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Autore: eilantha    27/01/2010    2 recensioni
Periodo dei Malandrini. Sirius sta tornando da una "scappatella" come Felpato nella Foresta Proibita, ma è ferito e non sa come rientrare al castello. All'improvviso una melodia lo attrare fino al Lago Nero dove vede qualcosa che lo lascia a bocca aperta: una creatura che con il solo canto riesce ad attirare a sè un Unicorno. Inizia così l'intreccio della sua vita con la "Dama Bianca".
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio, Sirius Black, Voldemort | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2- Il malato



James

James era in camera, preoccupato del fatto che Sirius ritardava a rientrare. Lui e le sue folli idee. Aveva avuto un lampo “geniale” nel pomeriggio, di cui non aveva voluto parlargli, e si era precipitato fuori nel cuore della notte. Ed ora erano quasi le sei del mattino e lui non era ancora rientrato.
Remus dormiva profondamente nel letto alla sinistra di James. Solo da pochi giorni era terminata la fase di luna piena e l’amico era molto spossato. Questa volta era stata più dura del solito per lui e per Sirius tenere a bada l’amico trasformato in lupo mannaro.
Nella stanza vi erano altri tre letti: uno ovviamente era di Sirius, quello alla sua destra, gli altri due, ora vuoti per le vacanze pasquali, appartenevano uno a Nick Locart, un babbano di nascita, e l’altro a Peter Minus. Minus era il più tonto del loro gruppo, li seguiva ovunque senza avere mai una sua opinione. Sirius si incavolava spesso con lui, ed era la fonte di molti degli scherzi che colpivano il ragazzo. Ma James lo riteneva solo uno sfortunato ragazzino con una sindrome da “madre troppo ingombrante”. La tipica frase di Minus era infatti “chissà se la mamma mi sgriderà per questo?”.

James non ce la faceva più ad aspettare l’amico. Era in pensiero.
Era la prima volta che Sirius si avventurava in una “caccia al tesoro”, come gliela aveva sentita chiamare, senza di lui.
Finalmente si decise.
Prese il baule da sotto il letto, lo aprì e dopo aver rovistato a lungo, trovò quello che cercava: La Mappa del Malandrino.
Quella mappa era stata creata dal loro gruppo, lui era Ramoso, Sirius Felpato, Remus era Lunastorta e Peter, Codaliscia.
I nomi, o meglio i soprannomi che avevano usato, rappresentavano per ognuno di loro l’altra faccia di loro stessi. Infatti quando avevano scoperto il tremendo segreto di Remus, l’unica idea che era venuta loro in mente per aiutarlo era stata trovare un modo per trasformarsi anche loro in animali.
Sirius si trasformava in un grosso cane nero, Peter in un topo e lui... lui si trasformava in un grande e rosso cervo.
Ma quei pensieri non dovevano distrarlo. Aprì la mappa e con un colpo di bacchetta pronunciò la frase che azionava l’incantesimo - Giuro solennemente di non avere buone intenzioni - la mappa velocemente si aprì e rivelò il suo contenuto. Una perfetta riproduzione di Hogwarts e di tutti i suoi abitanti.
Inizialmente James si mise a cercare l’amico nei giardini che circondavano Hogwarts, convinto che potesse essere in uno questi. Quando, con delusione non lo trovò, gli venne il dubbio che fosse stato scoperto da mastro Gazza.
Rivolse quindi lo sguardo alla ricerca del guardiano, ma questi girava per il castello da solo.
James era perplesso, dove cavolo si era cacciato l’amico? Poi un nome attirò il suo sguardo. Poco lontano dal suo, la mappa mostrava un nome che ultimamente faceva sospirare spesso il ragazzo: Lily Evans. La ragazza si trovava nelle stanze delle ragazze a Grifondoro, apparentemente sveglia perché la vedeva camminare avanti ed indietro. Poi un’altro nome entrò nella stanza dove c’era Lily, quello di Emily Lockett. James non ricordava di aver mai sentito di questa ragazza, ma non si diede troppa pena.
Quello che invece lo sconvolse fu guardare più attentamente il terzo nome accanto a quello di Lily: Sirius Black!
Il suo amico si trovava nella camera delle ragazze - come diamine ci era entrato? — e, apparentemente, stava dormendo.
Quel cretino!
Una serie di sentimenti contrastanti stava montando in James: il sollievo perché sembrava che l’amico non fosse in pericolo, l’arrabbiatura perché Sirius dormiva placidamente mentre lui era in pensiero, ma soprattutto, più doloroso di tutti gli altri, James si stava arrabbiando con Sirius perché si trovava con la ragazza che piaceva a lui!
James, in uno scatto d’ira lanciò la mappa lontano e si mise a giocare con il boccino che sempre teneva con sé per calmarsi.
Non che ci riuscisse molto bene, ma quantomeno i gesti con il boccino divennero talmente automatici ed ipnotici da condurlo, finalmente, tra le braccia di Morfeo.

Lily

Non riusciva a capire come quella ragazzina riuscisse tutte le volte a trascinarla con se nelle sue pazzesche e mirabolanti avventure.
Prima quella storia dell’Unicorno e degli esseri fatati, ed ora … QUESTO.
Un cane. Un enorme, nero e puzzolente cane, steso proprio sul suo letto. Con la scusa che la camera di Emily era ingombrata dalle sue compagne di corso, mentre quella di Lily no, visto che le sue compagne erano tornate a casa per le feste di Pasqua, Emily era riuscita a convincerla a tenere nel suo letto quel cane. Un cane di dubbia provenienza, tra l’altro. Già, perché l’allarme delle stanze delle ragazze aveva tentato di suonare come se stesse entrando un ragazzo quando Emily l’aveva portato lì facendolo levitare. Solo la prontezza di riflessi di Lily ed Emily messe insieme era riuscita a non farlo scattare. Per una animale, poi. Era proprio vero che quel castello era vecchio, se l’allarme si metteva a suonare anche per un cane maschio!
Lily tornò a guardare il cane. Era sporco, anche se lei aveva cercato di ripulirlo come meglio poteva. La zampa ferita era ora fasciata con uno dei balsami che il professor Lumacorno le aveva insegnato a preparare. Sperava che servisse. Non era tanto sicura perché il balsamo andava bene per gli esseri umani, ma lei non sapeva che effetto poteva avere sui cani.
Un rumore alle sue spalle la fece tornare in sé. Emily, di ritorno dalle cucine, con una ciotola con dell’acqua e un tozzo di pane da intingervi.
- Ecco... ho pensato che così stremato non fosse in grado di mangiare carne. - disse la ragazza, in risposta allo sguardo dubbioso dell’amica. Lily annuì per la prontezza di riflessi di Emily. Quella ragazzina era davvero strana. Quando le era comparsa davanti, quella notte, indossava la veste bianca lasciatale dalla madre ed i capelli erano completamente bianchi. Lily, che difficilmente aveva la possibilità di incontrarla a lezione, essendo di anni diversi, era rimasta scioccata da quella apparizione. Sì, sapeva della sua particolarità, ma tra il sentirlo raccontare e il vederlo con i propri occhi ne passava.
Spostò una ciocca dei suoi capelli castani dietro l’orecchio, gesto che faceva ogni qualvolta qualcosa la impensieriva, mentre guardava Emily appoggiare per terra le ciotole ed avvicinarsi al cane.
Il suo sguardo seguì i movimenti della ragazza. Ora Emily si era cambiata, aveva rimesso la divisa di Hogwarts ed i suoi capelli erano tornati castani. Stranamente, però, non li aveva legati, per cui le lunghe ciocche le ricadevano sul viso coprendo a tratti gli occhi della ragazza. Lily la osservò meglio e si stupì di quello che vide: l’amica era cambiata, i suoi lineamenti sembravano più delicati e la pelle era talmente pallida da essere quasi trasparente.
- L’incantesimo - sussurrò.
Emily si girò all’improvviso verso l’amica e la fissò sgranando gli occhi.
- Ha funzionato? - chiese ancora Lily.
- Sì e no. - rispose laconica Emily - Stava funzionando... ma mi sono lasciata distrarre dal lui - indicò il cane - e l’Unicorno è scappato spezzando il legame che stavo forgiando. Non sarò mai una di loro! —
L’ultima frase fu pronunciata con un singhiozzo. I begli occhi verde smeraldo della ragazza si erano infatti riempiti di lacrime.
Lily si lanciò verso di lei, abbracciandola con slancio e cercando di consolarla. Sapeva quanto l’amica avesse tenuto a completare quell’incantesimo.
Lily ed Emily rimasero diverse ore abbracciate, finché non si addormentarono e per questo non notarono né che il loro ospite si era svegliato, né delle piccole lacrime che offuscarono il suo sguardo.

Felpato

Una luce tenue filtrava attraverso le sue palpebre. Si sentiva stanchissimo e dolorante. Probabilmente aveva anche la febbre perché continuava ad avere brividi di freddo alternati a vampate di caldo.
Qualcosa gli stava sfiorando la spalla dolorante causandogli forti fitte. Senza pensarci il dolore gli fece digrignare i denti, ma una voce calma gli stava parlando cercando di tranquillizzarlo. Non capiva le parole, sapeva solo che il tono della voce era così confortante da fargli pensare di essere al sicuro.
Quanto tempo fosse passato non lo sapeva. Ad un certo punto una voce conosciuta gli fece aprire appena gli occhi: si guardò in giro disorientato, non riconosceva il luogo, ma le due voci che sentiva gli erano familiari. Era talmente stremato dalla febbre che capiva solo poche parole di quello che veniva detto. Però era riuscito a riconoscere una delle due persone. Con un aspetto diverso, i capelli erano castani invece che bianchi, e la divisa della scuola, aveva faticato a riconoscerla, ma la voce era chiaramente quella che aveva udito prima cantare... era la ragazza che aveva incontrato al Lago Nero!
L’altra non riusciva a vederla chiaramente, era in penombra, sentiva solo la sua voce.
Poi la sua salvatrice iniziò a piangere. Felpato sentì un dolore sordo a quella vista. Non era lo stesso tipo di dolore che provava quando cercava di muovere la zampa. Era diverso, più profondo e sconvolgente. Sembrava che il dolore che causava il pianto della ragazza si stesse trasferendo a lui, in un qualche modo. O che vederla piangere e non poter far nulla per consolarla, gli causasse dolore.
Alcune lacrime gli offuscarono la vista. E poi una fitta tremenda alla spalla lo colse all’improvviso, facendolo svenire nuovamente.
  
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