Serie TV > Merlin
Ricorda la storia  |      
Autore: Egle    26/01/2010    27 recensioni
“Le erbe afrodisiache sono molto potenti” stava dicendo saggiamente Gaius, annuendo come per dare più enfasi alla sua affermazione. "L’amore è una forza spaventosa, ma la lussuria è capace di ottenebrare il cervello dell’uomo più mite, facendo venire a galla i suoi istinti più selvaggi e primitivi." Merlin guardò il suo viso rugoso, provando una sorta di timore reverenziale. “Che il cielo possa aver pietà dell’uomo che è preda della passione”...
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Beware of...'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nota

Nota

Grazie a tutti coloro che hanno letto/commentato le mie fanfic precedenti.
Grazie a Harry per il betaggio e per i suggerimenti durante la stesura di questa fanfic^^ Una scena è dedicata totalmente a lei.. non posso dire quale…

 

 

 

Beware of the herb

 

Si passò un braccio sulla fronte per asciugarsi il sudore. Il laboratorio di Gaius era pregno di vapore acqueo e la temperatura era quasi insopportabile, con il camino acceso e la vasca piena di acqua bollente.

“Questo era l’ultimo” annunciò, dopo aver rovesciato l’ennesimo secchio nella tinozza.

Il vecchio guaritore annuì distrattamente, consultando le pagine di un volume impolverato. Erano anni che non preparava quell’infuso, che richiedeva ore e ore di lavoro e una quantità spaventosa di erbe, ma Gilbert era un brav’uomo con il cuore spezzato.

Lui e la moglie cercavano di avere disperatamente un bambino da parecchi mesi e Gaius aveva ceduto alle sue richieste, preparando qualcosa che aiutasse a risvegliare le potenzialità maschili del contadino, senza pretendere in cambio nessun compenso.

Avevano raccolto erbe per giorni, le avevano fatte essiccare e poi fatte bollire in un grosso calderone, che doveva essere costantemente alimentato con ciocchi di legna.

“Le erbe afrodisiache sono molto potenti” stava dicendo saggiamente Gaius, annuendo come per dare più enfasi alla sua affermazione “L’amore è una forza spaventosa, ma la lussuria è capace di ottenebrare il cervello dell’uomo più mite, facendo venire a galla i suoi istinti più selvaggi e primitivi.”
Merlin guardò il suo viso rugoso, provando una sorta di timore reverenziale. “Che il cielo possa aver pietà dell’uomo che è preda della passione” aggiunse il guaritore con voce solenne.

Merlin annuì, convinto solo in parte. Insomma.. aveva affrontato stregoni spinti dalla cupidigia, grifoni e draghi – uno -. Che cosa mai potevano fargli un paio di erbette?
E proprio mentre stava formulando quel pensiero, inciampò in un secchio che aveva sbadatamente lasciato in mezzo alla stanza, finendo direttamente nella tinozza piena d’acqua.

Si tirò su, sputacchiando e con gli occhi che bruciavano. Aveva lo stesso sapore dell’infuso che usavano per curare il mal di gola. Uscì in fretta dalla tinozza, cercando di non spargere altra acqua sul pavimento.

“Merlin” sbottò Gaius, correndo al suo fianco.

Il ragazzo abbassò lo sguardo controllando le sue condizioni. Stava bene, aveva solo i vestiti bagnati e gli pizzicavano fastidiosamente gli occhi, ma a parte quello stava bene. Stava alla grande.

“Sei un idiota!”.

Gaius non gli dava quasi mai dell’idiota. Sapeva quanto quell’insulto in particolare lo ferisse nell’animo. Doveva aver combinato qualcosa più grave del solito per riuscire a strappare a Gaius la sua parvenza di calma e tranquillità. Eppure la tinozza era ancora piena per tre quarti. Gilbert era più basso di lui di tutta la testa e solo poco più robusto, l’acqua sarebbe stata sufficiente per un bagno.

“Mi dispiace” mugugnò mortificato.

“Oh ti dispiacerà molto di più tra un paio d’ore” replicò il vecchio, rimettendosi dritto. “Stupido ragazzo. Quante volte ti ho detto di stare attento!”

Merlin scrollò i capelli, per liberarli dall’acqua, prima di ritrovarsi di nuovo lo sguardo di Gaius puntato addosso.

“Dimmi che almeno avevi la bocca chiusa”.

Merlin serrò forte le labbra, desiderando di morire lì, proprio in quel momento. Fece una piccola smorfia sofferente, cercando di mimetizzarsi con la parete alle sue spalle.

“Mi dispiace” ripeté, spostando nervosamente il peso del corpo da un piede all’altro. Diede un’occhiata a un mucchietto di erbe disposto sul banco e poi prese in mano una foglia.

“In fondo … è solo un infuso rilassante, che permette al sangue di circolare più facilmente e..”

Le sue parole si spensero sotto lo sguardo glaciale di Gaius. Aveva detto di nuovo la cosa sbagliata.

“Solo un infuso” ripeté il vecchio, prendendola sul personale.

Merlin doveva avere una faccia talmente mortificata che alla fine Gaius si limitò a scuotere la testa dicendogli di andare a cambiarsi.

Merlin fece di sì con la testa, dirigendosi verso la sua camera, disseminando goccioline d’acqua sul pavimento. Per quanto si sforzasse di migliorare, finiva inevitabilmente per fare qualche errore madornale. Sua madre diceva che tutti fanno degli errori, che non bisogna sentirsi in colpa per quello.

“Ma alcuni ne fanno più di altri” rifletté cupamente Merlin, mentre indossava una casacca asciutta. Ora non gli rimaneva che chiedere a Gaius che cosa gli sarebbe successo nelle prossime ore, anche se secondo lui gli effetti del preparato sarebbero stati molto tenui nel suo caso.

Un infuso che risvegliava la passione. Sì, certo. Forse andava bene per un uomo innamorato e che viveva in modo .. impetuoso. Come Arthur, che di tanto in tanto si ritrovava magicamente a correre dietro a qualche sottana. Per un tipo equilibrato e pacato come lui, i filtri d’amore e gli infusi afrodisiaci dovevano avere più o meno lo stesso effetto di una blanda tisana. Si era .. affezionato a delle persone.. a delle ragazze come, ad esempio, Gwen e Freya, la cui memoria faceva ancora male. Si era sentito meno solo con la ragazza druida, meno .. freak. Aveva finalmente trovato un’anima affine che potesse capire i suoi patimenti e spartire la sua profonda solitudine.

L’aveva anche baciata, un timido sfiorarsi di labbra, che gli aveva intiepidito il cuore. Era stato piacevole e più e più volte si era chiesto come sarebbe stato avvolgerla tra le sue braccia e dormire abbracciato a lei, sentire il profumo dei suoi capelli, risvegliarsi e vederla ancora accanto a lui.

Una persona che poteva condividere con lui le sue sofferenze, che poteva vederlo per quello che era realmente.

Ma la lussuria.. andiamo! Lui era interessato ai libri, agli incantesimi, a far trionfare il bene nel mondo, ma le faccende amorose non erano esattamente la sua materia. Voleva sposarsi.. ovviamente, ma vedeva il matrimonio come una sorta di compagnia, di conforto reciproco, di sostegno e di affetto.

Sì, quindi l’infuso afrodisiaco non avrebbe avuto pressoché nessun effetto su di lui.

 Tornò nel laboratorio, proprio nell’istante in cui la porta si apriva, rivelando la figura del principe.

“A caccia. Ora” disse Arthur, prima di uscire senza aspettarlo.

Merlin cercò istantaneamente lo sguardo di Gaius.

“Merlin non..”

“Mi sento bene, non c’è problema” lo interruppe, prendendo la borsa di pelle. Se la sistemò a tracolla controllando con lo sguardo il laboratorio.
“Sei sicuro che tu non abbia bisogno di me piuttosto?” gli chiese, mentre Arthur lo chiamava con insistenza dalla fine del corridoio.
“No no, qui è tutto a posto, ma…”

Merlin sfoderò uno dei suoi sorrisi migliori. “Stai tranquillo. Se non dovessi sentirmi bene, tornerò qui immediatamente. Ma per il momento sto bene… alla grande” disse prima di correre fuori pieno di energie.

“E’ proprio questo che mi fa impensierire” borbottò Gaius, ma Merlin ormai era già lontano.

 

 

***

A Merlin la caccia non piaceva. Si accontentava di seguire Arthur, che camminava tipo segugio, rincorrendo tracce invisibili nel folto della vegetazione. La sua più grande conquista in quelle battute era non cadere, non lasciar cadere una delle prede morte e non farsi seminare da Arthur nella foresta.

“Non fare rumore” gli ringhiò il principe, curvandosi in avanti per cercare di scorgere qualcosa tra l’intrico dei rami. Merlin espirò a fondo.

Arthur si mimetizzava perfettamente con il bosco. La schiena arcuata, le gambe muscolose, fasciate nei pantaloni di pelle grezzamente lavorata, le dita forti che tendevano l’arco. Merlin inclinò lentamente la testa di lato, osservando attentamente il modo in cui i muscoli delle gambe si tendevano mentre si acquattava sul terreno. Si muoveva in modo sicuro ed elegante tra i rami, la mandibola lievemente contratta.

“E’ un daino” lo informò, ma Merlin non lo ascoltava.

Tutto quello che catturava la sua attenzione era una goccia di sudore che colava dall’attaccatura dei capelli di Arthur, proseguendo la sua corsa sulla pelle calda dietro all’orecchio, andando a morire nella stoffa della casacca.

Forse sarebbe stato piacevole seguire il percorso di quella goccia con la lingua, stringendo il proprio corpo contro quello di Arthur. Far dardeggiare la lingua sul lobo del suo orecchio, tracciando poi la linea decisa della mandibola con le labbra. Sentire il suo sapore di uomo sulla bocca e strappargli gemiti indecenti, mentre gli mordeva la mascella e poi gli leccava il collo, proseguendo giù.. verso la chiusura della casacca..

“Merlin”

Merlin si riscosse, le guance in fiamme.

“Sì?” disse disorientato. Si era incantato a guardare il collo di Arthur. Si era immaginato di fare delle cose ad Arthur. E il suo cuore batteva più forte rispetto al normale. Molto più forte.
“Proseguiamo. Si è spostato”.
Annuì, serrando la presa sul legaccio assicurato attorno alle zampe delle lepri morte. Iniziava ad essere inquieto. Non tanto per le sue condizioni fisiche, era un po’ accaldato, ma era normale.. insomma stavano camminando nei boschi. Sebbene fosse pieno inverno, la fatica.. il caldo..
No, era per quello che aveva immaginato. Per un attimo aveva sentito il pressante desiderio di avvicinarsi al principe e di far scorrere la lingua sulla pelle bollente del suo collo. Forse Gaius aveva ragione, forse aveva sottovalutato tutta la situazione. Doveva tornare al castello al più presto, chiudersi in camera sua e non uscirne finché non fosse stato sicuro di non aver più immagini come quella impressa nel cervello, ma non poteva semplicemente mollare da solo il principe nel bosco, senza dargli una spiegazione. Aveva già ucciso due lepri di discrete dimensioni, magari si sarebbe stancato presto. Senza contare che non mancava molto la tramonto. E lui, in fondo, non stava così male. Era soltanto un po’ … strano. Magari si era buscato un’infreddatura. Sì, probabilmente era così.

Seguì Arthur su per la salita, appoggiandosi di tanto in tanto a un tronco con una mano. Il terreno, reso scivoloso dalle pioggia degli ultimi giorni, minacciava di franare sotto il suo peso.

A qualche metro di distanza lo precedeva il sedere di Arthur, le gambe forti e lunghe di Arthur, i suoi fianchi stretti..

Merlin fissò di nuovo le foglie che ricoprivano il terreno. Non poteva credere di aver appena sezionato il sedere di Arthur con lo sguardo. Aveva affrontato situazioni ben peggiori di quella. Ben, ben peggiori. Si era ritrovato in mezzo  a battaglie, aveva impedito ad Arthur di scoprire il suo segreto per pura fortuna circa un migliaio di volte.

Ora doveva solo ignorare il sudore che gli colava copioso lungo la schiena e quel calore insopportabile che provava all’altezza dell’inguine. Era come un incendio.

Si slacciò la bandana che portava attorno al collo, ficcandosela in tasca. Anche la giacca era diventata fastidiosa. Faceva caldo.. insopportabilmente caldo.
“Merlin”

Sobbalzò quando la mano di Arthur calò improvvisamente su di lui, strattonandolo all’indietro. Emise una specie di squittio, riuscendo miracolosamente a non far cadere le lepri. La mano di Arthur così.. maschia e pesante sulla sua spalla. Si chiese cosa avrebbe provato se quella mano gli avesse accarezzato il petto per tutta la sua lunghezza, intrufolandosi poi nei suoi pantaloni.

“Possiamo rientrare?” si lasciò sfuggire, sottraendosi alla presa di Arthur con uno strattone. Si sentì sbilanciare all’indietro, prima che le mani di Arthur si chiudessero di nuovo sui suoi vestiti e lo trascinassero sul terreno solido. Dietro di lui si apriva uno strapiombo alto parecchi metri, che terminava su una serie di rocce acuminate.

“Grazie” bofonchiò. Tutta la sua faccia era madida di sudore.

Guardò disperatamente il suolo, mentre il principe lo esaminava sospettoso.

“Stai bene?” gli chiese.

Merlin lanciò solamente uno sguardo veloce alla sua espressione corrucciata.

“Sì.. deve essere solo.. un’intossicazione alimentare. O qualcosa del genere” disse a fatica, evitando di guardarlo.

Le labbra di Arthur erano rosse e morbide. E invitanti. E il suo torace era così ampio.. e mascolino. Merlin si chiese cosa avrebbe provato a far scorrere le dita su quella pelle calda, immergendole nei peli biondi che gli ricoprivano il petto. E poi circondare un capezzolo con le labbra e succhiarlo così forte da incavarsi le guance..

“Vi prego.. possiamo rientrare?” piagnucolò, un’onda di calore che gli scendeva lungo il ventre. Voleva solo gettare Arthur tra le foglie e fargli delle cose così perverse da vergognarsi di sé stesso.

Strinse forte gli occhi, cercando di ignorare quella sensazione.

“Magari hai la ..” mormorò l’erede al trono, ponendogli la mano sulla fronte. Merlin cacciò un urlettino, scostandosi di nuovo, evitando di uccidersi finendo giù dalla scarpata. Perché Arthur aveva quella mania di toccarlo sempre? Una mano sulla spalla, una mano posata al centro della sua schiena che lo spingeva, una mano sul suo braccio.. quante mani aveva? E perché non poteva tenerle al loro posto?

“Non toccatemi” sbottò in preda al panico. Si guardò intorno come per cercare una via di fuga. I suoi capelli cominciavano a essere umidi. Tutto il suo corpo stava andando a fuoco.

Inspirò ed espirò profondamente, tentando almeno di smetterla di ansimare come se avesse corso a perdifiato per le ultime due ore. Si azzardò  a lanciare un’occhiata ad Arthur, pensando di scoprirlo arrabbiato e invece poté leggere solo preoccupazione sul viso del principe. Non voleva dar fuori di matto.. era solo che non sapeva che cosa fare per placare quelle ondate bollenti che a intermittenza lo sconvolgevano completamente.
“Rientriamo” disse Arthur, assicurandosi l’arco alla spalla.

Merlin trattenne un grosso sospiro di sollievo. Per una volta il principe non gli aveva complicato la vita per il solo gusto di farlo. Doveva trovare Gaius, non appena rientrato al castello. Lui avrebbe saputo che cosa fare.

Doveva pur esistere un antidoto a quel dannato infuso, no? Gli incidenti come il suo erano frequenti, lui ne era certo. Quindi doveva anche esserci un antidoto di qualche tipo.

Sarebbe tornato nel laboratorio di Gaius e poi avrebbero cercato insieme sui libri.. e poi lui avrebbe sentito delle mani forti appoggiarsi alle sue ginocchia, facendogliele separare leggermente. Avrebbe abbassato lo sguardo e avrebbe scorto Arthur accovacciato sotto al tavolo. Un sorriso torrido disteso sulle sue labbra, mentre allungava le mani verso la chiusura dei suoi pantaloni. 

“Che cosa fate… Gaius è..” avrebbe bofonchiato Merlin, accorgendosi, però, che il vecchio guaritore si era placidamente addormentato sui libri. Avrebbe di nuovo guardato Arthur, il sorriso di prima che si era tramutato in una specie di ghigno indecente, mentre gli afferrava i fianchi e lo faceva scivolare un po’ più avanti sulla sedia. Avrebbe avvertito il bordo del tavolo premere contro il suo petto e le dita esperte di Arthur slacciargli i pantaloni e farsi strada verso la sua virilità.

E poi avrebbe sentito le labbra di Arthur, la lingua bagnata di Arthur tracciare sentieri brucianti sulla sua pelle, prima che il principe lo accogliesse completamente in bocca. E lo avrebbe succhiato.. ancora e ancora fino a…

Merlin inciampò in una radice, ricordandosi improvvisamente di trovarsi nel bosco. Barcollò per qualche passo, tentando di mantenere l’equilibrio. Era tutto scombussolato.

Non aveva mai, MAI formulato dei pensieri del genere prima di quel momento.

Guardò la schiena di Arthur, che ignaro di tutto lo precedeva di qualche metro. La sua schiena ampia, le natiche sode.. da mordicchiare..
Merlin gemette, stringendo forte gli occhi. Doveva smetterla di fare quei pensieri. Erano.. sbagliati! Erano caldi e lussuriosi..

Prese una profonda boccata d’aria, passandosi la bandana sulla fronte per asciugarsi il sudore. La rimise in tasca quando si rese conto che c’era qualcosa che non andava. Nei suoi pantaloni.

Abbassò lo sguardo accorgendosi con orrore di essere eccitato.

“Oh no..” gli uscì appena udibile. Non poteva essere vero. Non poteva capitare proprio a lui.

Si coprì in fretta con la giacca, avvertendo le guance prendere letteralmente fuoco.
Era eccitato. Gli era già successo.. in passato.. ovvio. Era giovane, in piena salute, senza nessun grave disturbo fisico o mentale. Era una reazione naturale del suo corpo. Ma di solito accadeva al mattino, quando era nel suo letto o quando si svegliava di notte dopo un sogno .. strano.

Non gli era mai capitato lì, in mezzo al bosco a solo qualche passo di distanza da Arthur.

Si fece su nella giacca, stringendo le gambe. Lo sfregamento della stoffa grezza contro il suo membro ad ogni passo era insopportabile. Voleva morire.

Si piegò un po’ su sé stesso, emettendo un piccolo lamento, quando si accorse che Arthur si era fermato e voltato verso di lui. Si strinse maggiormente nella giacca, raddrizzando un po’ la schiena.
Perché adesso Arthur lo stava osservando in quel modo?

“Merlin?”

“Sì?” rispose, deglutendo a vuoto.

“Che cosa mi stai nascondendo?” gli chiese il principe, studiando sospettoso la sua postura.

“Niente” ribatté in fretta, coprendosi maggiormente. Non sapeva esattamente quando aveva iniziato a pregare che un fulmine cadesse dal cielo e lo incenerisse. O incenerisse Arthur. O entrambi. Avrebbe sacrificato volentieri l’intero bosco pur di sottrarsi a quell’umiliazione. Indietreggiò impaurito di qualche passo quando Arthur gli si avvicinò. Mollò per terra le lepri, vacillando sul terreno irregolare. Forse se correva abbastanza velocemente, il principe non sarebbe riuscito ad acchiapparlo. O forse si sarebbe rotto l’osso del collo e non sarebbe stato costretto a subire tutto quello.

“Che cos’hai sotto la giacca?”

Merlin squittì, tentando disperatamente di mantenere l’equilibrio, continuare a coprirsi e sottrarsi dallo sguardo di Arthur.

“Niente! Non ho niente sotto la giacca” replicò in piena crisi isterica, mentre Arthur accorciava la distanza che li separava.

Sarebbe morto. Merlin sarebbe morto di vergogna se solo Arthur..

“Fammi vedere”

“No.. Arthur, ti prego” strillò, mentre il principe gli afferrava i lembi della giacca e gliela faceva aprire, pensando che stesse celando chissà cosa.

Merlin strizzò forte gli occhi, il suo stomaco era in caduta libera. Non voleva guardare. Non voleva guardare quella cosa nei suoi pantaloni.

E non voleva guardare Arthur che osservava quella cosa che nei suoi pantaloni.

“Ah” fu il laconico commento dell’erede al trono di Camelot.

Merlin dischiuse le labbra. Rivoli di sudore gli colavano dai capelli, inumidendogli il collo.

“Posso spiegare” dichiarò in fretta, la voce di due ottave più acuta del normale. “Gaius ed io stavamo preparando un infuso per Gilbert, il contadino che produce quel vino che vi piace tanto.. ecco, lui e sua moglie vogliono avere un bambino, ma non riescono a concepire, così Gaius gli ha detto che poteva fare il bagno in un infuso di piante afrodisiache per risvegliare il desiderio, ma io sono accidentalmente caduto nella tinozza prima del vostro arrivo. Vi giuro che non..” disse, dimenticandosi di respirare.
“Merlin?”lo interruppe Arthur compassato.

“Sì?” replicò, accorgendosi di avere il fiatone.

“Mi stai accarezzando” gli fece presente.

Merlin guardò con orrore le sue dita scivolare libere e leggere tra i capelli del principe per poi scendere sul suo collo forte. E maschio. E che sapeva di..

“Scusate” mormorò, arrossendo maggiormente se questo fosse mai stato possibile. Abbassò lo sguardo, aspettandosi che Arthur si mettesse a ridere. Sarebbe morto. Se solo Arthur avesse osato prenderlo in giro per quello, lui sarebbe morto.

Anzi no, sarebbe tornato a casa, dalla sua mamma, dove cose del genere non gli erano mai capitate. Ma Arthur sorprendentemente si limitò a raccogliere per terra le lepri e a scoccargli un’occhiata indecifrabile.

“Cerca di non dare nell’occhio” gli raccomandò, prima di voltargli le spalle e incamminarsi verso il castello. Non dare nell’occhio era una cosa che poteva fare. Aveva trascorso tutta la vita cercando di passare il più inosservato possibile. Si assicurò che la giacca celasse ogni rigonfiamento sospetto e poi seguì docilmente Arthur fino alle mura.

Non aveva riso. Non l’aveva nemmeno preso in giro, sebbene Arthur l’avesse sbeffeggiato per molto meno. Forse il principe si rendeva conto che erano problemi da uomini e per questo Merlin meritava il suo rispetto. Come un valoroso guerriero che aveva riportato una ferita di guerra sul campo di battaglia.

Lui non aveva una ferita.. lui aveva.. – gemette internamente – un’erezione. Gemette internamente, percorrendo i corridoi familiari del castello, ringraziando mentalmente Arthur, che stava evitando tutti quelli dove stazionavano le guardie. Perso nei suoi pensieri non si accorse che si era fermato finché non evitò di sbattergli contro per un soffio.

“Ora vai da Gaius e cercate un rimedio per..” disse il principe. Merlin annuì, rendendosi vagamente conto di essere sottoshock. Era così bello avere accanto qualcuno come Arthur. Qualcuno forte, maschio.. che potesse prendere le decisioni al suo posto con mano ferma e dominante. Assolutamente ..

“Merlin?”

“Mh?”mugugnò sornione.

“Dannazione, Merlin” esplose Arthur, allontanandolo in malo modo. Gli stava mangiucchiando un orecchio.

“Sono desolato” pigolò Merlin, incassando la testa tra le spalle. Le sue guance erano di un ricco color rosso. Rosso vergogna. Si odiava per quello che stava facendo.

Arthur sospirò sonoramente, affacciandosi nel corridoio adiacente e chiamando una guardia. Gli consegnò le due lepri e gli ordinò di portarle in cucina, poi prese Merlin per un braccio strattonandolo giù dalle scale, verso le stanze di Gaius. Merlin si lasciò spintonare docilmente, gli occhi sempre puntati sul pavimento. Il vecchio guaritore aveva ragione. Non si era mai sentito così. Era come se stesse meravigliosamente bene e spaventosamente male allo stesso tempo, come se il suo sangue si fosse tramutato in fuoco liquido e la sua pelle fosse diventata ipersensibile.

Era paurosamente consapevole della pressione delle dita di Arthur sul suo braccio, del profumo della sua pelle, mischiato all’odore del bosco e del cuoio. Voltò un po’ la testa per guardarlo, sicuro che anche se fosse inciampato nei suoi stessi piedi, Arthur lo avrebbe sorretto impedendogli di sfracellarsi di faccia sul pavimento.

“Gaius”

Merlin guardò incantato il suo pomo d’Adamo muoversi, mentre chiamava il guaritore. Sorrise instupidito, osservando da vicino come i tendini del collo di Arthur si muovessero sotto la pelle. Erano così invitanti, così assolutamente virili.

“Merlin!” gridò di nuovo l’erede al trono, mentre Merlin sprofondava la faccia nell’incavo del suo collo cedendo all’istinto di leccare la sua pelle umida di sudore.

Arthur lo afferrò per le spalle, scrollandolo poco gentilmente, in modo da schiarirgli le idee. Almeno secondo il suo metro di giudizio.

“Gaius non c’è. Sai dove può essere andato?” gli chiese.

“Hai degli occhi così belli” si lasciò sfuggire Merlin mellifluo. Arthur era lì in tutta la sua mascolina presenza, solo per lui. Per prendersi cura di lui. Si coprì la bocca con entrambe le mani pieno di orrore. Che cosa aveva detto? Perché l’aveva detto? Doveva smetterla di pensare e dire certe cose!

“Mi dispiace” ripeté per l’ennesima volta. Arthur sospirò profondamente, dandogli un altro scrollone.

“Pensa. Dov’è Gaius?”

“La figlia del mugnaio ha una brutta infezione a una gamba e Gaius va ogni giorno a cambiarle le fasciature. Smettila di scrollarmi, mi fai venire da vomitare” rispose Merlin, accasciandosi su una sedia quando Arthur lo liberò della sua stretta. Le sue gambe erano molli, come se fossero fatte di burro, e la sua testa era leggera e pesante allo stesso tempo. Era sé stesso, ma era un sé stesso in una versione diversa dal solito. Meno.. inibito e lui non voleva essere meno inibito! Lui voleva essere semplicemente sé stesso.

Dovevano assolutamente trovare Gaius.

Se Gaius era andato al mulino, probabilmente non sarebbe stato di ritorno prima di un paio d’ore. E lui non poteva aspettare due ore. Anche se.. aveva qualche idea su come trascorrere il tempo. Idee che coinvolgevano verbi come leccare, mordere e succhiare. Merlin affondò la faccia tra le mani. La situazione gli stava velocemente sfuggendo di mano, si rendeva conto di non essere più perfettamente lucido.  Ad ogni pensiero razionale si accavallavano immagini di Arthur, nudo ed eccitato, pronto a fargli qualsiasi cosa volesse.

Guardò Arthur come se gli stesse affidando la sua stessa vita, qualsiasi cosa Arthur avesse deciso lui sarebbe stato d’accordo.

“Vieni” gli disse alla fine il principe, afferrandolo di nuovo per un braccio e rimettendolo in piedi a forza. “Non posso lasciarti qui da solo.”

“Dove mi porti?” chiese, i piedi che si aggrovigliavano a ogni passo.

“Giù, nelle celle. Lì sarai al sicuro..senza renderti ridicolo”
“Oh no” sospirò, aggrappandosi con forza al suo braccio. “Non portarmi nelle prigioni. Sono fredde e umide. E ci sono sempre un sacco di topi e di pidocchi.”. Merlin sollevò su di lui uno sguardo pieno di sottotitoli, del tipo quando voi eravate sotto un incantesimo io sono sempre rimasto al vostro fianco, senza chiudervi in una prigione anche se ve lo sareste meritato.

Dovette guardarlo con una faccia talmente disperata e supplice, che Arthur non poté far altro che emettere un lungo sospiro.

“E va bene, andiamo” ringhiò, invertendo il senso di marcia. Merlin si lasciò guidare fino alle stanze del principe, sentendolo ordinare a una guardia di non disturbarlo per nessun motivo. Merlin sorrise trasognato per il mascolino spirito di iniziativa di Arthur e per le premure che aveva per lui.

Non aveva mai provato niente di simile, stando vicino a Freya. O anche a Lady Morgana. O a Gwen. Era piacevole stare accanto ad Arthur, sentire le sue mani sulla pelle, il suo respiro..poter osservare la sua mandibola irrigidirsi.

Le donne erano morbide e avevano una voce acuta e un profumo troppo dolce. Arthur invece era il ritratto della solidità, aveva un corpo atletico, le spalle ampie, il collo forte. E una voce bassa e calda. E un profumo che sapeva di coraggio e potenza. Di muschio e di cuoio.

“Bene” disse il principe, dopo aver sbarrato entrambe le porte della sua camera. “Ora non dobbiamo far altro che..”

Merlin non gli lasciò terminare la frase, allacciando le braccia dietro al suo collo e cercando la sua bocca con la propria. Fece aderire tutto il suo corpo contro quello del principe, sentendo la sua erezione premere dolorosamente contro la stoffa dei pantaloni. La bocca di Arthur era dolce e umida.

“Merlin” strillò l’erede al trono più acuto del normale, mentre lo prendeva per le spalle e lo faceva scostare.

“Ti voglio” sospirò il giovane stregone, cercando di avvicinarsi nuovamente, ma il principe era molto più forte di lui. Lo fece sedere su una sedia con poco garbo, sfilandosi poi la cintura dalla vita.

“Arthur, ti prego..” sussurrò Merlin. Tutto il suo corpo stava bruciando dall’eccitazione. Voleva soltanto che Arthur lo spogliasse e consumasse la sua pelle con l’ardore della sua bocca. E che lo prendesse così tante volte da cancellare qualsiasi sospetto di verginità dentro di lui.

“Non farmi questo.. io ti desidero.. davvero..”

Merlin poteva sentire una nota evidente di supplica nella sua voce, ma non gliene importava. Guardava Arthur legarlo strettamente alla sedia, apparentemente senza prestare la benché minima attenzione alle sue parole. Aveva il viso arrossato, il suo petto si alzava e abbassava seguendo il ritmo della respirazione, ma le sue dita si muovevano sicure ed esperte. Non sarebbe riuscito a liberarsi se non ricorrendo alla magia, ma una qualche parte di Merlin gli suggeriva che quella non era affatto una buona idea. Era ancora abbastanza padrone di sé stesso per riuscire a soffocare almeno quella parte di sé che avrebbe voluto liberarsi usando un incantesimo.

“Arthur” sussurrò con il cuore sul punto di spezzarsi. “Non voglio che nessun altro mi tocchi. Ti prego.. ti prego, liberami”

“Risparmia il fiato, Merlin” lo avvertì il principe, prendendo una sedia e scostandola dal tavolo. Si sedette di fronte a lui e recuperò un libro “Starai lì finché non ti sarà passata”.

 

 

***

Quando si svegliò Merlin aveva male a ogni singola parte del suo corpo. Mosse lentamente il collo, avvertendo delle piccole scariche di dolore attraversarlo. Aveva freddo.
Abbassò lo sguardo, accorgendosi che la cintura di Arthur lo teneva ancora imprigionato alla sedia, eppure si sentiva di nuovo lucido e razionale. Di nuovo sé stesso.

Il ricordo di quello che aveva fatto e detto lo trapassò come una stilettata. Aveva detto ad Arthur che lo voleva, gli aveva detto che desiderava solo che gli strappasse tutti i vestiti di dosso, lo gettasse sul letto e si spingesse dentro di lui. Gli aveva detto che…

Merlin si sentì morire dentro. Chiuse gli occhi cercando di scacciare l’eco della sua voce.

Era piuttosto sicuro che a un certo punto gli avesse detto che lo amava.

Risollevò le palpebre, guardando il principe svaccato sulla sedia di fronte a lui. Stava dormendo, il capo reclinato su una spalla. Il libro abbandonato sulle ginocchia. Poteva mettersi a letto e stare più comodo, ma Arthur non aveva abbandonato il suo fianco, neppure per un momento.

Merlin sorrise. Il petto scaldato da una sensazione confortante. E non aveva approfittato di lui, perché era bello e nobile..

Sentì il sorriso sfiorire sulle sue labbra mentre un altro pensiero gli oscurava la mente. Oppure perché semplicemente non gli piaceva.

“Arthur” lo chiamò a bassa voce. “Arthur” ripeté. Aspettò che si svegliasse completamente prima di rivolgergli un sorriso imbarazzato.

“Credo che l’effetto dell’infuso sia finito” disse. “Non..”

Non c’era più traccia di eccitazione nel suo corpo. Si sentiva soltanto stanco e vagamente vulnerabile. Rimase immobile sotto l’esame dello sguardo di Arthur, finché il principe non giudicò di fidarsi abbastanza per avvicinarsi. Continuò a rimanere zitto, annegato nell’imbarazzo, mentre Arthur slacciava i nodi che lo tenevano prigioniero.

Merlin aspettò che si scostasse e poi si alzò in piedi, tutti i muscoli erano indolenziti per essere rimasto sempre nella stessa posizione per molte ore. Chinò lo sguardo sul pavimento.

“Grazie per ..” mormorò, combattendo l’impulso di andarsene e non guardare mai più Arthur in faccia in vita sua. “Io non so come avrei fatto se tu…”

Merlin emise un lamento strozzato mentre Arthur lo afferrava per la casacca, spingendolo brutalmente contro il muro. Per un secondo Merlin pensò che stesse per riempirlo di botte. La sua mandibola era contratta dolorosamente e i suoi occhi sembravano fiammeggiare.

“Hai idea.. di quale tortura sia stata per me stare a sentire i tuoi vaneggiamenti senza fare niente?” ringhiò il principe. La sua bocca era pericolosamente vicina a quella di Merlin.

“N-no?” sussurrò Merlin, sperando di aver dato la risposta giusta.

Era fin troppo conscio di quello che aveva detto e fatto, ma non era stata colpa sua. Se fosse stato nel pieno delle sue facoltà mentali non avrebbe mai, mai..

Gemette piano mentre Arthur annullava la distanza che li separava e lo baciava profondamente. Merlin si sorprese a rispondere al bacio prima ancora di capire appieno quello che stava accadendo. Circondò il collo di Arthur con le braccia, abbandonandosi completamente contro di lui. Il suo cuore sembrava essere impazzito nel petto, mentre realizzava che non era una fantasia, che erano veramente le mani di Arthur quelle che lo stavano accarezzando. Piegò la testa all’indietro, mentre le labbra di Arthur scendevano sul suo collo, tracciando una scia di baci bollenti sulla sua pelle.

“E ora che sei tornato te stesso.. vediamo di fare tutte le cose che hai suggerito” aggiunse il principe prima di trascinarlo verso il letto.

 

   
 
Leggi le 27 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: Egle