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Autore: echelon1985    03/02/2010    5 recensioni
La figura vestita di nero e rosso camminava silenziosa per le strade di Orem
I suoi occhi, solitamente neri, adesso brillavano rossi nella
notte, per permettergli di vedere al buio
Sul suo viso il luccichio di un paio di piercing, ricordo della sua vita mortale, dai quali non era mai riuscito a separarsi
Aveva attraversato anche l’ultimo vicolo immerso nell’oscurità, fino a trovarsi di fronte a quella grande insegna illuminata
Un fast-food, così lo chiamavano gli umani quel posto dove tutto il cibo aveva un nauseante odore di fritto
[JephxQuinn AU Fantasy]
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Bert McCracken, Jeph Howard, Quinn Allman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Angolino dell’autore:
Allora, è la mia prima fantasy, non so bene cosa ne sia uscito, ma è un primo
esperimento..
Un esperimento piuttosto lungo xD
Ma avevo bisogno di un po’ di dolcezza per Jeph e Quinn, visto che nel seguito
di Earthquake li sto trattando veramente male *-*
Anyway, non mi insultate troppo ok?
Fatemi sapere se vi piace
Hope you enjoy!










La figura vestita di nero e rosso camminava silenziosa per le strade di Orem
Sembrava quasi scivolasse sull’asfalto senza toccarlo
Nessun rumore accompagnava i suoi passi
Intorno a lui la calma mortale che contraddistingue ogni piccola cittadina, inquietante e umida
La figura aveva una massa di capelli neri, né lunghi né corti, un ciuffo scuro a coprirgli
solo parzialmente gli occhi
I suoi occhi, solitamente neri, adesso brillavano rossi nella notte, per permettergli di vedere
al buio
Sul suo viso il luccichio di un paio di piercing, ricordo della sua vita mortale, dai quali non era
mai riuscito a separarsi
Aveva attraversato anche l’ultimo vicolo immerso nell’oscurità, fino a trovarsi di fronte a quella
grande insegna illuminata
Un fast-food, così lo chiamavano gli umani quel posto dove tutto il cibo aveva un nauseante
odore di fritto
Aveva assottigliato gli occhi per focalizzare meglio le immagini da lontano
Il ragazzo biondo al bancone passava distrattamente uno straccio davanti a sé
Il locale era prossimo alla chiusura, come ogni volta che Jeph vi si recava
I suoi sensi maggiormente sviluppati gli avevano permesso di scoprire molte cose su di lui
Senza la necessità di avvicinarsi
Si chiamava Quinn, anche se a volte gli altri umani si riferivano a lui come Quinny
Aveva una risata cristallina ed un po’ infantile
E possedeva un odore potente, un misto di vaniglia e fragole.
Jeph poteva sentirlo, attraversava la puzza di fritto e tutti gli odori della città intorno a lui, arrivando fin dentro le sue narici
Il ragazzo aveva smesso di pulire, ed ora stava rimettendo a posto i tovaglioli, e delle piccole confezioni che Jeph aveva identificato
come salse, nei loro contenitori, riordinando il caos che la gente aveva maleducatamente lasciato sul bancone
Quel ragazzino era diventato la sua ossessione, dalla prima volta che aveva sentito il suo odore,
subito prima di posare gli occhi su di lui
Non gli era mai capitato, da quando era diventato quello che era, un vampiro
Gli affanni e le manie degli esseri umani non facevano più parte di lui, se ne era liberato
O almeno così era stato, prima di imbattersi in Quinn
Lo seguiva da settimane senza essere visto
Andava a scuola, poi tornava a casa, magari usciva con qualche amico,sempre gli stessi, poi la sera alle nove si recava al fast-food per lavorare
Jeph non conosceva la sua età, ma aveva dedotto che dovesse avere circa sedici o
diciassette anni
Poco più che un bambino, ma non aveva grande importanza, in fin dei conti
Qualsiasi umano sarebbe stato troppo giovane per lui, che di anni ne aveva molti più di cento
E mai in quei lunghi cento anni aveva provato un qualsiasi interesse per gli esseri umani
Quasi non ricordava più nulla della sua vita mortale, ed adesso faceva fatica a comprenderli
Tutta quella smania di contatto, di sentimenti, di sensazioni.
Sembrava non potessero vivere gli uni senza gli altri, eppure continuamente si facevano del
male a vicenda
E nonostante questo non smettevano di cercarsi
Jeph al contrario era un tipo piuttosto solitario, difficilmente si accompagnava a qualcuno.
Aveva una specie di amico, un vampiro, come lui,ma nulla di più, e non ne sentiva la mancanza
Era questo il motivo per cui aveva scelto di trasferirsi in quella piccola fredda cittadina
I suoi simili erano molto rari, quasi inesistenti in quel posto, troppo noioso per loro, forse.
Lui stava bene da solo. Desiderava essere solo
Per questa ragione non riusciva a comprendere il suo interesse per quel ragazzino biondo
Non era nelle sue intenzioni fargli del male
Jeph evitava di mordere gli umani se poteva procurarsi il sangue in altri modi
Eppure qualcosa lo spingeva verso di lui, ed era intenzionato a capire cosa fosse, per tornare
alla sua tranquilla solitudine
Così dopo averlo osservato per tanto tempo, quella sera aveva deciso di avvicinarsi
Era entrato nel fast-food silenzioso, posizionandosi davanti al ragazzo che indaffarato non
si era neppure accorto di lui
Quando finalmente l’aveva notato era trasalito, sorpreso

“Stiamo per chiudere, ma c’è ancora del caffè, se vuoi”

Jeph aveva scosso la testa, mentre Quinn lo osservava un po’ insicuro sul da farsi

“Non sono qui per mangiare né bere”
“Oh, allora cosa posso fare per te?”
“Tu sei Quinn, vero?”
“Tu come lo sai?”


Jeph aveva trattenuto un sorriso per la nota di incertezza nella voce del più piccolo
Non sembrava spaventato però, questo era un bene, anche se Jeph non aveva la minima
idea di cosa avrebbe fatto una volta parlato col ragazzo
Non aveva risposto alla domanda di Quinn, come avrebbe potuto?
Ma aveva deciso che pochi minuti non erano abbastanza per dare una risposta
ai suoi interrogativi

“Stai per staccare, è pericoloso là fuori, è buio. Non dovresti tornare a casa da solo”

Quinn l’aveva guardato confuso, non riuscendo a capire cosa centrasse, e cosa volesse quel
tipo strano da lui
Era strano si, con quella pelle così chiara da sembrare trasparente, ma forse erano solo le
luci al neon, e con quegli occhi così neri come non ne aveva mai visti
Il piccolo era rimasto in silenzio, non sapendo bene come rispondere a quell’affermazione
Aspettando che l’altro facesse una mossa

“Posso accompagnarti a casa, se vuoi”

Quinn l’aveva guardato ad occhi spalancati, sicuramente non doveva sembrare granchè intelligente
in quel momento
Non riusciva ad essere spaventato però

“Non sono sicuro che là fuori diventerebbe meno pericoloso se mi facessi accompagnare a casa
 da uno sconosciuto”

Il più grande aveva sorriso, mostrando i denti bianchissimi e perfettamente simmetrici

“Perdonami, ho dimenticato le buone maniere, io sono Jeph”

Il biondino aveva stretto con riluttanza la mano del più grande, ed aveva sorriso timido
Non sapeva neppure lui perché avesse accettato, ma dieci minuti dopo era in strada con Jeph.
Avevano camminato in silenzio quasi fin sotto casa del più piccolo
Quinn non sapeva bene cosa dire, quindi sperava che l’altro rompesse quel silenzio strano
Così era stato

“Quanti anni hai Quinn?”
“Diciassette”

Il piccolo l’aveva guardato un pò imbarazzato, era chiaro che Jeph fosse più grande di lui
Sperava che l’altro non pensasse che lui fosse un ragazzino, anche se, bhe, lo era

“Tu quanti ne hai?”
“Di più. Non sei un po’ giovane per lavorare già? Di notte tra l’altro?”

Quinn aveva alzato le spalle in un gesto vago, facendo una buffa smorfia con la bocca

“A casa avevamo bisogno di soldi, così..”

Nessuno dei due aveva più detto nulla, ed il silenzio si era prolungato fino a che non avevano
raggiunto l’abitazione di Quinn
Il piccolo aveva distolto gli occhi da lui, avvisandolo che erano arrivati
Chiaramente si vergognava della sua casa
In effetti era piuttosto povera e malridotta
Le mura che una volta dovevano essere state bianche ora si mostravano grigie e scrostate
Così come le finestre e la porta
Jeph era rimasto alquanto sorpreso, davvero viveva in quel posto?
Aveva vissuto in cripte più accoglienti di quella casa
Non era adatta a Quinn
Qualcuno capace si essere così straordinariamente bello anche con una stupida uniforme
di un giallo acceso non avrebbe dovuto vivere in un posto del genere

“Grazie di avermi accompagnato”

Il più grande si era avvicinato di un passo, e l’odore del più piccolo l’aveva raggiunto annebbiando
i suoi sensi
Se la sua pelle profumava in quel modo che sapore avrebbe avuto il suo sangue?
Non voleva morderlo, erano semplici pensieri da vampiro, praticamente inevitabili
Voleva baciarlo però, quel pensiero l’aveva colpito  come se qualcuno avesse spinto un crocefisso
giù nella sua carne
Si era chinato ed aveva posato le sue labbra su quelle del più piccolo, che era rimasto immobile
e sorpreso
Jeph aveva tentato delicatamente di schiudere la bocca dell’altro con la lingua, e dopo
un attimo di esitazione Quinn aveva aperto le labbra
Aveva accarezzato la sua lingua solo per un attimo
Anche quella sapeva di fragole e vaniglia, come ogni parte del suo corpo
I pensieri di Quinn erano arrivati dritti nella sua mente
Quella era un’altra delle “doti” che aveva acquisito da vampiro. Era in grado di leggere
nei pensieri delle persone
Non che usasse spesso questa capacità, non gli interessava poi molto conoscere i pensieri
degli umani
Ma quelli di Quinn si erano intrufolati prepotentemente nella sua testa
Non era mai stato baciato da nessuno
Quell’idea gli piaceva, non sapeva perché
Si era allontanato e l’aveva guadato.
Il più piccolo era arrossito, timido, e Jeph aveva sorriso

“Buon riposo, Quinn” 
 

Aveva aspettato che Quinn entrasse in casa e poi si era allontanato silenzioso, camminando
fino alla sua abitazione
Le luci della casa erano accese, segno che Bert, il suo amico, era venuto a fargli una visita
In fondo non era male Bert, certo, un po’ più casinista e invadente di quanto a Jeph piacesse
Ma in fondo era un buon amico
Il ragazzo coi lunghi capelli neri aveva occupato interamente il suo divano, e dormiva pesantemente davanti alla televisione accesa
Quell’affare veniva acceso praticamente solo nei momenti in cui Bert era nei paraggi
Era un vampiro relativamente nuovo, ancora saldamente attaccato a delle stupide sottigliezze
umane, eppure era molto più vampiro di quanto non lo fosse lui
Jeph aveva aperto il frigo per bere un po’ del sangue comprato giorni addietro, ma non appena
aveva avvicinato la tazza alla bocca si era accorto sorpreso di non averne nessuna voglia, nonostante la fame
Il sapore di Quinn aleggiava ancora nella sua bocca, e Jeph non voleva cancellarlo
Non capiva, forse era una delle stupide fissazioni umane di cui ancora non si era liberato
Aveva spinto l’anta del frigo che si era chiuso con un rumore sordo, svegliando il vampiro
addormentato sul divano
Bert aveva sorriso e si era grattato la testa

“Hey amico, sono venuto a farti una visita”
“Si l’avevo notato, comodo il mio divano?”
“Molto. Dove sei stato? Non sei mai stato un tipo particolarmente mondano”
“Ho fatto un giro”
“Sei stato da quel ragazzino, vero? Ti sento il suo odore addosso”

Jeph non aveva risposto, conscio che comunque l’opinione di Bert sulla faccenda sarebbe arrivata
in ogni caso, che lui la volesse o no

“L’hai assaggiato?”
“Non ho intenzione di fargli del male”


Bert l’aveva guardato confuso, grattandosi ancora una volta la testa

“Non capisco, che vuoi fare allora?

Ancora una volta Jeph era rimasto in silenzio
Non aveva idea di quale fossero le sue intenzioni nei confronti di Quinn
Per quale ragione era così interessato a lui?


“Te l’ho già detto Jeph, ma tu non vuoi credermi, anche i vampiri si innamorano”
“Smettila di usare questo trucchetto con me, piantala di leggere i miei pensieri Bert”
“L’hai baciato”
“Ti ho detto di smetterla”
“Ok, ma ragioniamoci, perché l’avresti baciato secondo te?
“Non ne ho idea”
“Perché non vuoi accettare la realtà? In parte siamo umani, sentiamo, desideriamo”




La sera successiva Jeph era uscito un po’ prima da casa sua, si era recato al fast-food ed aveva
guardato Quinn lavorare, nascosto nell’ombra
Sentiamo..desideriamo
Era quello che sentiva? Desiderio?
Aveva aspettato pazientemente che come ogni sera Quinn finisse il suo turno, poi si era avvicinato
Il ragazzo aveva trasalito sorpreso quando l’aveva visto

“Scusami, non volevo spaventarti”
“Non importa, non ti avevo sentito arrivare. Sei qui per...”
“Per accompagnarti a casa, si.”


Quinn guardava il ragazzo più grande con un misto di curiosità ed incertezza
Delle volte sembrava ancora più piccolo della sua già giovanissima età

“Tu abiti qua vicino?”
“Abito a Carfax Street”
“Ma è lontano... perché lo fai?”
“Un ragazzino bello come te non dovrebbe girare da solo di notte”

Quinn era arrossito leggermente, sia per il complimento che per essere stato definito
un ragazzino
Non voleva che l’altro lo pensasse.
E se era un ragazzino, perché l’aveva baciato?
Sotto casa sua Quinn si era voltato per salutarlo
I pensieri del ragazzo affollavano la mente di Jeph, ed erano curiosamente simili ai suoi
Quinn si chiedeva se l’avrebbe baciato di nuovo, desiderava che accadesse
Jeph si chiedeva se avrebbe dovuto farlo, lo desiderava con la stessa intensità
Voleva quel ragazzino nella stessa maniera viscerale e potente in cui bramava il sangue
Affamato
Del suo odore e del suo sapore, come un qualsiasi animale
L’aveva baciato con più impeto della sera precedente, trascinandoselo addosso
Desiderava ogni più piccola parte di quel corpo indifeso contro il suo
Jeph si sentiva irrazionale come non lo era mai stato, preda di una forza ancora più
potente del demone che si portava dentro
L’aveva lasciato andare solo alcuni minuti dopo, non sentendosi ancora sazio, in ogni caso

Quinn l’aveva guardato confuso
Gli sembrava che gli occhi dell’altro fossero diventati ancora più neri
Come diavolo era finito in quella situazione?
Non aveva mai baciato nessuno prima di allora, e le volte in cui l’aveva immaginato
non pensava certo che sarebbe accaduto con uno sconosciuto, un uomo per di più
Ma Jeph aveva una sorta di strano potere su di lui
E Quinn voleva che lo baciasse ancora
Desiderava restare con lui, con questo sconosciuto che lo trattava come se fosse importante e prezioso
Ma anche quella sera Jeph l’aveva lasciato andare, augurandogli la buona notte, e Quinn si era
chiuso la porta alle spalle atterrito dall’idea di rimettere ancora una volta piede in casa sua


La mattina successiva il biondino si era svegliato presto ed era uscito, come faceva ogni giorno
per andare a scuola
Gli occhi rossi per il sonno e per aver pianto tutta la notte, le guance ancora bagnate di
lacrime
Si era allontanato in fretta
Avrebbe voluto andarsene e non tornare mai più in quel posto
Quella mattina non aveva voglia di andare a scuola
Nel suo stato d’animo non avrebbe sopportato di stare chiuso tra quelle quattro mura dove tutti lo guardavano
come se fosse un lebbroso, solo perché non poteva permettersi una bella casa e un guardaroba alla moda
Arrivato davanti scuola aveva girato intorno al cancello ed aveva imboccato una stradina a
sinistra, per la fermata degli autobus
Aveva chiesto quale portasse in quella parte della città che Jeph gli aveva nominato, poi era
salito
Gli ci erano voluti circa venti minuti di autobus per arrivarci
Davanti a sé Carfax Street si stagliava lunga e ampia
Quinn aveva alzato il cappuccio della sua felpa per proteggersi dalla pioggia
che veniva giù dal cielo scuro, e si era guardato intorno
Che diavolo era andato a fare in quel posto?
Quella strada era enorme e lui non aveva idea di dove si trovasse la casa di Jeph
E se anche l’avesse trovata, chi gli diceva che l’altro avesse voglia di vederlo?
Aveva cominciato a camminare piano, osservando i palazzi abbastanza antichi ai lati della
strada
 

Jeph si era alzato dal divano e si era avvicinato alla finestra per guardare fuori
Pioveva, e le strade si stavano velocemente inzuppando d’acqua diventando lucide
Bene, a lui non piaceva il sole
E non per tutte quelle storie sbagliate che si raccontavano sui vampiri
Quelle erano sciocchezze da romanzi gotici e film dell’orrore
I vampiri potevano stare al sole come qualsiasi altra creatura, solo che non gli piaceva
in maniera particolare
Un odore inaspettato aveva raggiunto il suo naso, l’odore di Quinn
Com’era possibile che sentisse il suo odore?
Si era detto che i suoi sensi da vampiro avevano fatto cilecca questa volta
Aveva ripreso posto sul divano cercando di tenersi occupato, ma quell’odore...
diventava ogni secondo più potente
Fuori la pioggia veniva giù sempre più forte, ma Jeph aveva preso la giacca ed era
uscito comunque
Si guardava intorno nella strada quasi deserta per via del brutto tempo e dell’ora
abbastanza mattutina
Aveva seguito quell’odore come un’animale che segue la preda, finchè non l’aveva visto
Quinn camminava a testa bassa sotto la pioggia, una jeans ed una felpa nera erano
le uniche cose a coprirlo,  portava lo zaino sulle spalle
Il ciuffo di capelli che fuoriusciva dal cappuccio era irrimediabilmente fradicio e si era attaccato
alla sua fronte
Jeph aveva allungato il passo e si era avvicinato, toccandogli una spalla per avvertirlo della
sua presenza
Quinn aveva alzato il viso e l’aveva guardato, sorridendogli un po’ imbarazzato
Lo percepiva, sentiva il suo dolore ed una confusione di pensieri tristi che non riusciva
a decifrare

“Quinn, che ci fai qui? Vieni con me, ti ammalerai”

L’aveva preso saldamente per mano e l’aveva portato fino a casa sua al coperto
Quinn aveva posato lo zaino accanto alla porta e si era seduto sul divano come Jeph
gli aveva detto
Il più grande era tornato con un paio di asciugamani e glieli aveva porti

“Non dovresti essere a scuola?”
“Si”
“Cos’è successo?”
“Non avevo voglia di andarci”


La sua voce era incrinata da una tristezza enorme, e Jeph aveva sentito la necessità
di stringerselo tra le braccia
Non aveva mai sentito il bisogno del contatto fisico, prima di lui
Non aveva mai provato molte cose, prima che lui arrivasse
Si era spostato accanto al più piccolo e gli aveva messo un braccio intorno alle spalle
e Quinn gli si era stretto addosso
La vicinanza con Quinn gli stava provocando strane sensazioni
La sua pelle era calda, in contrasto con i suoi vestiti ancora bagnati e freddi
Jeph pensava che avrebbe dovuto dargli qualcosa per cambiarsi prima che si prendesse
qualche malanno
Si era staccato con riluttanza ed era entrato in camera da letto per prendergli qualcosa
di asciutto
Quinn l’aveva seguito in silenzio, osservando la stanza intorno a lui
C’erano molti libri, un grande letto, un piccolo armadio ed una scrivania, per il resto era completamente spoglia, ma il colore
acceso delle pareti contribuiva a dare un senso di confortevolezza e calore
Jeph gli aveva dato dei vestiti puliti e gli aveva detto di cambiarsi, mentre lui tornava in salotto
Quinn aveva indossato i vestiti, leggermente grandi, di Jeph, e l’aveva raggiunto un po’ imbarazzato, sedendosi di nuovo accanto a lui
Sperava che Jeph lo abbracciasse di nuovo, ma non aveva il coraggio di chiederlo
Non ce n’era stato bisogno, perché Jeph l’aveva circondato di nuovo con un braccio e
Quinn si era poggiato a lui
L’aveva tenuto tra le braccia finchè non si era accorto che Quinn si era addormentato, così
l’aveva preso in braccio e l’aveva portato a letto
Jeph pensava che magari sarebbe dovuto uscire a comprargli qualcosa da mangiare, e soprattutto
doveva nascondere il sangue che teneva nel frigorifero

Quinn aveva dormito a lungo, fino a pomeriggio inoltrato
Jeph entrava in camera ogni tanto per guadarlo, pensando che il suo odore non avrebbe
mai più lasciato le sue lenzuola
Senza pensarci era salito sul letto e l’aveva girato per trascinarselo tra le braccia

Quinn aveva aperto gli occhi, assonnato e disorientato, e Jeph l’aveva baciato
Poteva sentire il suo sangue pulsare sotto le sue mani quando lo toccava
Lo voleva, desiderava continuare a baciarlo, e fare l’amore con lui, e morderlo
Si era allontanato immediatamente da lui, lasciandolo ancora più confuso
Non voleva fargli male, e dio, per la prima volta in vita sua sentiva di non potersi controllare
Quinn l’aveva guardato un po’ triste, pensando di aver fatto qualcosa di sbagliato

“Forse dovrei accompagnarti a casa, si sta facendo tardi”


Jeph aveva percepito il suo pensiero e si era avvicinato nuovamente
Non voleva tornare a casa, era spaventato

“Non vuoi tornare?”

Il piccolo aveva scosso la testa senza guardarlo

“Perché no?”

Quinn non aveva risposto, ma aveva pensato di non voler essere picchiato di nuovo
Quando aveva letto il suo pensiero Jeph si era sentito nuovamente senza controllo
Sentiva i canini spingere contro le labbra per uscire fuori
Avrebbe voluto ammazzare chiunque gli aveva fatto quello
Aveva fatto un lungo respiro per calmarsi

“Ti hanno fatto del male?”

Il più piccolo aveva alzato le spalle, come per dire che non era poi una grande novità
L’istinto da vampiro di Jeph era completamente rientrato
Fare del male a Quinn gli sembrava una mostruosità, e non poteva credere che
qualcuno l’avesse fatto
Come si poteva fargli del male?
Perfino per lui che era un mostro quel pensiero era troppo
L’aveva fatto stendere nuovamente e gli aveva detto che poteva restare lì con lui se lo voleva
Quinn aveva annuito con la testa, più tranquillo
Jeph l’aveva lasciato quando si era nuovamente addormentato, ed era uscito per comprare
qualcosa da mangiare e da bere che andasse bene per un umano


Quand’era rientrato il più piccolo dormiva ancora
Si agitava nel sonno, muovendosi continuamente e scoprendosi
I vestiti troppo grandi per lui si alzavano ad ogni suo movimento
Jeph aveva osservato la sua pelle chiara, finchè i suoi occhi non si erano posati sulla sua
schiena, c’erano svariati lividi, alcuni sembravano vecchi, altri invece dovevano essere piuttosto
recenti
Forse il mostro non era lui, forse c’era qualcosa di peggiore di una creatura come lui, nascosto sotto le spoglie della normalità
Ancora una volta non riusciva a capire perché gli esseri umani si ferissero a vicenda con
tanta facilità

Quinn si era svegliato con una strana sensazione di protezione e tranquillità.
Non gli capitava da molto tempo, ammesso che gli fosse mai successo
Jeph era steso accanto a lui, ad occhi chiusi, era così immobile che sembrava non respirasse
neanche
Il più piccolo si era chinato su di lui, come per accertarsene, e gli occhi di Jeph si erano
improvvisamente spalancati
Così neri come non ne aveva mai visti

“Scusa, ti ho svegliato”
“Non importa, avrai fame”

Il moro non aveva aspettato una risposta e si era alzato agile dal letto
Quinn si ritrovava ad osservarlo affascinato ogni qualvolta compiva un movimento
Gli ricordava un gatto
Aveva mangiato qualcosa senza nessun reale appetito
Il suo sguardo si era sporto oltre la finestra e si era reso conto che albeggiava
Aveva dormito quasi un intero giorno
Come se gli avesse letto nel pensiero Jeph aveva richiamato la sua attenzione

“Devi andare?”
“Si”
“Ti accompagno”

Il più grande aveva portato il suo zaino fino ad una macchina nera, sembrava piuttosto
vecchia, ma era pulita e lucida
Aveva accompagnato Quinn fin davanti la sua abitazione, poi era sceso e l’aveva seguito
fino alla porta

“Sei sicuro?”
“E’ tutto ok, starò bene. Grazie per avermi ospitato”
“Se hai bisogno di me, chiama”
“Ma non ho il tuo numero”
“Ti sentirò”


Prima che il più piccolo potesse chiedere cosa significasse Jeph era già salito in macchina
Non era andato lontano però, Quinn sembrava tranquillo, quindi l’aveva osservato
entrare in casa, ed era rimasto per un po’ in attesa, finchè una luce al secondo piano si
era accesa, doveva essere la camera di Quinn
Quell’abitazione gli trasmetteva solo brutte sensazioni, ed ancora una volta si era ritrovato
a pensare a quanto poco fosse adatta a lui
Quando era ritornato a casa Bert era nuovamente andato a fargli visita
Jeph era abituato al fatto che entrasse in casa come se fosse sua, in fondo era un buon amico

“Vedo che sei affezionato al mio divano”
“Quel ragazzino, è stato qui. Tutta la casa è impregnata del suo odore”

Era una falsa domanda, sapeva già, ed aveva tratto le suo conclusioni, che sicuramente
non avrebbe tardato a rivelargli, quindi Jeph si era limitato ad aspettare
E come sempre Bert non si era smentito

“Ho come l’impressione che dopo più di cento anni di calma tu ti sia ficcato in un bel casino”
“Nessun casino. Aveva litigato con qualcuno della sua famiglia e gli serviva un posto dove
 stare”
“Ma guarda questa casa, cibo da umani, bevande da umani, scommetto che hai anche nascosto
 il tuo sangue da qualche parte. Stai giocando a fare il vivo? Non lo sei amico”
“Lo so bene”
“Lui non lo sa”
“E allora?”
“Quel ragazzino ti ha cambiato, rimpiangi quello che eri, nonostante a malapena te lo ricordi”
“Io non rimpiango nulla”
“Si che lo fai, vorresti essere quello che non sei più, per potergli stare accanto. Ma non puoi”
“So bene che non posso essere vivo”
“No, volevo dire che non puoi stargli accanto”
“Perché no?”
“Come pensi che reagirà quando saprà quello che sei? Te lo dico io, scapperà”
“Forse no”
“Mi dispiace amico, ma è così”


Bert l’aveva lasciato che era già notte, e Jeph era addormentato sul divano
Il vampiro più giovane gli aveva dato un’ occhiata veloce, sperando che il suo amico
non si facesse male, poi era sparito nel buio della notte
Quella sera Jeph non era passato al fastfood, e quando si era svegliato il sole era alto
e Quinn probabilmente era già a scuola
Era stato un giorno bizzarro per il moro. Ripensava alle parole di Bert, ed era un po’
arrugginito in fatto di sentimenti, ma aveva la dolorosa sensazione che avesse ragione lui
Come se improvvisamente tutti quegli anni si calma e solitudine fossero stati solo un
inutile preludio a qualcosa, a Quinn

Non appena il buio era sceso ancora si era incamminato verso il posto maleodorante
dove il più piccolo lavorava
Ma Quinn non c’era. Lui era lì tutte le sere, tranne la domenica
Uno strano pensiero gli era entrato nella testa, come se non fosse il suo.
Era certo che qualcosa non andasse
Aveva corso, fino a casa di Quinn, e più si avvicinava più poteva sentirlo
Era come se Quinn lo chiamasse. Lui lo sentiva
Quando era riuscito a scorgere l’abitazione sbiadita e squallida del più piccolo il pianto
di Quinn gli aveva invaso la mente
Piangeva, con una disperazione che Jeph non riusciva a sopportare
Si era arrampicato con facilità sull’albero adiacente alla finestra la cui luce si era accesa la
sera prima, era aperta e Jeph era entrato
 Quinn se ne stava rannicchiato in un angolo, ai piedi del letto, la maglietta chiara lasciava scoperte le braccia, nuovi segni, nuovi lividi
Jeph si era sentito come impazzire, era saltato dentro e in un attimo era accanto a lui, inginocchiato
davanti a quel ragazzino bello come mai in vita sua gli era capitato di vederne
L’aveva avvolto tra le sue braccia grandi, e Quinn dopo un attimo di sorpresa si era
lasciato andare

“Ti chiamavo, io provavo a chiamarti”
“Ti ho sentito, sono qui. Ti porto via con me, vuoi?”
 
Il piccolo aveva mosso la testa su e giù, gli occhi ancora lucidi, ma non piangeva.
Non piangeva più
Si sentiva al sicuro, non sapeva come, ma era così
Jeph l’aveva aiutato ad alzarsi, e l’aveva avvolto col suo cappotto
Erano scesi silenziosamente per le scale quando Quinn si era sentito tirare per un braccio
violentemente, la mano del più piccolo era scivolata via da quella di Jeph per la sorpresa
Suo padre l’aveva spinto, facendolo quasi cadere a terra, lontano dal più grande
Urlava, lo insultava

“Dove credi di andare ragazzino, chi cazzo è questo? Sei anche un frocio?”

Quinn arretrava spaventato, e Jeph aveva perso il controllo
Aveva ringhiato come un animale, un suono spaventoso e feroce che aveva fatto spalancare gli occhi di entrambi
I suoi occhi erano diventati rossi, ed i canini erano usciti fuori, mostrando il suo vero viso
Aveva spinto il padre lontano da Quinn, e col quella briciola di lucidità che ancora gli
restava si era impedito di fare altro, anche se avrebbe voluto ucciderlo
Quando si era voltato Quinn era corso via
L’aveva spaventato, era come diceva Bert
Ma non poteva accettarlo, ora sapeva
Adesso la reale motivazione di tutto quello che era successa gli appariva chiara
Aveva fiutato l’odore del più piccolo, non era andato molto lontano, l’aveva trovato in
pochi minuti
Quinn era arretrato fino a cozzare contro il muro, spaventato
Gli faceva male, per la prima volta in quella vita infinita Jeph sentiva dolore

“Quinn”
“Che diavolo sei? Sei solo un mostro. Sei un mostro”

Era scivolato a terra, sedendosi contro il muro e coprendosi il viso con le mani
per non vederlo, piangeva di nuovo adesso

“Tu non esisti, tu non esisti”


Il moro si era inginocchiato accanto a lui, per la seconda volta in quella notte
Aveva bisogno che Quinn credesse che era reale, che smettesse di avere paura di lui

“Non voglio farti male, non ti farei mai del male”

Ed era così. Nonostante lo spavento e la sorpresa lui era ancora l’unica persona che
l’avesse fatto sentire protetto e al sicuro
Aveva alzato i suoi begli occhi sul ragazzo moro, e Jeph si era avvicinato ancora di più
fino ad abbracciarlo.
Il piccolo non aveva opposto nessuna resistenza, si era lasciato prendere tra le braccia

“Ti ho cercato Quinn, ti ho aspettato per secoli. Sono ancora a questo mondo solo per te”

Era tutto così chiaro da essere ovvio adesso
Aspettava lui, quando ancora non lo conosceva, prima ancora che Quinn nascesse
L’eternità intera l’aveva aspettato
E per un lungo silenzioso momento Jeph si era sentito come se il suo cuore
avesse ripreso a battere
Ora capiva la luce di Quinn, il modo in cui brillava anche al buio, il suo odore così
forte da trapassare qualsiasi altra cosa.
Doveva essere trovato. Jeph doveva trovarlo





Il piccolo non aveva mai più rivisto la sua casa
Appena qualche giorno dopo Jeph l’aveva portato via, in un’altra città, più grande
Voleva mostrargli che il mondo non era solo quel brutto posto che gli aveva fatto male
Il mondo era enorme, e bello



Il vampiro lo osservava dormire accanto a lui
Quinn diventava ogni giorno più bello, e il suo odore più potente e dolce
Ad un anno di distanza anche Jeph ne era impregnato, come se fosse il suo
Quinn compiva diciotto anni quel giorno
Il più piccolo aveva aperto gli occhi e gli aveva sorriso, stendendoglisi quasi del tutto
addosso
La sua pelle era calda, e quando lo toccava era come se anche la pelle fredda di
Jeph prendesse calore
L’aveva baciato sulle labbra, e poi sul collo, e Quinn aveva riso come faceva sempre quando
il metallo dei piercing di Jeph lo sfiorava provocandogli il solletico
Il più grande se l’era staccato di dosso e l’aveva fatto stendere sotto di sé
Fare l’amore con Quinn era come essere vivo, e morire, ogni volta
Si muoveva in quel corpo caldo senza che i loro occhi perdessero mai il contatto
L’unico rumore intorno erano i gemiti di Quinn, ogni secondo più intensi


“Jeph, mordimi”


I suoi occhi erano pieni di una luce tutta nuova, che Jeph non aveva mai visto prima
Era come se fosse cresciuto, tutto ad un tratto, in quel momento
Il moro si era immobilizzato, troppo sconvolto da quella richiesta così chiara e sicura
Così lucida e terribile


“Non puoi chiedermelo Quinn, non puoi”
“Portami con te”
“Tu sei sempre con me”

Il più piccolo si era mosso contro di lui, per incitarlo a riprendere il movimento
Poi aveva cercato le mani di Jeph e le aveva strette

“Portami con te per sempre”


L’orgasmo era arrivato insieme al sapore del sangue di Quinn
Dolce e caldo, come la più intossicante delle droghe
E mentre era ancora perso nel suo calore si era fatto un piccolo taglio sul petto
E Quinn aveva bevuto da lui

“Sarò qui quando ti sveglierai”

E così era stato
Quinn aveva aperto gli occhi, e gli sembrava di non aver mai visto niente prima
di allora
Tutto era più chiaro e definito, più colorato e brillante, era come avere nuovi occhi
E quando Jeph l’aveva toccato la sua pelle era sorprendentemente ancora calda, ed
il suo odore sorprendentemente intatto, niente si era perso, a parte il suo respiro
che non c’era più

Per l’eternità intera l’aveva aspettato
Per l’eternità intera l’avrebbe tenuto con sé



 

 

   
 
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