Note generali
su Twilight con possibili spoiler
Salve a tutti!
Inizio col dirvi che
quello che accade in “Breaking Dawn” non sono
riuscita
a digerirlo ancora molto bene. Adoro la saga della Meyer ma
sinceramente tutto
quel che succede nel quarto libro mi ha lasciato un po’
delusa e con l’amaro in
bocca. Soprattutto non mi è mai completamente andata
giù la storia“ Jacob –
imprinting – Renesmee”. I lieti fine mi piacciono
ma non quando li trovo un po’
troppo forzati.
Il mio personaggio
preferito è Jake, e non sto parlando del Jake attore, (
Taylor Lautner ) ma del personaggio letterario. Mi ci sono affezionata
particolarmente man mano che “lo conoscevo”.
Totalmente perfetto nelle sue
imperfezioni.
Edward dal canto suo
mi ha affascinato, certo, ma non sono andata più in
là
di cosi … e vi dirò di più secondo me
quello che prova Bella per lui non è
nemmeno amore malsano, ma solo malsano… Cioè,
sono convinta che l’amore, quello
vero, lo provi unicamente per Jacob… quello verso Edward
è qualcosa di diverso,
qualcosa di cui non potrebbe fare a meno, ma non perché
veramente innamorata …
come dice Edward quando si mostra per quel che è in
realtà, tutto di lui
l’attrae. Ecco, questo è quello che secondo me
Bella prova per lui. Un
attrazione fatale alla quale non si può resistere, una
specie di imprinting… e
sinceramente non vado nemmeno pazza per questa storia dello strano
colpo di fulmine
della tribù dei Quielute
Se avrete letto fin
qua, v’immaginerete anche che la coppia Jacob-Renesmee
non mi piace u_u Soprattutto perché secondo me non
è la giusta fine che si
meritano Jake e Bella. Non dico che dovessero stare assieme per forza,
ma
almeno una vera fine fra loro non sarebbe mai dovuta esserci.
Soprattutto in
questo modo è come se fosse stato sminuito l’amore
che c’era fra loro. L
Ok, con questo ho
finito XD Credo anche di essermi accollata
un’ostilità
particolare, soprattutto da chi adora Edward. Sappiate però
che non lo odio poi
così tanto °_°
Se qualcuno ancora
vorrà leggere la mia ff, spero mi farà sapere
cosa ne
pensa, anche per tirarmi virtualmente una cassa di pomodori ehehe XD.
Non credo ci sia
molto bisogno di dirvi che la storia ha come personaggi
Jake e Bella.
Per me, anche in
questa ff, la storia si ferma al “semplice”
matrimonio tra
Edward e Bella quindi nonostante stiano assieme, non esistono nessuna
Renesmee
e nessun imprinting.
Vi auguro una buona
lettura!
Correvo veloce
nel bosco. La mia
sete era insaziabile.
Avevo cacciato
tre grossi alci
eppure non riuscivo a mettere fine a quella battuta di caccia. Da
quando ero
diventata una vampira non era mai successo, nemmeno quando ero ancora
una
neonata. Non avevo mai provato una sete del genere durante i miei primi
cinque
anni da immortale.
Intorno a me
riuscivo a percepire
qualsiasi rumore. Gocce di rugiada che cadevano da una foglia
all’altra,
uccelli che cantavano in coro, rane che gracidavano lontane. Nel cielo,
sopra
quella fitta coltre di chiome, facevano da padrone solo le nuvole.
Non impiegai
molto nello scovare la
mia prossima preda. Se ne stava beata a mangiare dell’erba e
non si era
minimamente accorta della mia presenza. Stavo per sferrare il mio
attacco
quando alzò lo sguardo nella mia direzione. Un secondo dopo
stava già correndo
a più non posso fra la vegetazione del bosco.
Decisi di
concederle qualche secondo
di vantaggio, la caccia sarebbe stata più divertente. Contai
fino a dieci e poi
partii al suo inseguimento. Quel cervo era particolarmente velocemente
ma,
nonostante ciò, riuscii a raggiungerlo facilmente. Forse
aveva capito che non
avrebbe avuto vie di scampo così, ad un tratto,
sembrò arrendersi e si fermò.
Pochi istanti e
la sua vita avrebbe
avuto fine.
In quel momento
un fascio di luce si
fece breccia nella fitta vegetazione attirando il mio sguardo in
un'altra
direzione. Mi guardai attentamente attorno ed immediatamente mi resi
conto che
quel luogo mi era familiare. Sì, ero già stata
lì quando ancora ero umana.
Tornai a fissare
l’animale impaurito
di fronte a me; poi sorrisi e gli feci un piccolo cenno con il capo.
Sembrò
capire che avevo deciso di risparmiarlo e in quell’istante
riprese la sua corsa
nel bosco. Era stato fortunato.
Fissai di nuovo
il motivo di quella
mia distrazione, ma quel fascio di luce nel frattempo era
già sparito. Il sole
sembrava non riuscire a vincere mai sul cielo di Forks. Nonostante
questo,
m’incamminai nel punto esatto che per pochi secondi era stato
illuminato.
Il panorama che
si aprì al di là dalla
vegetazione era proprio quello che immaginavo e ricordavo. Di fronte a
me il
cielo grigio e l’immensa distesa blu; ero sul pendio della
scogliera.
Il forte vento
mi scompigliava i
capelli e faceva ondulare la gonna del mio vestito leggero. Sotto di me
le onde
s’infrangevano rumorose sulla roccia. Uno storno di gabbiani
in viaggio andò a
riposare sulla spiaggia poco distante. La mia insaziabile, e strana
sete di
quel giorno, mi aveva condotto quasi al confine. Senza rendermene conto
stavo
per infrangere nella maniera più stupida possibile un patto
nato più di un
secolo prima.
Chiusi gli occhi
e ispirai
profondamente nonostante non ne sentissi veramente il bisogno. Il mio
olfatto e
il mio udito percepivano anche l’odore e il rumore
più lontano. Riuscivo a
sentire tutto.
Nella mia mente
si materializzarono
delle immagini. Due ragazzi che passeggiavano sulla spiaggia e che poi
si
sedevano su un grande tronco d’albero dove passavano ore a
chiacchierare, senza
accorgersene. Erano sorridenti e sembravano felici eppure, ad un
tratto, tutto
cambiò e nella mia testa si susseguirono immagini in una
sequenza veloce.
Stavo rivivendo
i miei ultimi mesi
da umana quando improvvisamente tornaii alla realtà. Riaprii
di botto gli occhi
e mi voltai di scatto; si stava avvicinando qualcuno.
La sagoma scura
che intravedevo
dietro l’albero fece tre passi avanti fermandosi qualche
metro lontano da me.
Non avevo certo bisogno che avanzasse fino lì per
riconoscerlo. Mi era bastato
il suo odore. Erano passati diversi mesi dall’ultima volta
che l’avevo visto
nonostante vivessimo così vicini. Non ci vedevamo mai, o
meglio, credo
cercassimo entrambi di evitarci il più possibile.
Ci guardammo in
silenzio per qualche
secondo, poi, fu lui a decidere di rompere quel silenzio.
“Non
mi ero sbagliato; sei proprio
tu,” disse, accennando un mezzo sorriso.
Di nuovo
silenzio. “Da quando ti
spingi tanto oltre? Di solito non vieni da queste parti.”
“Stavo
giocando con un cervo e non
mi ero accorta di aver percorso tutta questa strada.”
Ricambiai il mezzo
sorriso.
“Certo,
certo. Adesso si dice così.”
Nel suo tono di voce colsi il solito sarcasmo, ma io gli sorrisi di
nuovo.
“E tu
come hai fatto a trovarmi?” Chiesi,
immaginando facilmente la sua risposta.
“Stavo
perlustrando la zona quando
ho sentito un odore famigliare nelle vicinanze,” rispose
tranquillo.
Ovvio, non era
certo l’unica a
possedere un olfatto cosi sviluppato. Pensai.
“Capisco…
che stavi facendo? Pensavi
di darti alla pesca per caso?”
“No. A
dire il vero non stavo
facendo niente di particolare. Diciamo che mi godevo il
panorama.”
“E
nessun brutto ricordo? Nessuna
strana visione?” La sua domanda mi colse sorpresa, ma capii a
cosa si stava
riferendo.
Mi voltai di
nuovo verso l’oceano e
poi risposi. “No, nessuna visione strana.” Ero
sincera su quel punto, ma non
avevo risposto alla domanda dei ricordi, anche se a dire il vero,
più che
brutti avrei usato la parola dolorosi.
“Bene,
mi fa piacere,” mi disse
mentre infine decise di dividere quei pochi metri che continuavano a
separarci.
“Non
credevo ti saresti fatto vedere
quando ti ho percepito nelle vicinanze,” dissi, continuando a
volgere lo
sguardo verso l’orizzonte. “Perlomeno non dopo
l’ultima volta che ci siamo
incontrati.” Continuai, mentre adesso con la coda
dell’occhio lo guardavo.
Contrariamente a
ciò che mi
aspettavo scoppiò a ridere, anche se in maniera molto
contenuta.
“Bells
mi dispiace per quel giorno
ero… bhe ero stanco, avevo passato una giornata faticosa.
L’ultima cosa che
potevo volere sarebbe stata assistere a una scena del genere; non ero
pronto.”
La sua voce si era fatta seria adesso.
Ancora silenzio.
Ero a caccia
con Edward, avevamo appena ucciso due alci e stavamo
“bevendo” quando d’un
tratto avvertimmo una presenza fra i cespugli. Mi voltai e incontrai
due occhi
grandi, scuri , che mi stavano osservando. Un’espressione
fredda e disgustata
sul quel suo volto; poi abbassò lo sguardo e in quel momento
colsi un’infinita
tristezza. Il lupo poi se ne andò, silenzioso
com’era arrivato.
“Bella,
mi spiace davvero. Spero solo
che i miei pensieri in quel momento non ti abbiano turbata
troppo.“ Era
sinceramente dispiaciuto.
“Nessun
turbamento Jake.
Fortunatamente non so leggere nel pensiero.” La mia risposta
cercò di fargli
capire che Edward non mi aveva svelato niente anche se, non servirono
certo dei
poteri speciali per immaginare cosa gli fosse passato per la mente.
Sembrò
sorpreso dalla mia risposta.
“Meglio
così, allora.” Accennò di
nuovo un debole sorriso.
Adesso lo stavo
fissando. Non era
cambiato per niente in quei cinque anni. Non era
“invecchiato” nemmeno un po’.
Apparentemente, era lo stesso ragazzo di sedici anni. Infondo, quello
di non
crescere era una cosa da lupi. E stavolta a quel pensiero fui io a
sorridere, e
lui lo notò subito.
“Perché
quell’espressione divertita?”
mi domandò perplesso.
“Ah,
ecco niente io, io stavo solo
pensando.” Sorrisi ancora.
Mi
fissò ancora un po’ confuso. Il
suo sguardo si spostò poi, verso lo strapiombo sotto di noi.
Sbuffò
leggermente e iniziò a
parlare.
“Sai,
stavo pensando che non abbiamo
mai mantenuto una vecchia promessa.”
In
quell’istante ebbi la sensazione
di sentire un battito accelerato del mio cuore. Non era minimamente
possibile,
lo sapevo bene. Il mio cuore aveva smesso di battere molto tempo fa.
Eppure fu
la sensazione che provai. Quella confusa e sorpresa adesso ero io. A
quale
promessa si riferiva? Sembrò leggermi nella mente
perché subito dopo si
affrettò a puntualizzare.
“La
promessa di tuffarci insieme
dalla scogliera.”
Vero, me lo
aveva promesso molto
tempo prima.
«Certo,
domani
farà freddo, ma meno di oggi. Senti il cambio di
temperatura? La pressione?
Domani farà più caldo. Ci stai?».
«Certo
che sì.
Ci divertiremo».
Quando aveva
detto della promessa
non mantenuta aveva
usato il verbo al
plurale. Ma quella che non l’aveva mantenuta ero soltanto io.
Il giorno dopo,
mentre Jake rischiava la vita per proteggermi, io infransi quella
promessa
tuffandomi da sola.
“Beh,
può tranquillamente dire che
quella che non la mantenne fui soltanto io,” affermai con un
velo di tristezza
nella voce.
“Potresti
rimediare… mantienila
adesso,” fu l’unica cosa che mi rispose mentre mi
guardava sorridendo.
Che stava
succedendo quel giorno?
Prima la mia insaziabile sete mi aveva condotto fino quasi al confine,
poi
l’incontro con Jake che evitavo da mesi, e adesso…
adesso mi stava addirittura
chiedendo di mantenere quella vecchia promessa. Sapevo che dovevo dire
di no.
Sapevo che non dovevo osare tanto, ma sentii in me solo la voglia di
saltare. Saltare
libera insieme al mio Jacob.
Jake
sembrò intuire di nuovo i miei
pensieri. Non era poi così strano, fra di noi non erano mai
serviti poteri
speciali per capirsi al volo. Come potevo averlo dimenticato? Porse la
sua
grande mano verso la mia, e a me non restò altro che
afferrarla. Il fuoco e il
ghiaccio si erano toccati.
Ci sorridemmo
complici e un attimo
dopo ci tuffammo nel vuoto.
Quando
riemergemmo, eravamo ancora
uniti dalle nostri mani ben salde. Ci scrutammo qualche istante negli
occhi,
dopodiché scoppiammo entrambi in una fragorosa risata. Era
come se fossimo
tornati indietro nel tempo. Anche se adesso era impossibile, sentivo
dentro di
me un calore mai provato prima. Jacob, il mio sole personale, era
riuscito di
nuovo a suscitare in me qualcosa d’impensabile per un
immortale. In quel
momento capii che quella non sarebbe stata l’unica volta che
avrei voluto
sentirmi così.
L’espressione
di Jacob era allegra.
Non la ricordavo così da chissà quanto tempo.
Sembrava un bambino, mentre le
onde continuavano a cullarci.
“Bene,
vediamo chi riesce a stare
più tempo immerso sott’acqua,”
esordì all’improvviso. Lo fissai un attimo
sconcertata, poi scoppiai a ridere di nuovo e se possibile ancora
più forte di
prima.
“Stupido
Jake! Ti pare una gara
possibile tra noi due? Hai forse picchiato la testa su una roccia
durante la
caduta in acqua?” Lui mi fissava evidentemente scocciato, ma
io continuai il
mio ammonimento.
“Io
non ho la necessità di
respirare.” Conclusi infine, con un sorriso che sapeva di
amaro adesso.
“Giusto…”
Mi sembrò davvero che si
fosse dimenticato qualcosa di molto importante, perché anche
nei suoi occhi
apparve una velata tristezza, ma un attimo dopo sembrò
riprendersi.
“Ok,
vorrà dire che cambieremo il
tipo di gara,” disse esultante. “Nuotiamo fino alla
baia che si trova
dall’altra parte della scogliera. Chi vince sarà
il mostro più forte.”
Ero allibita. Ma
quello era davvero
Jake? Cioè, Jake non si comportava così con me da
anni, da quando avevo preso
quella decisione irreversibile. Ero di nuovo confusa ma era inutile
pensarci
troppo. Sapevo che dovevo godermi semplicemente il momento, non sapevo
quanto
avrebbe potuto durare ancora.
“Va
bene, ci sto. Questo possiamo
farlo,” risposi, accettando il suo guanto di sfida.
La baia distava
circa cinque
chilometri dal punto in cui ci trovavamo al momento del
“fischio d’inizio”.
Nonostante questo, eravamo così veloci che sembrarono
fossero passati solo
pochi secondi quando avvistai l’insenatura. Nuotavamo fianco
a fianco, nessuno
dei due sembrava rimanere indietro di un solo centimetro. Il pesce
più veloce
sarebbe sembrato una tartaruga al nostro confronto.
Toccammo la
sabbia della spiaggia in
perfetta sincronia. Eravamo pari.
Jacob si
lasciò cadere disteso sulla
sabbia, ed io lo copiai a mia volta, anche se non ne sentivo affatto il
bisogno. Ovviamente non ero per niente stanca. Volsi la testa verso di
lui e lo
fissai. Aveva gli occhi chiusi, il suo petto si alzava e si abbassava
velocemente e aveva il respiro irregolare, anche se non esageratamente.
Un'altra occasione per ricordarmi quanto ormai fossimo lontani
dall’essere
quelli di un tempo.
Passo poco
più di un minuto quando
mi accorsi che il respiro di Jake era tornato perfettamente regolare.
Infondo,
anche lui era speciale. Quando poi aprì gli occhi, i nostri
sguardi si
incrociarono. Non fece altro che sorridermi, ma stavolta io non riuscii
a
ricambiare quel gesto così semplice.
Jake si mise
seduto con le braccia
appoggiate alle ginocchia. Sul suo volto nessuna espressione. Potevo
immaginare
che stesse pensando, ma non avrei mai saputo dire a cosa.
“Come
mai Edward non era con te
oggi?” mi chiese poi all’improvviso.
Lo guardai un
attimo poi riposi. “È
assieme a Carlisle. Sono andati a fare visita a un nostro clan
amico.”
“E
come mai tu non sei andata con
loro?”
Giusta domanda.
Perché non ero
andata con lui? Che cosa mi aveva trattenuto a Forks? Non sapevo cosa
rispondere quando poi lui stesso mi tolse il fastidio di farlo.
“Ti
devo confessare una cosa,” esordì.
“Ti
ascolto,” dissi cauta.
“Forse
a quel tempo, non sarei
riuscito a mantenere la mia promessa. Nemmeno se le cose non avessero
preso
quella strana piega.”
“Perché?”
domandai d’istinto.
“Non
credo ne avrei avuto il
coraggio.”
“Non
capisco.”
“Non
so se avrei avuto il coraggio
di lasciartelo fare,” ammise infine sospirando.
Ancora, mi aveva
ancora una volta
sorpreso.
“Beh,
questa volta non mi sono
nemmeno posto il problema, non ne avrei avuto il motivo.”
Amarezza e tristezza
si mescolarono mentre pronunciava quella frase.
Non sapevo cosa
dire. Con quelle
parole mi sentii definitivamente colpevole. Avevo cercato di scappare a
lungo
da quella verità, ma adesso tutto tornava a galla. Provai a
resistere ancora
però, non potevo lasciarmi andare proprio adesso. No. Non
potevo farlo.
“ Uhm,
adesso che mi ci fai pensare…
cavolo ho rischiato di farti suicidare!” esordii, provando a
mettere in scena
la mia recita migliore. Non ero mai stata un’ottima attrice
ma lui sembrò
cascarci, o forse, fece solo finta di farlo.
“Sciocca
vampira!” esordì finto
offeso e poi, sorrise.
Di nuovo. I
nostri sguardi erano di
nuovo fissi l’uno su l'altro. Avrei voluto distogliere i miei
occhi dai suoi,
ma non ci riuscii. Erano come una calamita. Stavo per dire qualcosa
quando,
d’un tratto, Jake scattò in piedi.
“Si
sta facendo tardi, è ora di
tornare.” Mi guardò un ultima volta e poi mentre
ero ancora distesa, iniziò a
incamminarsi.
No.
Perché se ne stava andando? Ma
soprattutto perché non riuscivo ad accettare
l’idea di staccarmi da lui? Avevo
tante di quelle domande in testa che non ci capivo più
nulla. Rivissi l’intera
giornata appena trascorsa. L’immagine del volto sorridente di
Jacob era
stampata nella mia mente, ma veniva poi oscurato da
un’espressione triste e
malinconica.
Lo feci senza
rendermene conto.
Urlai forte il suo nome. Jacob che era già abbastanza
lontano si fermò di
scatto. Sembrò pensare quale fosse la giusta mossa da fare,
ma infine si voltò
di nuovo verso di me.
Ero immobile.
Non riuscivo a dire o
a fare qualsiasi altra cosa. Sul volto di Jacob vidi dipinta
un’espressione stupita,
poi iniziò ad avvicinarsi di nuovo.
“Tu
stai…” Accennò dubbioso.
Sentii qualcosa
bagnarmi il viso, e
mi toccai lentamente la guancia. Stavano cadendo le prime gocce di
pioggia.
Capii a cosa era
dovuto lo stupore
di Jake. Molto probabilmente aveva pensato che stessi versando delle
lacrime, e
sarebbe successo se solo avessi ancora potuto farlo.
Jacob si rese
conto dell’errore
quando le prime gocce caddero anche sul suo viso.
“Per
un attimo ho pensato che tu…”
Ma interruppe la frase. Capii subito che stava per voltarsi di nuovo,
ma
stavolta non lo permisi.
“
Jake, io non riesco a
dimenticare,” gli urlai, con la stessa intensità
di quando avevo urlato il suo
nome.
Lo vidi
impietrirsi. Era allibito, e
lo ero anch’io.“Non riesco a dimenticarmi di te. I
miei ricordi umani sono
ormai lontani, ricordi estremamente offuscati , ma quelli passati con
te…
quelli sono incredibilmente vivi!”. Ammisi, e in quel momento
fu come se mi
sentissi davvero esausta.
Lo vidi
stringere forte i pugni.
Stava cercando di trattenersi, ma alla fine non ci riuscì.
Come me aveva
ceduto.
In un secondo
eravamo l’uno di
fronte all’altra. I miei occhi nei suoi. Appoggiò
la sua mano dietro la mia
nuca.
“Questo
non avresti dovuto dirmelo,”
pronunciò un istante prima di tirarmi definitivamente a
sé, e far si che le
nostre labbra si toccassero.
Ci stavamo
baciando. Nemmeno il
bacio che ci scambiammo quella volta nella radura fu tanto violento e
passionale. La sete che si era addormentata dentro di me si
risvegliò fulminea,
ma non era certo quella che potevo provare verso il suo sangue. No.
Quella sete
non l’avevo mai e poi mai provata.
Successe tutto
in pochi secondi. Mi
ritrovai le mani sul suo petto: era così grande e forte. Le
sue braccia invece
mi stringevano come a volermi incatenare per sempre. Staccai le mie
labbra
dalle sue solo quando mi avventurai nel togliergli la maglietta ancora
bagnata.
Ci guardammo fissi negli occhi. Sentivo che anche lui stava provando le
stesse
cose. Quando riuscii a sfilargliela del tutto riprese a baciarmi.
Stavolta con
meno violenza, ma con ancora più desiderio. Faticosamente
sciolse l’abbraccio
che ci legava e appoggiò le mani sulle mie spalle. Un attimo
dopo il leggero
vestito che indossavo era caduto a terra. Lo sentì
rabbrividire per un breve
istante quando toccò la mia pelle nuda.
Non riuscivo a
pensare a niente.
Sentivo il suo tocco dolce, e allo stesso tempo ruvido, sul mio freddo
corpo.
Non riuscii nemmeno a controllare la mia forza da vampira quando lo
spinsi a
terra e mi posi sopra di lui continuandolo a baciare.
Stavamo
combattendo. Nessuno dei due
sembrava intenzionato a far prevalere l’altro quando accadde
ciò che non avrei
mai voluto. Sentii le sue labbra abbandonare le mie.
Istintivamente
aprii gli occhi.
Quello che mi trovai davanti mi freddò talmente tanto che
percepii come un
brivido scorrermi sulla pelle. I suoi occhi erano lucidi e una lacrima
mi cadde
sulla guancia. A quella vista, lasciai cadere le mie braccia che fino a
quel
momento gli avevano avvolto la schiena. Mi fissò
intensamente mentre un'altra
lacrima cadeva sul mio volto assieme alla fitta pioggia. Senza
spostarsi da
sopra il mio corpo, lasciò cadere la testa
nell’incavo del mio collo, mentre i
nostri corpi continuavano a combaciare ancora perfettamente.
“Non
possiamo farlo,” fu ciò che pronunciò
mentre con un pugno batté con forza sulla sabbia.
Rimase
così ancora qualche minuto.
Si lasciò poi cadere con le spalle a terra e il viso rivolto
verso il cielo.
Non fui capace di dire niente; lo assecondai solamente.
Non so quanto
era passato. Non
avevamo più detto una parola e nessuno dei due si era mosso
dalla propria
posizione. Capii che il tempo stava trascorrendo perché il
buio si era
impadronito di quella giornata. Nel frattempo, però, aveva
smesso di piovere.
Quando
finalmente riuscii a voltare
lo sguardo verso Jake, vidi che stava dormendo. Sul volto
un’espressione
contratta. Allungai una mano verso di lui e gli sfiorai la guancia
calda.
Lo avevo ucciso
per la seconda
volta. Non mi era bastato farlo quando presi la decisione di diventare
un’ immortale
per amare in eterno Edward. No. Evidentemente il mio egoismo non aveva
fine.
Fu in quel
preciso istante che il
mio sguardo si posò sul suo collo. Mi avvicinai e vi poggiai
le mie fredde
labbra.
Che diavolo
avevo in mente? Mi
scrollai subito quell’idea dalla testa e mi allontanai di
scatto. Ero impazzita
del tutto.
Mi rimisi il
vestito ancora bagnato
e sedendomi per terra portai le gambe rannicchiate al petto. Nel cielo,
le
nuvole avevano lasciato un po’ di spazio a una bellissima
luna piena che si
rifletteva nell’oceano ormai scuro.
Non stavo
pensando a niente. Cercavo
solo di godere di quel bellissimo panorama notturno quando la sua voce
mi
provocò un sussulto.
“Potevi
farlo,” sussurrò a bassa
voce.
Sgranai gli
occhi incredula.
“Te ne
sei accorto? Perché non hai
fatto niente allora?”
“Forse
era quello che volevo…”
“Sei
impazzito? Cosa diavolo stai
dicendo?”
“Quello
che hai capito… potevi
farlo, potevi…”
“Smettila!”
lo implorai. “Non
sarebbe servito a niente… lo sai.”
“Già,
non sarebbe servito,” pronunciò
sarcasticamente.
A quel punto,
anche lui prese
posizione accanto a me. Sedendosi, iniziò ad osservare
l’infinito di fronte a
noi.
Rimanemmo ancora
una volta in
silenzio. Cosa avremmo dovuto dire o fare? Non ne avevo la minima idea.
Sapevo
che nulla avrebbe potuto cambiare le cose, e questo lo sapeva bene
anche lui.
Il tempo non
sarebbe tornato
indietro. Le decisioni prese rimanevano tali e inappellabili. Niente
poteva
essere più modificato.
Fissai di nuovo
la grande sfera
rotonda alta nel cielo.
“Secondo
le leggende dovresti
trasformarti adesso,” esordii con un filo di voce.
“Secondo
le leggende un vampiro e un
licantropo non riuscirebbero neanche a sopportare l’odore
l’uno dell’altra,” mi
rispose con voce decisa.
Abbozzai
involontariamente un
sorriso amaro.
“Non
ci si può proprio fidare di
queste leggende.”
“Bella,
te l’ho già detto una volta.
Siamo destinati a farci del male. Per sempre. Non riusciamo a farne a
meno,” pronunciò
quelle parole come in segno di resa.
“Jake,
ho preso una decisione.” Non
disse niente, evidentemente decise di ascoltare solamente.
“Edward
mi ha proposto di andare via
da Forks, di andare in Alaska. I problemi anagrafici iniziano a farsi
vedere e
quella di cambiare aria sarebbe la scelta più facile da
seguire. Fino ad ora mi
sono battuta affinché rimanessimo ancora a Forks. Non me la
sentivo di
andarmene, non ero pronta a lasciare Charlie, a lasciare
definitivamente te… ma
adesso non posso più comportarmi in questa maniera. Sono
stata fin troppo
egoista,io… io devo lasciarti andare.”
Il suo volto era
impassibile. Non
ebbe la ben che minima reazione a ciò che gli stavo dicendo.
“Si,
forse è arrivata l’ora. Anche
se mi chiedo a quanto possa servire…” Fu questa
poi la sua risposta mentre
guardava il mare.
“Riuscirai
a tenergli nascosto
quello che è successo, oggi?” Riprese a parlare e
sapevo cosa intendeva.
“Non
lo so. Non so se riuscirò a
mantenere un segreto del genere per
l’eternità.”
“Già,
per l’eternità…”
Ripeté anche
lui
Le nuvole
stavano di nuovo prendendo
completamente il loro posto nel cielo. Le poche stelle assieme alla
grande luna
sarebbero state offuscate e ben presto sarebbe giunta l’alba.
Rimanemmo così.
Vicini più che mai. Aspettando quel nuovo giorno che ci
avrebbe diviso per
sempre.
“Due
rette parallele corrono su un piano all’infinito senza mai
toccarsi.”
Un grazie
infinite a Kukiness.