendolo sobbalzare. La giovane donna si guadagnò un'occhiataccia che parve non turbarla più di tanto: dopo quasi un anno di servigi prestati al figlio di Ezalia Joule, la graziosa rossa poteva dirsi abituata ai suoi rimproveri ed agli sguardi assassini che le rivolgeva, sì e no, almeno una decina di volte al giorno.

 "Sì, arrivederci, signore!" le fece il verso Dearka Elthman, sporgendosi dal sedile della limousine che li aveva portati dal porto, dove era attraccata la Voltaire, fino a casa sua. "Con tanti, tantissimi omaggi alla signora."

Yzak sbuffò, impaziente, e si chiuse la portiera alle spalle senza tanti complimenti. Rimase immobile davanti al cancello della loro villa fino a quando il rombo della macchina fu lontano. Respirò a fondo, tentando di calmarsi, e si lisciò distrattamente il cappotto bianco della sua divisa.

L'ultima volta che era stato lì era ancora inverno, all'incirca cinque mesi prima, e gli alberi non erano ancora fioriti. Ora, però, mentre camminava nel vialetto poteva ammirare degli splendidi boccioli rosa dischiusi sui rami sopra la sua testa. Sospirò, sconsolato, maledicendo quei dannati terroristi che avevano cercato di far saltare in aria Copernicus City e che, di conseguenza, l'avevano costretto a prendere tra le mani la delicata situazione ed allontanarlo da lei per così tanto tempo. Lei, Shiho Hahnenfuß Joule, la sua adorata moglie incinta di otto mesi, a dicembre, quando lui era partito.

 'Quegli emeriti stronzi! Spero che quelli del Consiglio decidano di tagliargli la testa!' si ritrovò a pensare l'albino mentre apriva la porta dell'ingresso e muoveva i primi, insicuri passi nella loro casa. Non solo aveva perso la nascita del loro bambino, ma anche i primi quattro mesi della sua vita.

D'accordo, la moglie di Dearka, Miriallia Haww, gli aveva comunicato che aveva filmato tutto il parto, ma il solo pensiero della sua dolce metà ai limiti della sopportazione umana e con le gambe spalancate davanti ad uno staff di sconosciuti gli faceva venire la nausea. Per non parlare della rabbia, ma a quella, ormai, era abituato il mondo intero.

 "Sono tornato!" esclamò, posando la valigia sul pavimento. Non avevano voluto domestici ed erano in frangenti come quello che disperava della loro sciagurata decisione.

Attese qualche istante prima di sentire dei passi affrettati che scendevano le scale e che si dirigevano verso di lui. Udì un singhiozzo e, neanche mezzo secondo dopo, si ritrovò tra le braccia l'unica persona che riuscisse a farlo sorridere.

 "Y-Yzak…" piagnucolò Shiho, sciogliendosi al contatto con il marito. "Mi sei mancato."

Lui le prese il mento tra due dita, costringendola a guardarlo, e la vista dei suoi grandi occhi arrossati fu come una pugnalata al cuore. "Fanculo alle telecomunicazioni. Si stava meglio una volta, quando bastava una foto ed i soldati erano contenti!"

L'ex-Maggiore di ZAFT ridacchiò, indietreggiando. "Ancora arrabbiato per la mancanza di campo nei pressi della Luna?"

 "Cazzo, sì! Non ti ho potuta vedere per cinque, fottutissimi mesi!" abbaiò Yzak, slacciandosi il colletto dell'uniforme. Raggiunse il salotto e si lasciò cadere stancamente sul divano. Un sospiro gli scappò dalle labbra quando la sua innamorata cominciò a massaggiargli le spalle tese, sempre scossa da risatine. "Sei arrivato da neanche cinque minuti e già hai riempito la casa con il tuo caratteraccio. Strepitoso."

 "Bada a come parli al tuo superiore, donna!"

 "Non più, mio caro," gli ricordì lei, agitando la mano sinistra davanti alla sua faccia. "Ora sei tu il mio schiavetto."

 "Certo," Yzak roteò gli occhi, ma si permise di afferrarle il piccolo arto e baciarlo dolcemente, insistendo poi sul polso. Ricordava che le piaceva, quindi aggrottò la fronte quando si divincolò dalla sua presa e gli si parò davanti, i pugni sui fianchi, e la faccia esattamente di fronte alla sua.

 "Okay che sei un uomo insensibile, ma… non credi che ti stai dimenticando di qualcuno?"

L'albino sventolò la mano, rassegnato. "Chiamerò mia madre dopo cena. E non insultarmi così palesemente, mi fa andare in bestia."

Shiho alzò un sopracciglio e s'indicò il ventre, piatto. "Vorrei ricordarti, Joule, che quando sei partito ero grassa come una balena."

Yzak scattò in piedi con la bocca spalancata. "I-il bambino! Dov'è?"

Divertita dalla sua reazione esagerata, la tedesca intrecciò le dita con le sue e cominciò a guidarlo verso il piano di sopra. Non poteva essere più ansiosa e felice al contempo; non vedeva l'ora di ammirare l'espressione del suo innamorato davanti al frutto concreto del loro amore. Prima che il Consiglio lo assegnasse alla lunga missione che l'avrebbe strappato dalle sue braccia, il Comandante col peggior carattere mai esistito aveva insistito perché non chiedessero alla ginecologa e agli altri dottori il sesso di loro figlio. Voleva che fosse una sorpresa e lei, sebbene curiosa, aveva accolto la sua richiesta, contenta di vederlo così eccitato e, a suo modo, infantile per quella determinata situazione.

Si fermarono davanti ad una porta e la donna gli chiuse il colletto dell'uniforme, permettendosi di dargli un bacio d'incoraggiamento sulla guancia. "Devi fare bella figura. Dopotutto sei il suo papà."

Ammirò deliziata la debole scintilla che gli guizzò negli occhi cobalto ed aprì la porta di legno, precedendolo nella stanza. Era un trionfo di pizzi e merletti sulle tonalità del rosa.

 "Lo sai quanto mi faccia schifo questo colore, ma tua madre ha insistito."

Yzak, però, non la stava ascoltando e, con qualche difficoltà, si stava dirigendo verso la culla vicino alla finestra. Sentì sua moglie strizzargli la mano gentilmente mentre posava gli occhi sulla bambina al suo interno: era minuscola, quasi una caricatura, e le sue manine erano protese verso l'alto, versi non meglio definiti che uscivano dalla sua bocca. I suoi occhi erano grandi e color ametista, proprio come quelli della madre, ma per il resto, e qui l'albino dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non squittire come una quattordicenne, era identica a lui. Stessi fini capelli argentei, stesso sguardo, stesso taglio sottile delle labbra… sua figlia era la sua copia sputata.

 "Shirley," sussurrò Shiho. "Era questo il nome che avevamo deciso se fosse stata una femmina, ricordi?"

 "Shirley," ripetè Yzak, abbassandosi e prendendo tra le braccia quel batuffolo. Anche il naso era il suo. La tese davanti a sé, tenendola per le ascelle, e fissandola come se fosse stato un angelo con tanto di ali ed aureola. Il momento idilliaco, però, non durò a lungo perché calde lacrime si formarono nei suoi occhi viola e, con un grido assordante, cominciò a frignare per ragioni sconosciute.

Colto impreparato, l'uomo si risolse a scuoterla freneticamente, urlandole di non piangere. "T-te lo dice il Comandante Joule, cazzo!"

 "Yzak!" lo rimproverò immediatamente la moglie mentre gli strappava la piccola dalle braccia e la premeva contro il suo petto. L'albino si odiò per i pensieri poco ortodossi che gli vennero in mente notando quanto più grosso fosse diventato il suo seno, in seguito alla gravidanza. "Non devi trattarla come un sottoposto, non devi imprecare davanti a lei e, cosa più importante, non puoi agitarla in aria come se fosse un cocktail!"

Un timido rossore affiorò sulle sue gote pallide e mormorò parole di scusa. Si sedette sul divano appoggiato contro al muro e lanciò un'occhiata a Shiho. Non era colpa sua se non sapeva come si gestivano i bambini, no?

Come se gli avesse letto nel pensiero, e rammaricandosi per il suo sguardo frustrato, l'ex-Maggiore si sedette vicino a lui e, con gentilezza e premura, gli posizionò la bambina, ormai calma, tra le braccia. "Riprova. Con più garbo, questa volta."

Deglutendo un bel po' di saliva, Yzak cullò lievemente sua figlia mentre la guardava estasiato. "Ehi… tesoro mio…" sussurrò senza neanche pensare al suo carattere impossibile. Con l'indice le sfiorò il pancino, strappandole una risata. Fu proprio in quel momento, quando la piccola Shirley Joule spalancò la bocca e gli regalò un sorriso sdentato, che l'algido Comandante Joule s'innamorò della sua bambina.

 "Ti amo," gli disse teneramente Shiho, baciandolo sul capo e alzando la mano per asciugargli le lacrime che, involontariamente, gli rigavano il volto.

 

*

 

L'urlo che li destò nel cuore della notte era qualcosa di tremendo secondo lui. Neanche le grida di chi rimaneva intrappolato nel cockpit del proprio Mobile Suit e si trovava a tu-per-tu con la morte erano così strazianti.

 "Io mi sono alzata per cinque mesi di fila. Adesso tocca a lei, signore," mormorò Shiho, tra le sue braccia, assonnata come poche volte.

 "V-vuoi dirmi che questa è Shirley?!" esclamò Yzak, scandalizzato. "Quella… quella cosetta così piccina riesce a fare certi strilli?!"

La donna ghignò, liberandosi dalla sua rassicurante presa e girandosi dall'altra. "Beh… visto e considerato come urla suo padre quando qualcuno in ufficio fa qualcosa di sbagliato…"

L'albino sospirò e si passò una mano tra i capelli, rivestendosi rapidamente. "Come la faccio calmare?"

 "Ci sono dei libri di favole sulle mensole. Sono in tedesco, non hai mai avuto problemi con la lingua, no?" rise Shiho, avvolgendosi il lenzuolo attorno al petto e rivolgendogli un'occhiata divertita.

 "No. Ma, piuttosto, ho la sgradevole sensazione che, quando tornerò da questa missione impossibile, tu sarai ancora sveglia."

 "Uh-uh," annuì lei, rannicchiandosi sotto le coperte. "Buona fortuna, signore," continuò, poi, mettendosi sull'attenti alla meno peggio, vista la posizione.

Imprecando a bassa voce, Yzak uscì dalla loro camera da letto e si diresse in quella della loro primogenita. Accese una lampada ed accolse il frugoletto tra le braccia, facendola saltellare leggermente. "La mia Principessa non vuole dormire, eh?" disse, camminando fino alla mensola con i libri. Arricciò il naso: Cenerentola, Biancaneve, la Bella Addormentata ed il Re Ranocchio. Tutta roba da far cariare i denti, secondo la sua opinione, e non ci impiegò nulla a ricondurre la scelta a quella sognatrice di sua madre. Sicuramente Shiho non si sarebbe mai permessa di comprare favole così melense per la piccola che aveva dato alla luce a gennaio.

Decise di lasciar perdere il repertorio dei Fratelli Grimm e si sedette vicino alla finestra. Un ghigno sadico gli arricciò le labbra ed annuì convinto. Sentì Shirley ridere, divertita, mentre si apprestava a concludere la prima frase sul sistema di raffreddamento dei Mobile Suit di ZAFT.

 

*

 

Premetto che a me i bambini non piacciono. Staccherei loro, molto volentieri, la testa a morsi. Quando sono piccini piccini, però, mi fanno una tenerezza mostruosa e credo che la cosa sia emersa perfettamente in questa ff XD.

Non mi piace neanche Yzak, perché è uno stronzo e, come sempre, rischio di cadere nell'OOC più palese. Fortunatamente esistono le parolacce. Quelle mi salvano sempre in corner. In ogni caso vederlo alle prese con la sua figlioletta – che gli ruberebbe sicuramente il cuore pur essendo lui un frigidone – mi ha molto divertita. A voi la parola.

Hanako.

  
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