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Autore: Araxo    22/01/2010    2 recensioni
Una storia che lancia un messaggio ben preciso ai lettori. Come l'uomo nella sua ignoranza punisce le persona innocenti e si macchia di delitti orribili contro i suoi simili. Una storia che attraversa vari generi, dal drammatico al surreale ma che vuole insegnare che il male alberga in ogni persona, anche la più innocente.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio nome?...non l'ho ricordo, ho 16 anni. I miei genitori sono morti in un incidente avvenuto 2 anni fa. Non ricordo nulla dell'incidente...solo che il giorno dopo in ospedale i medici mi dissero che mia Nonna sarebbe arrivata a prelevarmi per portarmi via da quel posto pieno di gente sofferente. Ma lei non arrivò mai.... Dissero che era morta in circostanze misteriose proprio lo stesso giorno in cui doveva venirmi a prendere. Rimasi qualche tempo in Ospedale, e quando ripresi in parte le mie facoltà motorie cominciai a girare per i corridoi dell'immenso edificio. Le pareti erano di un colore che ricordava molto la casa dei miei defunti genitori, un giallo pallido adornato da disegni di fiori. Naturalmente non potevo salire o scendere le scale e quindi mi limitavo a girare all'infinito per i corridoi. Feci amicizia con una anziana signora vicino al mio letto. Le chiesi il nome, il cognome, e persino l'età. Lei rispose a ciascuna delle mie domande in modo esaudiente e dettagliato, promise inoltre che il giorno seguente mi avrebbe aiutato a scendere le scale per farmi vedere il giardino che contornava il palazzo. Diceva che era un giardino stupendo, pieno di Fiori di ogni colore immaginabile e che anche gli alberi avevano un qualcosa di misterioso e affascinante. Ma non ebbe mai l'opportunità di portarmici. Il suo cadavere fu prelevato qualche ora dopo l'alba, e io lo seppi solo a mezzogiorno. Nella stanza ero rimasto solo io e nessun'altro. Mi alzavo costantemente e mi recavo davanti alla porta in attesa che qualcuno, anche solo un dottore, venisse a consolarmi. Ma nessuno si apprestava a volermi vicino. Aspettai per qualche giorno in attesa, passando il tempo a giocare a scacchi tra me e me. Un giorno la porta si aprì e una miriade di medici portarono un ragazzo della mia età su di una barella. Finalmente avevo qualcuno con cui condividere pensieri e giochi di ogni giorno. Ma la mia felicità non durò molto...infatti tre giorni dopo il ragazzo ebbe un infarto e morì all'istante. Ricordo ancora il suo volto... Aveva la bocca spalancata, e da essa rivoli di sangue scendevano lentamente fino a toccare le punta delle dita e gocciolare sul pavimento color rosa pallido. Sconvolto dalla scena mi rifugiai sotto le coperte, e piangendo pregavo Dio di portarmi via da quel posto orribile. Rimasi a letto per molti giorni fino a quando non ripresi del tutto a camminare. Scesi con molta fatica quelle misteriose scale che da tempo mi impedivano l'accesso al piano inferiore. E vidi per la prima volta l'immenso giardino. Era veramente magnifico. Era la prima volta dopo tanto tempo che uscivo dalle quattro mura dell'edificio. Camminai lungo il vialetto, e mentre lo facevo le piante e i fiori dietro di me lentamente appassivano, morivano... Sorpreso dalla scena cercai con tutte le mie forze di non voltarmi a guardare. Pensavo fosse un brutto incubo, uno di quelli che sembrano reali, palpabili con tutti i sensi... Improvvisamente un dottore venne verso di me correndo. - Hai un nuovo compagno di stanza non vieni a salutarlo?...- -Un nuovo compagno?- dissi. - Si, una compagna per la precisione, su vieni- Salii con l'aiuto del medico le scale e arrivai al secondo piano dove una ragazzina dai capelli scuri e fluidi si avvicinò a me dicendo - Ciao...sono Tarua...come ti chiami tu?- - Io, io non ricordo il mio nome...- - Davvero?...allora te ne darò uno io, ecco vediamo mmm...- Stese qualche secondo in silenzio e poi disse - Che ne dici di Shiny?...- - Mi piace- dissi diffidente. - Bene perchè non andiamo a giocare a scacchi insieme? ho visto che nella stanza hai una bella scacchiera...- Disse con un sorriso sulle labbra. - Si, era di mia madre- - Che fine hanno fatto i tuoi genitori?- chiesi gentilmente alla ragazzina. - I miei sono divorziati...- improvvisamente gli angoli della sua bocca si abbassarono. - Mia madre inoltre lavora in questo ospedale come infermiera...quindi non sono poi così triste, ho lei accanto. Andiamo adesso?- - Ok...- risposi. Ci recammo insieme nella mia stanza dove era stato appositamente messo un lettino per la ragazza. Mi divertii molto con lei. Stesimo ore e ore a chiacchierare delle cose che succedevano nel mondo di fuori. Passò un anno e la ragazzina fu spostata in un altro reparto. Io non trovavo casa e le mie condizioni di salute andavano man mano migliorando...sarei finito sicuramente in un orfanotrofio. Ogni giorno andavo a fare visita a Tarua, e fu così per circa altri 2 mesi e mezzo fino a quando un giorno di primavera con una tazza di cioccolata, mi recai nella sua stanza dove non trovai più nessuno oltre l'infermiera che mi disse con aria severa - Vai via...non cè nulla da guardare quì- - Cosa... cosa è successo alla ragazzina che era quì?- chiesi alla donna. - Non lo sai?....- - Cosa dovrei sapere?- in quel momento sentii il mio cuore battere all'impazzata. - Vedi Shiny, Tarua è...- l'infermiera abbassò lo sguardo e cominciò a piangere. - No, lei non è...lei non può...- La tazza scivolò lentamente dalla mia mano e cadde a terra versando il contenuto intorno ai miei piedi. Corsi a perdifiato verso la mia stanza dove mi infilai sotto le coperte del mio letto. Nei giorni successivi piansi come un matto e nessuno venne a consolarmi. Tutti ormai mi chiamavano Shiny Blooder per indicare quanto sangue di poveri innocenti avevo versato nell'ultimo anno. Incolpavano me per qualsiasi uomo fosse morto tra le quattro mura della mia stanza. Dopo due anni sono morte circa 5 persone nella mia stanza...ormai i medici non sapevano cosa fare. - Shiny!...- disse uno dei tanti medici. - Puoi venire immediatamente nella sala 4 perfavore?- -Ok...- Mentre camminavo per il corridoio la gente nelle stanze adiacenti si era tutta affacciata per guardarmi. Ero spaventato e depresso, e quando giunsi al piano inferiore nella sala 4 un gruppo di medici mi afferrarono per il braccio e chiusero la porta dietro me...uno di loro aveva in mano una siringa con del veleno al suo interno...
  
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