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Autore: Dahlia Hawthorne    01/02/2010    3 recensioni
Ho voluto scrivere questa fanfiction perché dopo aver visto l'ottava puntata di Merlin non ho resistito xD. Ho voluto esprimere con le parole le emozioni di Artù, quando ha saputo che sua madre era morta a causa degli interessi personali di suo padre. Spero che vi piacerà ^^. Spoiler dell'ottava puntata di Merlin, I Peccati Del Padre.
Genere: Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Uther
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Morgause ha ragione. O meglio, mia madre ha ragione…

Non era stata la magia a ucciderla, come avevo sempre creduto, ma mio padre.


Dopo aver lasciato la caverna, ora, mentre cavalco… ripenso al mio passato.

E solo adesso mi rendo conto, di quanto mia madre mi sia mancata. Di quanto avrei voluto averla al mio fianco nei punti più belli e più difficili di questo percorso, che è la mia vita.


Ho preso una decisione: mio padre pagherà per ciò che le aveva fatto. Aveva lasciato che la morte la cullasse tra le sue braccia mentre veniva uccisa. Uther Pendragon aveva bandito da anni la magia a Camelot, condannando a morte tutti coloro che la praticavano, e solo ora ne capisco il motivo… Voleva purificare la sua coscienza da tutte le sue colpe, iniziando una lotta contro la stregoneria… Tutto era partito dal suo cuore, ormai spezzato da un odio profondo e dalla paura che potessi scoprire il suo segreto…


Ma ora so. So tutto. E mentre torno a Camelot con Merlino, un’idea sempre meno spaventosa appare nella mia mente, i suoi contorni si fanno ben definiti e pensieri rabbiosi riecheggiano nelle mie orecchie. Uther la pagherà. Quando si troverà di fronte a me, dovrà rispondere delle sue azioni, come mia madre rispose delle sue.


**


Sono appena sceso da cavallo e, dopo aver lanciato le redini a Merlino, ora entro con passo deciso nel palazzo. I corridoi sembrano più stretti del solito, la luce è più fioca, e la polvere mi fa lacrimare gli occhi. Non voglio ammettere che… che sto piangendo. Non voglio ammettere che tremo al pensiero di quello che sto per fare. E non voglio ammettere che, qualunque cosa succeda, non cambierò idea.

I servitori che camminano per il castello mi osservano con occhi sgranati, fermandosi a mormorare al mio passaggio: non riescono a capire il motivo di tutto ciò che vedono. I loro passi arrivano attutiti alle mie orecchie, e la mia vista è appannata dalle lacrime… Tutto quello che riesco a vedere sono macchie confuse di colore, mentre sto quasi correndo verso la sala del consiglio, dove il Re starà ordinando di inviare una spedizione di ricerca ai confini del regno per trovarmi.

-Principe Artù!- le guardie mi chiamano, ma non riesco a sentirle.

Finalmente il portone è di fronte a me. È il momento.


**


Avevo gettato il mio guanto a terra, ai piedi di mio padre. I suoi occhi sorpresi mi spingevano ad andare avanti.

-Tu hai ucciso mia madre. Avevi un così disperato bisogno di un erede e l’hai uccisa…-

-Non è vero. Sei stato incantato, Artù…-

-Accetta la sfida. Se non lo farai, ti riterrò un codardo.-

-No…-


L’ho colpito, ma mi ha tenuto testa. L’ho attaccato più volte, ma si è sempre difeso.


Quando poi si è distratto. Per un momento, mi ha guardato negli occhi e si è fermato. Allora l’ho disarmato, spingendolo sul trono, e gli ho puntato la spada al petto.


In quel preciso istante, forse per fortuna, forse per caso, forse perché il destino aveva voluto così, il portone si aprì e l’ultima persona che mi sarei aspettato di vedere in quel momento entrò.


-Artù, fermatevi! Volete davvero tutto questo? Se lo fate, il regno… Camelot… andranno distrutti!-

-Non si merita di vivere, Merlino! Non dopo ciò che ha fatto a mia madre! Io… Io…- le lacrime scesero inesorabili sul mio volto, -Lui deve pagarne le conseguenze!-

-Artù… se lo fate, come potrete continuare a vivere, sapendo che avete ucciso vostro padre? Morgause mentiva! Avete solo lui… Lui è la vostra famiglia. Gli dovete tutto.-


In quel momento, qualcosa, come una forza invisibile, mi costrinse a ritirare il braccio. Guardai Merlino, e poi mio padre.

Aveva il volto segnato, sconvolto dalla paura, gli occhi lucidi colmi di tristezza e le labbra tremanti. Per la prima volta, scoprii tutto l’affetto che provavo per lui… Per la prima volta, sentii tutta la gratitudine che avevo nei suoi confronti… Per la prima volta vidi mio padre.


Caddi in ginocchio, improvvisamente stremato dopo il viaggio e la lotta. Le lacrime scorrevano calde e lucenti sul mio viso, liberandomi da quel peso interno che portavo sul cuore da quando ero al mondo. Sentii le mani di mio padre posarsi sulla mia testa. –Artù, tu sei tutto per me… Sei ciò a cui più tengo al mondo…-


A quelle parole, mi sentii come rinato. Forse non sapevo la verità. Forse ciò che avevo sentito nella caverna era vero, o forse no. Ma stava il fatto che avevo mio padre al mio fianco. Un padre a cui dovevo tutto, anche la mia stessa vita.

 

  
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