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Autore: wolfin    24/01/2010    4 recensioni
Questa FF è tratta da Italian Hogwarts, gdr di cui mi sono innamorata.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo ammetto, non volevo postarla. Ma una certa Nina95 mi ha costretta a farlo. Quindi diciamo che è qui per fare un piacere a lei xD. In ogni caso spero vi piaccia, e spero si capisca.

Sono io. Quello là sono io. Quell’immagine riflessa.
Non mi sono mai fermato a guardarmi, non ne ho mai sentito il bisogno. Ma oggi, oggi, come posso non farlo almeno per un secondo?
Quegli occhi verdi, di papà, quei capelli ricci, di mamma, col colore di lui, però. Che piacciono tanto a Lei, non fa che toccarmeli.
Forse è ora che mi vesta, non posso arrivare troppo tardi. Però lo specchio del bagno è grande, e quando mi giro vedo la mia schiena. Sono passati tanti, ma sono ancora lì. Odio vedere quelle cicatrici. Guardandole, chiunque può capire che una volta erano ferite profonde.

Buio. Quel posto sporco, senza luce. Solo quella da sotto la porta, che senza dubbio non è naturale. Paura, tanta. Devo essere forte. Ma sono solo un ragazzino, e loro sono.. loro. Odio come li chiamano, odio loro. No, non devo odiare, l’odio è una cosa sbagliata, una cosa orribile. Loro odiano, io non devo odiare. Ma non riesco a non farlo in questo momento.
So solo che devo uscirne vivo, non per me, ma per Lei.

Scaccio quei pensieri. E mi concentro su di Lei. Perché è grazie a lei che sono vivo, per Lei, che mi allontana tutto il male dell’adolescenza, e anche di ora, per via del lavoro.

-Ricciolino, hai scelto allora? Devi consegnare il foglio tra pochi giorni- mi dice. È preoccupata per me, per il mio futuro. Io.. io so già cosa farò, lo so da tempo, ma non le l’ho ancora detto. Mi accordo solo allora di essere il classico tipo circondato dalle disgrazie, e quando non ne ha, se le va a cercare.
Tiro fuori il foglio piegato in quattro dalla tasca. Ho segnato la sera prima le materie. Lo apro e le lo porgo.
Vedo paura, preoccupazione, sul suo volto. Avevo sperato di non doverla più vedere così, ma ora è stata colpa mia. Le prendo le mani.
-Cucciola.. scusa. Lo so, è pericoloso, e sono un idiota a volerlo fare. Ma fare l’Auror è quello che seno che mi aspetta-

So cosa stava pensando, in quel momento. Mio padre, il mio povero padre che lei non ha mai conosciuto.

Vedere arrivare due Fenici entrare nell’ala dei Dragoni era già abbastanza strano di suo, ma durante la notte ancora di più. E hanno notizie sconcertanti. Le seguo, e troviamo il Prof Di Pozioni.
È gentile, come sempre. Mi dà la lettera, con suo dispiacere. Deve essere dura per lui, essere messaggero di sventura.
La calligrafia tremolante della mamma è una elle cose che più mi fa disperate. Lo sapevo, che prima o poi sarebbe successo. Lo sentivo, che, prima o poi, non sarebbe più tornato a casa.
Eppure non mi aspettavo di avere una reazione simile. Cioè, sapevo che sarei messo a piangere, che sarei stato male. Ma non immaginavo fosse tutto così.. forte. Scoppio, a momenti. Il mio cuore scoppia. Il petto lacerato. Non tiro indietro le braccia, si strapperebbe a metà. È un dolore fisico, oltre che psicologico. È come se mi avessero amputato un arto. Il mio riferimento, me l’hanno tolto.
La abbraccio, so che sta male anche lei.

L’ho sognato, quella notte. Non l’ho mai raccontato a Lei, è una delle poche cose che non le ho mai detto. Ma è una cosa intima, personale, e preferisco tenerla per me.

Sona a casa. Nel giardino di casa. Papà è lì, con la mamma. La abbraccia, e mi guardano entrambi. Io sono per mano con qualcuno. Lei, certo.
Ci guardano, sorridenti. Gli occhi verdi di lui, i miei stessi occhi, che brillano. E la mamma, splendida. Non come nelle foto da giovane, ma splendida. Ha i suoi quarantacinque anni, ma ha un colorito roseo, gli occhi non sono appannati ho spenti. Sta bene, lo sento.
Entrambi ci guardano, felici.
Poi, un lampo verde. Nient’altro.

Ricordo, mi sono svegliato con la testa sul suo grembo. È stata con me tutta la notte. La mia Cucciola.
Mi metto a canticchiare la prima canzone che ho scritto per lei, mentre mi infilo i pantaloni. E mi ricordo le due frasi che hanno fatto nascere tutto.

-Mi consideri una bambinetta?- mi chiede.
Le prendo la mano, la faccio appoggiare sul mio cuore.
-Batterebbe così forte, per una bambinetta?-

Era il 23 settembre di otto anni fa.

Sorrido alla mia figura nello specchio, e ammetto che ero proprio dolce, a 16 anni. Spero di esserlo ancora. Ma credo che riuscirei ad essere qualsiasi cosa, per una Stella più bella di tutto il cielo messo insieme.



Bene, sono pronto. No, non è vero. Sono agitato, come non lo sono mai stato in vita mia.
Esco dal bagno. Maddy, la mia migliore amica, mi guarda con sguardo critico. Sì, sono a casa sua, ho bisogno di un suo consiglio, di un suo augurio, senza andrei in panico completo.
Mi mette un attimo a posto, sapevo che qualche minuscolo particolare non lo sarebbe andato bene. Poi sorride e approva. Mi dà le rose e, soprattutto, la scatolina.
-In bocca al drago, Clyde- mi dice. Ha usato “Clyde” per farmi sciogliere un attimo, forse. Mi dà un bacio di augurio sulla guancia e io mi smaterializzo da casa sua.

Sono davanti alla porta. Respiro per calmarmi. E mi chiedo perché non l’ho fatto prima. Sono otto anni che stiamo insieme. Otto. E io non l’ho ancora fatto. Devo essere proprio un idiota.
Ma oggi, io, Igor Tsepesh, lo farò.
Suono, anche se ho le chiavi, è casa nostra.
Apre.
Lei. Splendida. La mia splendida Cucciola.
Mi metto in ginocchio. Solo allora vedo una testolina riccia sbucare da dietro le sue gambe, che però, stranamente, non mi salta addosso. C’è un faccino stupito che non capisce cosa io stia facendo, soto quel cesto di capelli, uguali ai miei.
Torno a lei, e la guardo negli occhi. Gli occhi di cui mi sono innamorato.
-Cucciola mia, solo otto anni che ti amo. E mi chiedo come potrei non farlo.
Mi sei stata vicina nei momenti peggiori, come in quelli migliori, se non di èiù. Hai passato le pene dell’inferno, e le passi ancora, per colpa mia, eppure sei ancora qui, con me. Ci siamo innamorati che eravamo giovani, così giovani. E io ho continuato ad amarti sempre, in questi otto anni. E voglio continuare a farlo ancora, per sempre.
Isabella Steward, mi vuoi sposare?-

  
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