Menomati
Menomato
dalla natura
Menomato
dell’affetto.
Menomato
della lode.
Menomata
dalla
discendenza.
Ciò
che sono è sempre stato soffocato da ciò che ero
diventato.
Ciò
che sarei potuto essere non ha mai avuto la possibilità di
comparire.
Il
mio corpo è stato menomato, e con esso la mia anima.
Una
volta al mese, io non mi appartengo, non so chi sono, non so cosa
faccio.
Una
volta al mese, io sparisco, e ogni sparizione lascia nella mia anima
una
cicatrice molto più profonda di quelle che la mia natura
potrebbe mai lasciare
sul mio corpo.
Ciò che ero
destinato a diventare, è scomparso molto tempo fa,
mangiato da sentimenti e sensazioni che non dovrebbero mai esistere.
Ciò che tutti
volevano da me, che richiedevano, che pretendevano,
è esistito solo per breve tempo nelle fantasie di un bambino.
Sono bastate poche parole
per distruggerlo.
Parole pronunciate da una
donna a un ragazzino, senza inflessioni,
senza pietà, senza sentimenti.
Ci servi solo
perché sei l’Erede.
L’unica natura
che mi fosse riconosciuta, quella dell’Erede.
Non sono mai stato altro,
per nessuno di loro.
Non una persona, non un
bambino, non un figlio.
Solo l’Erede.
Un ruolo che io non ho mai
chiesto, ma che avrei accettato se
avessi potuto scorgere negli occhi di chi me lo imponeva un
po’ di affetto, di
comprensione, di amore.
Non
sono mai riuscito ad essere niente.
La
gente, se si gira dalla mia parte, è solo perché
ha visto qualcosa di
interessante nella vetrina dietro di me, non mi considera, non mi vede
neppure.
Tutto,
nel mio aspetto come nella mia natura, era nato per essere ordinario.
Faccia
media, corpo medio, intelligenza media, nessuna abilità
particolare e
straordinaria, niente che potesse raccomandarmi e niente che potesse
condannarmi.
La
frase che più spesso potevo sentirmi dire era “Oh,
quanto sei zuccone”, oppure
“Ma quanto ci vuoi mettere?”, “Ecco, ce
l’hai fatta, finalmente…”.
Mai
una lode, mai un “Bravo!”, mai un
“Complimenti”.
Invisibile
ero e invisibile resto.
Non sono mai riuscita ad
essere parte di niente.
Il mondo a cui ero
sempre appartenuta è risultato essere solo una
parte della mia natura. Ero qualcosa di più e qualcosa di
meno, qualcosa di
troppo e qualcosa di troppo poco.
Il mondo in cui ero
entrata era l’altra metà della mia anima.
Comprendeva quello che non riuscivo a spiegare all’altro e
accettava quello che
risultava inaccessibile per il primo.
All’inizio,
ero parte di una simbiosi meravigliosa e
ultraterrena, che mi svelava parti del mio essere che non pensavo di
poter mai
raggiungere.
Poi è
arrivata la prima ferita, scagliata dalle mie radici.
Mostro.
Il mio primo mondo,
sotto le spoglie di mia sorella, mi scacciò,
respingendomi.
La seconda ferita non ha
tardato a raggiungerlo.
Mezzosangue.
Il mio secondo mondo,
quello che mi aveva promesso una pace che
non trovavo nel primo, eccolo schieratosi al suo fianco, compatto
nell’escludermi.
Mostro
e mezzosangue.
Non sono più
riuscita a levarmi questa etichetta.
Tutti noi, dal primo all’ultima, abbiamo bisogno di Lui.
Le nostre vite sono diverse, le nostre concezioni eterogenee, i nostri mondi separati.
Eppure c’è qualcosa che ci unisce tutti.
Lui.
Dal primo all’ultima, noi presentiamo delle menomazioni, qualche mancanza che ci isola e ci distingue, ci esula e ci respinge.
Lui è il solo che riesca a colmare quel vuoto, a farci sentire completi, pronti, forti abbastanza da poter fronteggiare il mondo con leggerezza.
Un pianeta singolo non è niente senza il suo sole.
Una stella da sola non può fronteggiare una galassia.
Lui è il nostro sole e la nostra galassia, ci riunisce e ci riscalda, ci attira e ci completa, ci dà un ruolo in questo sistema, questa galassia dove Lui è il centro.
Perché Lui non ha menomazioni.
Non ha divisioni, né mancanze né vuoti.
È l’essenza dell’interezza, della pura gioia di vivere, della luce fine a sé stessa, eppure sempre pronta e disposta a illuminare gli altri.
Ma non ha illuminato nessuno come noi quattro.
Remus,
menomato dalla natura.
Sirius, menomato
dell’affetto.
Peter,
menomato della lode.
Lily,
menomata dalla
discendenza.
La nostra anima è un buco nero che continua a sprofondare, in noi c’è ancora quel bambino che è stato defraudato della sua innocenza, della sua gioia, della sua pienezza per ragioni indipendenti da sé stesso, da cui non è più guarito.
Colpito
dai denti di una bestia per vendetta.
Trafitto dallo scudiscio
delle parole di una madre.
Frustrato
dall’assenza di caratteri.
Pugnalata
dallo stallo
fra due mondi, entrambi ostili.
Lui riesce a darci ciò che ci manca, riunisce ciò che ci spezza.
Remus,
dandogli orgoglio per ciò che riesce ad essere.
Sirius, dandogli
quell’affetto che non ha mai conosciuto.
Peter,
dandogli quella ribalta e protezione che tanto cerca e brama.
Lily,
dandole una
famiglia e un mondo a cui appartenere.
Tutti noi amiamo il nostro sole, lo vogliamo e lo necessitiamo, cerchiamo disperatamente la sua luce per essere certi che ci sarà sempre, che sempre sarà pronto a riscaldarci.
Un pianeta non sopravvive senza sole.
Una
notte senza giorno non ha freni.
Un fiore nato al buio non
ha colori.
Un
ruscello senza acqua non ha voce.
Un
albero senza radici
non ha vita.
Per questo continuiamo a cercare il nostro giorno, la nostra luce, la nostra acqua, le nostre radici.
Ciò che ha saputo darci ci ha permesso di tornare ciò che saremmo potuti essere, se le nostre menomazioni non ci avessero bloccato.
La vita è una sfida da cui non tutti escono vincitori.
Ma noi ci siamo riusciti.
Noi abbiamo Lui.
James…
Spazio
Autrice
Allora,
mi dispiace se vi rifilo questo pappone melodrammatico,
ma era un’idea su cui stavo rimuginando da un po’ e
che non sono in grado di
rendere pienamente.
Non
mi piace molto lo stile in cui ho esposto i pensieri, le
figure retoriche e generalmente… il modo in cui è
scritto.
Perché
l’ho pubblicato comunque?
Buona
domanda. Immagino perché era passato troppo tempo
dall’ultima
volta.
Ora,
non è proprio la cosa peggiore che abbia mai scritto ma
avrei potuta farla meglio. Forse un giorno lo farò.
Ho
cercato di rendere cosa legasse persone così diverse fra
loro, e devo ammettere che ho anche cercato di...
“scagionare”, per così dire,
James Potter che dal 5° libro ha sempre addosso a sé
la patina dell’arrogante
bullo di periferia. E inoltre, mi interessava provare a rendere cosa
rendeva
così uniti i Malandrini e, in realtà, anche Lily.
D’accordo, ora mi sto di
nuovo inceppando sulle parole.
Però
mi era già capitato di notare che erano tutti personaggi,
per citare le mie stesse parole, “menomati” in
qualche aspetto della loro vita,
soprattutto della loro infanzia, più o meno grave a seconda
del loro carattere.
James era l’unico per cui non sono riuscita a trovarne, e
quindi ho pensato che
fosse lui a tenerli, in qualche modo, uniti.
Parere
del momento, può anche darsi che domani mi
sveglierò con
una idea completamente diversa.
Ah,
quasi dimenticavo: ho inserito un carattere diverso per ogni
personaggio (rispettivamente: Remus =
Garamont; Sirius =
AucoinLight; Peter =
SimSun; Lily =
Maiandra GD; “coro” =
Times, non sempre sono appropriati ma più che altro sono per
evidenziare il passaggio di voce), ma
probabilmente non a tutti appariranno. Quindi mi scuso in anticipo.
Ciò
detto e ciò fatto, salute a tutti, passati, presenti e
futuri.