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Autore: Saorio    21/01/2010    10 recensioni
In quell’istante ebbi la sensazione di sentire un battito accelerato del mio cuore. Non era minimamente possibile, lo sapevo bene. Il mio cuore aveva smesso di battere molto tempo fa. Eppure fu la sensazione che provai. Quella confusa e sorpresa adesso ero io. A quale promessa si riferiva? Sembrò leggermi nella mente perché subito dopo si affrettò a puntualizzare.
[Ho messo contesto vago, e generale, ma questa storia è pensata per dopo Eclipse; solo senza prendere in considerazione Breaking Dawn!]
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black | Coppie: Bella/Jacob
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Note generali su Twilight con possibili spoiler

 

Salve a tutti!

Inizio col dirvi che quello che accade in “Breaking Dawn” non sono riuscita a digerirlo ancora molto bene. Adoro la saga della Meyer ma sinceramente tutto quel che succede nel quarto libro mi ha lasciato un po’ delusa e con l’amaro in bocca. Soprattutto non mi è mai completamente andata giù la storia“ Jacob – imprinting – Renesmee”. I lieti fine mi piacciono ma non quando li trovo un po’ troppo forzati. 

Il mio personaggio preferito è Jake, e non sto parlando del Jake attore, ( Taylor Lautner ) ma del personaggio letterario. Mi ci sono affezionata particolarmente man mano che “lo conoscevo”. Totalmente perfetto nelle sue imperfezioni.

Edward dal canto suo mi ha affascinato, certo, ma non sono andata più in là di cosi … e vi dirò di più secondo me quello che prova Bella per lui non è nemmeno amore malsano, ma solo malsano… Cioè, sono convinta che l’amore, quello vero, lo provi unicamente per Jacob… quello verso Edward è qualcosa di diverso, qualcosa di cui non potrebbe fare a meno, ma non perché veramente innamorata … come dice Edward quando si mostra per quel che è in realtà, tutto di lui l’attrae. Ecco, questo è quello che secondo me Bella prova per lui. Un attrazione fatale alla quale non si può resistere, una specie di imprinting… e sinceramente non vado nemmeno pazza per questa storia dello strano colpo di fulmine della tribù dei Quielute 

Se avrete letto fin qua, v’immaginerete anche che la coppia Jacob-Renesmee non mi piace u_u Soprattutto perché secondo me non è la giusta fine che si meritano Jake e Bella. Non dico che dovessero stare assieme per forza, ma almeno una vera fine fra loro non sarebbe mai dovuta esserci. Soprattutto in questo modo è come se fosse stato sminuito l’amore che c’era fra loro. L

Ok, con questo ho finito XD Credo anche di essermi accollata un’ostilità particolare, soprattutto da chi adora Edward. Sappiate però che non lo odio poi così tanto °_°

Se qualcuno ancora vorrà leggere la mia ff, spero mi farà sapere cosa ne pensa, anche per tirarmi virtualmente una cassa di pomodori ehehe XD.

Non credo ci sia molto bisogno di dirvi che la storia ha come personaggi Jake e Bella. 

Per me, anche in questa ff, la storia si ferma al “semplice” matrimonio tra Edward e Bella quindi nonostante stiano assieme, non esistono nessuna Renesmee e nessun imprinting.

Vi auguro una buona lettura!

 

 

 

 

 

 

Correvo veloce nel bosco. La mia sete era insaziabile.

Avevo cacciato tre grossi alci eppure non riuscivo a mettere fine a quella battuta di caccia. Da quando ero diventata una vampira non era mai successo, nemmeno quando ero ancora una neonata. Non avevo mai provato una sete del genere durante i miei primi cinque anni da immortale.

Intorno a me riuscivo a percepire qualsiasi rumore. Gocce di rugiada che cadevano da una foglia all’altra, uccelli che cantavano in coro, rane che gracidavano lontane. Nel cielo, sopra quella fitta coltre di chiome, facevano da padrone solo le nuvole.

Non impiegai molto nello scovare la mia prossima preda. Se ne stava beata a mangiare dell’erba e non si era minimamente accorta della mia presenza. Stavo per sferrare il mio attacco quando alzò lo sguardo nella mia direzione. Un secondo dopo stava già correndo a più non posso fra la vegetazione del bosco.

Decisi di concederle qualche secondo di vantaggio, la caccia sarebbe stata più divertente. Contai fino a dieci e poi partii al suo inseguimento. Quel cervo era particolarmente velocemente ma, nonostante ciò, riuscii a raggiungerlo facilmente. Forse aveva capito che non avrebbe avuto vie di scampo così, ad un tratto, sembrò arrendersi e si fermò.

Pochi istanti e la sua vita avrebbe avuto fine.

In quel momento un fascio di luce si fece breccia nella fitta vegetazione attirando il mio sguardo in un'altra direzione. Mi guardai attentamente attorno ed immediatamente mi resi conto che quel luogo mi era familiare. Sì, ero già stata lì quando ancora ero umana.

Tornai a fissare l’animale impaurito di fronte a me; poi sorrisi e gli feci un piccolo cenno con il capo. Sembrò capire che avevo deciso di risparmiarlo e in quell’istante riprese la sua corsa nel bosco. Era stato fortunato.

Fissai di nuovo il motivo di quella mia distrazione, ma quel fascio di luce nel frattempo era già sparito. Il sole sembrava non riuscire a vincere mai sul cielo di Forks. Nonostante questo, m’incamminai nel punto esatto che per pochi secondi era stato illuminato.

Il panorama che si aprì al di là dalla vegetazione era proprio quello che immaginavo e ricordavo. Di fronte a me il cielo grigio e l’immensa distesa blu; ero sul pendio della scogliera.

Il forte vento mi scompigliava i capelli e faceva ondulare la gonna del mio vestito leggero. Sotto di me le onde s’infrangevano rumorose sulla roccia. Uno storno di gabbiani in viaggio andò a riposare sulla spiaggia poco distante. La mia insaziabile, e strana sete di quel giorno, mi aveva condotto quasi al confine. Senza rendermene conto stavo per infrangere nella maniera più stupida possibile un patto nato più di un secolo prima.

Chiusi gli occhi e ispirai profondamente nonostante non ne sentissi veramente il bisogno. Il mio olfatto e il mio udito percepivano anche l’odore e il rumore più lontano. Riuscivo a sentire tutto.

Nella mia mente si materializzarono delle immagini. Due ragazzi che passeggiavano sulla spiaggia e che poi si sedevano su un grande tronco d’albero dove passavano ore a chiacchierare, senza accorgersene. Erano sorridenti e sembravano felici eppure, ad un tratto, tutto cambiò e nella mia testa si susseguirono immagini in una sequenza veloce.

Stavo rivivendo i miei ultimi mesi da umana quando improvvisamente tornaii alla realtà. Riaprii di botto gli occhi e mi voltai di scatto; si stava avvicinando qualcuno.

La sagoma scura che intravedevo dietro l’albero fece tre passi avanti fermandosi qualche metro lontano da me. Non avevo certo bisogno che avanzasse fino lì per riconoscerlo. Mi era bastato il suo odore. Erano passati diversi mesi dall’ultima volta che l’avevo visto nonostante vivessimo così vicini. Non ci vedevamo mai, o meglio, credo cercassimo entrambi di evitarci il più possibile.

Ci guardammo in silenzio per qualche secondo, poi, fu lui a decidere di rompere quel silenzio.

“Non mi ero sbagliato; sei proprio tu,” disse, accennando un mezzo sorriso.

Di nuovo silenzio. “Da quando ti spingi tanto oltre? Di solito non vieni da queste parti.”

“Stavo giocando con un cervo e non mi ero accorta di aver percorso tutta questa strada.” Ricambiai il mezzo sorriso.

“Certo, certo. Adesso si dice così.” Nel suo tono di voce colsi il solito sarcasmo, ma io gli sorrisi di nuovo.

“E tu come hai fatto a trovarmi?” Chiesi, immaginando facilmente la sua risposta.

“Stavo perlustrando la zona quando ho sentito un odore famigliare nelle vicinanze,” rispose tranquillo.

Ovvio, non era certo l’unica a possedere un olfatto cosi sviluppato. Pensai.

“Capisco… che stavi facendo? Pensavi di darti alla pesca per caso?”

“No. A dire il vero non stavo facendo niente di particolare. Diciamo che mi godevo il panorama.”

“E nessun brutto ricordo? Nessuna strana visione?” La sua domanda mi colse sorpresa, ma capii a cosa si stava riferendo.

Mi voltai di nuovo verso l’oceano e poi risposi. “No, nessuna visione strana.” Ero sincera su quel punto, ma non avevo risposto alla domanda dei ricordi, anche se a dire il vero, più che brutti avrei usato la parola dolorosi.

“Bene, mi fa piacere,” mi disse mentre infine decise di dividere quei pochi metri che continuavano a separarci.

“Non credevo ti saresti fatto vedere quando ti ho percepito nelle vicinanze,” dissi, continuando a volgere lo sguardo verso l’orizzonte. “Perlomeno non dopo l’ultima volta che ci siamo incontrati.” Continuai, mentre adesso con la coda dell’occhio lo guardavo.

Contrariamente a ciò che mi aspettavo scoppiò a ridere, anche se in maniera molto contenuta.

“Bells mi dispiace per quel giorno ero… bhe ero stanco, avevo passato una giornata faticosa. L’ultima cosa che potevo volere sarebbe stata assistere a una scena del genere; non ero pronto.” La sua voce si era fatta seria adesso.

Ancora silenzio.

 

Ero a caccia con Edward, avevamo appena ucciso due alci e stavamo “bevendo” quando d’un tratto avvertimmo una presenza fra i cespugli. Mi voltai e incontrai due occhi grandi, scuri , che mi stavano osservando. Un’espressione fredda e disgustata sul quel suo volto; poi abbassò lo sguardo e in quel momento colsi un’infinita tristezza. Il lupo poi se ne andò, silenzioso com’era arrivato.

 

“Bella, mi spiace davvero. Spero solo che i miei pensieri in quel momento non ti abbiano turbata troppo.“ Era sinceramente dispiaciuto.

“Nessun turbamento Jake. Fortunatamente non so leggere nel pensiero.” La mia risposta cercò di fargli capire che Edward non mi aveva svelato niente anche se, non servirono certo dei poteri speciali per immaginare cosa gli fosse passato per la mente.

Sembrò sorpreso dalla mia risposta.

“Meglio così, allora.” Accennò di nuovo un debole sorriso.

Adesso lo stavo fissando. Non era cambiato per niente in quei cinque anni. Non era “invecchiato” nemmeno un po’. Apparentemente, era lo stesso ragazzo di sedici anni. Infondo, quello di non crescere era una cosa da lupi. E stavolta a quel pensiero fui io a sorridere, e lui lo notò subito.

“Perché quell’espressione divertita?” mi domandò perplesso.

“Ah, ecco niente io, io stavo solo pensando.” Sorrisi ancora.

Mi fissò ancora un po’ confuso. Il suo sguardo si spostò poi, verso lo strapiombo sotto di noi.

Sbuffò leggermente e iniziò a parlare.

“Sai, stavo pensando che non abbiamo mai mantenuto una vecchia promessa.”

In quell’istante ebbi la sensazione di sentire un battito accelerato del mio cuore. Non era minimamente possibile, lo sapevo bene. Il mio cuore aveva smesso di battere molto tempo fa. Eppure fu la sensazione che provai. Quella confusa e sorpresa adesso ero io. A quale promessa si riferiva? Sembrò leggermi nella mente perché subito dopo si affrettò a puntualizzare.

“La promessa di tuffarci insieme dalla scogliera.”

Vero, me lo aveva promesso molto tempo prima.

 

«Certo, domani farà freddo, ma meno di oggi. Senti il cambio di temperatura? La pressione? Domani farà più caldo. Ci stai?».

«Certo che sì. Ci divertiremo».

Quando aveva detto della promessa non mantenuta  aveva usato il verbo al plurale. Ma quella che non l’aveva mantenuta ero soltanto io. Il giorno dopo, mentre Jake rischiava la vita per proteggermi, io infransi quella promessa tuffandomi da sola.

“Beh, può tranquillamente dire che quella che non la mantenne fui soltanto io,” affermai con un velo di tristezza nella voce.

“Potresti rimediare… mantienila adesso,” fu l’unica cosa che mi rispose mentre mi guardava sorridendo.

Che stava succedendo quel giorno? Prima la mia insaziabile sete mi aveva condotto fino quasi al confine, poi l’incontro con Jake che evitavo da mesi, e adesso… adesso mi stava addirittura chiedendo di mantenere quella vecchia promessa. Sapevo che dovevo dire di no. Sapevo che non dovevo osare tanto, ma sentii in me solo la voglia di saltare. Saltare libera insieme al mio Jacob.

Jake sembrò intuire di nuovo i miei pensieri. Non era poi così strano, fra di noi non erano mai serviti poteri speciali per capirsi al volo. Come potevo averlo dimenticato? Porse la sua grande mano verso la mia, e a me non restò altro che afferrarla. Il fuoco e il ghiaccio si erano toccati.

Ci sorridemmo complici e un attimo dopo ci tuffammo nel vuoto.

Quando riemergemmo, eravamo ancora uniti dalle nostri mani ben salde. Ci scrutammo qualche istante negli occhi, dopodiché scoppiammo entrambi in una fragorosa risata. Era come se fossimo tornati indietro nel tempo. Anche se adesso era impossibile, sentivo dentro di me un calore mai provato prima. Jacob, il mio sole personale, era riuscito di nuovo a suscitare in me qualcosa d’impensabile per un immortale. In quel momento capii che quella non sarebbe stata l’unica volta che avrei voluto sentirmi così.

L’espressione di Jacob era allegra. Non la ricordavo così da chissà quanto tempo. Sembrava un bambino, mentre le onde continuavano a cullarci.

“Bene, vediamo chi riesce a stare più tempo immerso sott’acqua,” esordì all’improvviso. Lo fissai un attimo sconcertata, poi scoppiai a ridere di nuovo e se possibile ancora più forte di prima.

“Stupido Jake! Ti pare una gara possibile tra noi due? Hai forse picchiato la testa su una roccia durante la caduta in acqua?” Lui mi fissava evidentemente scocciato, ma io continuai il mio ammonimento.

“Io non ho la necessità di respirare.” Conclusi infine, con un sorriso che sapeva di amaro adesso.

“Giusto…” Mi sembrò davvero che si fosse dimenticato qualcosa di molto importante, perché anche nei suoi occhi apparve una velata tristezza, ma un attimo dopo sembrò riprendersi.

“Ok, vorrà dire che cambieremo il tipo di gara,” disse esultante. “Nuotiamo fino alla baia che si trova dall’altra parte della scogliera. Chi vince sarà il mostro più forte.”

Ero allibita. Ma quello era davvero Jake? Cioè, Jake non si comportava così con me da anni, da quando avevo preso quella decisione irreversibile. Ero di nuovo confusa ma era inutile pensarci troppo. Sapevo che dovevo godermi semplicemente il momento, non sapevo quanto avrebbe potuto durare ancora.

“Va bene, ci sto. Questo possiamo farlo,” risposi, accettando il suo guanto di sfida.

La baia distava circa cinque chilometri dal punto in cui ci trovavamo al momento del “fischio d’inizio”. Nonostante questo, eravamo così veloci che sembrarono fossero passati solo pochi secondi quando avvistai l’insenatura. Nuotavamo fianco a fianco, nessuno dei due sembrava rimanere indietro di un solo centimetro. Il pesce più veloce sarebbe sembrato una tartaruga al nostro confronto.

Toccammo la sabbia della spiaggia in perfetta sincronia. Eravamo pari.

Jacob si lasciò cadere disteso sulla sabbia, ed io lo copiai a mia volta, anche se non ne sentivo affatto il bisogno. Ovviamente non ero per niente stanca. Volsi la testa verso di lui e lo fissai. Aveva gli occhi chiusi, il suo petto si alzava e si abbassava velocemente e aveva il respiro irregolare, anche se non esageratamente. Un'altra occasione per ricordarmi quanto ormai fossimo lontani dall’essere quelli di un tempo.

Passo poco più di un minuto quando mi accorsi che il respiro di Jake era tornato perfettamente regolare. Infondo, anche lui era speciale. Quando poi aprì gli occhi, i nostri sguardi si incrociarono. Non fece altro che sorridermi, ma stavolta io non riuscii a ricambiare quel gesto così semplice.

Jake si mise seduto con le braccia appoggiate alle ginocchia. Sul suo volto nessuna espressione. Potevo immaginare che stesse pensando, ma non avrei mai saputo dire a cosa.

“Come mai Edward non era con te oggi?” mi chiese poi all’improvviso.

Lo guardai un attimo poi riposi. “È assieme a Carlisle. Sono andati a fare visita a un nostro clan amico.”

“E come mai tu non sei andata con loro?”

Giusta domanda. Perché non ero andata con lui? Che cosa mi aveva trattenuto a Forks? Non sapevo cosa rispondere quando poi lui stesso mi tolse il fastidio di farlo.

“Ti devo confessare una cosa,” esordì.

“Ti ascolto,” dissi cauta.

“Forse a quel tempo, non sarei riuscito a mantenere la mia promessa. Nemmeno se le cose non avessero preso quella strana piega.”

“Perché?” domandai d’istinto.

“Non credo ne avrei avuto il coraggio.”

“Non capisco.”

“Non so se avrei avuto il coraggio di lasciartelo fare,” ammise infine sospirando.

Ancora, mi aveva ancora una volta sorpreso.

“Beh, questa volta non mi sono nemmeno posto il problema, non ne avrei avuto il motivo.” Amarezza e tristezza si mescolarono mentre pronunciava quella frase. 

Non sapevo cosa dire. Con quelle parole mi sentii definitivamente colpevole. Avevo cercato di scappare a lungo da quella verità, ma adesso tutto tornava a galla. Provai a resistere ancora però, non potevo lasciarmi andare proprio adesso. No. Non potevo farlo.

“ Uhm, adesso che mi ci fai pensare… cavolo ho rischiato di farti suicidare!” esordii, provando a mettere in scena la mia recita migliore. Non ero mai stata un’ottima attrice ma lui sembrò cascarci, o forse, fece solo finta di farlo.

“Sciocca vampira!” esordì finto offeso e poi, sorrise.

Di nuovo. I nostri sguardi erano di nuovo fissi l’uno su l'altro. Avrei voluto distogliere i miei occhi dai suoi, ma non ci riuscii. Erano come una calamita. Stavo per dire qualcosa quando, d’un tratto, Jake scattò in piedi.

“Si sta facendo tardi, è ora di tornare.” Mi guardò un ultima volta e poi mentre ero ancora distesa, iniziò a incamminarsi.

No. Perché se ne stava andando? Ma soprattutto perché non riuscivo ad accettare l’idea di staccarmi da lui? Avevo tante di quelle domande in testa che non ci capivo più nulla. Rivissi l’intera giornata appena trascorsa. L’immagine del volto sorridente di Jacob era stampata nella mia mente, ma veniva poi oscurato da un’espressione triste e malinconica.

Lo feci senza rendermene conto. Urlai forte il suo nome. Jacob che era già abbastanza lontano si fermò di scatto. Sembrò pensare quale fosse la giusta mossa da fare, ma infine si voltò di nuovo verso di me.

Ero immobile. Non riuscivo a dire o a fare qualsiasi altra cosa. Sul volto di Jacob vidi dipinta un’espressione stupita, poi iniziò ad avvicinarsi di nuovo.

“Tu stai…” Accennò dubbioso.

Sentii qualcosa bagnarmi il viso, e mi toccai lentamente la guancia. Stavano cadendo le prime gocce di pioggia.

Capii a cosa era dovuto lo stupore di Jake. Molto probabilmente aveva pensato che stessi versando delle lacrime, e sarebbe successo se solo avessi ancora potuto farlo.

Jacob si rese conto dell’errore quando le prime gocce caddero anche sul suo viso.

“Per un attimo ho pensato che tu…” Ma interruppe la frase. Capii subito che stava per voltarsi di nuovo, ma stavolta non lo permisi.

“ Jake, io non riesco a dimenticare,” gli urlai, con la stessa intensità di quando avevo urlato il suo nome.

Lo vidi impietrirsi. Era allibito, e lo ero anch’io.“Non riesco a dimenticarmi di te. I miei ricordi umani sono ormai lontani, ricordi estremamente offuscati , ma quelli passati con te… quelli sono incredibilmente vivi!”. Ammisi, e in quel momento fu come se mi sentissi davvero esausta.

Lo vidi stringere forte i pugni. Stava cercando di trattenersi, ma alla fine non ci riuscì. Come me aveva ceduto.

In un secondo eravamo l’uno di fronte all’altra. I miei occhi nei suoi. Appoggiò la sua mano dietro la mia nuca.

“Questo non avresti dovuto dirmelo,” pronunciò un istante prima di tirarmi definitivamente a sé, e far si che le nostre labbra si toccassero.

Ci stavamo baciando. Nemmeno il bacio che ci scambiammo quella volta nella radura fu tanto violento e passionale. La sete che si era addormentata dentro di me si risvegliò fulminea, ma non era certo quella che potevo provare verso il suo sangue. No. Quella sete non l’avevo mai e poi mai provata.

Successe tutto in pochi secondi. Mi ritrovai le mani sul suo petto: era così grande e forte. Le sue braccia invece mi stringevano come a volermi incatenare per sempre. Staccai le mie labbra dalle sue solo quando mi avventurai nel togliergli la maglietta ancora bagnata. Ci guardammo fissi negli occhi. Sentivo che anche lui stava provando le stesse cose. Quando riuscii a sfilargliela del tutto riprese a baciarmi. Stavolta con meno violenza, ma con ancora più desiderio. Faticosamente sciolse l’abbraccio che ci legava e appoggiò le mani sulle mie spalle. Un attimo dopo il leggero vestito che indossavo era caduto a terra. Lo sentì rabbrividire per un breve istante quando toccò la mia pelle nuda.

Non riuscivo a pensare a niente. Sentivo il suo tocco dolce, e allo stesso tempo ruvido, sul mio freddo corpo. Non riuscii nemmeno a controllare la mia forza da vampira quando lo spinsi a terra e mi posi sopra di lui continuandolo a baciare.

Stavamo combattendo. Nessuno dei due sembrava intenzionato a far prevalere l’altro quando accadde ciò che non avrei mai voluto. Sentii le sue labbra abbandonare le mie.

Istintivamente aprii gli occhi. Quello che mi trovai davanti mi freddò talmente tanto che percepii come un brivido scorrermi sulla pelle. I suoi occhi erano lucidi e una lacrima mi cadde sulla guancia. A quella vista, lasciai cadere le mie braccia che fino a quel momento gli avevano avvolto la schiena. Mi fissò intensamente mentre un'altra lacrima cadeva sul mio volto assieme alla fitta pioggia. Senza spostarsi da sopra il mio corpo, lasciò cadere la testa nell’incavo del mio collo, mentre i nostri corpi continuavano a combaciare ancora perfettamente.

“Non possiamo farlo,” fu ciò che pronunciò mentre con un pugno batté con forza sulla sabbia.

Rimase così ancora qualche minuto. Si lasciò poi cadere con le spalle a terra e il viso rivolto verso il cielo. Non fui capace di dire niente; lo assecondai solamente.

Non so quanto era passato. Non avevamo più detto una parola e nessuno dei due si era mosso dalla propria posizione. Capii che il tempo stava trascorrendo perché il buio si era impadronito di quella giornata. Nel frattempo, però, aveva smesso di piovere.

Quando finalmente riuscii a voltare lo sguardo verso Jake, vidi che stava dormendo. Sul volto un’espressione contratta. Allungai una mano verso di lui e gli sfiorai la guancia calda.

Lo avevo ucciso per la seconda volta. Non mi era bastato farlo quando presi la decisione di diventare un’ immortale per amare in eterno Edward. No. Evidentemente il mio egoismo non aveva fine.

Fu in quel preciso istante che il mio sguardo si posò sul suo collo. Mi avvicinai e vi poggiai le mie fredde labbra.

Che diavolo avevo in mente? Mi scrollai subito quell’idea dalla testa e mi allontanai di scatto. Ero impazzita del tutto.

Mi rimisi il vestito ancora bagnato e sedendomi per terra portai le gambe rannicchiate al petto. Nel cielo, le nuvole avevano lasciato un po’ di spazio a una bellissima luna piena che si rifletteva nell’oceano ormai scuro.

Non stavo pensando a niente. Cercavo solo di godere di quel bellissimo panorama notturno quando la sua voce mi provocò un sussulto.

“Potevi farlo,” sussurrò a bassa voce.

Sgranai gli occhi incredula.

“Te ne sei accorto? Perché non hai fatto niente allora?”

“Forse era quello che volevo…”

“Sei impazzito? Cosa diavolo stai dicendo?”

“Quello che hai capito… potevi farlo, potevi…”

“Smettila!” lo implorai. “Non sarebbe servito a niente… lo sai.”

“Già, non sarebbe servito,” pronunciò sarcasticamente.

A quel punto, anche lui prese posizione accanto a me. Sedendosi, iniziò ad osservare l’infinito di fronte a noi.

Rimanemmo ancora una volta in silenzio. Cosa avremmo dovuto dire o fare? Non ne avevo la minima idea. Sapevo che nulla avrebbe potuto cambiare le cose, e questo lo sapeva bene anche lui.

Il tempo non sarebbe tornato indietro. Le decisioni prese rimanevano tali e inappellabili. Niente poteva essere più modificato.

Fissai di nuovo la grande sfera rotonda alta nel cielo.

“Secondo le leggende dovresti trasformarti adesso,” esordii con un filo di voce.

“Secondo le leggende un vampiro e un licantropo non riuscirebbero neanche a sopportare l’odore l’uno dell’altra,” mi rispose con voce decisa.

Abbozzai involontariamente un sorriso amaro.

“Non ci si può proprio fidare di queste leggende.”

“Bella, te l’ho già detto una volta. Siamo destinati a farci del male. Per sempre. Non riusciamo a farne a meno,” pronunciò quelle parole come in segno di resa.

“Jake, ho preso una decisione.” Non disse niente, evidentemente decise di ascoltare solamente.

“Edward mi ha proposto di andare via da Forks, di andare in Alaska. I problemi anagrafici iniziano a farsi vedere e quella di cambiare aria sarebbe la scelta più facile da seguire. Fino ad ora mi sono battuta affinché rimanessimo ancora a Forks. Non me la sentivo di andarmene, non ero pronta a lasciare Charlie, a lasciare definitivamente te… ma adesso non posso più comportarmi in questa maniera. Sono stata fin troppo egoista,io… io devo lasciarti andare.”

Il suo volto era impassibile. Non ebbe la ben che minima reazione a ciò che gli stavo dicendo.

“Si, forse è arrivata l’ora. Anche se mi chiedo a quanto possa servire…” Fu questa poi la sua risposta mentre guardava il mare.

“Riuscirai a tenergli nascosto quello che è successo, oggi?” Riprese a parlare e sapevo cosa intendeva.

“Non lo so. Non so se riuscirò a mantenere un segreto del genere per l’eternità.”

“Già, per l’eternità…” Ripeté anche lui

Le nuvole stavano di nuovo prendendo completamente il loro posto nel cielo. Le poche stelle assieme alla grande luna sarebbero state offuscate e ben presto sarebbe giunta l’alba. Rimanemmo così. Vicini più che mai. Aspettando quel nuovo giorno che ci avrebbe diviso per sempre.

 

“Due rette parallele corrono su un piano all’infinito senza mai toccarsi.”

 

Un grazie infinite a Kukiness.

 

   
 
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