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Autore: Happy_Pumpkin    21/01/2010    1 recensioni
[Le Cronache di Lymond]
Un'ultima freccia e un facile bersaglio.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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KittyLane

Kitty in the Lane



L'intera arena di spettatori era silenziosa: dalla plebe comune, quali conciatori, stuccatori e intagliatori, sino al clero e alle agiate figure nobili dai cappelli sfarzosi. Gli sguardi di tutti erano concentrati unicamente su Richard Crawford, Terzo Barone di Culter; però a volte, per amor d'onestà, vagavano tra la platea, in una sospettosa ricerca del contendente che avrebbe dovuto sfidarlo in un duello all'ultimo sangue.

Eppure, con visibile delusione di molti, non accennava a vedersi tra la variegata folla di capi dai più svariati colori e forme di capelli una testa gialla che, sicuramente, avrebbe destato un certo scalpore. Nulla, nonostante gli occhi indagatori del crocchio di gente, era impossibile scorgere Francis Crawford di Lymond, fratello di Richard, nonché ricercato per altro tradimento. Due caratteristiche a dir poco stupefacenti, visto che la parola tradimento sembrava non poter in alcun modo accostarsi né a Richard, né la sua alta concezione dell'onore.
Ma in verità, il secondogenito Culter c'era. Solo leggermente più indietro rispetto all'accozzaglia di persone, e dotato oltretutto di due fondamentali vantaggi: primo, era decisamente abile nel tiro con l'arco – un arco inglese di due metri, per giunta; secondo, si trovava ad un'altezza maggiore in confronto al livello del terreno, fattore che compensava la visuale piuttosto lontana con un'eccellente superiorità aerea.
Lymond sapeva di non avere molte possibilità di agire, prima che le guardie comprendessero la sua esatta postazione, dunque una certa rapidità, accompagnata da una sperata dose di abilità, sarebbero state indispensabili se voleva uscire vivo da un posto nel quale, come un bambino capriccioso, non aveva potuto fare a meno di recarsi. L'allettante idea di sfidare Richard, seppure coi suoi personali metodi poco ortodossi, non gli era certo rimasta indifferente.
Eccolo quindi con un arco in mano, le frecce da incoccare e gli occhi puntati in direzione di Richard e del pappagallo, che teoricamente avrebbe dovuto essere l'obiettivo vero e proprio della competizione. Francis sorrise appena, lasciò il guanto in daino accanto a sé e tese la corda dell'arma, afferrando con due dita la freccia in livrea nera.
Espirò quando scoccò la freccia: veloce e precisa si involò oltre il protetto rifugio per sorpassare una miriade di teste, bandiere svolazzanti e pali; il suo viaggio terminò quando ruppe il gancio che teneva il pappagallo ancorato all'appoggio.
Un clangore metallico e come per magia l'animale spiccò il volo, assaporando per un solo meraviglioso istante il gusto di libertà. Dibatté le ali variopinte con la disperazione e l'entusiasmo che precedeva l'inevitabile felicità. Il pubblico, meravigliato, assistette alla forza del volatile, alla sua spettacolare danza che lo avrebbe condotto verso il cielo, lasciando i concorrenti delusi e amareggiati perché il loro bersaglio se ne stava andando, portando con sé anche gloria e premi.
Ma Francis non ebbe la possibilità, né l'interesse, di assistere a quell'inebriante fuga: con rapidità dettata dall'esperienza aveva già incoccato un'altra freccia. Fu un attimo, durante il quale contemplò appena il pappagallo volare via. Poi, senza ripensamenti, scagliò la freccia e l'animale, dopo aver battuto un'ultima volta le sue ali, cadde a terra in una piroetta pesante che poco aveva della grazia mostrata prima.
In quell'istante, Lymond si accinse a tirare la sua ultima freccia, al suo bersaglio finale che non possedeva né la velocità né le ali del pappagallo. Aspettò un solo attimo, durante il quale osservò Richard alzare con un breve cenno la testa per seguire nervosamente la caduta plateale del volatile. La sua faccia, dalla mascella piuttosto squadrata, era in tensione ma gli occhi, grigi e profondi, non rivelavano alcuna sorpresa: fu come se fosse già preparato all'eventualità che qualcun altro avrebbe compiuto l'uccisione al posto suo.
Fu allora che Francis allentò la presa dell'arco, prima in tensione, e lasciò la freccia libera di compiere il destino che, se solo si fosse realizzato, avrebbe cambiato le carte in tavola a molti giocatori. Con la morte di Richard cosa ne sarebbe stato di Mariotta, novella sposa? E di Sybilla, che pure continuava a serbare un affetto maggiore nei confronti del fuggitivo figlio Francis? La politica intera avrebbe dovuto rivoltare i propri piani, per compensare il disequilibrio dato dal movimento improvviso di un pedone in opportuno quale era Lymond.
Questi, trattenendo inconsapevolmente il fiato, osservò il viaggio interminabile della sua freccia. Aveva deciso di lasciare tutto al caso: in qualsiasi modo fosse andata, lui aveva già previsto le proprie mosse.
Poi, un soffio di vento, un movimento impercettibile di Richard, il sussulto della folla.
La freccia mancò di poco il bersaglio: non toccò il cuore ma sfiorò la guancia della vittima destinata, per penetrare infine nella clavicola. Francis, immobile, rimase impassibile quando il proprio fratello cadde a terra, alla stregua del pappagallo a pochi metri da lui. Solo che a differenza di quest'ultimo, il Terzo Barone di Culter non era morto; anche se dal pallore cadaverico e gli occhi riversi per il contraccolpo, pochi, eccetto Lymond, ebbero la fortuna di comprenderlo.
Nel momento in cui la folla iniziò a mormorare, stupita e in un certo senso anche meravigliata, Francis si concesse il lusso di emettere un lieve sospiro, un po' impaziente e seccato: era lo stesso modo di comportarsi che teneva quando stava perdendo tempo inutilmente. Effettivamente, la sua presenza era divenuta tale, ormai.
Richard era sopravvissuto ma decisamente sconfitto su tutta la linea. Questo era ciò che più contava. Per vederlo morto, Francis aveva tutto il tempo del mondo. Ora gli premevano altre questioni di cui occuparsi, quali il giovane Fiorrancio noto anche come Will Scott, nonché la sua onesta marmaglia di briganti che difficilmente gli avrebbero perdonato un'assenza ingiustificata.
I ladri erano alla stregua di bambini: dovevano essere seguiti, o non avrebbero combinato altro che guai. Peccato che i bambini non portassero pugnali e spade. Ma in fondo, pensò Lymond sorridendo nel scattare oltre la folla, parte del divertimento stava anche in questo.
In lontananza, Richard era steso a terra accanto al pappagallo che non avrebbe più potuto colpire, mentre la gente si agitava in cerca di un uomo dalla testa bionda che, guarda caso, a loro volta non avrebbero più catturato.



Sproloqui di una zucca

Mi è venuto in mente di scrivere questa shot quasi per caso: ho pescato tra i miei CD una collezione di musica celtica che avevo da tipo mille anni, senza averla mai ascoltata oltretutto. Poi mi sono detta: “Massì, vediamo com'è il primo CD.” Lì ho trovato una canzone dove il flauto è portante e me ne sono innamorata, per il ritmo trascinante e spensierato, che in qualche modo mi ha accompagnato durante la scrittura di questo pezzo.
La canzone in questione è Kitty in the Lane, da cui il titolo della breve storia.
E' senza troppe pretese, parte di un avvenimento che mi ha affascinato, nella stessa egual misura in cui, d'altra parte, mi affascinano parecchie delle avventure intraprese da Lymond.
   
 
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