La principessa si alzò piano, le orecchie tese; ma nulla arrivava da fuori, nessuna voce, nessuno scalpitìo, nessun indizio.
Allora capì che la sua libertà non gliel'avrebbe mai donata nessuno, poiché lei era sola.
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
C'era
una volta una principessa che era stata intrappolata in una terribile
prigione, una torre dalle mura scure e ricoperte d'edera grigia. C'era
solo un'unica finestra, dalla quale passavano luce ed aria, ma nessuna
porta e nessun modo per uscire. La
principessa passava i giorni vagando per la sua prigiore, sempre
annoiata. Era però fiduciosa: era infatti sicura che prima o
poi di lì sarebbe passato un principe che l'avrebbe salvata
e portata via con se', facendole assaporare nuovamente il piacere di
essere libera. I
mesi passavano e la principessa aspettava; arrivò l'estate,
ma nessun principe passò sotto la sua unica finestra: solo
un uccellino entrò dentro e le si posò sui
capelli rossi. Era una cinciallegra dalle piume morbide, che le fece il
solletico passeggiandole sulla testa con le zampette e poi
volò via, attraversando quel minuscolo quadrato d'aria e
sole. Arrivò
l'autunno, ma nessuna voce la chiamò promettendole amore
eterno; nella stanza entrò solo una foglia secca, che cadde
su una delle candele con cui la principessa aveva adornato la sua
camera e si bruciò. Arrivò
l'inverno, ma nessun suono di zoccoli ferrati arrivò alle
orecchie della principessa, che ormai sospirava e tossiva per l'aria
fredda che entrava nelle stanze. Un giorno il vento depositò
una piuma di cinciallegra sul suo grembo, tutta sfilacciata e sporca di
rosso e marrone; la principessa la guardò pallida e pianse. Arrivò
infine anche l'ultimo giorno di freddo. Un raggio di sole
attraversò l'aria per sfiorare i suoi occhi mentre dormiva,
facendola svegliare. La
principessa si alzò piano, le orecchie tese; ma nulla
arrivava da fuori, nessuna voce, nessuno scalpitìo, nessun
indizio. Allora capì che la sua libertà non
gliel'avrebbe mai donata nessuno, poiché lei era sola. Arrivò
il tramonto; la principessa era seduta davanti la finestra, pensierosa.
Il vento impietosito le sfiorava i capelli, triste per la sua
condizione. Il suo tocco era gelido quasi quanto le sue mani
abbandonate in grembo, pallide e non abituate all'aria aperta. La
principessa le guardò e desiderò dar loro un po'
di calore; le sporse allora fuori, perché il sole le
riscaldasse. Ora le sue mani erano calde, ma non le braccia; si sporse
così ancora di più, e poi ancora e ancora
finchè non si trovò in equilibrio sul davanzale,
con il sole addosso. La principessa sorrise felice, e guardò
giù: la distesa dorata dell'erba la aspettava, insieme alla
libertà. La principessa aprì le braccia e
saltò. Il
vento clemente le fece un ultimo dono: mentre cadeva
circondò il suo corpo con folate calde e fredde insieme, e
quando arrivò a terra la principessa non c'era
più; al suo posto caddero a terra decine di fiori piccoli e
rossi, che si depositarono sull'erba come un manto. E
in quel momento si udì nell'aria uno scalpitìo di
zoccoli ferrati, e una voce profonda che cantava una canzone d'amore...
N/A
Assolutamente senza pretese, ripescata chissà dove, indiscutibilmente malinconica. Ma chissà, forse può piacere a qualcuno; e in questo caso, non sarà stata scritta invano.
Jerry