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Autore: Cydonian Kid    31/01/2010    4 recensioni
totalmente ispirata all'ononima canzone dei Muse, incentrata sulla relazione da me creata tra Chris ed Erin
Genere: Romantico, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Christopher Wolstenholme, Matthew Bellamy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vorrei ricordarvi che scrivere di getto talvolta fa male e che questa one-shot ne è la prova più palese.

-indovinate un po': i Muse non mi appartengono e tutti i gesti, parole e pensieri a loro attribuiti in questa fanfic sono solo il parto atroce della mia mente-.

 

Hysteria

 

«'Cause I want it now, I want it now
Give me your heart and your soul

And I'm breaking out, I'm breaking out
Last chance to lose control
»

 

1/2

 

Incredula, Erin osservò quello che aveva appena combinato. Era nel camerino di Chris e in mano reggeva un pennarello nero; attorno a lei, un oceano di fogli bicromatici. In partenza erano stati fogli bianchi, ma lei li aveva riempiti tutti, tutti e cento i fogli della crisma che si era portata dietro.

Il suo progetto originale era stato quello di scrivere nel camerino di Matt, ma dopo quello che aveva fatto, si sarebbe sentita ancora peggio.

Una lacrima si affacciò al mondo dai suoi occhi blu e cadde sulla parola “duttilità”.

Aveva fatto miracoli, scrivendo due abbozzi per nuovi romanzi e portandosi avanti di almeno tre capitoli buoni con il romanzo che aveva in cantiere di recente; sapeva di amare e odiare ogni singola parola che aveva scritto. La mente, accusandola di essere una ragazza meschina, le ordinava di stracciare tutto quello, ma il cuore non voleva che tutto ciò andasse perduto. Il suo ego, era tutta colpa del suo ego e convincersi che si trattava solo di egocentrismo invece che di altro, aiutava Erin a contenersi nel pianto. Dopotutto stava solo buttando alle ortiche un fidanzamento che poteva trasformarsi in un matrimonio.

 

Non appena avevano raggiunto tutti e tre il palco, accolti da un boato fragoroso, Erin era schizzata nel backstage, pronta a verificare i risultati del proprio gesto. Si era seduta al tavolino di fornica che il camerino Wolstenholme offriva e aveva aperto il pacco di fogli. Davanti alla pagina bianca, il Blocco prima si era dilatato all’inverosimile, azzerandole la mente, ma dopo qualche attimo tutto era parso chiaro e trasparente, come i sassi di un ruscello dall’acqua cristallina. Aveva scorto le parole e le aveva cavate fuori dalla propria mente, dal luogo in cui il Blocco le aveva nascoste.

Fuoriuscivano così rapide che la ragazza talvolta prendeva nuovi fogli bianchi e si appuntava frasi particolari e spunti, per non perderli, e poi tornava all’altra idea. In pratica, si poteva quasi dire che avesse scritto tre storie diverse alla volta.

Il tempo non aveva più un formato, esisteva solo lo spazio candido in cui Erin riversava le sue idee. Come le era mancato scrivere di getto… era come una boccata di aria di montagna dopo anni passati a incenerirsi i polmoni con lo smog metropolitano. Era… era come ciò che aveva fatto prima del concerto.

 

Ripensando a quanto schifo si facesse, Erin scoppiò nuovamente a piangere, sentendo il petto che le si svuotava, come se il vento le stesse portando via l’aria a forza. Sentì le prime linee di basso di Hysteria e controllò la scaletta, appesa allo specchio davanti a lei: stavano quasi finendo e doveva sbrigarsi a nascondere tutto, soprattutto le proprie lacrime.

 

 

2/2

 

Hysteria era la prossima canzone in scaletta. Di solito si trovava in cima a tutte le loro setlist, ma quel giorno  avevano optato per lasciarla in una postazione più centrale della scaletta, e questo a Chris andava più che bene.

Sapeva di aver avuto in volt un sorriso palesemente idiota sin dalla prima nota che aveva suonato, ma non se ne preoccupava. Matt e Dom erano in effetti straniti dal modo in cui Chris non stava facendo headbunging, ma neppure questo importava al bassista. Era altrove, oltre le nuvole e le Pleiadi, oltre il confine dell’universo: era nel bel mezzo dei suoi più intimi desideri.

Ora però bisognava attaccare Hysteria e, benché animato da pimpanti sentimenti, Christopher non poté iniziarla senza scatenare la testa al ritmo del proprio riff.

Quando Matt gli aveva mostrato per la prima volta quel testo, lui ne era rimasto affascinato, ma non aveva mai vissuto un tale sentimento di ossessione e isteria da poter comprendere appieno quelle parole.

Ora invece tutto era come illuminato.

Il senso di disturbo, l’anima straziata dall’impazienza, come una morsa che si insinuava lentamente attorno e dentro di lui. Lui la voleva, cuore e anima, con quei sui occhi azzurri e i capelli fluenti..

 

«Christopher!» lo aveva chiamato. Matt e Dom erano già quasi sul palco, ormai. Erin era nell’ombra di una quinta. A quella voce, a quel tono, Chris sapeva di non poter resistere.

«Cosa c’è?» le aveva, un po’ sospettoso. Matt intanto metteva piede sul palco.

«Io… io ho bisogno di fare un esperimento» aveva confessato Erin, avvicinandosi a lui. Con le mani aveva spostato accuratamente il basso che li divideva e gli aveva preso il viso tra le mani «è… solo un esperimento, davvero…» proseguiva, criptica.

Da molto lontano, Dom si stava accorgendo dell’assenza di Chris e lo stava chiamando.

Ed era stato allora che Erin lo aveva baciato.

Non era stato né un bacio timido, né uno di quelli da contorsionisti  cinematografici: se Chris ci ripensava adesso, durante il primo ritornello, riusciva a definirlo semplicemente selvaggio, bellissimo.

Quel bacio era stato come un istinto primordiale al quale stavano ubbidendo, senza bisogno di pensieri inutili e superflui. Erano labbra su labbra, fiato ne fiato, i corpi premuti così forti che a Chris era mancato ulteriormente il respiro. Con la mano le aveva avvolto il fianco e la scapola. Le dita di Erin aveva viaggiato tra i suoi capelli, stringendoli con passione. Era stato un gesto naturale, coinvolgente eppure privo di libidine, ma neppure carico d’amore.

Chris aveva voluto quel bacio e sapeva che Erin era stata mossa dai suoi stessi sentimenti.

 

Matt finì anche il secondo ritornello; sentendo l’avvicinarsi della parte strumentale, Chris non poté contenere un assolo. Acclamato, ammirato, felice, lasciò andare le dita sulle corde, lasciando che fosse il cuore a dettare la melodia. Il pubblico apprezzò parecchio e Matt gli fece l’occhiolino, meravigliato.

Fu allora che l’ossessione lasciò spazio al senso di colpa; si concentrò tutto nello stomaco di Chris, come se qualcuno gli avesse dato un pugno potentissimo.

Poteva filosofeggiare in preda alla passione per tutto il tempo che voleva, poteva improvvisare linee di basso eccezionali, ma la realtà dei fatti non cambiava: Erin era a tutti gli effetti la ragazza del suo migliore amico.

  
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