Il sole brillava alto nel cielo, illuminando le ampie distese della valle di Sunnydale, ergendosi in tutto il suo splendore ed in tutta la sua potenza. Il suo calore si disperse velocemente nell'aria, riscaldando l'atmosfera e donando al paesaggio un'aria di tranquillità e serenità. Sembrava apparentemente una giornata perfetta, attraverso i suoi occhi lei poteva vedere tutta Sunnydale, la sua cara città. Aveva trascorso tutta la sua vita in quella città, vi era nata e cresciuta, quello era il luogo in cui aveva appreso tutto ciò che sapeva, in cui aveva sempre combattuto. 

Un forte vento portò una scia di freddo sulla bella città, le nuvole coprirono il sole, tutto si spense attorno a lei, tutto si incupì ed assunse ben presto un'aria sgradevole, sinistra e inquieta. 

"E' ora" pensò lei. Strinse più saldamente la presa sul coltello che aveva in mano, strumento di lotta ben affilato, oggetto di morte e di terrore. Attese immobile. 

Il vento le scuoté i capelli biondi, strusciò contro la pelle del suo viso, i suoi occhi e le sue labbra. Lei guardò a destra e sinistra, percependo il loro arrivo. Non aveva paura, non aveva mai paura. Ormai era abituata a quel genere di cose, non aveva nulla di cui temere, lei. Impavida, veloce, forte, autoritaria, bella, così buona, talmente tanto da sacrificare la sua stessa vita per quelle di milioni di persone che neanche conosceva, così tanto da morire pur di sconfiggere le forze del male. Lei era la prescelta. La cacciatrice.

Udì un suono simile ad un ringhio. Erano arrivati. Il ringhio si fece più forte. Lo sentì dietro di sé.

Si voltò di scatto senza dare alla creatura neanche il tempo di muoversi, gli diede un pugno in faccia, in seguito fece ruotare la sua gamba e la sbatté con forza contro il muso della creatura, che ora si accasciava a terra, gemendo dal dolore. Sentì altri di loro venirle alle spalle, si voltò di nuovo, ed in men che non si dica si ritrovò a combattere con un orrenda creature dalla pelle grigiastra, gli occhi rossi, più grande di lei, ma questo non importava. Lei era più forte. Immediatamente gli conficcò il coltellaccio nel cuore, che si impregnò di un rosso acceso che gocciolò sul terreno. Un altro di loro tentò di prenderla di sorpresa ma lei gli spezzò il collo. Un altro le tirò un pugno in faccia ma lei lo schivò senza paura, e gli trapassò lo stomaco con un coltello. Ne finì altre cinque in pochissimi secondi, dopo di che tornò a quello che aveva colpito per primo, lui si alzò con fatica e stette per andare all'attacco, ma lei lo schifò e gli conficcò con forza il coltello nella schiena, lo estrasse e glielo conficcò nel cuore.

Era morto. Erano tutti morti. Anche questo compito era stato portato a termine. E lei, come sempre, ne era uscita senza il minimo graffio. 

Le nuvole si erano scostate dal cielo ed il sole era tornato a brillare alto, quasi volesse rendere più visibile la scena di trionfo. Ancora una volta le forze del male erano state sconfitte. 

Guardò il coltello fra le sue mani, il sangue luccicava al sole, anche le sue mani erano un po' sporche, si pulì sulla maglia e cominciò a correre via.