Bleeding
Snow
Nudo
su quel terreno ghiacciato capisce che
il sangue stesso non può più riscaldare
il suo corpo assiderato.
Dolore.
Lancinante,
continuo, mortale.
Scorre
tra le sue membra, stimolando i nervi deboli per posare, infine, il bacio di un crudele passaggio.
Il
cielo è bianco sopra di lui.
“Carico di neve…” Bisbiglia a fatica,
articolando lentamente ogni suono: le labbra livide e spaccate lo
feriscono ulteriormente.
Ma
per Gilbert la volta celeste è in
realtà tinta da sfumature purpuree.
Con
grande difficoltà trattiene aperte le palpebre: è incredibile quanto
queste
pesino sui suoi occhi dalle fiamme ormai flebili!
Ha
sempre pensato che, in punto di morte, una persona
possa acquistare una forza di volontà tale da rallentarne dolcemente
la
scomparsa, rendendola inconsapevole degli eventi…
Ma, forse, Gilbert non
è degno di morire cullato dall’oblio.
Qualcosa
inumidisce il suo mento glabro: sa che non è neve, sa che non è
pioggia, sa che
non è saliva.
Sangue.
Grumoso,
già gelido, sporco, ormai morto.
“Non è giusto.”
Il
gelo dell’inverno si insinua tra le ferite: il suo corpo è divenuto
ormai
insensibile, certo, ma Gilbert prova ugualmente
dolore al terribile pensiero di non
poter avvertire nulla più.
È un gioco squallido e sadico, quello che l’inconscio ha deciso di
organizzargli;
questo divora la sua mente, sommando la sofferenza psicologica allo
stato di
misera paralisi nel quale trema inavvertitamente.
La
neve danza sulle sue membra inermi e con uno sforzo che non avrebbe mai
creduto
possibile, Gilbert sorride.
“Sta arrivando
Russia…”
E
pretende un pezzo di lui.
Abbassa
le palpebre e, schiudendo le labbra blu, accoglie i fiocchi di neve
sulla
lingua ancora paradossalmente calda.
“Non è giusto…” Ripete,
abbandonandosi al tepore del ghiaccio che lo abbraccia.
Quel
pietoso soffio di vita si perde nel vento che, implacabile, circonda le
sue
cosce, possiede i suoi fianchi e schiaffeggia le sue gote ceree.
Riapre
gli occhi: c’è bianco ovunque e sembra che non esistano più neanche le
lacrime
da versare a causa di quell’eccessiva luce,
gelate anche esse alla pari del suo organismo debilitato.
“Non
credi che per te sia arrivata l’ora di sparire?”
La
voce che bisbiglia al suo orecchio, scaldandolo col fiato arricchito
dal profumo della vodka, è dolce e musicale.
Oh, Dio…
Ma, allora, il candore
abbagliante che lo avvolge non è più dovuto alla neve.
Cieco, nudo e a pezzi…
Cos’altro deve subire, ancora?
"No, non è giusto.” Esala amaramente nel
momento stesso in cui percepisce le braccia di Russia sollevarlo con
facilità
disarmante.
Una bambola di pezza.
Ingordamente,
come un orco insaziabile, ha ridotto in brandelli il bel corpo del
giovane
agonizzante.
Resta
solo il sangue sulla neve il quale, somigliando a seducenti rose,
scorre
attraverso i solchi immacolati, tingendo di rosso l’essenza della bella
e soffice
coperta bianca.
Questa è la mia prima fic su Hetalia.
Lo ammetto, non è un granché,
ma l’argomento della spartizione del territorio Prussiano ha stimolato
in questa
maniera la mia fantasia XD.
Spero che, in minima parte, abbiate
apprezzato questa piccola storia =)!
Un bacio, aspetto commenti/critiche/consigli
utili ^^.
Iria.