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Autore: sisterchris88    28/01/2010    0 recensioni
Questa one-shot vuole raccontare un momento tagliato nella prima puntata del telefilm nella quarta serie, la reunion di Michael e Sara e il loro momento di intimità dopo il pensiero di essersi persi per sempre.Riuscire ad amarsi con i fantasmi del passato alle spalle e ritrovarsi più innamorati di prima.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Michael/Sara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Michael fissava fuori dal finestrino, era impaurito, spaesato e c’era un peso che gli impediva di dire qualunque cosa. Bruce accanto a lui guidava in silenzio, non aveva voluto dirgli dove stavano andando. Ma il suo pensiero era solo uno. Sara. Avrebbe dato la sua vita per vederla ancora una volta viva e salva. Dietro di loro Lincoln che non capiva come potesse aiutarli Bruce Bennet.
Michael sentiva un insieme di emozioni tutte improvvise e inaspettate. Finalmente l’auto si fermò. Bruce gli fece un cenno. Ma non parlava e questo preoccupava Michael. Si ritrovarono davanti ad una casa isolata. Sembrava non esserci nessuno. Titubante scese dalla portiera si guadò intorno per un attimo poi seguì Bruce. Entrarono e dopo un breve corridoio Michael si ritrovò davanti ad una porta grigia. Cosa ci poteva essere? Il cuore di Michael aveva già risposto. Aveva iniziato a battere all’impazzata senza capire perché. Con un movimento che gli parve lentissimo Bruce aprì la porta, entrarono, Michael fece due passi poi si voltò appena. Ed eccola. Non poteva essere vero, Michael era sconvolto. Quella luce dalla finestra che delineava al meglio la sua figura. Non c’erano dubbi. Era la sua Sara. Sara completamente atterrita dalle sue stesse emozioni iniziò a vedere le sue mani che tremavano. Entrambi spaventati ma più che mai commossi, fecero qualche passo e annullarono la distanza che li separava.

Michael l’afferro. Qualunque cosa fosse, un sogno o realtà doveva stringerla. Sara si lasciò stringere quasi da farsi fare male, e lei stessa si rifugio sulla spalla di Michael. Stretti l’uno all’altra finalmente insieme. Non era più un sogno. Michael la tenne contro di sé per minuti che gli parvero infiniti. Si discostò da lei. Doveva essere un sogno, non poteva accadere davvero. Con le mani pieno di emozione le toccò i lineamenti del viso, il suo collo i suoi capelli, le sfiorò le labbra. Era lei. Era Sara. Non un sogno, non un ricordo. Era Sara. Lei accennò ad un sorriso. Stava per piangere aveva sognato quel momento ogni giorno da quando era fuggita. I loro occhi erano pieni di amore, e finalmente Michael consapevole che tutto era vero senza chiedersi perché o cosa fosse successo, senza bisogno di parlare, la bacio. Il bacio disperato di una persona che credeva di averla persa per sempre. L’abbracciò ancora sempre più forte. Era li con lui tra le sue braccia. E per la prima volta Sara si sentiva di nuovo a casa. La mano di Michael le stringeva la nuca, non si rendeva conto di quanto fosse felice in quel momento. I loro cuori impazziti battevano all’unisono.

Finalmente si separarono. Michael prese la mano di Sara e la bacio ancora una volta erano così vicini. Per mesi erano stati irraggiungibili l’uno per l’altra e ora nulla li divideva. Guardava nei suoi occhi e vedeva che c’era un velo cupo su di essi. Il primo pensiero di Michael era di capire cosa fosse successo. Ma non era sicuro che la cosa gli importasse più così tanto in quel momento.
Linc piuttosto sconvolto fece qualche passo verso Sara.
Linc:”Così… tu… tu stai bene…” Le sue parole erano tremolanti. Il ricordo di quella testa era così vivo in lui, ma era felice di essersi sbagliato per lei e per Mike. Sara non smetteva di guardare Mike.
Sara:“Sono viva.” Rispose con un filo di voce, ma non aveva detto di stare bene e Michael l’aveva sentito. Michael la prese per mano e si voltò andando verso Bruce.
Michael:”Grazie non credo ci sia un modo per ringraziarla. Lei mi ha ridato…” si voltò a fissare Sara senza terminare la frase.
Bruce:”Dovevo solo essere sicuro che fosse sicuro per lei.” Michael annuì. E si voltò abbracciandola ancora una volta e dandole un delicato bacio sulla fronte.
Lincoln:”Come e’ successo? Voglio dire… io ho visto…” si fermò sotto lo sguardo allarmato di Mike. Sara abbassò la testa cupa. Non rispose alla domanda di Lincoln.
Bruce:”Lei e’ scappata… era prigioniera a…” Michael non ascoltava le parole di Bruce guardava Sara che sembrava soffrire ad ogni sillaba pronunciata da lui. Decide di fermare quel tormento.
Mike:”Non importa, non ora.” Sara alzò il volto di scatto a guardarlo. Incrociò il suo sguardo. Ecco il suo Michael quello che gli era sempre mancato. Sempre disposto a proteggerla anche da una verità che non conosceva. Gli strinse la mano più forte per ringraziarlo.
Bruce:”D’accordo. Devo andare ora.” Sorrise ad entrambi e fece un cenno a Sara.
Linc:”Vengo a prendere le carte su nostro padre dalla sua macchina.” Così dicendo entrambi uscirono e Michael e Sara rimasero soli. Michael si mise di fronte e a lei e la baciò ancora.
Michael:”C’è un posto tranquillo per stare insieme?” Sara sorrise e lo portò nella stanza che lei usava per dormire a casa di Bruce. Sara si sedette sul bordo del letto e lo guardava, sembrava un'altra persona. Michael tolse la sua giacca posandola sulla sedia, controllo una cosa nella tasca poi andò da lei. La mano di Sara titubante si posò sul ginocchio di Michael.
Michael:”E’ banale… ma stai bene?”
Sara:”Ora sto bene.” Si appoggio sulla sua spalla. “Non sapevo come cercarti. Bruce ha provato a capire cosa ti era successo dopo che ti hanno arrestato a Panama ma… dopo l’evasione più nulla.” Michael fissò il vuoto per un attimo. Sona, quei ricordi terribili. Tutto quel dolore che aveva provato.
Michael:”Ricordo solo un momento di tutto quel periodo.” Sara lo guardò perplessa.
Sara:”Quando Linc…” non aveva il coraggio di finire la frase. Un attimo di silenzio e imbarazzo.
Michael:”Sono tornato a Los Angeles volevo trovare la persona che ti aveva ucciso. Volevo ucciderla con le mie stesse mani.” Il tono di voce di Michael era così sofferente. “Ed è mancato così poco.” Sara ripenso a quella persona, a tutto ciò che aveva fatto al dolore causato in lei e a chi la stava aiutando. Ebbe un sussulto e Michael la strinse più forte.
Michael:”Hai freddo?” Sara scrollò la testa. Ma lei aveva i brividi. “E’ meglio se prendo una coperta.” Sara si sistemò sul letto, Michael la coprì dolcemente, vide che c’erano delle candele e decise di accenderle tutte intorno a loro. Sara lo guardava sorridendo. Voleva raccontargli tutto, Michael aveva capito che lei stava pensando a una situazione difficile ma non gli andava di farlo, conosceva Michael, conosceva la reazione che avrebbe avuto.
Quando terminò andò accanto a lei e l’abbraccio ancora.
Michael:”Sei al sicuro ora.” Sara sembrava sul punto di crollare, ma poi gli bastò guardare il volto di Michael per un attimo e tutte le paure sparirono, lui sorrise e la bacio. A lungo e appassionatamente.
Sara:”Michael…” lui la zittì con un altro bacio. E la sua mano cercò il suo volto. “Mi sei mancato, più di quanto tu possa immaginare.” Avrebbe voluto dirgli altre mille cose, che se era viva era per la forza che aveva trovato nel pensiero del suo amore. Il suo cuore si era spezzato per ciò che aveva vissuto, ma il pensiero il ricordo e la speranza per il futuro legate a lui l’avevano guarito.
I gesti di Michael e i suoi sguardi parlavano più di qualunque altra cosa. Si sdraiò accanto a lei e la baciò delicatamente ancora. Fece scorrere la sua mano sul suo corpo. Sara amava sentire quel tocco. Avevano entrambi sognato tanto quel momento. E non voleva sciuparlo per niente al mondo. Con nessuna domanda nessun dubbio nessuna incertezza. Dal primo istante avrebbero voluto amarsi come se non ci fosse sempre un pericolo di morte tra loro. iniziarono a spogliarsi l’un altro lentamente e delicatamente. Ecco i tatuaggi di Michael Sara li percorse con le sue mani. Quanti ricordi, quanti giorni in infermeria a chiedersi il perché di quei tatuaggi. Ogni tocco corrispondeva ad uno sguardo sempre più profondo e determinato. Michael stava per togliere la maglia di Sara ma lei gli fermò le mani. Michael avrebbe visto avrebbe sentito. Sara si sporse verso il letto e spense la luce. C’era solo la luce delle candele, soffusa e delicata come doveva essere quel momento. Finalmente il loro momento. Sara riprese le mani di Michael e le guidò per farsi togliere le maglia. Ora le loro pelli erano l’una contro l’altra e il loro tocco era così morbido e delicato. Sembrava non essere la prima volta che si sfioravano così. Michael la baciò ancora delicatamente e le mani di Sara cercavano il petto di Michael. Lui era adagiato sopra di lei delicatamente. Sembrava non esistere più un passato a cui pensare ma solo quel presente. Le prese la mano e intreccio le dita con le sue. La voleva cingere con le sue braccia ma Sara sembrava restia a quel toccò. Michael avvicinò la sua bocca al suo orecchio. Il suono delle parole che disse bisbigliando le fece sentire ancora piu vivido il calore della sua voce e un brivido la percorse.
Michael:”Sara non farò un passo oltre se non e’ ciò che vuoi.” Michael aveva paura che Sara non fosse pronta non era certo di cosa le fosse successo. Ma Sara temeva tante cose ma non di certo il tocco di Michael su di lei e non vedeva loro di appartenergli per sempre. La sua mano andò sul suo viso.
Sara:”Io ti amo. E ciò che voglio ora sei tu.” Michael accennò ad un sorriso e la baciò finalmente Sara sollevo la sua schiena e le mani di Michael toccarono la sua schiena nuda. Fu come un lampo improvviso, un fulmine a ciel sereno. Michael percepì qualcosa. Non voleva indugiare. Quelle cicatrici, Sara non poteva averle da prima. Se le avesse percorse con le sue dita, Sara l’avrebbe capito e niente sarebbe stato più come prima. Cerco di concentrarsi solo su di lei. Sul desiderio che aveva di lei che era più forte di qualunque altra cosa in quel momento. Con movimenti lenti e delicati si amarono per la prima volta. Senza remore, senza frenarsi. Quello era il loro momento. Solo loro. L’avevano desiderato tanto e finalmente era arrivato. Sara lasciò che Michael la amasse finalmente in modo completo come da sempre avrebbe voluto.

Il sole fuori iniziava a scomparire. Il tempo insieme sembrava scorrere troppo velocemente. Michael stava disegnando con il dito delle forme sulla spalla di Sara. Erano lì stretti l’uno all’altra estasiati per essersi finalmente donati l’uno all’altra. Non voleva perdere un attimo di quello che stavano vivendo quel giorno. Sara si sentiva in dovere di dirgli qualcosa su ciò che lui aveva avvertito. Ma non trovava la forza e il coraggio per rivivere tutto. Michael lo capì. E le sollevò il viso.
Michael:”Va’ tutto bene” la baciò e le sorrise per tranquillizzarla. E come se fosse un incantesimo anche per Sara tutto divenne più sereno. Si fissarono per qualche minuto e alla fine entrambi risero più rilassati, volevano dirsi qualcosa di perfetto per condividere quel momento ma nessuna parola sembrava adatta. Non erano mai servite le parole nella loro storia d’amore.
Michael:”E’ strano pensare che questa mattina nulla aveva più un senso per me, e ora… ora ho tutto.”
Sara:”Prima stavi ringraziando Bruce ma ti sei fermato cosa…volevi dirgli?”
Michael:”Volevo ringraziarlo per avermi ridato la mia vita.” Sara accarezzò la mano di Michael. “Senza di lui non saremmo qui insieme ora.”
Sara:”Qui insieme.” Gli ripete all’orecchio.
Michael:”Non credevo sarebbe mai potuto succedere.”
Sara:”Invece e’ successo.”
Michael:”In un modo o nell’altro non ti lascerò mai più andare via. Te lo prometto.” Sara sorrise e gli baciò la spalla. Michael sembrava più sereno. Guardò fuori dalla finestra era ormai buio.
Michael:”Ti andrebbe di mangiare qualcosa?” Sara annuì.
Sara:”Però non vorrei uscire da questa stanza… sai…” Michael si alzò in piedi rimettendosi i pantaloni.
Michael:”Ci penso io. Torno in un attimo.” Le fece l’occhiolino la baciò e uscì.
Michael uscì dal retro e andò in un negozio che trovò lì vicino per prendere qualcosa per loro. Mentre gli stavano preparando le varie porzioni si incantò a ripensare a ciò che era appena successo. Era tormentato per ciò che potevano aver fatto a Sara. Avrebbe sopportato tutto, qualunque verità. Ma doveva conoscerla. La cassiera dovette richiamarlo più volte prima di riconquistare la sua attenzione.
Sara nel frattempo raccolse i suoi capelli accese la luce. Ma decise di non spegnere le candele. Indossava la sua maglia bianca e i suoi pantaloncini si avvicinò alla porta per veder se Michael era tornato, ma socchiudendola appena sentì Lincoln che parlava al telefono con Lj, gli stava raccontando di come erano andate le cose. Erano finiti nelle mani degli agenti della sicurezza nazionale, delle proposte fatte a lui e Mike senza sapere cosa fare.
Poi vide Michael entrare dalla porta e tornò sul letto. Linc lo salutò appena mentre continuava a parlare con Lj. Aprì infine la porta e ritrovò Sara.
Michael:”Take Away!” Sara si sporse per prendere il cibo e lo ringraziò. Mentre lei sistemava tutto per bene Mike si tolse le scarpe e si mise davanti a lei.
Aprirono le varie scatole, e Michael le porse qualcosa.
Sara:”Grazie.” Sussurrò appena. Michael vedeva un sorriso più disteso in Sara. Molto più di prima. Aveva pensato così tanto a tutto quello che era successo mentre tornava a piedi a casa di Bruce.
Lui l’aveva creduta morta, ed era tutto così bello e irreale.
Michael:”Pensavo che non ti avrei più rivista.”

Il momento delle verità stava arrivando. Lo sguardo di Michael era così innocente che Sara al solo sentire quelle parole, sentì l’impulso irrefrenabile di baciarlo e stringerlo a se. Lei aveva sofferto ma anche lui aveva passato l’inferno credendola morta. Non c’era niente di peggiore. Restarono lì con la fronte l’una contro l’altra a guardarsi e baciarsi. Finchè Michael non si fermò sorridendole maliziosamente.
Michael:”Ho qualcosa per te.” Sara incuriosita scoppiò a ridere vedendo Michael che si allontanava dal letto per andare verso la sedia dove ore prima aveva posato la sua giacca.
Sara:”Ok.” La curiosità la divorava. Sorridente e serena, notò il viso di Michael quando si voltò di nuovo verso di lei. Nascondeva qualcosa col suo braccio. Ma cosa? Eccola. Cos’altro avrebbe potuto essere. La sua rosa.
Michael:”Avevi dimenticato questo.” Gliela porse e Sara la strinse di nuovo tra le sue mani. Un flash di quel pomeriggio quando Michael riuscì a farla sorridere. Sembrava trascorsa un‘infinità di tempo.
Sara:”Lo Hai fatto solo per questo? Per restituirmi la mia rosa?” disse scherzando con lui mentre con le sue mani giocherellava con l’origami. Michael si mise di nuovo al suo fianco.
Michael:”Si. A questo punto direi che ho finito posso andare in pensione.” Scoppiarono a ridere, Michael giocherellava col ginocchio di Sara disegnandole dei cerchi e massaggiandolo dolcemente.
Michael la fissava con la coda dell’occhio. Non potevano evitare la realtà che li aspettava ancora per molto. E Sara aveva ben sentito dalle parole di Lincoln che non era facile.
Sara:”Quanti anni dovrai passare in prigione?”
Michael:”Dicono quindici anni.” Subito la mano di Sara strinse la sua interrompendo il suo gioco con il ginocchio di lei. “Non lo so ancora.” Il volto di Michael era preoccupato. Sara penso per qualche minuto se rivelare a Michael quello che aveva sentito.
Sara:”Ho sentito Linc parlare di un accordo.”
Michael:”Niente prigione. In cambio dovrei distruggere la Compagnia.” Sara si voltò sconvolta. Non avrebbe mai pensato a questo. Una fitta di dolore per il futuro che si stava spezzando le passò sul viso.
Sara:”E come?” Il volto di Michael valeva più di mille risposte non ne aveva alcuna certezza.
Michael:”Appunto.” Era una causa persa in partenza. Michael lo sentiva. E anche Sara capiva che se questa era l’alternativa era tutt’altro che facile. Si appoggiò sconsolata all’incavo del suo collo. Non c’era niente di certo. Sara chiuse gli occhi. Il calore delle parole di Michael la colpì di nuovo.
Michael:”io ti amo. E’ tutto quello che so ora.” Aprì gli occhi. Le parole di Michael erano così forti profonde e sincere. Lo baciò e con la mano lo sfiorò sulla guancia.

Non c’era niente di certo eccetto quello e Sara non voleva sentire altro. Non c’era altro da dire. Questa volta fu lei ad apparire più decisa. Cercò il corpo di Michael come se non fosse abbastanza ciò che avevano avuto poche ore prima, ora che avevano scoperto quanto fosse bello per entrambi amarsi, non voleva perdere ogni occasione. Sara gli tolse la maglia blu. E si mise sopra di lui. Forse dopo tanto dolore, un po’ di amore era la soluzione migliore. Si sentiva in colpa per non riuscire a esprimere quanto lo amava in quel momento, non a parole, ma con quei gesti spontanei sperava che lui lo capisse. Non aveva mai amato nessuno in un modo così totale e profondo. Quando fecero l’amore le mani di Michael percorsero di nuovo le sue cicatrici. E questa volta Sara lo percepì meglio dell’altra volta. Sapeva che avrebbe dovuto dargli una spiegazione. E il tempo si avvicinava.
Ma non ci pensò più rispose alle carezze e ai baci di Mike,lasciò che gli sciogliesse di nuovo i capelli per sprofondare in essi con le sue dita; ritrovò il suo corpo nudo, erano sempre stati l’uno dell’altra fin da quel primo sguardo in infermeria e non dovevano fare altro che seguire uno spartito già scritto.

Era notte ormai. Michael si era addormentato. Con un braccio sul suo ventre. Lentamente lo alzò e andò a sedersi sulla sedia, si rimise la maglia. Ripensava a quanto fosse felice di ciò che avevano avuto in quelle ore. E pensava che forse era pronta. Per una volta poteva far finta di nulla ma non di nuovo. Michael aprì un occhio. Tastò accanto a se il vuoto. Si alzò. Prese i pantaloni e li indosso, la maglia che aveva li a fianco e se la mise. Sara non si era accorta che era sveglio. Era quasi dietro di lei. Stava ripercorrendo il suo ultimo passato. Come poteva dirgli ciò che aveva passato. Esistevano parole. Quelle frustate la colpirono di nuovo. Ma fu interrotta dal toccò di Michael. Sussultò per la paura. Brutti ricordi troppo vivi ancora per lei.
Michael:”Scusa, non volevo spaventarti.” Si voltò a baciare la mano di Mike sulla sua spalla.
Sara:”Scusa.” Non voleva avere quella reazione. Le sue mani così rassicuranti si posarono sulle sue spalle. Un lungo respiro. Poi incrocio le sue braccia a cercare le sue. Era solo uno il fantasma che si frapponeva fra loro. Il volto di Sara era provato al solo pensiero. Michael restò titubante fino all’ultimo. Ma entrambi sapevano. Michael voleva delle risposte su ciò che aveva scoperto quella notte, le sue cicatrici. Aveva rimandato per amor suo, per non rovinare quel giorno.
Michael:”Vuoi parlarne?” non c’era bisogno di dire su cosa. Tutto ciò che le era successo era al centro dei pensieri di entrambi, seppur in modo opposto. Sara si aggrappò alle sue mani. Poi inspirò per trattenere le lacrime. Non aveva la forza di raccontare nei dettagli tutto. La luce della lampada era accesa, questo le bastava. Si decise e sollevò la sua maglietta quel tanto che bastava per lasciare che Michael vedesse con chiarezza e capisse ciò che voleva nascondergli.
Appena Michael guardò fu come se una spada affilata lo colpisse al cuore. Le avevano fatto questo. L’avevano torturata per lui. A causa sua. Per tutta questa storia. La sua mano tremante le sfiorò ogni singola cicatrice. Sara respirò. Quei tocchi erano diversi. Sentiva come la sua mano fosse diventata improvvisamente gelida per l’orrore. Michael aveva visto abbastanza l’aiuto a rimetterla giù e coprirsi. La prima cosa che Sara riuscì a pensare era di dirgli subito che non c’entrava lui. Perché conosceva Michael e la sua prima e unica ossessione sarebbe stata quella. Lui l’abbracciò, lei si appoggiò al suo addome.
Sara:”Non e’ colpa tua. Non lo è.” Non bastava e lei lo sapeva. Le lacrime stavano per solcare il suo viso, voleva trattenersi per lui.
Michael:”Dimmi cos’è successo.” L’espressione del volto di Michael era piena di dolore e orrore. Ma voleva sapere. La sua voce era piena di disgusto e di sofferenza perciò che Sara aveva passato.
Lei strinse gli occhi. Quanto orrore. Michael le passava una mano sui capelli. Lei cercava la forse per pesare ogni parola e non farlo soffrire oltre. La mano di Michael si fermò tra il suo collo e la sua guancia sinistra. Lei con gli occhi bagnati riuscì a rispondere.
Sara:”E’ la compagnia, e’ quello che fanno. Non si trattava solo di me, Dio, si trattava di te, di Lj , di Lincoln….” Il volto di Sara si incrinò in una rabbia improvvisa. ” E non si fermeranno… e non so come comportarmi. ” Disperata si aggrappò con tutte le sue forze alle mani di Michael. Appena lui capì che stava piangendo. La volle attirare a se per farla sentire al sicuro.
Michae:”Ehi, vieni qui.” La costrinse a voltarsi, a restare tra le sue braccia. “Vieni qui. Vieni qui.” Lui era lì per lei.

Gli bastò qualche secondo per capire quanto stesse soffrendo. Sara si rifugiò tra le sue braccia. Tra le uniche braccia al mondo che l’avrebbero protetta sempre da ogni cosa. Anche dal suo stesso dolore.
Michael fissava fuori dal finestrino, era impaurito, spaesato e c’era un peso che gli impediva di dire qualunque cosa. Bruce accanto a lui guidava in silenzio, non aveva voluto dirgli dove stavano andando. Ma il suo pensiero era solo uno. Sara. Avrebbe dato la sua vita per vederla ancora una volta viva e salva. Dietro di loro Lincoln che non capiva come potesse aiutarli Bruce Bennet.
Michael sentiva un insieme di emozioni tutte improvvise e inaspettate. Finalmente l’auto si fermò. Bruce gli fece un cenno. Ma non parlava e questo preoccupava Michael. Si ritrovarono davanti ad una casa isolata. Sembrava non esserci nessuno. Titubante scese dalla portiera si guadò intorno per un attimo poi seguì Bruce. Entrarono e dopo un breve corridoio Michael si ritrovò davanti ad una porta grigia. Cosa ci poteva essere? Il cuore di Michael aveva già risposto. Aveva iniziato a battere all’impazzata senza capire perché. Con un movimento che gli parve lentissimo Bruce aprì la porta, entrarono, Michael fece due passi poi si voltò appena. Ed eccola. Non poteva essere vero, Michael era sconvolto. Quella luce dalla finestra che delineava al meglio la sua figura. Non c’erano dubbi. Era la sua Sara. Sara completamente atterrita dalle sue stesse emozioni iniziò a vedere le sue mani che tremavano. Entrambi spaventati ma più che mai commossi, fecero qualche passo e annullarono la distanza che li separava.

Michael l’afferro. Qualunque cosa fosse, un sogno o realtà doveva stringerla. Sara si lasciò stringere quasi da farsi fare male, e lei stessa si rifugio sulla spalla di Michael. Stretti l’uno all’altra finalmente insieme. Non era più un sogno. Michael la tenne contro di sé per minuti che gli parvero infiniti. Si discostò da lei. Doveva essere un sogno, non poteva accadere davvero. Con le mani pieno di emozione le toccò i lineamenti del viso, il suo collo i suoi capelli, le sfiorò le labbra. Era lei. Era Sara. Non un sogno, non un ricordo. Era Sara. Lei accennò ad un sorriso. Stava per piangere aveva sognato quel momento ogni giorno da quando era fuggita. I loro occhi erano pieni di amore, e finalmente Michael consapevole che tutto era vero senza chiedersi perché o cosa fosse successo, senza bisogno di parlare, la bacio. Il bacio disperato di una persona che credeva di averla persa per sempre. L’abbracciò ancora sempre più forte. Era li con lui tra le sue braccia. E per la prima volta Sara si sentiva di nuovo a casa. La mano di Michael le stringeva la nuca, non si rendeva conto di quanto fosse felice in quel momento. I loro cuori impazziti battevano all’unisono.

Finalmente si separarono. Michael prese la mano di Sara e la bacio ancora una volta erano così vicini. Per mesi erano stati irraggiungibili l’uno per l’altra e ora nulla li divideva. Guardava nei suoi occhi e vedeva che c’era un velo cupo su di essi. Il primo pensiero di Michael era di capire cosa fosse successo. Ma non era sicuro che la cosa gli importasse più così tanto in quel momento.
Linc piuttosto sconvolto fece qualche passo verso Sara.
Linc:”Così… tu… tu stai bene…” Le sue parole erano tremolanti. Il ricordo di quella testa era così vivo in lui, ma era felice di essersi sbagliato per lei e per Mike. Sara non smetteva di guardare Mike.
Sara:“Sono viva.” Rispose con un filo di voce, ma non aveva detto di stare bene e Michael l’aveva sentito. Michael la prese per mano e si voltò andando verso Bruce.
Michael:”Grazie non credo ci sia un modo per ringraziarla. Lei mi ha ridato…” si voltò a fissare Sara senza terminare la frase.
Bruce:”Dovevo solo essere sicuro che fosse sicuro per lei.” Michael annuì. E si voltò abbracciandola ancora una volta e dandole un delicato bacio sulla fronte.
Lincoln:”Come e’ successo? Voglio dire… io ho visto…” si fermò sotto lo sguardo allarmato di Mike. Sara abbassò la testa cupa. Non rispose alla domanda di Lincoln.
Bruce:”Lei e’ scappata… era prigioniera a…” Michael non ascoltava le parole di Bruce guardava Sara che sembrava soffrire ad ogni sillaba pronunciata da lui. Decide di fermare quel tormento.
Mike:”Non importa, non ora.” Sara alzò il volto di scatto a guardarlo. Incrociò il suo sguardo. Ecco il suo Michael quello che gli era sempre mancato. Sempre disposto a proteggerla anche da una verità che non conosceva. Gli strinse la mano più forte per ringraziarlo.
Bruce:”D’accordo. Devo andare ora.” Sorrise ad entrambi e fece un cenno a Sara.
Linc:”Vengo a prendere le carte su nostro padre dalla sua macchina.” Così dicendo entrambi uscirono e Michael e Sara rimasero soli. Michael si mise di fronte e a lei e la baciò ancora.
Michael:”C’è un posto tranquillo per stare insieme?” Sara sorrise e lo portò nella stanza che lei usava per dormire a casa di Bruce. Sara si sedette sul bordo del letto e lo guardava, sembrava un'altra persona. Michael tolse la sua giacca posandola sulla sedia, controllo una cosa nella tasca poi andò da lei. La mano di Sara titubante si posò sul ginocchio di Michael.
Michael:”E’ banale… ma stai bene?”
Sara:”Ora sto bene.” Si appoggio sulla sua spalla. “Non sapevo come cercarti. Bruce ha provato a capire cosa ti era successo dopo che ti hanno arrestato a Panama ma… dopo l’evasione più nulla.” Michael fissò il vuoto per un attimo. Sona, quei ricordi terribili. Tutto quel dolore che aveva provato.
Michael:”Ricordo solo un momento di tutto quel periodo.” Sara lo guardò perplessa.
Sara:”Quando Linc…” non aveva il coraggio di finire la frase. Un attimo di silenzio e imbarazzo.
Michael:”Sono tornato a Los Angeles volevo trovare la persona che ti aveva ucciso. Volevo ucciderla con le mie stesse mani.” Il tono di voce di Michael era così sofferente. “Ed è mancato così poco.” Sara ripenso a quella persona, a tutto ciò che aveva fatto al dolore causato in lei e a chi la stava aiutando. Ebbe un sussulto e Michael la strinse più forte.
Michael:”Hai freddo?” Sara scrollò la testa. Ma lei aveva i brividi. “E’ meglio se prendo una coperta.” Sara si sistemò sul letto, Michael la coprì dolcemente, vide che c’erano delle candele e decise di accenderle tutte intorno a loro. Sara lo guardava sorridendo. Voleva raccontargli tutto, Michael aveva capito che lei stava pensando a una situazione difficile ma non gli andava di farlo, conosceva Michael, conosceva la reazione che avrebbe avuto.
Quando terminò andò accanto a lei e l’abbraccio ancora.
Michael:”Sei al sicuro ora.” Sara sembrava sul punto di crollare, ma poi gli bastò guardare il volto di Michael per un attimo e tutte le paure sparirono, lui sorrise e la bacio. A lungo e appassionatamente.
Sara:”Michael…” lui la zittì con un altro bacio. E la sua mano cercò il suo volto. “Mi sei mancato, più di quanto tu possa immaginare.” Avrebbe voluto dirgli altre mille cose, che se era viva era per la forza che aveva trovato nel pensiero del suo amore. Il suo cuore si era spezzato per ciò che aveva vissuto, ma il pensiero il ricordo e la speranza per il futuro legate a lui l’avevano guarito.
I gesti di Michael e i suoi sguardi parlavano più di qualunque altra cosa. Si sdraiò accanto a lei e la baciò delicatamente ancora. Fece scorrere la sua mano sul suo corpo. Sara amava sentire quel tocco. Avevano entrambi sognato tanto quel momento. E non voleva sciuparlo per niente al mondo. Con nessuna domanda nessun dubbio nessuna incertezza. Dal primo istante avrebbero voluto amarsi come se non ci fosse sempre un pericolo di morte tra loro. iniziarono a spogliarsi l’un altro lentamente e delicatamente. Ecco i tatuaggi di Michael Sara li percorse con le sue mani. Quanti ricordi, quanti giorni in infermeria a chiedersi il perché di quei tatuaggi. Ogni tocco corrispondeva ad uno sguardo sempre più profondo e determinato. Michael stava per togliere la maglia di Sara ma lei gli fermò le mani. Michael avrebbe visto avrebbe sentito. Sara si sporse verso il letto e spense la luce. C’era solo la luce delle candele, soffusa e delicata come doveva essere quel momento. Finalmente il loro momento. Sara riprese le mani di Michael e le guidò per farsi togliere le maglia. Ora le loro pelli erano l’una contro l’altra e il loro tocco era così morbido e delicato. Sembrava non essere la prima volta che si sfioravano così. Michael la baciò ancora delicatamente e le mani di Sara cercavano il petto di Michael. Lui era adagiato sopra di lei delicatamente. Sembrava non esistere più un passato a cui pensare ma solo quel presente. Le prese la mano e intreccio le dita con le sue. La voleva cingere con le sue braccia ma Sara sembrava restia a quel toccò. Michael avvicinò la sua bocca al suo orecchio. Il suono delle parole che disse bisbigliando le fece sentire ancora piu vivido il calore della sua voce e un brivido la percorse.
Michael:”Sara non farò un passo oltre se non e’ ciò che vuoi.” Michael aveva paura che Sara non fosse pronta non era certo di cosa le fosse successo. Ma Sara temeva tante cose ma non di certo il tocco di Michael su di lei e non vedeva loro di appartenergli per sempre. La sua mano andò sul suo viso.
Sara:”Io ti amo. E ciò che voglio ora sei tu.” Michael accennò ad un sorriso e la baciò finalmente Sara sollevo la sua schiena e le mani di Michael toccarono la sua schiena nuda. Fu come un lampo improvviso, un fulmine a ciel sereno. Michael percepì qualcosa. Non voleva indugiare. Quelle cicatrici, Sara non poteva averle da prima. Se le avesse percorse con le sue dita, Sara l’avrebbe capito e niente sarebbe stato più come prima. Cerco di concentrarsi solo su di lei. Sul desiderio che aveva di lei che era più forte di qualunque altra cosa in quel momento. Con movimenti lenti e delicati si amarono per la prima volta. Senza remore, senza frenarsi. Quello era il loro momento. Solo loro. L’avevano desiderato tanto e finalmente era arrivato. Sara lasciò che Michael la amasse finalmente in modo completo come da sempre avrebbe voluto.

Il sole fuori iniziava a scomparire. Il tempo insieme sembrava scorrere troppo velocemente. Michael stava disegnando con il dito delle forme sulla spalla di Sara. Erano lì stretti l’uno all’altra estasiati per essersi finalmente donati l’uno all’altra. Non voleva perdere un attimo di quello che stavano vivendo quel giorno. Sara si sentiva in dovere di dirgli qualcosa su ciò che lui aveva avvertito. Ma non trovava la forza e il coraggio per rivivere tutto. Michael lo capì. E le sollevò il viso.
Michael:”Va’ tutto bene” la baciò e le sorrise per tranquillizzarla. E come se fosse un incantesimo anche per Sara tutto divenne più sereno. Si fissarono per qualche minuto e alla fine entrambi risero più rilassati, volevano dirsi qualcosa di perfetto per condividere quel momento ma nessuna parola sembrava adatta. Non erano mai servite le parole nella loro storia d’amore.
Michael:”E’ strano pensare che questa mattina nulla aveva più un senso per me, e ora… ora ho tutto.”
Sara:”Prima stavi ringraziando Bruce ma ti sei fermato cosa…volevi dirgli?”
Michael:”Volevo ringraziarlo per avermi ridato la mia vita.” Sara accarezzò la mano di Michael. “Senza di lui non saremmo qui insieme ora.”
Sara:”Qui insieme.” Gli ripete all’orecchio.
Michael:”Non credevo sarebbe mai potuto succedere.”
Sara:”Invece e’ successo.”
Michael:”In un modo o nell’altro non ti lascerò mai più andare via. Te lo prometto.” Sara sorrise e gli baciò la spalla. Michael sembrava più sereno. Guardò fuori dalla finestra era ormai buio.
Michael:”Ti andrebbe di mangiare qualcosa?” Sara annuì.
Sara:”Però non vorrei uscire da questa stanza… sai…” Michael si alzò in piedi rimettendosi i pantaloni.
Michael:”Ci penso io. Torno in un attimo.” Le fece l’occhiolino la baciò e uscì.
Michael uscì dal retro e andò in un negozio che trovò lì vicino per prendere qualcosa per loro. Mentre gli stavano preparando le varie porzioni si incantò a ripensare a ciò che era appena successo. Era tormentato per ciò che potevano aver fatto a Sara. Avrebbe sopportato tutto, qualunque verità. Ma doveva conoscerla. La cassiera dovette richiamarlo più volte prima di riconquistare la sua attenzione.
Sara nel frattempo raccolse i suoi capelli accese la luce. Ma decise di non spegnere le candele. Indossava la sua maglia bianca e i suoi pantaloncini si avvicinò alla porta per veder se Michael era tornato, ma socchiudendola appena sentì Lincoln che parlava al telefono con Lj, gli stava raccontando di come erano andate le cose. Erano finiti nelle mani degli agenti della sicurezza nazionale, delle proposte fatte a lui e Mike senza sapere cosa fare.
Poi vide Michael entrare dalla porta e tornò sul letto. Linc lo salutò appena mentre continuava a parlare con Lj. Aprì infine la porta e ritrovò Sara.
Michael:”Take Away!” Sara si sporse per prendere il cibo e lo ringraziò. Mentre lei sistemava tutto per bene Mike si tolse le scarpe e si mise davanti a lei.
Aprirono le varie scatole, e Michael le porse qualcosa.
Sara:”Grazie.” Sussurrò appena. Michael vedeva un sorriso più disteso in Sara. Molto più di prima. Aveva pensato così tanto a tutto quello che era successo mentre tornava a piedi a casa di Bruce.
Lui l’aveva creduta morta, ed era tutto così bello e irreale.
Michael:”Pensavo che non ti avrei più rivista.”

Il momento delle verità stava arrivando. Lo sguardo di Michael era così innocente che Sara al solo sentire quelle parole, sentì l’impulso irrefrenabile di baciarlo e stringerlo a se. Lei aveva sofferto ma anche lui aveva passato l’inferno credendola morta. Non c’era niente di peggiore. Restarono lì con la fronte l’una contro l’altra a guardarsi e baciarsi. Finchè Michael non si fermò sorridendole maliziosamente.
Michael:”Ho qualcosa per te.” Sara incuriosita scoppiò a ridere vedendo Michael che si allontanava dal letto per andare verso la sedia dove ore prima aveva posato la sua giacca.
Sara:”Ok.” La curiosità la divorava. Sorridente e serena, notò il viso di Michael quando si voltò di nuovo verso di lei. Nascondeva qualcosa col suo braccio. Ma cosa? Eccola. Cos’altro avrebbe potuto essere. La sua rosa.
Michael:”Avevi dimenticato questo.” Gliela porse e Sara la strinse di nuovo tra le sue mani. Un flash di quel pomeriggio quando Michael riuscì a farla sorridere. Sembrava trascorsa un‘infinità di tempo.
Sara:”Lo Hai fatto solo per questo? Per restituirmi la mia rosa?” disse scherzando con lui mentre con le sue mani giocherellava con l’origami. Michael si mise di nuovo al suo fianco.
Michael:”Si. A questo punto direi che ho finito posso andare in pensione.” Scoppiarono a ridere, Michael giocherellava col ginocchio di Sara disegnandole dei cerchi e massaggiandolo dolcemente.
Michael la fissava con la coda dell’occhio. Non potevano evitare la realtà che li aspettava ancora per molto. E Sara aveva ben sentito dalle parole di Lincoln che non era facile.
Sara:”Quanti anni dovrai passare in prigione?”
Michael:”Dicono quindici anni.” Subito la mano di Sara strinse la sua interrompendo il suo gioco con il ginocchio di lei. “Non lo so ancora.” Il volto di Michael era preoccupato. Sara penso per qualche minuto se rivelare a Michael quello che aveva sentito.
Sara:”Ho sentito Linc parlare di un accordo.”
Michael:”Niente prigione. In cambio dovrei distruggere la Compagnia.” Sara si voltò sconvolta. Non avrebbe mai pensato a questo. Una fitta di dolore per il futuro che si stava spezzando le passò sul viso.
Sara:”E come?” Il volto di Michael valeva più di mille risposte non ne aveva alcuna certezza.
Michael:”Appunto.” Era una causa persa in partenza. Michael lo sentiva. E anche Sara capiva che se questa era l’alternativa era tutt’altro che facile. Si appoggiò sconsolata all’incavo del suo collo. Non c’era niente di certo. Sara chiuse gli occhi. Il calore delle parole di Michael la colpì di nuovo.
Michael:”io ti amo. E’ tutto quello che so ora.” Aprì gli occhi. Le parole di Michael erano così forti profonde e sincere. Lo baciò e con la mano lo sfiorò sulla guancia.

Non c’era niente di certo eccetto quello e Sara non voleva sentire altro. Non c’era altro da dire. Questa volta fu lei ad apparire più decisa. Cercò il corpo di Michael come se non fosse abbastanza ciò che avevano avuto poche ore prima, ora che avevano scoperto quanto fosse bello per entrambi amarsi, non voleva perdere ogni occasione. Sara gli tolse la maglia blu. E si mise sopra di lui. Forse dopo tanto dolore, un po’ di amore era la soluzione migliore. Si sentiva in colpa per non riuscire a esprimere quanto lo amava in quel momento, non a parole, ma con quei gesti spontanei sperava che lui lo capisse. Non aveva mai amato nessuno in un modo così totale e profondo. Quando fecero l’amore le mani di Michael percorsero di nuovo le sue cicatrici. E questa volta Sara lo percepì meglio dell’altra volta. Sapeva che avrebbe dovuto dargli una spiegazione. E il tempo si avvicinava.
Ma non ci pensò più rispose alle carezze e ai baci di Mike,lasciò che gli sciogliesse di nuovo i capelli per sprofondare in essi con le sue dita; ritrovò il suo corpo nudo, erano sempre stati l’uno dell’altra fin da quel primo sguardo in infermeria e non dovevano fare altro che seguire uno spartito già scritto.

Era notte ormai. Michael si era addormentato. Con un braccio sul suo ventre. Lentamente lo alzò e andò a sedersi sulla sedia, si rimise la maglia. Ripensava a quanto fosse felice di ciò che avevano avuto in quelle ore. E pensava che forse era pronta. Per una volta poteva far finta di nulla ma non di nuovo. Michael aprì un occhio. Tastò accanto a se il vuoto. Si alzò. Prese i pantaloni e li indosso, la maglia che aveva li a fianco e se la mise. Sara non si era accorta che era sveglio. Era quasi dietro di lei. Stava ripercorrendo il suo ultimo passato. Come poteva dirgli ciò che aveva passato. Esistevano parole. Quelle frustate la colpirono di nuovo. Ma fu interrotta dal toccò di Michael. Sussultò per la paura. Brutti ricordi troppo vivi ancora per lei.
Michael:”Scusa, non volevo spaventarti.” Si voltò a baciare la mano di Mike sulla sua spalla.
Sara:”Scusa.” Non voleva avere quella reazione. Le sue mani così rassicuranti si posarono sulle sue spalle. Un lungo respiro. Poi incrocio le sue braccia a cercare le sue. Era solo uno il fantasma che si frapponeva fra loro. Il volto di Sara era provato al solo pensiero. Michael restò titubante fino all’ultimo. Ma entrambi sapevano. Michael voleva delle risposte su ciò che aveva scoperto quella notte, le sue cicatrici. Aveva rimandato per amor suo, per non rovinare quel giorno.
Michael:”Vuoi parlarne?” non c’era bisogno di dire su cosa. Tutto ciò che le era successo era al centro dei pensieri di entrambi, seppur in modo opposto. Sara si aggrappò alle sue mani. Poi inspirò per trattenere le lacrime. Non aveva la forza di raccontare nei dettagli tutto. La luce della lampada era accesa, questo le bastava. Si decise e sollevò la sua maglietta quel tanto che bastava per lasciare che Michael vedesse con chiarezza e capisse ciò che voleva nascondergli.
Appena Michael guardò fu come se una spada affilata lo colpisse al cuore. Le avevano fatto questo. L’avevano torturata per lui. A causa sua. Per tutta questa storia. La sua mano tremante le sfiorò ogni singola cicatrice. Sara respirò. Quei tocchi erano diversi. Sentiva come la sua mano fosse diventata improvvisamente gelida per l’orrore. Michael aveva visto abbastanza l’aiuto a rimetterla giù e coprirsi. La prima cosa che Sara riuscì a pensare era di dirgli subito che non c’entrava lui. Perché conosceva Michael e la sua prima e unica ossessione sarebbe stata quella. Lui l’abbracciò, lei si appoggiò al suo addome.
Sara:”Non e’ colpa tua. Non lo è.” Non bastava e lei lo sapeva. Le lacrime stavano per solcare il suo viso, voleva trattenersi per lui.
Michael:”Dimmi cos’è successo.” L’espressione del volto di Michael era piena di dolore e orrore. Ma voleva sapere. La sua voce era piena di disgusto e di sofferenza perciò che Sara aveva passato.
Lei strinse gli occhi. Quanto orrore. Michael le passava una mano sui capelli. Lei cercava la forse per pesare ogni parola e non farlo soffrire oltre. La mano di Michael si fermò tra il suo collo e la sua guancia sinistra. Lei con gli occhi bagnati riuscì a rispondere.
Sara:”E’ la compagnia, e’ quello che fanno. Non si trattava solo di me, Dio, si trattava di te, di Lj , di Lincoln….” Il volto di Sara si incrinò in una rabbia improvvisa. ” E non si fermeranno… e non so come comportarmi. ” Disperata si aggrappò con tutte le sue forze alle mani di Michael. Appena lui capì che stava piangendo. La volle attirare a se per farla sentire al sicuro.
Michae:”Ehi, vieni qui.” La costrinse a voltarsi, a restare tra le sue braccia. “Vieni qui. Vieni qui.” Lui era lì per lei.

Gli bastò qualche secondo per capire quanto stesse soffrendo. Sara si rifugiò tra le sue braccia. Tra le uniche braccia al mondo che l’avrebbero protetta sempre da ogni cosa. Anche dal suo stesso dolore.

   
 
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