Affonda i piedi nella fredda sabbia e rabbrividisce quando la brezza leggera le scompiglia i capelli.

Lo sente arrivare dietro di lei e si gira a guardarlo solo quando è seduto sulla sabbia accanto a lei. Sawyer accosta la sua spalla alla sua, gli angoli delle sua bocca si incurvano verso l’alto. Juliet prova a sorridere di rimando. E’ grata dell’oscurità; è difficile per lui distinguere se sta fingendo o no.

Stanno aspettando che il prossimo flash arrivi. E’ disturbante pensare che l’unica costante che hanno, è la stessa cosa che sta rendendo le loro vite così miserabili.

Riporta lo sguardo sul profondo blu di fronte a lei. Qualche metro lontano le onde si infrangono sulla riva. Hanno costruito un fuoco, hanno scaldato le loro mani e i loro corpi. Non hanno mangiato niente, a parte per qualche frutto che Charlotte ha raccolto prima che diventasse troppo buio per entrare nella giungla.

Non è sicura di quando si trovano, ma nessuno sta provando a ucciderli. Possono finalmente riposarsi per qualche ora ed è già qualcosa.

Sawyer sta canticchiando una vecchia canzone e le viene quasi voglia di ridere.

Dovrebbe cercare di dormire ma ha mal di testa. In questo momento l’oceano e il suono delle dita di Sawyer che scavano nella sabbia sembrano molto più invitanti dell’oscuro oblio che promette il sonno. Come può dormire quando potrebbe svegliarsi tra quarant’anni, tra proiettili che sfrecciano e frecce infuocate?

Sawyer la sveglia quando i primi raggi di sole illuminano il cielo. Devono chiamare gli altri. E’ ora di andare.