Baby Boy
Zack uscì da casa sua,
chiudendosi la porta alle spalle prima ancora che sua madre concludesse le sue
raccomandazioni, e si avviò verso la strada, dove era parcheggiata la macchina
di Matt che lo aspettava con il motore acceso.
Fece il giro della
macchina e si sedette al posto del passeggero.
- Scusa, mia madre non mi
lasciava andare. – gli fece, sorridendo un po’
imbarazzato.
Matt gli lanciò un
occhiata divertita da sotto la visiera del suo cappello, poggiato sulla bandana
blu che copriva i suoi capelli cortissimi.
- Va bene. Ma metti la
cintura. Non voglio passare guai. – gli disse, prima di pigiare il piede
sull’acceleratore.
Zacky fece subito come il
ragazzo gli aveva detto. Sapeva che i suoi genitori gli davano il permesso di
usare l’auto solo il sabato sera e se avesse preso qualche multa, allora poteva
anche dimenticarsela.
- Allora, dove si va
stasera? – chiese, mentre tirava giù lo specchietto della macchina, per
sistemarsi un po’ il ciuffo viola sulla fronte.
- A casa di Brian. – gli
rispose semplicemente Matt, tenendo gli occhi sulla
strada.
Zack si gelò sul colpo. –
Prego?! – esclamò poi, voltandosi verso l’amico che aveva già il sorriso sulle
labbra dato che si aspettava quella reazione.
- Ci ha invitato a casa
sua, dato che i suoi sono partiti per il weekend. – chiarì il ragazzo, poi
allungò una mano verso la stereo, che aveva istallato personalmente, facendo
partire il cd dei Pantera.
Subito però Zack la
spense, accanendosi contro quel povero pulsante.
- Ehi, non rompermelo! –
esclamò allora Matt, lanciandogli un’occhiata minacciosa.
Zack lo ignorò – Andiamo a
casa di quel…coso, Matt? Perché
cazzo non me lo hai detto?! – esclamò, inviperito.
Matt lo guardò un attimo,
prima di riportare gli occhi sulla strada.
- Ma io te l’ho detto. –
disse e dal tono Zack si rese conto che lo stava prendendo allegramente per il
culo. Questo, ovviamente, lo fece imbestialire ancora di
più.
- Dovevi dirmelo prima
Matthew! – esclamò.
Matt allora scoppiò a
ridere e si meritò pienamente un pugno di Zack sulla spalla che, comunque, non
gli fece nulla, infatti continuò a ridere per qualche altro
secondo.
- Avanti Zack, non
prendertela! Perché ti sta così sul cazzo Brian, eh? È un bravo ragazzo! –
esclamò, quando tornò mediamente serio.
Zack sbuffò e si abbandonò
contro il sedile, incrociando le braccia al petto.
- Non lo sopporto è basta!
– rispose, come un bambino capriccioso.
- Beh, è ora che inizi ad
averci un rapporto civile però, dato che ora fa parte della nostra crew. – ma quanto gli piaceva
usare quella parola?
– L’altra sera tra un po’
finivate a fare a cazzotti! –
Zack soffiò l’aria fuori
dal naso come un toro imbestialito e voltò lo sguardo fuori dal finestrino della
macchina.
- Non me ne frega un
cazzo. Se è riuscito a conquistare tutti
voi, non vuol dire che deve conquistare per forza anche me eh! – esclamò
poi.
Matt sbuffò una risata e
fece spallucce.
- Come ti pare, ma
comportati bene stasera, va bene? – allungò una mano verso di lui e gli
scompigliò i capelli. Zack gli schiaffeggiò la mano, infastidito, facendolo
ridere ancora di più.
Quando arrivarono a casa
del coso, Zack aveva ancora il muso e Matthew era ancora divertito
dalla faccia da cucciolo offeso che l’amico metteva su quando c’era qualcosa che
non gli andava a genio.
Quindi gli mise un braccio
sulle spalle, rendendo inutili tutti i tentavi di ribellione del ragazzino che
di stazza, diciamocelo, non era paragonabile a lui, e suonò il campanello di
quella villetta alla periferia di Huntington.
Brian venne ad aprire
pochi minuti dopo, e gli accolse in casa con un sorriso a trentadue denti che
diede il voltastomaco a Zack.
Era sempre così
schifosamente gentile e cortese da sembrare dannatamente falso!
- Ehi Matt, amico! -
Matt gli tolse il braccio
dalle spalle per stringere la mano al padrone di casa e salutarlo con un veloce
abbraccio fraterno.
Zack si accorse che stava
per fare lo stesso con lui, ma poi si ricompose un attimo e si limitò ad una
stretta di mano piuttosto fredda.
- Ciao Zack. – il ragazzo
rispose solo con un cenno della testa.
Li accompagnò in soggiorno
dove si trovavano già Jimmy e Johnny.
- Ehi ragazzi! Vi stavamo
dando per dispersi! – esclamò Jimmy, posando la sua birra sul tavolino davanti
al divano e andando verso i nuovi arrivati.
Si lanciò su Matt che lo
salutò, scoppiando a ridere.
Poi il ragazzo si staccò
da lui e andò ad abbracciare anche Zack.
- Vedi di comportarti bene
oggi eh, bimbo? – gli disse all’orecchio e Zack sbuffò, chiedendogli perché
diavolo dessero tutti la colpa a lui di quello che era successo il sabato
precedente.
Okay, era consapevole di
avere almeno il cinquanta per cento di responsabilità per quella cosa – okay,
diciamo anche il settanta per cento - ma anche Brian ne aveva la sua buona
parte!
Invece tutti avevano fatto
a lui la lavata di capo, dando invece una pacca sulla spalla del nuovo
arrivato.
E poi, odiava essere
chiamato bimbo!
Si allontanò e si andò a
sedere accanto a Johnny che gli strinse la mano, gli dedicò un sorriso e gli
porse una bottiglia di Heineken che lui accettò più che
volentieri.
Circa mezz’ora dopo Brian
e Matt erano super presi in una battaglia all’ultimo sangue a Guitar Hero,
mentre Johnny e Jimmy facevano il tifo. Zack invece rimase seduto al suo posto,
scolandosi una birra dopo l’altra.
Era un casino assurdo, la
musica ad alto volume e le urla dei ragazzi. La sua testa
scoppiava.
- Mi arrendo, mi arrendo.
Brian, sei troppo forte, amico. I’m given up. – fece
Matt, ridendo e alzando le mani in segno di resa. Brian lo aveva battuto ancora
una volta.
Brian rise – Avanti, chi
vuole essere battuto ora? – esclamò, cercando una nuova
vittima.
Zack lo assassinò con lo
sguardo.
Dio, come se la
tirava!
Lui era il dio della
chitarra!
Lui era il super play-boy
che poteva avere tutte le ragazze che voleva!
Lui era il figo della
situazione!
Con il viso d’angelo, il
fisico scolpito, i tatuaggi, quel modo assolutamente sexy di indossare quei
maledetti jeans aderenti.
Si sorprese dei suoi
stessi pensieri e scosse la testa, dandosi dello stupido e prendendo un altro
sorso dalla sua birra.
- Zack? Vuoi giocare? – la
voce gentile di Brian lo raggiunse. Alzò lo sguardo su di lui e si rese conto
che lo stava guardando con un sorriso cortese sul viso.
Era da quando Jimmy lo
aveva presentato al gruppo che quando gli parlava e lo guardava usava i suoi
toni gentili. Era ovvio che lo faceva per conquistare anche lui, dato che gli
altri c’era già riuscito.
Brian, semplicemente, non
riusciva ad accettare che una persona non lo trovasse assolutamente stupendo, simpatico, brillante, affascinante…perfetto! Questo credeva Zack, ed era
proprio questo che gli dava sui nervi, e che glielo faceva odiare ancora di
più
Lo perforò con lo sguardo.
Uno sguardo freddo e distaccato.
- No, non mi va. – rispose
semplicemente, con tono anche un po’ acido, posando la bottiglia vuota sul
tavolino e aprendo l’ultima della confezione da sei che Brian aveva portato
quando erano arrivati.
Brian rimase senza parole,
non sapendo cosa dire. Forse con qualcun altro avrebbe insistito, ma sapeva che
se lo avesse fatto con Zack lui gli avrebbe risposto male. Oppure avrebbe
tentato di picchiarlo come la settimana precedente?
Brian non riusciva a
capire perché quel ragazzino lo odiasse così tanto.
Insomma, a lui gli era
stato subito simpatico. Lo aveva giudicato un bravo ragazzo, simpatico e
dolce. Lo aveva anche sentito
suonare la chitarra, era molto bravo.
Invece dopo il loro primo
incontro Zack non l’aveva più potuto vedere.
- Dai, gioco io! – esclamò
allora Jim, cercando di salvare la situazione.
Brian si fece tornare
velocemente il sorriso e diede iniziò ad una nuova sfida, che sapeva già che
avrebbe vinto. Tutti sapevano che non era la chitarra lo strumento in cui Jimmy
eccelleva.
Mentre i rumori in casa
Haner ricominciavano, Johnny si sedette accanto a Zack e gli lanciò un’ occhiata
di sottecchi, ma rimase in silenzio.
Quando iniziò a sentirsi
gli occhi di Johnny addosso Zack si voltò verso di lui, un po’
annoiato.
- Che c’è John? – gli
chiese.
- Brian non ti va proprio
giù eh? – fece l’amico, con un sorriso divertito.
Zack sbuffò rumorosamente,
ma fortunatamente in quel casino non si sentì molto.
- Non dire cose banali. Si
è capito ormai. – gli rispose, forse un po’ acido.
Ma Johnny non se la prese
a male, anzi, ridacchiò.
- Da cosa? Forse dal fatto
che la settimana scorsa se non ti fermavamo noi, lo avresti preso a pugni?
Guarda che forse le avresti più prese, che non date! – fece, facendo innervosire
ancora di più il ragazzo.
- Fanculo John! Non è
affatto vero! Quella è sola apparenza, sono sicuro che in una scazzottata come
Dio comanda, lo metterei KO. – rispose, con enfasi, indicando Brian con la sua
bottiglia.
Johnny allora scoppiò a
ridere e Zack vide anche Matt, poco lontano da loro, che aveva evidentemente
ascoltato tutta la loro conversazione, coprirsi la bocca con una mano per
soffocare una risata.
Allora si alzò, stanco di
essere preso in giro – Vado a fumarmi una sigaretta. – disse soltanto, prima di
lasciare la sala ed uscire sul portico.
C’era una sedia a dondolo,
li fuori, e Zack ci si sedette accendendosi poi la sigaretta che aveva “preso in
prestito” dal pacchetto nella tasca della giacca di Jimmy, appesa
all’entrata.
Il tabacco, così come il
dondolare del divanetto, riuscì a rilassarlo un po’.
Gli dava un fastidio
assurdo il fatto che tutti i componenti del suo gruppo lo vedessero come un
bambino che metteva il broncio perché non era al centro dell’attenzione, perché
sapeva per certo che era questo quello che i suoi amici
pensava.
Perché c’era Brian al
centro dell’attenzione ora.
Ma Zack gli avrebbe voluti
mandare tutti a quel paese e dirgli che lui non ci voleva stare al centro
dell’attenzione. Anzi, odiava avere gli occhi di tutti addosso, al contrario,
evidentemente, di Brian.
Il coso gli stava antipatico perché…beh, non lo avrebbe saputo
dire con certezza.
Sapeva solo che quando lo
vedeva una rabbia immotivata – ma non sempre immotivata. Insomma, la settimana
precedente Brian lo aveva chiaramente provocato! – lo prendeva e non
poteva fare altro che rispondergli in modo acido, guardarlo male ed attentare
alla sua salute fisica.
Non sapeva davvero
definire quella strana sensazione.
- Ehi…- sobbalzò un
attimo, quando sentì una voce richiamare la sua attenzione, tanto era preso nei
suoi pensieri.
Alzò lo sguardo e vide
Brian fermo accanto al dondolo, appoggiato al muro con una spalla e le mani
infilate nelle tasche dei jeans. Faceva freddino quella sera, e lui era uscito
fuori solo con una felpa.
Zack fece solo un cenno
con la testa verso di lui, prima di prendere un tiro dalla sigaretta e voltare
nuovamente gli occhi verso la strada.
Subito dopo sentì Brian
sedersi accanto a lui.
- Sta arrivando l’inverno
eh? – tentò di fare conversazione il moro, guardandolo di
sottecchi.
- Mhm-mhm – mugugnò in
risposta Zack, senza dire altro.
Ci fu un attimo di
imbarazzante silenzio.
Poi Brian sbuffò, stanco
di quella situazione.
- Senti Zack, qual è il
problema? Ho fatto o detto qualcosa che ti ha dato fastidio? Per questo non puoi
vedermi? – pose finalmente le domande che si portava dietro da un paio di
settimane.
E li Zack avrebbe voluto
annuire, con forza.
Tu respiri, questo basta
per farti odiare!
Ma rimase semplicemente in
silenzio, non sapendo cosa dire, come rispondere.
- Allora? Dai, non fare il
ragazzino! Se hai un problema con me, possiamo risolverlo senza arrivare alle
mani, okay? Parlamene e basta! – cercò di convincerlo ancora Brian.
Zack allora si voltò verso
di lui.
Il ragazzo sobbalzò quasi
quando vide gli occhi stupendi di Zack su di se. Ma era deluso perché c’era
sempre freddezza e impassibilità negli sguardi che gli
dedicava.
- Tu sei sempre abituato a
piacere a tutti, eh Brian? Scommetto che nella vita tu non abbia mai avuto
problemi. Ragazze ai tuoi piedi con uno schiocco di dita, il figo della scuola
circondato da amici che pendono dalle tue labbra, no? – quelle parole erano
dette con tono quasi cattivo e Brian se ne sorprese.
Cosa ne voleva sapere quel
ragazzino di lui?
Avrebbe voluto dirgli che
si sbagliava, che non sapeva un cazzo della sua vita, prima del loro incontro.
Ma sapeva anche che non gli andava assolutamente di parlare dei suoi problemi
nella sua vecchi scuola, né di raccontare altro.
Quindi rimase li, a
prendersi le parole piene di veleno di Zack.
- Beh, mi dispiace
deluderti, ma non puoi stare simpatico a tutti, okay? Io magari vedo soltanto il
finto modesto che c’è in te! –
- Ma tranquillo, io non
conto poi molto. Vogliamo scommette che, tempo un'altra settimana, e sei nel
gruppo come chitarrista? – disse Zack, allungando un attimo la mano verso di lui
come a voler davvero sancire la scommessa con una stretta di
mano.
E allora Brian capì
tutto.
Ecco qual’era il
problema.
I suoi occhi erano
aumentati di circonferenza e la sua espressione era cambiata.
Il ragazzo se ne accorse e
si zittì, ritirando la mano in attesa di una qualsiasi reazione da parte di
Brian.
Il moro scosse la testa –
Dio Zack. È questo il problema? Il gruppo? Hai paura che possa prendere il tuo
posto? Hai paura che i ragazzi ti cacceranno per far entrare me? – disse,
realmente sorpreso.
Zack arrossì furiosamente.
Sentì il sangue affluire al volto e sicuramente Brian se ne era accorto, data la
sua carnagione chiarissima.
Distolse lo sguardo, senza
saper cosa rispondere.
Perché Brian aveva
ragione. Forse era proprio questo il motivo per cui l’aveva odiato fin
dall’inizio. Per paura e
gelosia.
Il suo silenzio fu una
risposta sufficiente per Brian che sbuffò una risata.
- Si, Jimmy mi ha già
accennato il fatto che vorrebbe che entrassi nel gruppo. Ne ha parlato anche con
Matt e Johnny. Penso che non ne abbia ancora parlato con te per il fatto che
voleva ingraziarti per bene prima, altrimenti aveva paura lo avresti evirato. –
disse, tranquillamente e Zack alzò immediatamente gli occhi su di
lui.
A quanto pare non aveva
dovuto neanche aspettare quella settimana. Aveva perso la
scommessa.
- Ma se pensi che ti
cacceranno bimbo, beh, sei un idiota. Vogliono me e te nel gruppo. Tutti e
due. Il gruppo ne ha bisogno. – aggiunse poi, e Zack ci mise qualche
secondo ad immagazzinare la notizia.
I ragazzi non volevano
cacciarlo. I ragazzi volevano solo prendere un chitarrista con talento come
Brian per far crescere la band. Per far migliore il loro
sogno.
Zack si stava vergognando
in quel momento.
Per aver dubitato degli
amici che conosceva da una vita.
Per aver trattato male
Brian per gelosia.
E anche per aver fatto
quella figuraccia davanti al futuro nuovo componente del suo
gruppo.
Quindi gonfiò le guance e
distolse lo sguardo.
- Non pensare che ora il
nostro rapporto sarà rose e fiori eh! E poi…non chiamarmi bimbo. Lo odio! –
°°°
- Ehi bimbo! Dove sei? –
urlò Brian, entrando in casa e lasciando le chiavi della macchina sul mobiletto
all’entrata.
- Sono in camera! –
rispose Zack, e il ragazzo, dopo essersi tolto la giacca, si avviò verso la
camera da letto.
Zack era a letto, sotto le
coperte. Il naso un po’ rosso e gli occhi lucidi.
L’influenza lo aveva
beccato alla grande quell’anno.
Una tazza di camomilla
calda sul comodino e la televisione accesa, per ammazzare il
tempo.
Quando però vide il
chitarrista entrare in camera, prese il telecomando ed abbassò la voce,
sorridendogli.
- Ehi – lo salutò,
spostandosi un po’ più in la sul letto per fargli spazio.
Brian si sedette accanto a
lui, sul materasso e lo guardò.
Il naso rosso e le guance
accaldate lo facevano sembrare tenerissimo.
- Ehi, hai ancora la
febbre? – gli chiese Brian, mettendogli poi una mano sulla
fronte.
Era ancora
bollente.
- Si, ancora un po’. Ma
vedi che domani starò meglio. – gli assicurò.
- Mi dispiace che per
colpa mia abbiamo dovuto annullare il concerto di domani. – disse poi, facendo
una smorfia e tirando su col naso subito dopo.
Brian, ormai conosciuto
come Synyster Gates, gli passò una mano tra i capelli un po’
disordinati.
- Non preoccuparti, bimbo.
L’importante è che ti rimetti presto. – lo rassicurò,
sorridendogli.
Anche Zack abbozzò un
sorriso e si sporse un po’ in avanti.
Aveva intenzione di
chiedergli un bacio, ma forse avrebbe fatto meglio a stargli più lontano
possibile, per evitare di contagiare anche lui.
Ma Brian non si fece alcun
problema e sporgersi anche lui verso Zack e ad unire le loro
labbra.
Ora si, Zachary Baker non
odiava più essere chiamato Bimbo.
E si, Brian Haner aveva conquistato anche lui.
Wow. Sono riuscita a tornara a scrivere sugli Avenged. Non pensavo ci sarei più riuscita.
Ma sono contenta di averlo fatto perchè nel mondo di questa fic Jimmy c'è. E quindi non può far altro che piacermi.
è una fic che mi è venuta così, un giorno mentre mi sforzavo di fare attenzione in classe con scarso successo.
ultimamente ho pochissimo tempo per scrivere, a causa della scuola, quindi questa fic l'ho iniziata e conclusa in una sera. L'ho ricontrollata più volte, ma spero che non mi sia scappato nulla.
Fatemi sapere cosa ne pensate, okay?
Bacioni
Vale