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Autore: fabyd    01/02/2010    1 recensioni
Ricordo ancora la prima volta che ci siamo visti, anzi per essere precisi ,la prima volta che ti ho visto. A quel tempo non ero come sono ora. Non usavo gonne o vestitini attillati e sicuramente non passavo ore e ore davanti allo specchio a lottare con questa moltitudine di capelli ricci che mi ritrovo o a truccarmi meticolosamente
Genere: Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricordo ancora la prima volta che ci siamo visti, anzi per essere precisi ,la prima volta che ti ho visto.

A quel tempo non ero come sono ora. Non usavo gonne o vestitini attillati e sicuramente non passavo ore e ore davanti allo specchio a lottare con questa moltitudine di capelli ricci che mi ritrovo o a truccarmi meticolosamente.  In effetti ,sai, quando passi la maggior parte della tua vita ad essere rifiutata dai ragazzi che ti piacciono, vieni un po’ colta dalla depressione e allora ti domandi:perché perdere ore e ore a torturarsi quando ti devi comunque sentire mortificata dai rifiuti. Comunque tornando a noi quando ti ho visto la prima volta eri occupato a controllare le tonsille di Alessia la tua “ragazza” attuale. Ragazza si fa per modo di dire visto che le tue relazioni duravano giusto due o tre giorni, il tempo di fare un giro di prova. Sai non ho mai capito perché le ragazza si comportano così. Non hanno un po’ di amor proprio? Forse sono io che sono esagerata ma sinceramente non capisco cosa ci sia di bello nel frequentare un ragazzo, fare quello che si deve fare e poi ciao ognuno per la sua strada. Ok adesso la finisco con le mie considerazioni idiote, sto andando fuori tema. Comunque diciamo che mi sei piaciuto subito, eri il tipico ragazzo che piace a me. Alto si e no 1,75  cm, capelli neri sparati in aria tenuti saldamente dal gel, occhi neri profondi che ti penetravano nell’anima non appena li incrociavi, corpo muscoloso, non stile super palestrato( quei tipi mi fanno veramente senso… brrr). Non mi hai degnato di uno sguardo, ne a me ne a nessun altro durante la festa, credo che Maria se la sia presa un po’, dopotutto le piacevi molto e sperava di poterti almeno rivolgere la parola ma aveva fatto un errore imperdonabile. Aveva invitato Alessia. Diciamo che era stata costretta e così si era avvelenata il sangue e il compleanno. Si il destino quando si mette fa le cose con stile non c’è che dire. Trascorsero un paio di anni da quel giorno. Di tanto in tanto mi capitava di vederti in giro con la tua moto e sempre in compagnia di qualche ochetta del cavolo, rimanevo affascinata ogni volta che ti vedevo e durante il tragitto verso casa immaginavo storie fantastiche. Immaginavo di sbattere accidentalmente conto di te, immaginavo stringerti forte  mentre le nostre labbra si scambiavano una promessa eterna resa ufficiale dai battiti dei  nostri cuori. Sono scemenze lo so, ma non puoi immaginare quanto mi sentivo felice. Il cuore mi batteva all’impazzata e sul viso mi si formava sempre un sorrisetto ebete. Sai io mi sono sempre odiata. La mia insicurezza e il mio sentirmi inferiore a tutto e a tutti non mi permetteva di essere felice. Non potevo neanche andare in discoteca a ballare perché mi sentivo un impedita e perché mi sembrava che tutti stessero a guardarmi e a deridermi.  Ma un giorno decisi di prendere la situazione  in mano e di cambiare. Fu dopo averti visto un giorno al parco. Te ne stavi seduto scompostamente su una panchina, le mani infreddolite nelle tasche della giacca.  Ascoltavi la musica del tuo i-pod battendo un piede a tempo . Rimasi qualche manciata di minuti a guardarti rimbambita mentre mi vedevo avvicinarmi e sederti accanto cominciando a parlarti e a ridere con te. Si sarebbe stato bello, peccato che invece rimasi ferma come una mummia a guardarti e a pensare quanto disgusto provavo per me stessa. D’un tratto però un piccolo ospite ti si avvicinò di soppiatto e venne a toccarti la gamba. Sorpreso e forse un po’ spaventato  sollevasti leggermente la testa e vedesti un piccolo e tenero yorkshire. Un grandissimo sorriso ti si stampò in viso rendendoti ancora più bello e affascinante ai mie occhi, tantoché il cuore incominciò a danzare nel petto. Accarezzasti il cagnolino con delicatezza, quasi avessi paura di romperlo, per quanto ero piccolo e fragile. Dentro di me si materializzò un pensiero: “una persona così dolce non può essere cattiva” e li feci un silenzioso giuramento a me stessa avrei fatto qualsiasi cosa per avvicinarmi a te e conquistarti. Si forse ero troppo sicura di me  in quel momento, ma  decisi per una volta di far tacere quella stupida vocetta che molto spesso mi portava negli abissi della disperazione più totale.

La prima mossa fu quella di cambiare look. Dissi addio ai pesanti occhiali che portavo e misi le lenti a conto. Iniziai una dieta nella speranza di poter eliminare quei rotolini nei fianchi odiosi.

Misi per la prima volta una minigonna e mi truccai il viso. Ma la cosa più importante che feci fu denudarmi del velo di costante paura e insicurezza con il quale ero stata avvolta dal giorno della mia nascita e vestì i panni di un valoroso guerriero.

Ero pronta.

 Chiesi aiuto a Maria, che nel frattempo ti aveva dimenticato, e insieme andammo al biliardo  che molto spesso frequentavi con i tuoi amici. Appena entrata ti vidi con la stecca in mano concentrato a colpire una pallina rossa, tutta la mia sicurezza si smaterializzò nel nulla, ma decisi di infischiarmene e di proseguire con il piano. Maria ti salutò baciandoti le guance mentre io ti strinsi un po’ titubante la mano. Dopo un primo momento di imbarazzo, da parte mia, tu cominciasti a rivolgermi la parola e io decisi di darti corda. Per una volta ero orgogliosa di me stessa, il cuore mi batteva all’impazzata e le gambe cominciarono visibilmente a tremarmi. Non so se te ne sei mai accorto ma sinceramente ancora oggi mi imbarazzerebbe  parecchio saperlo. Parlammo del più e del meno, dell’università che frequentavamo, di quello che avevamo intenzione di fare dopo la laurea e di altro. La mia paura iniziale era completamente sparita e  aveva  lasciato posto a una felicità che mai avevo provato prima.  Poi d’improvviso accadde qualcosa che non mi aspettavo minimamente: mi chiedesti un appuntamento. Rimasi un po’ di sasso in quel momento, ma accettai con entusiasmo. Rimanemmo per sabato e io me ne andai felice con Maria. A casa le chiesi un resoconto dettagliato dei tuoi atteggiamenti nei mie confronti e da brava psicologa quale era arrivò alla conclusione.

 GLI PIACI.

I tre giorni che si separavano dal nostro appuntamento furono i più lunghi che io avessi mai trascorso. Paura ed eccitazione si alternavano a momenti regolari. Euforia perché finalmente il mio sogno si era avverato, paura perché la sua fama di latin lover era risaputa. E se lui avesse con me le intenzioni che aveva avuto con le altre?

Per una volta decisi di seguire il consiglio di Sherlock Holmes: E’ un errore gravissimo mettersi a teorizzare prima di avere tutti gli elementi. Distorce il giudizio

 

E così feci.

 

Il giorno dell’appuntamento mi vestì di tutto punto mischiando eleganza e sobrietà. Evitai di mettere la gonna per farti capire che non ero quel genere di ragazza. Quando arrivai al luogo dell’appuntamento tu eri già li. Te ne stavi appoggiato ai piedi di una statua con le mani in tasca . Le ragazze che passavano ti guardavano incantate e io pensai orgogliosa: LUI E’MIO. Mi baciasti sulle guance appena mi vedesti e io arrossì leggermente per l’imbarazzo. Il pomeriggio trascorso fu piacevole e tranquillo. Scoprì che condividevamo gli stessi gusti e ne fui felice. Forse ho trovato la mia anima gemella pensai ingenuamente. La sera mangiammo una pizza insieme e quando fummo satolli ci recammo in un posto lontano dal brusio della città. Mentre ci avvicinavamo in verso uno spiazzo isolato e illuminato solo dalle stelle il germe della paura si insinuò nella mia mente. Purtroppo non perdesti tempo a confermarlo.

 Mi baciasti.

 Inizialmente fu un bacio dolce e casto che divenne poi più profondo. Le tue mani mi accarezzarono dolcemente la schiena attraverso la maglietta viola per poi insinuarsi e toccare la mia pelle facendomi piacevolmente tremare. Una nuova sensazione mi percosse il corpo. Un fuoco mi avviluppò nelle sue spire incandescenti. I nostri respiri divennero affannati e pesanti.  Per un attimo fui trasportata dalla situazione,  quando d’improvviso la mia mente e il mio cuore si ribellarono urlando all’unisono

”MA CHE COSA STAI FACENDO? “

 La tristezza e la disperazione mi avvolse portandomi sul fondo della depressione. Non l’avevo immaginato così il nostro primo bacio. Il  cuore doveva battermi all’impazzata, l ‘ euforia doveva farmi toccare le nuvole con un dito.

 Tutto ciò non  successe.

 Quello che provai fu disgusto, nausea e disprezzo verso di te e verso di me.

 Ti cacciai con tutta la mia forza ma tu continuasti a tirarmi a te.

Su non fare la bambina,lo so che ti piace lasciati andare un po’, mi dicesti insinuandomi la lingua in bocca e abbassandomi la cerniera. Istintivamente strinsi i denti e ti morsi la lingua e appena allentasti la presa ne approfittai per scappare.

 Ti odiavo.

 Io non sono come le altre ,io voglio essere amata , non voglio essere una ragazza di passaggio. Passai più di una settimana in casa a piangere disperata. Lo stomaco mi faceva perennemente male, con fitte atroci che non mi permettevano di dormire. Mi rendo conto che la mia reazione agli occhio di molti può sembrare esagerata, ma io ti amavo, anzi amavo l’immagine dì che mi ero fatta di te, e vedere che non coincideva con la realtà mi faceva sentire stupida. La consapevolezza che tutti i tuoi sorrisi, tutti i tuoi complimenti e paroline dolci erano solo un pretesto per poterti impossessare del mio corpo mi rodevano le viscere. E tu per tutta risposta non ti facesti sentire, neanche un messaggio.  Per più di un mese, dalla mattina che mi alzavo, alla sera che andavo a dormire, speravo di vedere un tuo messaggio ma nulla.

Decisi allora di farmi coraggio che non potevo continuare a tormentarmi l’anima per un idiota.

Maria mi è stata  di grande aiuto, mi è stata vicina e per questo che le sono grata.

Una sera d’estate uscimmo insieme per una passeggiata e li ti rividi. Ridevi allegramente con i tuoi amici e provai una rabbia immensa nel vederti così felice. Io avevo trascorso come un imbecille un intero mese a piangere come una dannata e invece TU invece te ne eri altamente fregato di me. Ma come potevo essermi “innamorata”  di un ragazzo così spregevole.

Mi voltai senza dire una parola e salì in macchina ignorando Maria che mi chiamava a gran voce. Spinsi con tutta la rabbia che avevo in corpo l’acceleratore e  guidai senza una meta precisa. Se solo non ti avessi mai incontrato,  se solo non mi fossi mai apparentemente innamorata di te se avessi avuto il coraggio di affrontarti e vomitarti tutto il mio disprezzo  invece di scappare come una ladra, non avrei mai avuto l’incidente che mi ha stroncato, e prima di chiudere per sempre gli occhi non avrei rivisto il tuo volto sorridente e strafottente.

TI ODIO

 

 

Salve a tutti. Questa storia è nata come un piccolo sfogo. Spero vi piaccia

  
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