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Autore: callistas    29/01/2010    11 recensioni
Chi crede negli angeli? Chi ci crede oggi? Esiste qualcuno che ha il potere di modificare la nostra vita? Di migliorarla? Sono solo alcune domande che troveranno risposta nella storia che spero vorrete leggere. Il solito besito!
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3 - Un sentimento inaccettabile Rieccoci qui con il terzo capitolo.
Sono contenta di sapere che non sono stata l’unica a passare delle medie di MERDA!
Giuro… pensavo che tutti i problemi del mondo mi avessero concesso l’esclusiva. Vabbè, adesso la scuola è finita e ho il mio lavoro.
E sono molto contenta.
Un po’ meno quando vedo che sul sito ci sono tante belle storie che non posso commentare come vorrei, quindi… mi riappello alla vostra clemenza.
ABBIATE UN ATTIMO DI PIETA’ PER ME.
Non appena mi sarò sistemata potrò commentare a papiri le vostre bellissime storie che comunque leggo.

Ma veniamo a noi…
Kagome è arrivata a destinazione e sta per affrontare il "primo" giorno di scuola. Come andrà a finire? Ovviamente per saperlo dovrete leggere il capitolo, però prima vorrei sempre e comunque ringraziare coloro che hanno gentilmente lasciato un passaggio su questa storia.

Nicole221095: ciao tessssoro. Figurati. Fa sempre piacere sapere di non essere sola in certe circostanze. Ed eccoti accontentata. Spero che ti piaccia, visto che ci stiamo addentrando nella storia vera e propria.

Anjhela_kaggy_inuchan91: mamma mia… quando devo scrivere il tuo nome perdo sempre le mezz’ore… uff!
Comunque grazie come sempre per i commenti che mi lasci. Mi piace gongolare nel brodo di giuggiole dei complimenti. Mi ci affogo volentieri.
Per quanto riguarda la storia, mi spiace… ma purtroppo non posso darti anticipazioni. Spero che comunque tu abbia la pazienza di voler seguire la storia capitolo per capitolo.
Io ti aspetto sempre. Tanti baci anche a te!

Luna argentata95: ciao! Grazie mille per il commento! Mi ha fatto un enorme piacere sapere che ti piacciono le mie storie, davvero davvero!
Un’altra fan sfegatata delle medie, eh? Comunque la gente che critica lo fa solo perché invidiosa. Non sarai stata una stanga da metro e novanta, ma se ti piace leggere e scrivere hai tutto il mio sostegno e la mia ammirazione. Spero di poter leggere un tuo scritto…
… e di commentarlo se riesco…
Bacioni!

Kagome19: ciao stupenda! Sul fatto che ci sono molte storie belle ma non finite ti do ragione in pieno. È brutto quando ti appassioni a una storia e poi la devi interrompere per qualsiasi motivo. Io, per evitare questi inconvenienti, scrivo prima tutta la storia e solo dopo la pubblico, così almeno devo solo trovare quei cinque minuti per sistemare l’HTML e sono a posto.
Quello che mi piace proprio di questa storia è la caratterizzazione di Kagome. L’adoro. Sentirla parlare come un bambino piccolo mi fa fare la pipì addosso. Spero che capiti anche a te… oddio… non necessariamente che tu te la faccia addosso, ma sarei ugualmente contenta se ti strappasse un sorriso.
Un bacio e ti aspetto in fondo al capitolo!

Xx Kagome_Chan xX: ciao cara! Sono contenta che Inuyasha ti sia piaciuto. Ho fatto non poca fatica a scegliere le parole giuste per descrivere il suo stato d’animo, anche se da una parte è stato facile perché un po’ lo forgiato su di me.
E quando sarà ora di Rin e Sesshomaru, ci sarà da ridere e da piangere anche lì. Ma non voglio anticiparti oltre, anche se la tentazione è tanta.
Spero di vederti al prossimo aggiornamento!
Bacioni!

Ilari_chan: eeeehhh… lo so. Spero comunque di non aver deluso le tue aspettative con questo capitolo. Vedo che anche tu hai passato delle medie eccezionali, eh? mamma… se ci penso mi viene l’orticaria. Pensa che un’insegnante, prima che passassi dalle medie alle superiori, mi disse che avrei avuto nostalgia di loro.
Non so come ho fatto a trattenermi dal dirle di andare a pulirsi il culo sulle ortiche.
Comunque grazie per il commento, e sì. Se il Signore si deciderà ad aiutarmi con la connessione, sarà mio primo compito commentare tutti gli arretrati.
Bacioni!

Ryanforever: sono d’accordo. Ma ci sono anche delle volte che i bambini ti mettono in certe situazioni che sono difficili da gestire e questo sarà proprio il caso di Rin che dovrà confrontarsi con Kagome.
E sono quei casi in cui senti quel prurito alle mani che non riesci a spiegarti.
Sono contenta che tu abbia commentato questo capitolo. Spero di poterti vedere anche al prossimo, sperando che ti piaccia.
Un bacione!









“Allora…vediamo un po’…dovrebbe essere qui da qualche parte…oh finalmente! Eccola!” – a parlare era stata un’allegra ragazza che era al suo “primo” giorno di scuola. La ragazza in questione era diretta verso la presidenza per incontrare il preside e farsi guidare verso la sua nuova classe. – “E’ permesso?” – chiese educatamente.
“Avanti…”
“Signor preside, buongiorno. Mi chiamo Kagome Higurashi e mi sono iscritta la settimana scorsa nel vostro istituto.”
“Signorina Higurashi è un piacere averla qui, si accomodi.”
“Grazie.” – Kagome si accomodò sulla sedia, accompagnando la gonna con le mani affichè non si sgualcisse.
“Mi sono fatto inviare dalla sua vecchia scuola il suo curriculum e devo dire che mi ha veramente sorpreso.”
“Spero in bene.” – disse Kagome sorridendo.
“A dir la verità molto di più. Lei ha la media del dieci in qualsiasi materia, dieci in condotta, cortese, mai un ritardo o un’assenza…questo è rarissimo.” – disse il preside mentre la studiava.
“Se una cosa ti piace veramente, fai di tutto per non perderti niente, non crede?”
“Sono pienamente d’accordo con lei. Allora? Che ne dice di andare a conoscere i suoi nuovi compagni?”
“Mi stavo chiedendo quando me lo avrebbe proposto.”
Il preside rise allegramente e condusse la ragazza nella sua classe, in 4^C.
Mentre camminavano Kagome porse una domanda al preside.
“Che materia c’è adesso?”
Il preside estrasse un foglietto dalla sua agenda e consultò l’orario della 4^C.
“Dunque…in questo momento c’è letteratura inglese. Le piace questa materia?”
“Moltissimo!” – rispose subito Kagome. Iniziarono a rallentare il passo e Kagome alzò gli occhi.
=4^C. Da adesso in poi dipenderà tutto da me. Forza Kagome! Dimostragli che sei in grado di sostenere questa prova!=
“Oh signor preside! Buon giorno! Ragazzi! In piedi.” – ordinò l’insegnante.
Rispettosamente, gli studenti fecero scivolare indietro la sedia per accogliere nel miglior modo possibile quel pezzo di pane che era il preside.
“Seduti.” – disse lui facendoli riaccomodare. – “Professoressa, scusi se interrompo la lezione, ma ero venuto ad accompagnare la nuova alunna.”
Molti brusii di confusione si levarono dalla classe. La professoressa, ovviamente, sapeva già tutto dell’arrivo della ragazza e assentì con il capo.
“Ragazzi, un po’ di silenzio!” – disse la professoressa con un tono di voce un po’ alto per farsi sentire. Immediatamente tutti si zittirono.
“Vieni pure.” – disse il preside, invitando la nuova arrivata a farsi vedere.
Kagome entrò sicura di sé e si mostrò ai suoi nuovi compagni con uno smagliante sorriso sulle labbra.
“Ciao a tutti! Mi chiamo Kagome Higurashi e mi sono appena trasferita. Credo sia scontato dire che diventeremo ottimi amici!”
Il resto della classe sorrise di fronte a quella presentazione un po’ diversa dalle solite e ognuno di loro convenne che quella ragazza era già molto simpatica ma soprattutto, carina!
“Bene, ora devo lasciarvi. Kagome, se hai qualche problema vieni pure da me, va bene?”
“Oh certo! Grazie!”
Con un sorriso il preside si congedò e se ne tornò nel suo ufficio. Kagome era ancora in piedi alla cattedra. Quando il preside fu uscito la ragazza venne tempestata di domande.
“Da dove vieni?” – chiese una ragazza con i capelli neri.
“Mi sono trasferita qui il mese scorso dall’Italia. Mio padre è un commerciante d’arte e mia madre ha un’agenzia di viaggi.”
“Che bello! I tuoi sono qui con te?” – chiese sempre la mora.
“Che domande, Asame! Certo che sono con lei!” – le rispose un ragazzo seccato per la stupidità della domanda. La ragazza divenne piccola piccola, ma Kagome dovette contraddire il ragazzo.
“Mi spiace deluderti, ma i miei sono rimasti in Italia. Papà non poteva muoversi, come del resto la mamma. Sono tornata nella mia città natale da sola.”
“Wow! Quindi sei a casa da sola?” – chiese un altro ragazzo.
“Purtroppo sì, ma non mi lamento.”
“Bene ragazzi…farete altre domande alla vostra nuova compagna, ma adesso riprendiamo la lezione. Bene Kagome, prendi posto dove vuoi.”
Senza tanti problemi, Kagome passò in mezzo ai banchi dei suoi nuovi amici e andò in ultima fila. I ragazzi sgranarono gli occhi per la sorpresa quando la videro andare in fondo alla classe e sedersi vicino a quell’essere. Si guardarono in faccia confusi, ma poi si ricordarono che lei era nuova e non poteva sapere a chi si era seduta vicino. Alla ricreazione si promisero che avrebbero salvato quella ragazza che sembrava un angelo da quell’essere immondo.

=Senti senti…una ragazza nuova?= si ritrovò a pensare il ragazzo seduto in ultima fila. Stranamente quella notizia lo aveva incuriosito. Ma perché poi? =Un’altra dalla quale dovrò difendermi. Un’altra che sarà sicuramente…= ma il ragazzo non finì il suo pensiero perché ammutolì quando vide entrare la nuova alunna. Si era presentata con la divisa della scuola e un bellissimo sorriso che le illuminava il volto. =…bellissima…= pensò Inuyasha che era rimasto colpito dalla bellezza di quel viso acqua e sapone. Ma subito ritornò con i piedi per terra. Lui era un mezzo demone e lei un essere umano. Non avrebbe mai funzionato. Prestò comunque molta attenzione ai discorsi, fingendosi disinteressato.
“Mi sono trasferita qui il mese scorso dall’Italia. Mio padre è un commerciante d’arte e mia madre ha un’agenzia di viaggi.”
“Che bello! I tuoi sono qui con te?” – chiese sempre la mora.
“Che domande, Asame! Certo che sono con lei!” – le rispose un ragazzo seccato per la stupidità della domanda. La ragazza divenne piccola piccola, ma Kagome dovette contraddire il ragazzo.
“Mi spiace deluderti, ma i miei sono rimasti in Italia. Papà non poteva muoversi, come del resto la mamma. Sono tornata nella mia città natale da sola.”
“Wow! Quindi sei a casa da sola?” – chiese un altro ragazzo.
“Purtroppo sì, ma non mi lamento.”
“Bene ragazzi…farete altre domande alla vostra nuova compagna, ma adesso riprendiamo la lezione. Bene Kagome, prendi posto dove vuoi.”
Senza tanti problemi la nuova arrivata si diresse verso il fondo dell’aula mentre quindici paia di occhi sgranati la fissavano increduli.
Kagome si era appena seduta vicino a Inuyasha il mezzo demone.




=Ma…ma che fa?= si ritrovò a pensare Inuyasha, che non credeva ai suoi occhi. =Perché si è seduta qui?=
Kagome non badò agli sguardi dei suoi compagni. Doveva portare a compimento la sua missione e nessuno l’avrebbe distolta dal suo obiettivo. Poggiò a terra la sua cartella e rivolse uno sguardo a Inuyasha e, cosa assai più strana, gli porse la sua mano.
“Piacere, io sono Kagome. Tu sei?”
Inuyasha non replicava. La semplicità con la quale si era rivolta a lui era disarmante.
“I-Inuyasha…” – balbettò lui, non capendo come mai le avesse risposto, ma soprattutto balbettando.
“Tanto piacere Inuyasha.”
Sgomento generale a parte, la lezione potè proseguire.
“Bene ragazzi…riprendiamo la lezione. Oggi parleremo di Romeo e Giulietta. Chi conosce quest’opera?” – la professoressa fece vagare lo sguardo sui suoi alunni che cercavano di non guardare mai la donna negli occhi. Se lo avessero fatto, erano sicura che sarebbero stati interrogati. – “Kagome?”
“Sì”
“Da dove provieni esattamente dall’Italia?”
Kagome sorrise. Oggi non solo avrebbe cominciato il suo compito, ma avrebbe sostenuto la sua prima interrogazione.
“Casualmente da Verona, professoressa.”
La donna sorrise.
“E non è che, sempre casualmente, conosci la storia di Romeo e Giulietta?”
“Casualmente sì” – e tutta la classe, casualmente, si mise a ridere.
“Ce la racconteresti?”
“Volentieri. Allora…il…” – ma Kagome non finì la frase che la professoressa la interruppe.
“Ti va di venire alla cattedra?”
“Ok…” – la ragazza si alzò e si diresse verso il banco dell’insegnante e si girò verso i suoi compagni.
“Oh Romeo, Romeo, perchè sei tu Romeo? Rinnega tuo padre, e rifiuta il tuo nome! O, se non lo vuoi, tienilo pure e giura di amarmi, ed io non sarò più una Capuleti!” – così Kagome iniziò la sua storia di quei due sventurati amanti. Questa frase, famosa in ogni parte del mondo, fu pronunciata con tale ardore da far rimanere muti i compagni della ragazza. Con la mente Kagome era tornata al momento in cui Giulietta l’aveva pronunciata. Eh già…quella che il mondo intero conosceva come una “favola”, era accaduta nella realtà. A quell’epoca aveva appena iniziato il suo apprendistato come angelo Consulente ed aveva affiancato Isotta in quel duro compito. Ricordava perfettamente quanto aveva pianto per quei due ragazzi che non potevano amarsi perché le famiglie proibivano questa unione. Decisero di smettere di farsi la guerra solo quando i due figli non avevano più in corpo la ninfa vitale. Perché? Perché si dovevano risolvere le faccende sempre quando era troppo tardi? Che ingiustizia…
“Kagome? Kagome?” – la chiamò la professoressa.
“Mi scusi…Allora…Romeo e Giulietta è una tragedia di William Shakespeare tra le più famose e rappresentate, e una delle storie d'amore più popolari di ogni tempo e luogo. La storia narra dell’amore tormentato dei due ragazzi, Romeo e Giulietta, appunto e di come le due famiglie non volessero la loro unione…” – Kagome proseguì nel suo racconto, catturando l’attenzione di tutti i suoi compagni. La ragazza concluse la storia con il ben noto finale, cioè che lei si uccide per raggiungerlo e rimanere per sempre con lui. Mancavano circa quindici minuti alla fine della campana e furono impiegati rimanendo in silenzio. Anche la professoressa non se la sentì di dire nulla. In cuor suo sapeva che se avesse tenuto lei la lezione come faceva solitamente, non si sarebbe mai avvicinata di tanto alla passione che ci aveva messo Kagome. Fu un quarto d’ora lunghissimo, sembrava che le lancette si fossero dimenticate di andare avanti. La classe sobbalzò quando suonò la campanella.
“Ci vediamo domani.” – disse sbrigativamente la professoressa per poi uscire velocemente dall’aula senza assegnare i compiti. Nessuno riuscì a parlare con Kagome perché era entrato il professore di matematica. I ragazzi cercavano di prestare attenzione alla lezione, ma il racconto di Kagome li aveva in qualche modo scombussolati.
Passò anche la terza ora, quella di diritto aziendale e poi finalmente arrivò l’intervallo. Quando la campanella che decretava l’inizio della ricreazione suonò, tutti si fiondarono fuori dall’aula per divertirsi. L’unico che non uscì fu Inuyasha che stava ancora pensando al racconto di Kagome.
“Purtroppo, le famiglie dei due ragazzi fecero la pace solamente quando per i ragazzi non ci fu più niente da fare. È triste che i problemi si risolvano sempre quando è troppo tardi.”
Inuyasha era soprapensiero, motivo per il quale non si era accorto che Kagome non era mai uscita dalla classe.
“Tutto assorto?” – chiese facendolo sussultare. – “Scusa…non era mia intenzione spaventarti.” – il sorriso non l’aveva abbandonata per un momento.
Inuyasha non parlava. In quel momento era assalito da mille dubbi.
Si ricordò di come una volta una ragazza aveva fatto finta di voler diventare sua amica. In realtà, voleva arrivare al fratello di Inuyasha, Sesshomaru. Quando Inuyasha vide quella ragazza uscire con il fratello si sentì male perché pensava che lei fosse interessata a lui e invece voleva arrivare al fratello maggiore. Quando l’avvicinò per salutarla questa si scansò inorridita. Quella volta Inuyasha ci rimase di un male che si chiuse ancora di più a riccio in sé stesso, proibendosi ogni contatto con l’esterno.
“Ehi? Ci sei?” – chiese Kagome ora preoccupata.
“Che vuoi?” – chiese forse un po’ troppo bruscamente.
La ragazza ci rimase male, ma si riprese subito.
“Chiacchierare. Ti va?”
“No. Sparisci.” – disse voltandosi. Lui in realtà non voleva trattarla così. In realtà lui l’avrebbe accolta a braccia aperte, ma chi glielo garantiva che non fosse un'altra alla ricerca del fratello maggiore o altro?
“Vedo che sei un concentrato di gentilezza. Credo che saremo ottimi amici noi due.” – disse ironica.
Lui la guardò storta. Ma che accidenti voleva da lui?
“Senti, posso sapere che vuoi da me?” – Inuyasha era scattato in piedi.
Kagome sussultò. Forse quel compito non sarebbe stato poi tanto semplice.
“Te l’ho detto…” – riprese lei con il suo solito sorriso. – “Chiacchierare.”
“Con me?”
“Non so tu, ma io qui vedo solo te.” – rispose ovviamente.
Lui era sempre più sconcertato, ma non si sarebbe fatto abbindolare un’altra volta.
“Senti ragazzina…stammi alla larga che è meglio per te.”
In quel mentre entrarono due ragazzi della classe di Kagome e Inuyasha e quando videro i due equivocarono immediatamente la situazione. Kagome era inclinata indietro con le mani chiuse a pugno sul cuore, mentre Inuyasha era sporto un po’ troppo su di lei che le puntava l’indice in faccia.
“LASCIALA STARE, BASTARDO!”
Kagome rabbrividì nel sentire quella parolaccia, ma soprattutto il tono iracondo del giovane. Inuyasha si ritirò immediatamente anche perché fu scaraventato a terra da un poderoso pugno del ragazzo che aveva urlato.
“NO!” – urlò Kagome spaventata, accorrendo immediatamente vicino ad Inuyasha che era lungo per terra. Inuyasha la scansò malamente.
“Fatti gli affari tuoi, Micheal.” – disse Inuyasha mentre si puliva il sangue che gli usciva dal taglio sul labbro inferiore.
“Non ti permetto di far del male alla nuova arrivata! Tu non la devi nemmeno toccare! Sei solo un essere inferiore!”
Inuyasha abbassò lo sguardo e Kagome se ne accorse.
“Smettetela!” – ma nessuno la stava a sentire.
“Kagome, non immischiarti, ma soprattutto…sta alla larga da questo essere. Sa solo far del male alle persone che gli stanno vicino.”
“Non è vero!” – urlò Kagome per cercare di difenderlo.
“Devi imparare molte cose, Kagome. La prima è che se vuoi, posso indicarti le persone più adatte da frequentare. Tutto il liceo ti può garantire che non trarrai mai niente di buono da questo…coso che tra l’altro non merita nemmeno di calpestare il suolo terrestre.” – nel frattempo la campanella era suonata e gli studenti erano rientrati in classe, assistendo così alla scena. Partirono molti “bravo!” o “sì! Hai ragione tu, Michael.” – ma quello che il ragazzo aveva detto aveva fatto traboccare il vaso. Michael si stava dirigendo al proprio posto, contento per aver fatto una “buona azione”, ma Kagome lo bloccò. Inuyasha era ancora disteso a terra, con il labbro che non accennava a smettere di sanguinare.
“Chi sei tu per giudicare chi merita la vita o la morte? Chi sei tu per dirmi chi devo o non devo frequentare?”
Michael si girò di scatto, allibito. Il tono che Kagome aveva usato gli aveva fatto accapponare la pelle. Ci fu un lungo silenzio, nel quale Kagome ebbe modo di calmarsi.
“So badare benissimo a me stessa e, purtroppo per te, sono perfettamente in grado di riconoscere un amico da un nemico. Non so cosa ti abbia fatto Inuyasha per meritare tutto l’odio che gli rivolgi, ma sono certa al cento per cento che lui ha lo stesso tuo diritto di camminare su questa terra.” – si girò e lo aiutò ad alzarsi.
Inuyasha era interdetto. Per la prima volta in vita sua un essere umano che non era sua madre, lo aveva difeso da un altro essere umano. E che difesa! Era troppo sconcertato per poter ribattere, quindi si ritrovò a seguire la ragazza in infermeria. La stanza era vuota e Kagome lo fece sedere sul lettino.

“Mettiti qui…prendo il necessario per medicarti.”
Inuyasha non obiettò. Tornò subito da lui con un cubetto di ghiaccio.
“Mettilo sul labbro altrimenti quando dovrò ricucirti vedrai le stelle.”
“Ricucirmi?!” – chiese dopo essersi svegliato dal suo stato di trance. – “Che intendi dire?”
“Inuyasha…” – disse Kagome mentre armeggiava con ago e filo. – “…se non ti chiudo la ferita, questa continuerà a sanguinare. Senti qualcosa?” – chiese Kagome mentre con la punta dell’ago punzecchiava il labbro di Inuyasha che scosse la testa. – “Ok…allora sdraiati e tira il labbro.”
Inuyasha obbedì e dopo nemmeno due minuti il “dottore” aveva già finito. Applicò un piccolo cerotto per proteggere la ferita dalle polveri e poi gli regalò un altro bel sorriso.
“Perché lo hai fatto?” – chiese senza guardarla in faccia.
“Fatto cosa?” – chiese non capendo.
“Prima…mi hai difeso e adesso mi hai curato. Perché?” – chiese guardandola dritto negli occhi.
“Non sopporto chi si crede superiore agli altri, l’arroganza che usano nella convinzione di fare solo del bene.” – ci fu un lungo silenzio, dove Kagome iniziò a mettere a posto quello che aveva usato per medicare Inuyasha. – “Mi dispiace.” – disse chiudendo il cofanetto delle garze sterili.
“Per cosa?” – chiese lui.
“Immagino che non sia la prima volta che accade.”
Inuyasha si rabbuiò e Kagome ebbe la sua risposta.
“Coraggio!” – esclamò poi con un bellissimo sorriso.
“Coraggio che?”
“Si torna in scena!” – disse lei mentre lo spintonava fuori dalla stanza.
“Ma di che parli?” – chiese lui che ci stava capendo sempre meno.
“Uffa! Si torna in classe!”
“Ma soffri di sbalzi di umore?”
“No. Perché?” – chiese non avendo colto l’umorismo.
“Niente, niente…lascia perdere.”
Kagome alzò le spalle e tornò in classe con Inuyasha, scusandosi con il professore per il ritardo.
“Spero abbia una spiegazione plausibile da fornirmi.” – disse severo l’insegnante.
“Sì professore…” – intervenne Michael che era pronto a raccontare la sua versione, accuratamente colorita per enfatizzare quello che era successo. Ma Kagome nuovamente s’intromise.
“Non ti preoccupare Michael, lo spiego io al professore. Vede, Inuyasha stava per uscire per la ricreazione, solo che è inciampato nelle mie gambe e si è ritrovato disteso a terra. Purtroppo nel cadere ha sbattuto il labbro contro il tavolo e se l’è tagliato. Siamo arrivati in ritardo perché l’ho accompagnato in infermeria a medicarsi. Glielo dovevo per l’incidente che gli ho causato.” – disse con faccia colpevole.
Inuyasha aveva perso l’uso della parola, come d’altronde i suoi compagni.
“Per stavolta siete scusati. Coraggio…sedetevi ai vostri posti.”
Kagome andò in fondo all’aula con un sorriso, seguita a ruota da Inuyasha. I due si sedettero e presero a seguire la lezione. Michael era scioccato. Ma come poteva una bella ragazza come lei anche solo respirare l’aria che respirava quel…coso? L’avrebbe fatta pagare cara a Inuyasha.
Le lezioni proseguivano normalmente. Ancora mezz’ora e poi quella tortura sarebbe finita, ma durante quelle ore, Inuyasha non riusciva a smettere di pensare a quella strana ragazza. Ci rimuginò sopra non sentendo il suono della campanella che decretava la fine della scuola.
“Ehi? Inuyasha? Guarda che è suonata la campanella. Vieni?”
Inuyasha si svegliò e come al solito fu accolto dal sorriso della ragazza, rimanendo inebetito.
“Ok…” – ma possibile che quando stava con quella ragazza gli uscivano dalla bocca solo dei monosillabi?

Si stavano incamminando fuori dalla scuola. Kagome lo assaliva di domande e lui non aveva la benchè minima voglia di rispondere. Non era abituato a tutte quelle attenzioni e sinceramente, la prospettiva di avere accanto una chiacchierona simile, gli faceva amare la solitudine alla quale era obbligatoriamente abituato.
“Dove abiti Inuyasha?” – chiese allegramente.
Lui la guardò e sbuffò.
“In Via dei Santi.”
Kagome si bloccò di scatto.
“E adesso che hai?” – chiese scocciato.
“Anch’io abito lì! Che bello! Così almeno faremo la strada insieme!” – disse la ragazza trotterellando.
Inuyasha era ad un passo dal baratro. Non vedeva l’ora di arrivare a casa e chiudersi a chiave nel suo mondo. Purtroppo per lui quello avrebbe dovuto aspettare.
“Ehi coso…fermati.” – ordinò una voce.
I due ragazzi si bloccarono di colpo. Lentamente si girarono per vedere che Michael era a capo di altri sei ragazzi. Kagome iniziò ad agitarsi, Inuyasha invece rimase impassibile.
“Che vuoi?” – Inuyasha si sentì strattonare la maglietta: era Kagome.
“Andiamo via…” – lo supplicò lei, che aveva intuito le loro vere intenzioni.
Inuyasha la guardò e Kagome potè sentire i suoi muscoli rilassarsi.
“Va bene…” – Inuyasha si girò, ma Michael, ansioso di far volare qualche pugno, non lo voleva lasciar andare.
“Ti nascondi dietro una ragazza, hanyou?”
Il mezzo demone si bloccò. Kagome si girò terrorizzata per la prospettiva di dover assistere ad una rissa.
“Inuyasha ti prego…andiamo via…” – disse lei con le lacrime agli occhi.
“Tu va se vuoi. Io devo risolvere una faccenda.”
“Non cedere, Inuyasha. Tu sei più forte di loro.”
“Per questo non ci impiegherò molto.” – rispose lui placido.
Kagome sgranò gli occhi. Doveva fare assolutamente qualcosa.
“Era ora…” – disse Michael per stuzzicarlo.
Inuyasha si piazzò davanti a Michael.
“Cosa vuoi?” – chiese cercando di non cedere al prurito che sentiva alle mani.
“Non mi è piaciuto quello che hai fatto oggi a Kagome. Stalle alla larga essere inferiore!”
Kagome era spaventata. Se si fosse trovata in una stanza dove non ci fosse stato il minimo rumore, si sarebbero potute sentire gli ingranaggi del suo cervello che ruotavano impazziti per cercare una soluzione.
“Guarda che non le ho fatto niente. È stata lei ad attaccar bottone.”
“Non mentire! Come può una ragazza come lei attaccar bottone con uno come te, che non merita di vivere?” – Inuyasha, per la seconda volta in quel giorno, abbassò lo sguardo.
Kagome nel frattempo si stava scervellando per cercare una soluzione.
“Lo vedi? Lo vedi che ho ragione io? Non vali una cicca!”
Kagome stava per cedere. Stava per cedere alla rabbia, ed era una cosa impensabile per un angelo che stava per diventare Consulente.
=Ti prego…cosa devo fare? Non so cosa fare…= Kagome non sapeva proprio che fare. Da una parte avrebbe voluto arrabbiarsi a morte con quel ragazzo che stava umiliando Inuyasha, l’altra parte le consigliava che la violenza non portava a niente. Decise di seguire il suo istinto quando vide Inuyasha lanciarsi su Michael per picchiarlo.
“Ma cosa…” – disse Inuyasha che si era sentito abbracciato da qualcuno.
Michael era in posizione d’attacco, come lo erano anche i suoi amici, pronti per dare una lezione a quel mezzo demone.
“Kagome?” – esclamò Michael, interdetto dal comportamento della ragazza.
Kagome stava abbracciando Inuyasha, impedendogli qualsiasi movimento e…piangeva.
“Ti prego…fermati…”
“Spostati…” – disse Inuyasha, anche se non era molto convinto della sua richiesta.
“No!” – esclamò lei sicura. – “Non ti permetterò di cedere alla rabbia! Lasciali perdere!”
Per la seconda volta, Inuyasha sentì i suoi muscoli rilassarsi, come se solo il tocco di Kagome potesse tranquillizzarlo. Michael notò il cambiamento nel mezzo demone e a stento riuscì a trattenere la rabbia. Secondo lui quell’essere andava punito e, sempre secondo lui, era il solo che poteva portare a termine quel compito.
“Vigliacco come sempre, eh?”
Solo allora Kagome lasciò la presa su Inuyasha, che osservava ogni movimento della ragazza. La vide chiudere gli occhi e prendere un respiro profondo, come se stesse per rivelare un segreto dalla proporzioni mastodontiche. Li riaprì e Inuyasha si ritrovò a pensare che forse quella ragazza non era a posto con i sette sentimenti. Si era girata girò verso Michael e i suoi amici, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi. I ragazzi rimasero interdetti.
“Vigliacco: persona che per viltà s’impaurisce facilmente; privo di coraggio e di fierezza; pusillanime di azione o discorso da codardo, che usa la propria forza su chi è debole e indifeso.”
I ragazzi erano a bocca aperta. Ma che cavolo stava dicendo quella?
“Ma…ma che stai dicendo?” – chiese Michael.
“Ti ho dato la difinizione esatta della parola “vigliacco”. Sai Michael, è curioso che tu voglia attribuire questo aggettivo ad Inuyasha.”
Michael continuava a non capire.
“Io invece credo che Inuyasha sia più coraggioso di tutti voi messi insieme.”
“COSAAAA!?!” – urlarono allibiti i ragazzi. Inuyasha incluso.
“Non urlate, che ci sento lo stesso.” – rispose pacata Kagome. – “Secondo me ci vuole un bel coraggio a non rispondere alle provocazioni. Lo definite uno che usa la violenza su chi è più debole. Ma a me sembra di vedere che voi siete in sette mentre Inuyasha è da solo. Con un solo movimento della mano potrebbe spedirvi tutti e sette all’ospedale, ma non lo fa perché è consapevole della sua forza e preferisce non farne uso. Voi invece, sareste pronti a picchiare un ragazzo che non vi ha fatto niente, tranne per il fatto di volersi difendere di tanto in tanto quando sente di non poterne proprio più. Vi ripeto l’ultima parte della definizione…che usa la propria forza su chi è debole e indifeso. Lo state facendo voi in questo momento.”
Michael non seppe spiegarsi dove aveva trovato l’aria per parlare.
“L’hai appena detto tu stessa che con un colpo solo della sua mano potrebbe spedirci tutti all’ospedale. E poi, specifichiamolo…lui non è un ragazzo…è un mezzo demone! E sinceramente non mi va di essere messo sullo stesso piano di quello!” – disse indicandolo con disprezzo.
“Vero…ma ho detto anche che nonostante lui sia consapevole della propria forza non ha mosso un dito. Sì ok… io non gliel’ho permesso, ma posso immaginare cosa sarebbe successo.”
“Beh? Che sarebbe successo?”
Kagome si mise a picchiettare il mento con l’indice, mentre guardava il cielo. Si rivolse nuovamente a Michael con un bellissimo sorriso. Le lacrime ormai avevano finito il loro corso.
“Lui avrebbe incassato tutte le cattiverie che gli avreste rifilato e poi sarebbe tornato a casa. Sbaglio? E poi è vero, lui è un mezzo demone ed hai ragione anche sul fatto che tu non ti puoi mettere sul suo stesso piano…”
Michael sentì che forse era riuscito a portare Kagome dalla sua parte, ma il seguito del discorso della ragazza lo fece trasalire. Inuyasha si rese conto solo allora che era impossibile che una come lei potesse essere amica di uno come lui, di uno scarto della società, ma le parole della ragazza lo colpirono in una parte dentro di lui che pensava di non possedere.
“…perché lui è ad un livello superiore.” – nessuno parlava. Spiazzanti furono le parole di Kagome. Con tanta semplicità ma soprattutto, senza rabbia, Kagome aveva descritto esattamente la situazione di Inuyasha. Il ragazzo in questione era sconcertato, ma ancora non sapeva se si poteva fidare di lei. Sì ok, lo aveva difeso…ma cosa voleva in realtà quella ragazza da lui? Perché si ostinava a voler diventare sua amica?
“Beh…chi tace acconsente. Ora scusate, ma devo tornare a casa. Ci vediamo domani in classe!” – così, prese Inuyasha per un braccio prima che potesse essere troppo tardi e lo allontanò da quei ragazzi. Quando ebbero svoltato l’angolo Kagome potè tirare un sospiro di sollievo, l’aveva scampata bella!
Il tragitto per arrivare a casa fu silenzioso. Inuyasha era sempre intento a pensare a quello che quella ragazza in sole cinque ore di conoscenza aveva fatto per lui. Kagome invece pensava alla rabbia che aveva provato quando aveva sentito Michael offendere Inuyasha. Lei era un angelo, accidenti! Non doveva cedere così facilmente alla rabbia. Questo pensiero non la voleva abbandonare, continuava a rimuginarci sopra fino a che, senza accorgersene, iniziò a piangere silenziosamente. Il silenzio, che regnava sovrano, fu interrotto da Inuyasha.
“Perché piangi?” – e si fermò in mezzo alla strada.
Kagome, che non avevasentito la domanda, gli ando a finire contro la schiena.
“Ahi!…ma…perché ti sei fermato? Siamo già arrivati?” – chiese cercando di togliere le lacrime.
“Perché piangi?” – chiese sempre dandole la schiena.
Kagome era basita. Ma come aveva fatto a capire che stava piangendo se non l’aveva mai degnata di uno sguardo?
“Io…io non sto piangendo…” – ma le lacrime la tradivano.
Inuyasha si girò con un sopracciglio alzato, segno che non gli piaceva essere preso in giro.
“Ah no? E queste cosa sarebbero? Stelle cadenti?”
“Beh…in un certo senso…” – rispose lei semplicemente.
Inuyasha la guardò di traverso. Quella era tutta matta.
“Allora…perché piangi?”
Kagome piegò la testa da un lato.
“Io…non è importante…”
“E perché queste lacrime, allora?” – chiese con le mani in tasca.
Kagome gli rivolse un debole sorriso.
“Non capiresti. Ora devo andare. Io sono arrivata. Grazie per il passaggio, Inuyasha. A domani!” – così, senza dargli la possibilità di replicare, Kagome entrò in casa chiudendosi dietro la porta.
“Ragazza strana…” – Inuyasha prosegì il suo cammino, che lo portò a due case più in giù, rispetto a dove viveva Kagome.









Fine!
Spero che vi sia piaciuto.
Continuo a provare vergogna per come ho caratterizzato Kagome. Vabbè, dai... è andata cossì!
Chicas? Vi aspetto al prossimo aggiornamento!!!
Besitos!
  
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