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Autore: Yo Yo Sango 16    26/01/2010    5 recensioni
Caratteriale, emotivo, incontrollabile, competitivo, forte, coraggioso, indistruttibile. I miei personaggi preferiti insieme per ricordare la morte di Mello e il grande gesto che ha compiuto, con il suo sacrificio.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Halle Lidner, Mello, Near
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oggi nevica

 

 

 

Oggi nevica.

 

I fiocchi di neve cadono sul terreno e formano un manto bianco.

 

Il colore dei miei capelli.

 

I fiocchi di neve cadono deboli dal cielo.

 

Deboli, come sono io.

 

 

Oggi splende il sole.

 

L’asfalto della strada brucia sotto i suoi raggi caldi e dorati.

 

Il colore dei suoi capelli.

 

I forti raggi del sole inondano tutto.

 

Forti, com’era lui.

 

 

Qui a Winchester il tempo non è mai stato dei migliori

 

Piove sempre ed oggi… oggi nevica.

 

Mi ritrovo davanti alla Wammy’s House.

 

Il posto in cui siamo cresciuti.

 

 

Qui a Los Angeles il tempo è sempre magnifico.

 

Le giornate si illuminano di un sole brillante come oggi, quasi tutto l’anno.

 

Mi trovo davanti ad un bar.

 

Il posto dove ci siamo conosciuti.

 

 

Davi tutto ciò che avevi per superarmi.

 

La competizione e l’orgoglio da difendere erano tutto per te.

 

Era tutto un gioco, una sfida, per te.

 

E così oggi mi sento ancora più solo.

 

 

L’”eterno secondo”, ti soprannominavi.

 

Dietro al tuo impeto nascondevi minuziosamente e scrupolosamente, la tua grande insicurezza.

 

Ma alla fine, sei uscito vincitore.

 

Però oggi mi manchi così tanto…

 

 

Non posso dimenticare che ti devo la vita.

 

Senza il tuo sacrificio, io non avrei potuto portare avanti il nome di Elle e fargli giustizia.

 

Io non sono il degno successore di Elle.

 

Ma noi lo siamo.

 

 

Ci hai salvati tutti.

 

Con il tuo ardimentoso, ma rischioso gesto, hai salvato l’intera umanità.

 

Il mondo intero ti deve la vita e la libertà.

 

Forse non te ne sei mai reso conto.

 

 

Matt.

 

Il tuo compagno di sempre.

 

Fin da bambini, ti ha sempre seguito ovunque tu andassi, qualunque cosa facessi.

 

Credeva nei tuoi ideali con grande fervore.

 

Morto in maniera indegna…

 

 

Quella zazzera rossa…

 

L’ho visto spesso, insieme a te.

 

Sacrificato per la causa in cui credeva…

 

Un’altra vita cancellata inutilmente.

 

 

Maniaco di videogiochi.

 

Tutta la vita era un gioco per lui…

 

… come lo era per te.

 

Ma la realtà fa molto più male.

 

 

Mi hai parlato di lui, un giorno.

 

Il tuo compagno d’avventure, sempre pronto a rischiare pur di provare il gusto dell’adrenalina.

 

Ma rischiando troppo, si perde tutto.

 

E quando si perde ogni cosa, non si può più tornare indietro.

 

 

Chissà cosa significa, rischiare tutto…

 

Non ho mai rischiato qualcosa, nella mia piatta vita.

 

Come Elle, tu adoravi il rischio.

 

In questo, siete così simili…

 

 

Una vita piena di avventure.

 

Mi raccontavi che era sempre stato il tuo sogno.

 

Dicevi che Elle osava spesso e volentieri.

 

Ma alla fine… lui è stato sconfitto da Kira, mentre tu hai vinto.

 

 

Sfrontato, impulsivo, violento.

 

Da quando ti conosco sei sempre stato così diverso da me.

 

Invidioso, competitivo, immaturo.

 

Ma alla fine sei cresciuto e hai dato il meglio di te, in questa lotta contro Kira.

 

 

Insicuro, ma testardo.

 

Non sarei mai riuscita a convincerti a desistere.

 

Coraggioso e con un grande senso della giustizia.

 

Valoroso eroe di questa tremenda battaglia.

 

 

 

°°°°°

 

 

Apro l’enorme cancello grigio ed entro, senza più indugiare.

Alla porta di legno intarsiato, ma con evidenti segni che il tempo porta con sé, busso due volte.

Mi viene ad aprire un’inserviente, che mi squadra dall’alto in basso, con gli occhi grigi e spenti.

-Le serve qualcosa?- gracchia con voce stridula.

-Vorrei incontrare il direttore- rispondo.

L’inserviente sembra riflettere per qualche secondo, poi mi lascia passare.

Mentre attraversiamo i corridoi scuri e vuoti, sento il suo sguardo su di me.

Con l’indice, comincio ad arricciarmi una ciocca di capelli, sentendo che i ricordi s’impossessano di me come un’onda sulla battigia.

Sento quasi l’eco di alcune grida, di alcune risate e rivedo passare i nostri compagni, correndo, per i corridoi bui.

Ma è solo la mia immaginazione.

La Wammy’s House ora è un normale orfanotrofio di Winchester.

Senza più Roger e Watari alla direzione, è perfettamente inutile continuare a cercare altri eredi di Elle.

Alla mia scomparsa…

Un giorno forse cercherò con cura un degno direttore per la Wammy’s House che creerà il mio successore.

Il ricordo di Elle non dovrà mai svanire.

Ho ancora solo vent’anni, ma m’impegnerò per portare avanti il suo nome…

… da solo.

Finalmente il suono dei tacchi dell’inserviente si ferma.

In piedi, di fronte ad una grossa porta che conosco così bene, la donna bussa e chiede permesso.

Poi entra e svanisce nell’antro della porta.

Mentre aspetto, incomincio un altro ricciolo.

È troppo vivido il ricordo di quando Roger mi aveva convocato per comunicarmi la morte di Elle.

Senza aspettarmelo, un brivido mi percorre la schiena.

Voltandomi, noto che una finestra è semi-aperta e lascia entrare uno spiffero d’aria gelida.

Alla Wammy’s House non c’era mai stato freddo.

Dentro si pativa sempre un gran caldo.

Mi avvicino, così, alla finestra e la chiudo, interrompendo il soffio del vento freddo che entrava.

Appena mi volto, trovo dietro alla mia schiena una bambina.

Avrà avuto circa otto anni.

Con i grandi occhi castani, mi fissa, immobile.

Anch’io rimango a guardarla, senza staccare lo sguardo.

Poi le domando: -5 per 4?-

Lei mi fa un grande sorriso e con la voce squillante mi risponde: -20!-

Mi giro del tutto verso di lei.

-45 per 7?-

Lei continua a sorridere.

-315-

-239 diviso 172?-

Non passa un secondo, che mi risponde prontamente:

-1,389535-

Sorrido anch’io, sta volta.

Ma una voce ci distrae e chiama il mio nome.

Così mi separo dalla bambina e raggiungo l’uomo davanti alla porta.

Ha baffi e capelli neri, ma qua e là spuntano ciuffi bianchi.

-Lei è il grande Elle, non è così?-

Ha una voce molto bassa.

Mi porge la mano, ma io non lo imito, limitandomi ad arricciarmi la terza ciocca di capelli.

-Sì, sono io.-

-È un grande onore rivederla qui. Ho conosciuto molto bene il suo tutore, il signor Roger e sono onorato di dirigere questo grande orfanotrofio. In cosa posso servirla? Sono a sua completa disposizione.-

-Niente in particolare, signor Dulaine. Sono solamente tornato a visitare la mia vecchia casa.-

L’uomo sospira, guardandosi intorno.

-Scommetto che ne sentiva la mancanza.-

-Sono sette anni che non torno qui e in questo lasso di tempo ho vissuto la mia vita come più desideravo. Questa casa per me è stata la mia prigione.-

Il signor Dulaine deglutisce a vuoto.

-Però i ricordi che l’abitano sono tanti- gli concedo, -ed è comunque stato il luogo in cui ho vissuto la mia infanzia. Mancanza o no, mi sono sentito in dovere di tornare qui.-

Il direttore rimane zitto, finché il silenzio non viene rotto da un rumore a me così familiare.

Questa volta non è la mia immaginazione, ci sono veramente due bambini che corrono verso di noi.

Ci raggiungono in fretta e senza fare caso a me, si rivolgono al direttore.

-Signor Dulaine, Larry mi ha preso l’aeroplanino telecomandato e non vuole restituirmelo!-

Il bimbo di nome Larry, al suo fianco, da uno spintone al bambino che aveva parlato e s’intromette, esclamando: -L’ho visto prima io! Quindi ora è mio!-

L’uomo separa i due, sgridando Larry e restituendo il giocattolo al primo bambino.

Come una lama che squarcia la carne, provo una fitta lancinante al fianco destro.

Non credevo che i ricordi facessero così male.

-Ora, bambini tornate in sala, devo discutere di questioni importanti con questa persona.-

I due ragazzini mi rivolgono un’occhiata curiosa e Larry chiede al signor Dulaine: -Chi è questo bambino? Non ha l’aria molto sveglia! E poi perché è ancora in pigiama?- ridacchia.

Il direttore diventa rosso di collera e grida: -Portagli rispetto, stupido screanzato! Non sai con chi stai parlando!-

-Non importa, signor Dulaine. Sono abituato ad essere insultato e preso in giro, soprattutto in questo luogo…-

Intanto, la fitta si fa sempre più dolorosa.

Sento che è ora di lasciare quella casa.

-Direttore, grazie per l’ospitalità. Ora devo lasciarla e ritornare velocemente al mio quartier generale. Ho molto lavoro da sbrigare.-

L’uomo si drizza di scatto, come sull’attenti.

-Oh, certo, comprendo perfettamente. Ma… posso dirle solamente un’ultima cosa?-

Mi fermo, ma rimango voltato di spalle.

-Prego, mi dica.-

L’uomo assume un’aria solenne.

-Mi hanno comunicato che ha risolto un caso importantissimo, l’anno scorso, in Giappone. Volevo congratularmi con lei per il lavoro svolto superbamente. Lei è il degno successore di Elle.-

Stringendo un pugno, ribatto:

-La ringrazio davvero per le lodi, ma non è stato solamente merito mio ed, inoltre, io non sono il degno successore di Elle. Lo pensavo… ma mi sbagliavo.-

Il direttore parve molto stupito.

-E chi meriterebbe, se non lei, le mie lodi?-

Io abbasso lo sguardo sulle mattonelle scure.

-I degni successori di Elle erano due. Purtroppo io sono l’unico ad essere rimasto in vita.-

Improvvisamente, il signore parve ricordarsi.

-Già, Roger me ne aveva parlato! In realtà, i successori di Elle erano due, ma uno ha perso la vita durante il caso… Se posso saperlo, quando è morto il secondo successore?-

Ricominciando a camminare, rispondo: -Un anno fa.-

Rincorrendomi, l’uomo mi accompagna alla porta.

-Esattamente un anno fa?-

-Sì.-

-Allora sarete sicuramente già andato a fargli visita, non è così?-

 

Mi fermo improvvisamente, sulla soglia.

 

No… Non l’ho fatto.

 

Sono davvero un ingrato.

 

A esser sinceri, ci avevo pensato, ma avevo rinunciato.

 

-Scusi direttore, sa dirmi che ore sono?-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Salve, bella signorina, dove vai tutta sola?-

Mi volto lentamente verso colui che ha parlato e gli rivolgo un’occhiata raggelante.

-Non è giornata, amico.-

Lui scoppia a ridere scompostamente e mi appoggia una mano sulla spalla.

-Mi piacciono le donne con un bel caratterino. Entra, ti offro da bere!-

Un brivido mi scuote tutto il corpo e le mie gambe s’immobilizzano, a quella proposta.

-No… no, non voglio entrare. Non mi piace quel posto.-

Il ragazzo mi guarda, un po’ sorpreso per la mia reazione.

-Sei sicura? Come mai ti fa schifo, questo pub?-

Non mi fa schifo…

Mi piace.

Anzi, mi piace tantissimo.

Fino a due anni prima ci andavo tutti i giorni.

Ma…

-Su, non farti pregare! Il sole è cocente, andiamo a rinfrescarci con un bel bicchierino.-

Quasi quasi

Alzo gli occhi verso il cielo blu, senza una nuvola e penso:

“Guardami bene! Questa è la mia vendetta!”

Con decisione, prendo sottobraccio il ragazzo che, sempre più confuso, mi segue all’interno del locale.

Appena varco la soglia del bar, sento la nausea salirmi su per la bocca dello stomaco, ma faccio finta di nulla e vado avanti.

Il nodo che mi stringe la gola è così doloroso che respiro affannosamente.

Dopo qualche istante, che mi è parso un’eternità, raggiungiamo il bancone.

Il ragazzo si siede su una sedia e m’invita a seguire il suo esempio.

Ma ormai i miei occhi non riescono a guardare nient’altro che quella sedia…

Ormai il ragazzo sta perdendo la pazienza.

-Hai finito di contemplare quello sgabello? Ti puoi sedere ora?-

-Sì… scusami.-

Come per scherzo, l’unica sedia rimasta vuota… è proprio quella.

Tremando come una foglia, mi siedo.

Il ragazzo mi guarda ancora di sbieco.

Ma dopo un po’ si riprende e mi chiede:

-Beh, posso sapere il tuo nome?-

Come una molla appena caricata, scatto e rispondo freddamente:

-Non ti riguarda!-

Ma poi mi pento…

-Scusa… ma io odio veramente tanto questo bar- mento.

Il cuore mi batte ancora così forte.

È da un anno che non entro in questo posto.

Da quel giorno non mi sono nemmeno più avvicinata a questo quartiere.

Ho cercato di stargli alla larga.

…per non risvegliare in me troppi dolorosi ricordi.

Eppure oggi… oggi ho sentito in me il forte bisogno di tornare qua.

Ma appena ho rivisto l’insegna al luminol e, attraverso le grandi finestre, i tavoli e la gente al bancone, il gelo del panico si è impossessato del mio corpo e della mia mente.

Poi ho incontrato questo tipo…

Quel giorno, di tre anni fa, io ero seduta sulla sedia sopra cui ora sta il ragazzo.

Ero triste, ero tremendamente depressa dopo esser stata licenziata dal dipartimento di polizia di Los Angeles.

Quindi stavo annegando il mio dispiacere nel gin.

Ma improvvisamente è entrato lui.

Quel giovane ragazzo dai capelli biondi, così particolare.

Diventammo subito amici.

Il ragazzo di fronte a me mi riporta sulla Terra.

-Se vuoi che ce ne andiamo, non c’è problema…-

-No. Ora che sono riuscita ad entrare, voglio restare!-

Il barista, impaziente, ci chiede se vogliamo bere qualcosa.

-Sì,- esclamo -dammi una vodka.-

Il barista acconsente e si allontana per prepararmelo.

Quel giorno, lui ordinò per sé una vodka.

Mi disse che non l’aveva mai provata.

Alla fine non gli piacque e la dovetti bere tutta io.

Per fortuna ho una buona resistenza all’alcool.

Lui non mi aveva mai giudicata

Anche quando ho deciso di proteggere e servire il suo nemico numero uno nella gara per diventare successori di Elle.

Certo, potevamo vederci di rado, poiché ero immersa nel lavoro.

Ma non ha mai deciso di voltarmi le spalle.

Eppure sta volta è stato così…

…ha deciso di andarsene per sempre e di voltarmi le spalle.

Gli occhi mi si appannano, mentre guardo il bicchiere.

-Facciamo un brindisi!-

Eccomi tornata nuovamente al presente.

In quel posto, non posso fare a meno di esser catturata dai flashback.

-Sì… brindiamo.-

-Brindiamo al nostro incontro!- sorride il ragazzo.

Una lacrima mi scorre giù per la guancia.

-Queste sono state le sue parole…- mormoro.

Alzo lo sguardo sul soffitto con travi di legno e alzo il bicchiere.

-Questo brindisi è per te…-

E con un grande sorso finisco metà bicchiere.

-…tu che mi hai lasciata sola.-

Io e il ragazzo appoggiamo contemporaneamente il bicchiere sul tavolo.

Lui mi guarda e sorride.

-Sai, non mi ero accorto che i tuoi occhi avessero il colore del mare. Io non ho mai visto il mare di persona… e tu?-

A queste parole, il cuore mi fa un balzo.

Mi alzo violentemente e sbatto un pugno sul tavolo.

-Chi diavolo sei tu?- grido, senza riuscire a fermare le lacrime.

Lui ride, più cortesemente, e mi fa cenno di sedermi e di calmarmi.

-Non ti spaventare. Forse non ti ricordi, ma io ho servito in questo locale per cinque anni di fila… e ti conosco abbastanza bene. Venivi spessissimo qui.-

Adesso che lo guardo meglio, in effetti mi pare di riconoscerlo un poco.

-Ti chiedo scusa se ti ho trattata così scioccamente prima… e ti chiedo scusa per aver origliato le vostre discussioni, tempo fa.- mormora, con un sorrisetto divertito.

Io ci trovo ben poco da ridere.

-Ora che ci penso, è da un anno che tu e quel biondino non venite più qui, o sbaglio?-

Io torno a guardare il mio bicchiere mezzo vuoto, mentre rispondo.

-No, non sbagli.-

Lui mi fissa ancora un po’, poi si avvicina un poco con lo sgabello.

-Non sei più venuta per una ragione precisa, vero? Prima ho fatto davvero fatica a farti entrare qui, ma ce l’ho fatta!- sorride, sornione.

Lui sapeva tutto.

-E il biondino? Come mai non è insieme a te?-

Stringo forte l’orlo della mia gonna, per impedirmi di piangere ancora.

Il ragazzo cerca di scorgere il mio sguardo.

-Vi siete lasciati?-

Io non trattengo una piccola risata e specifico che non siamo mai stati insieme.

Poi torno subito seria.

-È morto.- mormoro, prima di accasciarmi sul tavolino.

Il ragazzo si alza dalla sua sedia e corre a consolarmi.

Ma io non sto piangendo.

Sto pensando a lui.

E basta.

-Scommetto che oggi è l’anniversario della sua morte, non è così?- mi domanda lui.

Io annuisco da sotto le braccia.

-Allora, se vai a trovarlo portagli i miei saluti, mi raccomando.-

 

Salutarlo…

 

Perché non ci avevo pensato prima?

 

Era la soluzione che cercavo!

 

Dovevo correre da lui, SUBITO!

 

-Ti prego… dimmi che sono ancora in tempo per prendere l’aereo per il Giappone!-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono le sei e mezza di pomeriggio.

L’aria di primavera porta con sé mille profumi.

La distesa d’erba si muove al ritmo deciso dal vento.

Intanto il sole sta calando.

Il tramonto è da cartolina.

Il cielo è rosa e arancione e non c’è freddo.

Nel campo vi sono tante lapidi.

Ma l’atmosfera non è tenebrosa, anzi, è rilassante.

Qui le anime dei morti riposano in pace.

 

All’orizzonte si scorge un puntino.

Questo diventa sempre più grande, fino a formare una sagoma.

È una persona.

Più precisamente una donna, che sta correndo.

È molto bella e ha lunghi capelli d’oro che cadono sulle spalle.

Sembra stremata dalla lunga corsa.

Finalmente giunge sul campo e riprende fiato.

 

C’è un’altra figura, che si avvicina.

Però cammina lenta, senza fretta.

È un ragazzino, che dimostra molti meno anni di quelli che in realtà porta.

I capelli color dell’avorio, sono mossi dal venticello fresco.

 

Si ferma per qualche attimo, notando la donna, ancora piegata in due.

Poi ricomincia a camminare e le si avvicina.

Quando la donna alza il capo e vede il ragazzino, sgrana gli occhi per lo stupore.

 

-…Near!-

-Halle Lidner.-

 

I due rimangono a guardarsi ancora un po’, senza parlare.

Poi Halle si volta verso una pietra.

 

-Non pensavo di trovarti qua…-

-Stavo per dirti la stessa cosa.-

 

Anche Near si gira verso la lapide.

 

-È già passato un anno.-

-Già… come vola il tempo, quando ci si sente soli…-

 

La ragazza si accuccia davanti alla lapide e la sfrega un po’ dalla polvere e dalle foglie che la ricoprono.

Poi legge ciò che vi è scritto sopra.

 

-Chi ha pensato alla lapide?-

-Ho pensato a tutto io.-

 

-La sua salma non è qui, vero?-

 

Near scuote la testa, facendo oscillare i riccioli bianchi.

 

-Il suo corpo è stato completamente carbonizzato, non ricordi?-

 

Lidner fa segno di sì con la testa, anche se lo sapeva già perfettamente.

Quando il capannone era andato in fiamme, un anno prima, lei era spettatrice di quel lugubre spettacolo.

Era arrivata troppo tardi.

Near si avvicinò ad un’altra lapide, di fianco alla prima.

 

-Invece il corpo di Matt lo hanno sotterrato qui… anche se io avevo insistito di farlo seppellire a Winchester.-

-Che stupidaggine seppellirli nel paese in cui sono morti…-

-La penso esattamente come te.-

 

-Che stupida che sono stata….

Non gli ho nemmeno portato dei fiori.-

 

Halle Lidner, ancora chinata, non riuscì più a trattenere i singhiozzi.

 

-Scusa Near, non dovrei piangere, lo so perfettamente…-

si scusa lei.

-Non siamo al lavoro ora. È anche per questo che ci diamo del tu.-

 

Lei sorride, pensando che il ragazzo non riuscirà mai a trattenersi dall’essere freddo, ma riuscirà sempre benissimo a trattenere le proprie emozioni.

 

Dopo qualche minuto di silenzio, Lidner si alza.

 

-Si sta facendo buio e io dovrei essere ancora a Los Angeles a completare la mia missione.-

Near sospira.

-Ed io devo tornare ad assumere il ruolo di Elle… da solo.-

 

Near e Lidner si scambiano un’occhiata complice.

Entrambi appoggiano una mano sulla fredda pietra su cui vi è inciso:

 

Mihael Keehl

13-12-1989

26-01-2010

 

“Temperamental

Emotional

Uncontrollable

Competitive

Strong

Brave

Unbreakable”

 

 

-Justice will prevail now and forever…-

 

 

 

Detto questo, i due ragazzi voltano le spalle alle due lapidi e s’incamminano per il sentiero.

 

 

 

 

°°°°°°°

 

 

Eccomi tornata con una nuova fic, dedicata solamente ed interamente al nostro amato Mello!^^

Ci tenevo davvero moltissimo a scrivere una one-shot su di lui, oggi che è proprio il 26 gennaio 2010, cioè il giorno della sua morte.

 

Ho subito pensato che il paesaggio adatto a questo giorno sarebbe stato un paesaggio nevoso. Infatti all’inizio della fic ho specificato che a Winchester nevicava. Ed ecco il miracolo: si è messo a nevicare anche qua! Ho guardato fuori dalla finestra e ho pensato che fosse accaduto un vero miracolo!xD

Ragazzi… HO FATTO NEVICAREEEEE!!!

 

Per precisare, le frasi incise sulla lapide le ho prese da un’immagine che ho trovato su Internet e ho capito che erano le parole giuste da scrivere sulla lapide del nostro caro Mello!

 

Mi dispiace solamente di aver riservato così poco spazio al povero Matt…ç_ç Spero mi perdonerai!

 

 

Alla prox, bacioni! YO!^^

 

  
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