Alfred amava il proprio nome – Alfred amava tutto di sé, a dir la verità – ma la voce acuta e completamente estasiata di Arthur rendeva quella parola ancora più bella.
“Aaah-lfred!”, “Alfreh-d...”, “Ah-Alfred!”. Quando era la bocca di Arthur a pronunciarlo, il suo nome diventava ancora più bello, perché ad ogni spinta Arthur urlava o sussurrava una sillaba diversa.
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