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Autore: Sakicchy    23/01/2010    2 recensioni
'che cosa vuoi Joe?' ripetei, questa volta senza celare la rabbia che provavo nei suoi confronti, e il disgusto verso me stessa per non essere mai stata in grado di contrastarlo. odiavo quello che mi faceva.
Genere: Malinconico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Sentivo di stare per crollare, di avvicinarmi al punto di non ritorno;
cercai di mantenere la facciata ben composta di tranquillità e indifferenza,
spinta solo dalla certezza che più tardi avrei potuto abbandonarmi a me stessa in privato,
mentre un dolore profondo mi spuntava nel petto e si allargava come una macchia d'inchiostro.»

La porta si chiuse con un tonfo sordo, e io mantenni ancora per qualche istante la posizione sdravaccata, che avevo adottato circa un'ora prima, mentre invece i miei sensi erano tesi e all'erta nel captare qualsiasi segno, qualsiasi movimento.
Non so per quanti minuti rimasi lì, con lo sguardo perso e le orecchie all'erta, ma a un certo punto mi mossi, come spinta de una forza irrazionale che guidava i miei movimenti e mi portava a vagare nel silenzio della casa vuota e fredda, silenzio rotto solo dalla radio accesa al piano di sotto. era sempre sintonizzata sulla stessa frequenza, la stessa che da mesi ormai avevo deciso di odiare ed ascoltare passivamente per evitare il mal di testa che mi aveva procurato sin dalla prima volta. era come una droga: si insinuava nella mente con quel ritmo stanco e fumoso dei vecchi successi rock, e riusciva solo a risultare pesante e fastidiosa.
nell'incertezza del momento mi venne una voglia perversa di uscire nella notte a fumare, non che io sia una schiava del fumo, anzi, avevo provato un paio di volte da giovane, ma poi la mancanza di soldi e di tempo materiale mi avevano indotto a smettere. in quel momento però, mi vidi come un'acida donna sulla trentina, sola e concentrata, a fumare nel tentativo di scacciare la stanchezza e riprendere a lavorare. poco dopo realizzai che nessuno in casa fumava, e che a quell'ora trovare un tabacchino aperto era fuori discussione, così accantonai l'idea con uno sbuffo.
'è un piacere rivederti, Rose' disse una voce morbida e sinuosa dietro di me. proveniva dalla portafinestra.
feci internamente un balzo di spavento, ma badai di non darlo a vedere, aspettando che la mia espressione spaventata tornasse di apatica indifferenza prima di voltarmi. sapevo chi era. lo riconoscevo sempre, ma in qualche modo riuscivo sempre a sorprendermi della sua imprevedibilità, che ormai avrebbe dovuto essermi familiare.
'cosa vuoi, Joe?' chiesi mantenendo la mia espressione annoiata, ma sapendo che la sfumatira di fastidio e irritazione non gli era sfuggita. 'com'è che sei sempre qui a guastarmi la festa?'
'non essere sciocca, Rose. se non fossi certo che anche tu vuoi vedermi, non sarei qui.' rispose con un ghigno malizioso.
'ti piacerebbe' replicai infastidita, e mi voltai per celargli la mia irritazione, che ancora una volta non gli sarebbe sfuggita. ero certa che dietro di me lui stesse trattenendo a stento le risatine.
era vero. ero completamente dipendente da lui ormai, ma non lo avrei certamente ammesso con nessuno, tantomeno con lui. ma tanto lui lo sapeva, forse lo aveva saputo ancora prima che io stessa me ne rendessi conto. e così lui riusciva a possedermi. era un gioco.
'non essere così scontrosa, mi ferisci' sussurrò con una voce tra il lamentoso e il divertito, mentre una sua mano mi sfiorava la coscia e risaliva sul fianco. il suo petto aderiva alla mia schiena. non mi chiesi nemmeno quando si era avvicinato così tanto, percepivo solo il suo respiro dolce nell'incavo del mio collo, i suoi pantaloni già gonfi che premevano e i miei occhi rivoltarsi all'indietro. fui percorsa da un brivido e seppi che non era affatto il freddo. una furia si impadronì di me quando sentii la sua mano scendere verso l'interno coscia, mentre l'altra mi stringeva a sé e si muoveva sul mio seno destro. mi staccai velocemente da lui prima di venire sopraffatta dal movimento lento delle sue labbra che accarezzavano il mio mento e scendevano giù sulla spalla e ritorno.
'che cosa vuoi Joe?' ripetei, questa volta senza celare la rabbia che provavo nei suoi confronti, e il disgusto verso me stessa per non essere mai stata in grado di contrastarlo. odiavo quello che mi faceva. quando ero con lui ero diversa, non ero la ragazza calma e posata che ero stata ai tempi del college, con lui le mie barriere cedevano, ero sua schiava e non mi piaceva sentirmi così.
mi accorsi che mi stava fissando con calma, quasi con pazienza come si fa con le bambine capricciose. lo odiavo. era sempre così pacato e composto, mentre io in sua presenza ero sempre sopraffatta dalle emozioni come non lo ero mai stata in vita mia.
'Rose, che importanza ha il perchè sono qui? l'unica cosa che conta è che ci sono e tu lo vuoi'. non faceva una piega.
rimasi a fissarlo senza parole, arrabbiata, senza sapere come reagire. ero in mezzo al soggiorno con le braccia incrociate al petto, come per proteggermi. lui si avvicinò di nuovo come se non fosse successo niente, con un'espressione calma che ne celava qualsiasi pensiero. mi teneva sempre in pugno e io non riuscivo a fargli dire nemmeno una parola su di lui. non credo di aver saputo neanche dove vivesse. era così, lui veniva da me quando voleva e io non avevo la forza di mandarlo via.
persa nei miei pensieri, non mi accorsi che si era avvicinato e mi aveva spinto fino ad appoggiarmi sul tavolo in mezzo alla sala, abbracciandomi, e che d'istinto gli avevo appoggiato le mani sul petto, come per respingerlo, ma senza troppa convinzione. la sua bocca tornò sul mio collo, una mano si era infilata sotto il maglione e risaliva sulla mia pelle nuda fino a trovare il reggiseno, mentre con l'altra mi sosteneva. ormai sentivo le braccia e le gambe molli, ero esausta, ma tentavo di non abbandonarmi a lui. il suo corpo aderiva al mio. mi accorsi che avevo allargato impercettibilmente le gambe per sentirlo meglio attraverso i vestiti. scese con la mano verso i miei jeans e li slacciò, sfilandomeli leggermente e continuando ad accarezzarmi il seno mentre mi baciava sotto il mento.
mi sfuggii un gemito e mi accorsi che le mie mani si erano spostate sulle sue spalle e adesso invece di respingerlo si tenevano alui attirandolo a me ancora di più.
'vedi Rose? sei mia' mi sussurrò minaccioso e divertito.
'maledetto bastardo!' ringhiai infervorata, e di nuovo lo spinsi via, questa volta con più forza. lui si allontanò e mi scrutò per un momento, mentre riprendevo fiato.
'stai facendo un errore Rose! perchè sei così maledettamente testarda?' la sua faccia assunse un espressione dura e fredda e continuò 'come vuoi, me ne vado. sei solo una ragazzina'. nel sentirlo dire queste parole e vederlo voltarsi, il mio cuore mancò un battito. il dolore mi irrigidì.
sentivo il mio corpo attratto e bisognoso di lui, ogni singola cellula era come collegata ad un filo invisibile che coinvogliavano tutti in un unico punto, Joe. se lo avessi lasciato andare sarebbe stato peggio, ne ero sicura. ormai ero troppo coinvolta.
'no, ti prego resta.' mi ritrovai a pregarlo con tono lamentoso e sfinito.
si girò dubbioso e mi fissò 'sicura?' chise, incerto.
'sì, ti prego.' ripetei disperata, e per trattenerlo mi tolsi il maglione, arrossendo per l'umiliazione a cui ero sottoposta. mi squadrò, e una luce gli accese gli occhi. ritornò veloce su di me famelico, le labbra prepotenti sulle mie, una mano sotto il reggiseno e l'altra nelle mie mutande, mentre io mi stringevo a lui con desiderio. ero sua. ormai ero giunta al punto di non ritorno e non sarei mai riuscita a fare a meno di lui. nella mia mente espressi la preghiera che non mi lasciasse mai, che gli bastassi per sempre e non si stufasse mai di me. mentre ansimavamo insieme nel mio soggiorno, lui si slacciò i pantaloni e si sfilò i boxer, e io urlai, totalmente presa da lui.

  
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