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Autore: e m m e    30/01/2010    3 recensioni
« Mi avete spinto fino a non avere più alternativa. Ora dovete sopportarne le conseguenze »
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Autore: emme
Fandom: 
Le Cronache di Lymond

Titolo: Darkness
Personaggi: Francis Crawford
Riassunto:  « Mi avete spinto fino a non avere più alternativa. Ora dovete sopportarne le conseguenze »
Rating: Pg
Word: 871 (W)
Generi: Introspettivo, Drammatico
Avvisi: Non si tratta di un Missing Moment, ma più che altro di un tentativo di analizzare le sofferenze di Francis in uno dei momenti forse più drammatici di tutta la saga.
Note: Questa fan fiction è sulla piazza da quasi due anni, ma è stata rimaneggiata e migliorata il 17-02-2013.
Beta: Nessuno...

 

Darkness

 

“Quando sei sicuro della tua scelta, 
è il momento di cambiarla.”
Anonimo

 

La scacchiera in mezzo alla stanza avrebbe potuto essere un’isola. Le sue pedine, come naufraghi, osservavano il solo uomo che in quel momento aveva la partita in mano. Il solo uomo in grado di chiuderla.
Quella faida sanguinosa, iniziata a Malta, proseguita in Scozia, dopo aver viaggiato per tutta l’Europa e ben oltre i suoi confini, fino al caldo arido e secco dell’oriente di Solimano il Magnifico, stava alla fine per concludersi con la morte di uno dei due contendenti.
« Mi avete spinto fino a non avere più alternativa. Ora dovete sopportarne le conseguenze » stava dicendo Francis Crawford di Lymond a Graham Malett, altrimenti conosciuto come Gabriel, con gli occhi cerchiati e il corpo sofferente. La mente tuttavia era lucida, il pensiero dolorosamente consapevole di ciò che stava accadendo.
I suoi amici, i suoi compagni, le persone che lo avevano seguito fino a quel momento, adesso rischiavano la vita per lui e lui doveva decidere chi sacrificare tra di loro.
Lymond sentì Philippa pigolare come un uccellino, quando la consapevolezza di ciò che stava per accadere si abbatté su tutti loro come un colpo d’ascia inaspettato.
I due bambini, Khaireddin e Kuzùm, i due figli di padri diversi eppure così simili, entrambi così soli, stavano per morire... non tutti e due, certo, ma la decisione finale spettava a lui.
Fu allora che Lymond, con gli occhi di tutti pressati su di lui, parlò, e chiese – il volto imperturbabile e il cuore che rischiava di scoppiargli nel petto – che entrambi i piccoli fossero risparmiati.
Roxelana Sultàn, la regina che aveva posto le sue regole crudeli, in modo tale che ogni pezzo conquistato venisse poi ucciso, che lo aveva spinto ad una partita di furibondo dolore, rifiutò graziosamente la richiesta e Lymond con disperazione crescente tentò la sua ultima carta.
I due bambini rimanevano nelle loro caselle, l’uno piangente, l’altro distribuendo sorrisi zuccherosi e ignorati. Davanti a loro stavano Marthe e Gaultier, entrambi in grado di concludere la partita e di provocare la morte di uno dei due piccoli. Di dare Scacco Matto a Gabriel.
« Concedimi allora di prendere il posto del bambino » lo disse con voce piatta, volto immobile: niente lasciava intravedere ciò che gli si stava agitando in fondo all’anima.
Si occuperà Philippa di loro, lasciali a lei... Lei può farlo, disse una parte della sua mente che Francis non udì e non volle udire.
« La tua costanza ti rende onore » disse Roxelana, e per un folle attimo Lymond credette di aver ottenuto l’impensabile, ma ogni sua speranza fu strappata via dalle parole che la donna pronunciò subito dopo: « Ma la risposta è no. Fa la tua mossa, oppure rinuncia. Se una pestilenza li avesse colti quest’estate... »
Ma Lymond non ascoltava già più; aveva cessato di udire le parole della donna al suono del suo “No”.
Nei successivi cinque minuti rispose con fermezza a Gabriel, angelo infernale, rispose al suo ultimo tentativo di salvarsi. Ma non udiva le sue stesse parole: pensava a chi dei due piccoli risparmiare la vita, a chi permettere l’esistenza che fino ad allora non aveva mai avuto, amato e accudito lungo i dolci pendii delle colline scozzesi.
E non sapeva quale fosse il bambino – il suo bambino – il bambino nato da Oonagh O’Dwyer, che mille anni prima aveva amato.
Ma all’improvviso capì: i due bambini erano entrambi figli suoi, entrambi volevano essere amati, volevano dei genitori, una vita, e lui era l’unico in grado di darla loro.
Così scelse.
Scelse di uccidere quello dei due che era stato corrotto dalla malvagità umana e di far vivere quello che aveva conosciuto l’amore tra le braccia di Philippa Somerville.
« Marthe » disse.
La giovane iniziò a camminare rigidamente nel corridoio di morte che l’avrebbe condotta verso Khaireddin. Philippa lasciò libere le lacrime spostando lo sguardo verso Kuzùm, ora salvo.
Lymond non staccò lo sguardo dal bambino che aveva imparato ad amare. Lo vide avanzare verso di lui attraverso un velo di dolore e quando le piccole labbra si aprirono per parlare, Francis percepì tutta la sofferenza del mondo sulla propria pelle.
« Non più cattivo bambino. Non più... mo chrid adesso bambino bravo... »
Non fu più in grado di mantenere il rigido controllo che aveva avuto fino ad allora. Quelle due piccole parole, pronunciate con voce appena udibile, dolce come il miele, quelle parole che lui stesso aveva rivolto a Oonagh, strapparono ogni traccia di apatia dal suo volto, lasciandolo scoperto, ogni suo sentimento visibile al mondo intero, tuttavia non si mosse, non tentò alcun passo verso Khaireddin.

Fu Mikàl, il pellegrino dell’amore, che giunse a stappargli anche l’ultimo strazio di vedere il proprio figlio morire mentre correva verso di lui. Il giovane lo accolse nell’ultimo abbraccio che il bambino avrebbe ricevuto in quella vita e lui sentì distintamente le parole « Vieni, amore mio » parole pronunciate con infinita pietà, per il bambino, per Francis stesso, « E diamo la buonanotte all’oscurità. »
Quelle parole riecheggiarono nella mente di Francis a lungo.

Ogni fendente della spada che uccise Graham Malett fu accompagnata dal loro suono.
E quando il sangue smise di scorrere, Francis ancora le sussurrava dentro di sé.
Diamo la buonanotte all’oscurità.
Diamo la buonanotte all’oscurità.

Fine


Note finali:
I discorsi diretti in corsivo sono gli stessi pronunciati dai personaggi.
In realtà non sono per niente soddisfatta di questa cosa, un po’ per le verità che si scopriranno nel corso degli ultimi due romanzi, un po’ perché Francis è un personaggio troppo complesso per sperare di tratteggiare i suoi pensieri, soprattutto in un momento come questo.
Ma ci ho provato.

  
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