Ringrazio
anticipatamente chiunque deciderà di leggerà
questa storia. Vi auguro una buona
lettura.
Nell’immenso
cielo azzurro era dipinto un grande sole giallo che insieme allo
squillante
cinguettio degli uccellini dava vita ad una bellissima giornata.
Una
bambina giocava felice sull’altalena nel giardino di casa.
Poco distante suo
padre era impegnato al barbecue, mentre la madre apparecchiava il
tavolino
sotto l’ombrellone. Era la classica scena di una famiglia
serena.
La
bambina dondolava sorridente, ma ad un certo punto si accorse che
qualcosa non
andava e alzò lo sguardo al cielo. La grande sfera infuocata
non appariva più
perfetta come prima. Al contrario stava iniziando ad assumere una forma
diversa, simile a quella della luna calante.
“Mamma,
mamma!” urlò la piccola per attirare
l’attenzione della donna. “Il sole sta
scomparendo!”
La
donna sorrise. “No, tesoro. Il sole non sta scomparendo
veramente. Quella è un
eclissi.”
Sul
volto della bambina apparve un evidente espressione interrogativa ma
altrettanto curiosa. “Che cos’è un
eclissi?”
“Succede
molto raramente, ma in quelle rare occasioni l’ombra della
luna riesce ad
oscurare il sole.”
“Wow,
che bello!” rispose la piccola evidentemente affascinata.
“E quanto dura?”
“Non
lo so… dipende.” rispose la madre.
“Da
cosa?”
“Tu
vuoi che torni?” chiese la madre ancora sorridente.
La
bambina ci pensò qualche istante; stava per rispondere
quando d’un tratto tutto
si oscurò. L’unico padrone del paesaggio adesso
era il buio totale. Nessun
rumore, nessun viso familiare. La piccola iniziò a guardarsi
disorientata
attorno senza vedere niente.
“Mamma,
papà. Dove siete?” Nessuna risposta.
Poi
uno straziante lamento in lontananza ruppe quel silenzio. Quando anche
questo
alla fine cessò, il silenzio fu assoluto.
Sono
le ore nove in punto. Sono le ore nove in punto. Sono le ore
nov…
“Ho
capito sono le nove,” disse una voce femminile, leggermente
rauca, proveniente
da sotto il piumone viola. Solo una parte del corpo era scoperta: il
braccio
che aveva appena spento quell’aggeggio infernale chiamato
sveglia.
La
ragazza si rigirò qualche volta sotto la coperta
finché, evidentemente
scocciata, sbuffò e abbassò la trapunta fino a
scoprire del tutto il proprio
viso.
“Ancora
il solito sogno…” disse a voce malapena
comprensibile mentre osservava il
soffitto sopra di sé.
Erano
due settimane che quel sogno continuava ad assillarla. Ogni mattina il
riflesso
nello specchio era sempre lo stesso: due occhiaie violacee sempre
più evidenti
su un volto sempre più sciupato.
Era
ancora sdraiata quando il cellulare squillò destandola dai
suoi pensieri.
“Pronto.”
“Bella!
Non mi dirai che sei ancora a letto, vero?”
“No,
Alice. Sono appena scesa dal
letto.” Bella accennò un
sorriso.
“Eddai,
Bella! Faremo tardi!” La voce di Alice era un misto tra
rassegnazione e
ammonimento.
“Dammi
quindici minuti e sono pronta!”
Dall’altra
parte della cornetta Alice emise un sospiro. “Non uno di
più.” E la
conversazione terminò.
Bella
ripose il cellulare sul comò. Il suo sguardo finì
poi sul calendario appeso al
muro. La pagina di Gennaio era decorata con l'immagine di un paesaggio
innevato
che sovrastava la griglia bianca e nera delle caselle dei giorni.
L’unica cosa
che stonava era quel 31 cerchiato di rosso. Nessuna data di compleanno
da
ricordare, nessun onomastico o festa particolare. Quella sarebbe stata
la data
delle sue nozze.
“Ancora
due settimane e poi tutto questo avrà fine,”
promise a se stessa, quasi in
cerca di un supporto morale, mentre svogliatamente iniziava a
prepararsi.
Il
rumore di un clacson le fece intuire che la sua futura cognata era
sotto casa
ad aspettarla. Scese velocemente le scale. Charlie fece capolino dalla
cucina.
“Stai
uscendo?”
“Sì
papà. Alice mi sta aspettando in macchina.”
“Certo,
oggi è il gran giorno.” biascicò lui un
po’ imbarazzato.
Bella
alzò le spalle indifferente. “Se così
lo vogliamo chiamare.”
Suo
padre la fissò e assunse un'espressione preoccupata.
“Bella, sei sicura di star
bene?” La scrutò attentamente. “Sei
davvero sicura che è questo che vuoi? Sei
giovane, hai ancora tanto tempo...” Emise una specie di
grugnito imbarazzato.
“Forse sarebbe meglio se aspettaste un altro po'...”
Bella
rimase qualche istante in silenzio. “No papà, va
tutto benissimo.” Accennò quello
che ritenne un sorriso il più rassicurante possibile.
Lo
sguardo di Bella finì sull'orologio appeso al muro, che le
ricordò che il suo
ritardo stava aumentando
“Alice
sarà su tutte le furie, scappo!” Bella corse alla
porta e fece appena in tempo
ad esclamare un “Ci vediamo a cena.” prima di
varcare la soglia e chiudersela
alle spalle.
Appena
mise il piede fuori nel vialetto, Bella raggelò. Il cielo
era completamente
coperto dalle nubi e in più quella mattina faceva veramente
freddo. Si strinse
nel lungo cappotto e corse incontro alla Volvo grigia che aspettava
solo lei.
Quando
salì in macchina, Alice finalmente smise di tamburellare il
dito sul volante.
“Lo
sapevo, faremo tardi!” furono le uniche parole che disse
prima di mettere in
prima e partire alla volta di Port Angeles.
Per
metà viaggio, Alice non fece altro che rimproverare
l’amica per i suoi soliti
ritardi. Quando finalmente si fu sfogata abbastanza, lasciò
che Bella
sprofondasse nei suoi pensieri.
Con
la mente ritornò a quel sogno ricorrente, e si chiese
perché ormai facesse
parte di ogni sua notte. I personaggi del sogno altri non erano che lei
assieme
a Charlie e Reneè quando ancora vivevano felici tutti
assieme. E poi il sole,
l’eclissi e quel terribile lamento… sapeva
benissimo cosa stessero a
significare. Il problema stava nel capire perché
continuassero a tormentarla
così tanto. Forse il rimorso che provava era talmente forte
da farle male.
Nella sua mente apparve il volto del suo miglior amico. Jake.
L’ultima volta
che l’aveva visto era stato in quel letto, malconcio dopo la
battaglia contro i
neonati; dopodiché, come a volergli infliggere il colpo di
grazia, era arrivata
lei. Certo, aspettare ancora non sarebbe servito a molto, anzi.
Probabilmente
avrebbe complicato ancor più le cose. Eppure non avrebbe mai
scordato quel
pomeriggio. Finalmente era riuscita a capire cosa provasse in
realtà per Jake.
Non era solo il suo miglior amico, no, adesso lo sapeva: lei amava
Jake, lo
amava dal profondo del cuore. Eppure sembrava non bastare. Le persone
in genere
cercano una vita intera quel che lei aveva trovato così,
quasi per caso. Una
persona che ti sappia capire, una persona che ti sappia star vicina,
una
persona che faccia tutto quel che può, pur di renderti
felice, anche spezzare
le catene che vi legano se necessario. Quale altra persona avrebbe
rifiutato
una benedizione del genere? Nessuna. Nonostante tutte queste certezze
non era
riuscita a fare diversamente. La sua vita in pochi mesi era stata
stravolta.
L’incontro con Edward aveva fatto sì che ogni suo
punto fermo e ogni piccola
certezza diventassero polvere. Ed Edward era anche diventato la sua
droga
personale. E si sa; quando ne diventi dipendente non si può
pensare di
rimanerne anche un solo giorno in astinenza.
“Ehi,
Bella, mi senti?”
Bella
era ancora immersa nei suoi pensieri quando la voce di Alice la
riportò alla
realtà. Vide il suo sguardo perso, riflesso nel finestrino,
poi scosse la testa
e si voltò verso di lei. Alice la fissava perplessa.
“Uhn?”
La guardò sorpresa. “Che c'è? Hai detto
qualcosa?”
“Come
cosa c’è? Bella, siamo arrivate. Probabilmente non
te ne sei accorta, ma ho
appena parcheggiato.”
Bella
diede uno sguardo al di fuori e con sorpresa si accorse che erano
davvero
arrivate a destinazione. Era una via poco trafficata dai mezzi di
trasporto
mentre al contrario i marciapiedi erano affollati da gente che andava e
veniva
in ogni direzione.
“Non
me ne ero accorta. Scusami ero sovrappensiero.”
“Non
l’avevo notato, sai?” rispose Alice sarcastica.
“Bella, mi dici che hai? Sei
sempre assorta fra i tuoi pensieri ultimamente.”
“Niente,
Alice, davvero. Sono solo un po’ stanca, dev’essere
l’agitazione per le nozze.”
“Faccio
finta di crederci solo perché siamo in ritardo. Stavolta te
la cavi… ma
attenta, ti avverto!”
Bella
accennò un sì con il capo e sorrise a quella sua
dolcissima e adorabile amica
rompiscatole. Alice era già scesa dalla macchina. Si tolse
la cintura di
sicurezza e dopo aver fatto un bel respiro si sentì pronta
per scendere anche
lei. Al di là della strada, fra un caffè e una
libreria, vi era il motivo di
quel piccolo viaggio. Bastava un occhiata per capire che tipo di
negozio fosse.
La vetrina allestita perfettamente diceva già tutto. La
vetrata grande e
illuminata esponeva tre manichini. Da quanto erano perfetti davano
l’illusione
di essere esseri umani. Ogni passante sembrava lanciarvi almeno un
occhiata, ma
erano anche in molti quelli che si concedevano qualche minuto per
ammirarla
meglio. L’abito che più attirava
l’attenzione era sicuramente quello sulla
sinistra. Un bellissimo abito da sposa che sembrava uscito dalla favola
più
romantica del mondo. Bella ed Alice attraversarono infine la strada e
senza
indugiare troppo come invece facevano gli altri, entrarono nel negozio.
“Benvenute,”
esordì una commessa al di là del bancone.
“Posso esservi utile?”
“Buongiorno,
la signora Green è in negozio? Avevamo un
appuntamento” domandò cortesemente
Alice.
“Oh
sì, certo. Ve la chiamo subito.” La commessa stava
per dirigersi verso la
stanza che dava sul retro quando da lì uscì
un'elegante signora sui
sessant'anni. Indossava un tailleur nero, molto sobrio ma allo stesso
tempo
elegante e aveva i capelli scuri raccolti in un perfetto chignon.
“Oh,
signorina Cullen!” esordì appena vide le due
ragazze e andò loro incontro, con
un sorriso smagliante. “Ben arrivata. E buongiorno anche a
lei, signorina
Swan.”
“Signora
Green come sta? Spero tutto bene.” Alice era come sempre a
proprio agio
dovunque. Al contrario Bella sembrava molto a disagio. Tutto intorno
era
estremamente chic. Niente era fuori posto. Tutto sembrava studiato nel
minimo
particolare, dalla scelta della tappezzeria a quella delle luci, dalle
pose dei
manichini alle pose composte quanto rigide delle commesse. Tutte
uguali, tutte
con il sorriso stampato sul volto. Sembrava avessero frequentato
chissà quale
corso speciale per lavorare in negozio di cosi alta classe. Fosse stato
per
Bella mai e poi mai si sarebbero ritrovate in un posto del genere. Non
era
certo il suo mondo quello. Eppure
piuttosto che deludere Alice
Bella avrebbe cercato di sopportare anche quella situazione cosi
imbarazzante.
“Molto
bene, signorina Cullen, grazie per l'interessamento. Spero altrettanto.
Ma sono
sicura che vedere l'abito finito vi metterà entrambe di
ottimo umore!” Rivolse
un sorrisetto complice a Bella, che arrossì.
“Soprattutto la nostra giovane
sposina.”
“Ci
scusiamo per il leggero ritardo, ma abbiamo avuto un piccolo
inconveniente.”
Alice scoccò un'occhiata eloquente e divertita a Bella.
“Oh,
non vi dovete preoccupare. Quello che stavate aspettando è
appena arrivato.”
rispose sorridente la signora.
“Oh,
menomale, che fortuna!”
“Se
volete seguirmi.” Ed indicò una porta che si
trovava infondo al grande negozio.
Entrare in quella stanza significava anche attraversare
l’intero atelier. Bella
camminava impacciata con lo sguardo fisso su Alice. Aveva
l’impressione di
attirare l’attenzione di tutti gli altri clienti. Loro cosi
eleganti nei propri
vestiti di marca mentre lei cosi scialba e naturale. Si maledisse per
non aver
scelto qualcosa di un po’ più femminile da
indossare. Osservò Alice che la
precedeva di poco. La sua camminata era cosi elegante e sinuosa, per
non
parlare del portamento. Nella mente di Bella si fece di nuovo posto
quella
solita domanda: anche lei in un prossimo futuro sarebbe stata cosi? Non
era
sicura che la trasformazione in una vampira potesse fare miracoli su
una come
lei ma sicuramente qualche miglioramento ci sarebbe stato. Forse
sarebbe anche
riuscita ad indossare delle scarpe con un tacco vertiginoso come quelle
che
indossava Alice quel giorno ovviamente senza il rischio di rompersi una
gamba.
Stava iniziando a vagare tra i suoi pensieri quando la sua amica si
fermò.
Qualcosa aveva particolarmente catturato la sua attenzione
perché gli occhi
iniziarono a brillarle di una luce ancora più accesa.
“Bella,
guarda!” trillò entusiasta. “Quel
vestitino è un amore!”
Bella
guardò la causa di tanta eccitazione. Non se ne era accorta
perché come al
solito era distratta ma quello era il reparto bambini. Tanti piccoli
abiti
vestivano dei manichini in miniatura. La maggior parte dei vestiti era
di
colori pastello. Quello che invece aveva attirato la sua amica era rosa
confetto.
“Che
peccato non aver bambini da vestire,” sbuffò
mentre un secondo dopo stava già
rivolgendo il suo sorriso in altre direzioni riprendendo a danzare per
il
negozio.
Bella
era rimasta imbambolata a fissarla. Alice sprizzava felicità
da tutti i pori
mentre per lei tutto risultava estremamente pesante e fastidioso.
Sicuramente
non aveva l’aria della novella sposina, no, quella poteva
sembrare Alice, non
certo lei. Si destò di nuovo da quei pensieri sciocchi e
tornò a seguire le due
donne. Finalmente la sfilata in bella mostra era terminata e giunse il
momento
di entrare nella fatidica sala.
Era
una stanza molto grande, con un enorme specchio sul fondo. Sulla destra
si
trovava una cabina spogliatoio mentre al centro era stato posizionato
ciò che
Bella con molta titubanza aveva scelto tra tanti altri solo due
settimane
prima. Il suo vestito da sposa.
Era
indossato dal busto del manichino in maniera impeccabile. Un corpetto
ricoperto
di perline dava una linea sinuosa e formosa alla parte superiore,
lasciando
scoperte le braccia. Poi la stoffa della parte inferiore ricadeva
increspata
fino al pavimento, lasciando alle proprie spalle una coda non troppo
vistosa.
Era indubbiamente un bellissimo abito da sposa.
Bella
non mostrò nessun particolar slancio di emozione, al
contrario di Alice che
aveva gli occhi spalancati ed un sorriso splendente sul volto. Sembrava
come se
i ruoli fossero invertiti. E ancora una volta Bella si sentì
fuori posto.
Fissava l’abito che da lì a poco le sarebbe
appartenuto come fosse stato una
pericolosa minaccia che avanzava verso di lei. Si sentì in
colpa per quell’emozione
che non riusciva a provare ma che leggeva invece distintamente sul
volto della
sua cara amica.
“Signora
Green, è stupendo!” disse Alice battendo
lievemente le mani.
La
signora sorrise soddisfatta. “E lei cosa ne dice signorina
Swan?”
“Oh
sì. E’ molto bello.”
Pronunciò quelle parole come per farle un favore. Il suo
tono di voce non sembrava essere d’accordo però.
Bella
notò che Alice era tornata a fissarla intensamente. Sul suo
volo non c’era più
il sorriso smagliante ma un espressione seria. La stava deludendo, ne
era
certa. Lo aveva già fatto quando lei ed Edward avevano
deciso di sposarsi senza
dire niente a nessuno. Dal momento che poi la storia era venuta fuori
però si
era lasciata convincere a lasciare che Alise si occupasse dei
preparativi. Era
il suo modo per farsi perdonare per la “quasi
delusione” che le aveva dato.
Accettando quella condizione Bella aveva immaginato a cosa sarebbe
andata
incontro. Conosceva lo stile di Alice, ma se ciò rendeva
felice la sua amica
avrebbe fatto un sacrificio. Nonostante tutti i buoni propositi
però adesso la
stava deludendo di nuovo, glielo leggeva in volto.
La
signora Green aveva avuto sicuramente la stessa impressione di Alice,
ma cercò
di non dare troppo peso alla cosa, anzi. Esortò la futura
sposa a fare la prova
finale.
Bella
ovviamente non ebbe scelta. Appese il capotto e la borsa
all’attaccapanni.
Entrò in cabina con la signora Green, che le avrebbe dato
una mano col vestito.
Quando
dopo alcuni minuti le due ne uscirono, Bella cercò di
rimediare in qualche modo
nei confronti di Alice.
“Che
ne dici, Alice? Sono promossa?”provò a scherzare.
“Bella,
forse non ti rendi conto. Sei meravigliosa, dico
davvero…”
Bella
le sorrise di nuovo. “Tutto merito di chi mi ha
consigliato.” Le fece
l’occhiolino mentre finalmente vide tornare il sorriso sulle
sue labbra.
“Sì
cara,” dichiarò la signora Green. “La
signorina Cullen ha proprio ragione.
Questo vestito è perfetto per lei!”
Bella
scrutò poi la propria immagine riflessa nello specchio. Il
vestito era stupendo
doveva ammetterlo, ma nonostante ciò non riusciva a sentirsi
veramente felice
di indossarlo. In un attimo nella sua mente si materializzarono le
scene del
suo matrimonio. Una piccola chiesa piena di persone. Volti sconosciuti
fra la
gente, anche troppi per i suoi gusti. Suo padre la teneva a braccetto
emozionato, Edward la stava aspettando all’altare, a pochi
metri di distanza.
Riconobbe qualche viso mentre si avvicinava: i suoi amici di scuola,
Seth con a
fianco Sue, sua madre Reneè assieme a Phil, e per ultimo
Billy Black. C’era una
sola persona che mancava all’appello. L’unica
persona che invece avrebbe voluto
veramente lì. La distanza tra lei e Edward intanto era stata
colmata. Charlie
le diede un'ultima occhiata incoraggiante e poi le lasciò il
braccio. Edward le
tese la mano, in un gesto che valeva come la
promessa di un'eternità
insieme. Bella stava per prenderla ma un attimo prima che le loro dita
si sfiorassero
sentì il rumore assordante del vetro che viene infranto.
Bella
si riscosse. Sentì la voce della signora Green ma non
capì cosa stesse dicendo.
Si voltò verso Alice, confusa, e la vide che la guardava
fisso, con occhi
imperscrutabili. Voleva chiamarla, ma era come se la gola le si fosse
chiusa.
Le mancarono le forze. L'ultima cosa che seppe erano le braccia forti e
fredde
di Alice che la sorreggevano e il frusciare del vestito che toccava il
pavimento. Poi più nulla.
La
bambina era immobile, accovacciata per terra. Intorno solo buio.
L’unico rumore
percepito era il pulsare di un cuore. La piccola sembrava tranquilla,
serena,
ma ad un certo punto il rumore delle pulsazioni iniziò a
calare e con esso il
numero dei battiti. Il suo cuore stava per fermarsi. La bambina non
perse la
sua aria tranquilla e iniziò a chiudere gli occhi,
lentamente. Mancava molto
poco e tutto sarebbe finito. Fu proprio in quell’istante che
qualcosa cambiò.
Gli occhi della bimba tornarono ad aprirsi lentamente ed il cuore
riprese a battere
regolarmente. Volse lo sguardo al cielo. Cominciò ad
intravedersi uno spiraglio
di luce in quell’immensa distesa nera. Tutto intorno stava di
nuovo prendendo
il proprio colore. Gli alberi, le case, il cielo. Le ombre scure
sparirono
completamente ed il sole tornò a splendere alto nel cielo.
Lo scenario poi
cambiò. La bambina era diventata una giovane donna e
camminava lungo la
battigia di una spiaggia, lasciando che ogni sua impronta venisse
portata via
dalle onde che si infrangevano a riva. Ad un tratto qualcuno fu al suo
fianco,
provocando sul suo viso un dolce sorriso.
“Bella,
ti stai riprendendo. Oddio che spavento mi hai fatto
prendere.”
Bella
riconobbe subito quella voce ma la sua vista era ancora annebbiata.
“Alice,
cosa è successo? Dove sono?” chiese con voce
fievole.
“Non
ti preoccupare, sei a casa nostra. Sei svenuta mentre provavi
l’abito da
sposa.”
“Giusto.”
ricordò.
Era
calato il silenzio fra le due amiche. Alice con un gesto molto dolce
toccò la
guancia di Bella.
“Non
sai quanto mi dispiaccia. Mi sono così affezionata a te. Ti
considero davvero
mia sorella.” Alice pronunciò quelle parole con un
tono tristissimo. Bella non
riusciva a capire cosa volesse dire con quell’affermazione,
ma quando stava per
chiederglielo qualcuno bussò alla porta, che si
aprì qualche istante dopo
rivelando la figura di Edward.
“Edward,”
pronunciò Bella con un sorriso sulle labbra. Ormai la vista
era tornata
perfettamente.
Il
ragazzo si avvicinò in silenzio ricambiando il sorriso. Si
mise seduto sulla
sedia affianco al letto dove Bella aveva dormito per tre lunghe ore.
Alice
fissò i due ragazzi con la stessa aria triste di quando
aveva pronunciato
quelle strane parole e poi poggiò una mano sulla spalla del
fratello. “Edward,
scendo di sotto. Ci vediamo dopo, vero?” chiese evidentemente
preoccupata. Lui
fece solo un cenno con il capo. Alice tolse la mano dalla sua spalla e
tornò a
fissare Bella.
“Ti
voglio bene, sii felice.” Pronunciò poi quelle
ultime parole con un lieve
sorriso sulle labbra, dopodiché si voltò ed
uscì dalla stanza.
Bella
era sempre più perplessa e una sensazione di preoccupazione
iniziò a
impossessarsi di lei.
“Come
stai?” chiese Edward apprensivo.
“Adesso
bene.” Sorrise lievemente mentre con la mano cercava quella
di lui. Era fredda
come al solito, ma lei aveva bisogno di quel contatto.
“Mi
dispiace avervi fatto preoccupare. Evidentemente sono perfino
più debole di
quanto pensassi.” Cercò di scherzare
sull’accaduto.
“L’importante
è che tu adesso stia bene.” Edward era
sinceramente sollevato ma il suo tono
tradiva qualcosa di strano. Sia lui che Alice avevano qualcosa di
diverso. E
Bella lo notò.
“Edward
che hai? Non sei… non siete i soliti. Io sto davvero
bene.” E per convincerlo
si tirò su, sedendosi con la schiena appoggiata contro i
cuscini.
“Lo
so” rispose lui con sorriso. Bella divenne seria, e le fu
chiaro che qualcosa
era successo.
“Dimmi
la verità… prima Alice ha blaterato delle parole
strane e adesso anche tu
sembri così triste… cosa è successo
mentre dormivo? Edward lo voglio sapere.”
Il tono della sua voce era preoccupato ma deciso al tempo stesso.
Edward
non rispose subito, iniziò a giocare con la mano di Bella
che stringeva tra le
sue.
“Ti
prego…” implorò Bella con tono
più dolce.
Edward
la guardò dritto negli occhi. “Dovresti
saperlo” Apparve un sorriso forzato sul
suo volto così pallido.
“No
che non lo so. Spiegati meglio.”
“Alice
ha visto il tuo sogno…”
Bella
rimase alquanto sorpresa. Pensò poi che si riferisse al
sogno ricorrente e
provò a concentrarsi per ricordare, ma le immagini che
affollarono la sua testa
furono ben diverse da quel che si aspettava. Il sogno che aveva fatto
poco
prima non era il solito di sempre, anzi. Era cambiato decisamente e a
quel
ricordo Bella ebbe un sussulto.
“Alice
non riesce più a vedere il tuo futuro.” Parole
pronunciate a voce bassa, che in
quell’istante risuonarono come delle grida.
“E
perché mai… dovrebbe…” Era
confusa, non riusciva bene a collegare tutte le
cose.” Sto forse per morire?”chiese infine con gli
occhi sbarrati.
Edward
continuava a fissarla. “No.” Silenzio.
“Quello sarebbe accaduto se fosse stata
in grado di vederlo ancora… il tuo futuro.”
“Ma
perché? Tra poco io diventerò come te, come voi,
la morte non sarà più un
problema di cui preoccuparsi…” disse, cercando di
rassicurarlo.
“Bella,
tu non diventerai come noi, come me…” Quando
concluse la frase strinse forte la
mano di Bella.
Bella
era rimasta scioccata. Non riuscì a dire niente. La sua
mente era affollata da
mille domande, ma non riuscì a farne nemmeno una.
Edward
abbassò lo sguardo che fino a un istante prima teneva
incollato in quello di
Bella.
“Il
sole torna sempre, prima o poi…” Tanta, tantissima
tristezza in così poche
parole.
Bella
sentì che Edward stava lasciando la presa delle loro mani.
Sentì un brivido di
freddo percorrerle la schiena, dopodiché riuscì a
parlare di nuovo.
“Non
voglio che tu mi lasci, non voglio.” La sua voce era udibile
appena.
“Bella…”
Questa volta Edward cercò di sorriderle dolcemente.
“Non posso privarti del tuo
sole, non posso privarti della tua aria. Non adesso. Non ora, che
finalmente
hai scelto con il cuore.”
“Ma
non posso stare senza di te… non potrei sopravvivere, non
potrei…” Non riuscì a
finire la frase, le lacrime avevano cominciato a scendere.
“Sì
che puoi farlo. Ricorda: l’hai già fatto una
volta… e se le cose fossero andate
come avrebbero dovuto, adesso saresti felice… con
lui.”
“Edward…”
La vista era di nuovo appannata ma adesso erano le sue lacrime la causa.
Edward
si alzò in piedi e dolcemente le poggiò le labbra
sulla fronte.
“Io
apparterrò per sempre a te.”
Bella
chiuse gli occhi e li riaprì solo quando sentì
che il tocco delle labbra di
Edward era cessato.
La
stanza era vuota. Edward era scomparso. In silenzio, in un battito di
ciglia,
lui se ne era andato.
Bella
era immobile e fissava un punto fermo davanti a lei. Sul suo volto un
espressione assente. Edward l’aveva lasciata
un’altra volta. Sentì il mondo che
si era creata sgretolarsi mentre una sensazione di ansia e di
soffocamento si
impadroniva di lei. Tutto era finito. Si convinse che il vero incubo
fosse
quello che stava vivendo adesso. Lei dipendeva da Edward eppure la
scelta che
inconsapevolmente aveva fatto tagliava di netto i loro fili invisibili.
Fu il
brivido freddo che le percorse la schiena a riportarla alla cruda
realtà mentre
realizzava la situazione. Non era il momento di starsene immobile vinta
dalla
consapevolezza di ciò che era accaduto. Si
asciugò velocemente le lacrime che
ancora le rigavano il viso e alzandosi dal letto corse fuori dalla
stanza.
Iniziò
a pronunciare tutti i nomi della famiglia Cullen ad alta voce, mentre
scendeva
le scale e mentre controllava nervosamente ogni stanza della casa. Ma
nessuna
risposta ai suoi richiami. Quella grandissima casa era ormai desolata.
Quando
ebbe la certezza che era troppo tardi si lasciò cadere a
terra mentre disperata
piangeva le sue ultime lacrime.
Avrebbero
mai avuto fine le sue sofferenze? Sarebbero mai finite le sofferenze
che lei
causava a gli altri? Sembrava proprio di no.
Erano
passati tre giorni da quando Edward se ne era andato. Bella, sfogata
tutta la
sua disperazione, era tornata a casa. Non disse niente a Charlie, non
disse che
il matrimonio era stato annullato, che lei ed Edward si erano lasciati,
definitivamente stavolta.
Quella
notte era riuscita finalmente a dormire serenamente. Nessun incubo o
sogno
ricorrente le aveva fatto visita.
Quando
l’indomani si fu alzata Charlie era già uscito per
andare a lavoro. Per
l’intera mattinata non fece altro che trascinarsi da una
stanza all’altra della
casa intenta a svolgere le faccende casalinghe. Era anche quello un
modo per
tenere la mente impegnata. Tornò nella
sua stanza e faticosamente si
lasciò cadere sul letto appena rifatto. Chiuse gli occhi e
si portò il dorso
della mano sulla fronte. Stava per farsi vincere dal vortice dei suoi
pensieri
quando aprendo gli occhi vide quel piccolo lupo in legno ciondolare dal
suo
braccialetto. Lo fissava come se il suo oscillare dovesse paralizzarla
poi con
l’altra mano iniziò a giocarci nervosamente.
Qualcosa stava lentamente
cambiando in lei perché sulle labbra accennò un
lieve sorriso. Scattò poi in
piedi e si avvicinò all’armadio mentre la tuta che
indossava finiva velocemente
sulla sedia della scrivania. Aveva finalmente deciso cosa fare.
Quel
pomeriggio sarebbe tornata nel bosco per un’ultima volta.
Stava per uscire
dalla propria stanza quando tornò indietro. Prese un
bianchetto dalla scrivania
e si avvicinò al calendario appeso al muro. Un attimo di
esitazione e poi la
sua mano disegnò un cerchio bianco su quello rosso
sull’ultima casella. Il 31
gennaio non avrebbe più avuto un significato particolare.
Ripose il bianchetto
al suo posto e stavolta uscì veloce dalla stanza.
Aveva
lasciato il pick up sul sentiero, prima di avventurarsi per
l’ennesima volta in
quella foresta che ormai le era tanto familiare.
Ci
mise un po’, ma finalmente giunse a destinazione.
L’imponente casa dei Cullen
era sempre lì. Per un attimo si era convinta che al suo
ritorno, come avevano
fatto i suoi occupanti, anch’essa si sarebbe dissolta. Ma non
era così,
evidentemente. Osservò la casa e tanti ricordi affollarono
la sua mente. Era
come se avesse vissuto una bellissima favola anche se piena di
pericoli.
Ricordò ogni piccolo, breve, istante trascorso con Edward e
con i Cullen.
Avrebbe portato per sempre tutto dentro di sé, non avrebbe
mai e poi mai potuto
dimenticare niente di quei mesi vissuti… niente. Ma prima o
poi tutti dobbiamo
svegliarci e tornare alla realtà. Era giunto il momento di
vivere veramente. Sorrise
mentre dava un ultimo sguardo all’immensa casa, prima di
voltarsi e andarsene.
Corse
più veloce che poteva lungo tutto il sentiero che dalla
foresta portava di
nuovo sulla strada, dove aveva lasciato il pick up. Riprese a guidare
ma non
verso casa, la sua nuova direzione sarebbe stata La Push.
Era
arrivata quasi al confine. Pochi minuti e sarebbe stata nella riserva;
pochi
minuti e finalmente avrebbe rivisto Jacob. Il suo Jacob. Forse, se lui
ancora
l’avesse voluta, avrebbero potuto iniziare a vivere quello
che tanto volevano.
Era immersa nei suo pensieri quando il pick up iniziò a fare
uno strano rumore.
Dopo qualche metro il motore si spense e non ripartì
più.
“Diamine,
dovevi abbandonarmi proprio adesso?” imprecò
contro quel grande mostro rosso che
per tanto tempo le aveva fatto da mezzo di trasporto.
Camminò in avanti e
indietro davanti al pick up per qualche minuto, poi si decise.
“Si
vede che oggi deve andare cosi” pronunciò a voce
alta un attimo prima di
riprendere a correre sulla strada che l’avrebbe portata alla
riserva.
Bussò
alla porta di casa Black ancora ansimante. Aveva quasi consumato tutta
l’energia del suo corpo. Non era abituata a correre
così tanto e velocemente,
ma il suo bisogno di vedere Jacob era troppo forte. Voleva mettere fine
al più
presto a quell’esigenza. Quando la porta si aprì,
Bella trovò un perplesso
Billy a riceverla. L’immagine che Bella mostrava di
se in quel momento non
era certo tra le migliori. Alcune ciocche di capelli sfuggite
all’elastico
coprivano una parte del suo viso, le guance leggermente rosse
mostravano il suo
affaticamento e le scarpe e l’orlo dei jeans erano tutti
bagnati e sporchi di
fango. Durante la corsa aveva centrato più di una volta le
pozze che trovava
sul suo cammino eppure non sembrava essersene nemmeno accorta.
“Che
c’è Bella? E’ successo qualcosa a
Charlie?” Billy era evidentemente
preoccupato. Doveva avere proprio un aria distrutta per spaventare cosi
l’uomo.
“Oh,
no, Billy. E’ tutto a posto, Charlie sta
benissimo.” ansimò, mentre cercava di
riprendere fiato. “Sono venuta per Jake…
è in casa?”
Billy
la osservò qualche istante. “È nel
capannone.” rispose infine.
“Grazie.”
Bella accennò un sorriso e poi tornò a correre in
direzione del rifugio di
Jake. Billy la osservò seduto sulla sedia a rotelle qualche
secondo, poi anche
lui accennò un sorriso e richiuse la porta alla sue spalle.
L’entrata
del capannone era aperta. Bella sentì provenire
dall’interno una canzone
conosciuta. Fece capolino lentamente ma non vide nessuno. Solo la radio
sintonizzata su chissà quale stazione rendeva vivo
quell’ambiente. Jacob
non c’era. Sul suo volto si dipinse un aria delusa. Voleva
parlargli al più
presto ma evidentemente avrebbe dovuto aspettare ancora. Fu proprio in
quel
momento che una voce alle sue spalle la fece sussultare.
“Bella?”
La
ragazza si voltò di scatto. Quella voce. Quanti giorni erano
passati senza che
potesse udirne il suono.
“Jake…”
I
due ragazzi si guardarono qualche istante senza dire niente poi fu
Jacob a
rompere il silenzio.
“Che
ci fai qua? E il tuo pick up? Dove lo hai lasciato?” chiese
in maniera più
distaccata possibile.
“Ecco…
il pick up si è fermato sulla strada mentre venivo qua e
sono venuta di corsa.”
“Oh…
Non dirmi che hai bisogno del tuo meccanico personale”
pronunciò sarcastico.
Bella
capì cosa voleva dire. “No, non ho bisogno di
nessun meccanico.”
“Bene,
meglio cosi, perché adesso ho altro da fare.”
Aveva ripreso a camminare con
ostentata indifferenza, oltrepassando Bella ed entrando nel capannone.
Bella
rimase sorpresa da quell’atteggiamento. Ma cosa doveva
aspettarsi dopo il loro
ultimo incontro? Ovviamente stava andando anche troppo bene.
“E
cosa stavi facendo?” chiese titubante.
“Te
ne importa forse qualcosa? Credo tu abbia cose migliori a cui
pensare.” Il tono
di voce di Jacob era tagliente ed incisivo. Stava parlando del suo
matrimonio,
al quale ormai avrebbero dovuto mancare a malapena tre giorni. Di certo
non
poteva sapere che tutto era saltato. Bella assunse un espressione
triste. Forse
Jake non sarebbe riuscita a perdonarla cosi facilmente. Jacob accortosi
della
sua reazione sospirò.
“Sto
preparando le ultime cose. Domani parto.”
Bella
era scioccata. Stava partendo? Come stava partendo! No, no, no.
“E…
dove vai?” riuscì a sussurrare.
“Non
lo so. Voglio viaggiare, cambiare aria per un po’. Ho
terminato finalmente la
mia Golf, e quale compagnia migliore? A dire il vero avevo pensato ad
un'altra
via di fuga, ma il pensiero che gli altri fossero in grado di potermi
tenere
sempre d’occhio non mi piaceva
granché…”
Certo,
l’altra via di fuga sarebbe stato la trasformazione in lupo,
ma sarebbe rimasto
in contatto con il branco per chissà quanti chilometri. Era
chiaro che voleva
restare solo invece.
“Jake,
non devi…”
Il
ragazzo assunse un espressione nervosa.
“Non
devo che cosa, Bella?”
“Non
devi partire.” rispose debolmente con gli occhi che lo
fissavano imploranti.
“Bella…
mi sembra che tu adesso stia esagerando, veramente. Credo di aver fatto
abbastanza. Pretendi davvero che accetti la situazione così
facilmente? Così a
buon mercato? Ti sbagli di grosso...” Silenzio.
“Certo ti ho fatto una
promessa, ma per adesso non sono ancora in grado di mantenerla. Spero
che un
giorno…”. Si era interrotto, incapace di
terminare quella frase.
“Non
partire di prego… non adesso.” lo
implorò Bella.
Jacob
la guardò allibito, poi scoppiò in una risata
nervosa.
“Spero
tu non voglia chiedermi di aspettare il tuo matrimonio… non
avrai certo pensato
che potessi parteciparvi.” Il suo tono di voce era duro.
“Jacob,
non ci sarà nessun matrimonio,”
dichiarò infine Bella lasciando Jacob nella
perplessità più assoluta.
“Cosa
vorresti dire? Come, non ci sarà nessun
matrimonio?”
“Hai
capito bene… è stato tutto annullato.”
“Ma
Charlie ha detto a Billy che…” Bella non gli
lasciò il tempo di finire la
frase.
“Charlie
non sa ancora niente.”
Jacob
continuava a fissare Bella stupefatto.
“Bella,
non capisco cosa tu voglia dire.”
“Jake…”
Bella gli si avvicinò lentamente, finché a
separarli non rimasero che pochi
centimetri. “Io ho fatto la mia
scelta…definitiva.”
Bella
notò che l’espressione di Jake era diventata tesa
e gli occhi erano velati di
tristezza. Ovviamente aveva frainteso.
“Bella,
non c’è bisogno che tu mi rinfreschi le idee.
Sappiamo benissimo entrambi come
sono andate le cose…”
“No
Jake… tu, tu non sai niente.”
Jacob
la fissava cauto. “Cos’è che al
contrario dovrei sapere?” chiese in cenno quasi
di sfida.
“Che
ho bisogno del mio sole. Non posso rinunciare a l’aria. Non
posso.” Bella
pronunciò quelle parole con un infinita dolcezza. Jake, dal
canto suo sembrò
diventare di pietra.
“L’eclissi
non dura per sempre.” concluse infine Bella.
Al
suono di quelle parole Jacob finalmente comprese. Ricordò la
loro ultima
discussione. Ricordò le parole che lui stesso aveva
pronunciato quando era
stato convinto di aver perso definitivamente contro il suo rivale.
“Con le
nuvole posso anche farcela. Ma non posso
cavarmela con un eclissi.”
Jacob
era scioccato e Bella intuendolo gli sorrise. L’ultimo passo
che li teneva
lontani venne poi colmato. Lo sguardo che si scambiarono
sembrò non finire mai.
Era come se anche quel momento fosse un sogno. Eppure nel momento che
le loro
labbra si toccarono, ebbero la certezza che quello che stavano vivendo
altro
non era che la pura realtà. Fu un bacio dolce, morbido,
ancora incerto. Poi le
loro fronti si toccarono, interrompendolo. Entrambi con gli occhi
chiusi,
assaporarono quella vicinanza così tanto cercata e
finalmente conquistata.
“Cosa
dovrei fare, adesso?” domandò esitante Jacob.
“Potresti
portarmi con te,” rispose Bella accennando di nuovo un
sorriso mentre Jake
spalancava gli occhi.
“Tu
lo faresti? Tu abbandoneresti tutto?”
“No.
Io avrei finalmente tutto.”
L’aveva
capito. L’unica persona al mondo di cui aveva veramente
bisogno era solo una. E
adesso era di fronte a lei. Si scambiarono di nuovo un profondo
sguardo, poi
scoppiarono a ridere insieme prima di sigillare quella promessa con un
bacio.
Una promessa che sarebbe durata per sempre.
La
radio che era sempre rimasta accesa iniziò a suonare una
nuova canzone.
I'm
not quite sure how to
breathe without you here
I'm
not quite sure if I'm
ready to say goodbye to all we were
Be
with me
Stay
with me
Just
for now
Let
the time decide
When
I won't need you
My
hand searches for your hand
In
a dark room
I
can't find you
Help
me
Are
you looking for me?
Can
I feel anyore?
Lie
to me, I'm fading
I
can't drop you
Tell
me, I don't need you
My
hand searches for your hand
In
a dark room
I
can't find you
Help
me
Are
you looking for me?
Etch
this into my brain for me
Tell
me, how it's supposed to
be
Where
everything will go
And
how I'll be without you by
my side
My
hand searches for your hand
In
a dark room
I
can't find you
Help
me
Are
you looking for me?
My
hand searches for your hand
In
a dark room
I
can't find you
Help
me
Are
you looking for me?
Charlie
rincasò molto tardi quella sera. Era stata una lunga
giornata alla centrale.
Non vedeva l’ora di gustarsi la partita di baseball comodo
sul divano.
“Sono
tornato. Bella, ci sei?” Nessuna risposta. La casa sembrava
deserta. Si
trascinò faticosamente in cucina ed accese la luce. Come il
resto della casa
anche quest’ultima era vuota. La sua vista però
cadde sul foglio bianco
piegato, appoggiato sul tavolo. Si avvicinò e lo
aprì, leggendone il contenuto.
Papà, ti
avevo promesso che non lo avrei mai più
fatto, ma mentre ti scrivo questa breve lettera la decisione di
infrangere la
promessa è già stata presa. Finalmente ho capito
cosa voglio davvero, di cosa
non posso fare a meno nella mia vita. Forse ci stiamo comportando
davvero come
due immaturi, ma vado con la speranza e la consapevolezza che saprai
perdonarmi. Non allarmare la mamma. Ti prometto che appena possibile ti
chiamerò. Questa promessa sono sicura di poterla mantenere.
Ti voglio bene, Bella.
P.S Stai tranquillo
non abbiamo intenzione di
disertare la scuola per sempre… torneremo, presto.
Ah… se ti può aiutare chiama
Billy, deve essere nelle tue stesse condizioni.
Inizialmente
gli venne quasi un colpo. Ma quando mise a fuoco soprattutto le ultime
parole
scoppiò in una risata.
“Lo
sapevo!” esordì trionfante mentre si dirigeva
verso il telefono.
“Billy,
sono Charlie”
Dall’altra
parte del telefono nessuna risposta. “Una ventina di birre
possono bastare?”
chiese Charlie divertito.
“Credo
proprio di si,” rispose altrettanto divertito
l’amico.
Charlie
riagganciò il telefono e uscì di nuovo di casa.
Ecco
qua la mia terza storia e sinceramente non ho molto da dire XD
E’
una storia semplice e leggera che prova a dare una
possibilità anche alla
coppia Jacob-Bella. A dire il vero il loro rapporto lo vedo molto
più
complicato di così ma questo è quello che mi
è balenato in testa in questi
giorni. La canzone che ho usato alla fine è di Hana Pestle
– Need.
Non
credo ci sia canzone migliore che possa
“raccontare” il loro rapporto,
soprattutto in Eclipse. Qua sotto vi lascio la traduzione in italiano
così da
far capire anche a chi come me non mastica l’inglese a cosa
mi riferisco.
UN
RINGRAZIAMENTO SPECIALE VA ALLA MIA OMONIMA
ERICA, J CHE CON PAZIENZA
HA CORRETTO LA PRIMA STESURA RENDENDO SICURAMENTE IL RISULTATO FINALE
MIGLIORE!
Un
bacio e alla prossima.
“Need”
– “Bisogno”
Non sono
così sicura di come fare per
respirare
Senza te qui
Non sono
così sicura di essere pronta a
dire addio
A tutti ciò
che eravamo
sei con me
stai con me
solo per ora
lascia decidere al
tempo il momento in cui
non avrò più bisogno di te
La mia mano cerca la
tua
In una stanza buia
Non riesco a trovarti
Aiutami
Mi stai cercando?
Posso sentire ancora
qualcosa?
Mentimi, sto svanendo
Non posso lasciarti
“cadere”(andare)
dimmi che non ho
bisogno di te
La mia mano cerca la
tua
In una stanza buia
Non riesco a trovarti
Aiutami
Mi stai cercando?
Incidi questo nel mio
cervello, fallo per
me
Dimmi come dovrebbe
essere
cove andrà
a finire tutto
e come sarà
senza di te al mio fianco
La mia mano cerca la
tua
In una stanza buia
Non riesco a trovarti
Aiutami
Mi stai cercando?