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Autore: _Eleutheria_    03/02/2010    1 recensioni
"Sono morto" Fredde lacrime scesero dagli occhi color smeraldo dello spettro che si nascondeva nell’ombra di una lapide, nell’oscurità che ormai gli aveva invaso l’anima..
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Sono morto".

Fredde lacrime scesero dagli occhi color smeraldo dello spettro che si nascondeva nell’ombra di una lapide, nell’oscurità che ormai gli aveva invaso l’anima.
Aveva la schiena poggiata sul freddo marmo, le braccia strette intorno alle ginocchia, cercava di scaldare il suo corpo privo di vita, di attenuare i brividi che
lo pervadevano fin dall’interno delle magre ossa e far svanire i continui tremori che dominavano le sue membra gelide come il ghiaccio.
Pioveva. Le lente gocce gli trafiggevano il volto come sottili lame d’acciaio, baciando delicatamentele sue labbra e rendendo ancora più insopportabile
l’agonia di quella notte senza fine.
Gelide raffiche di vento gli accarezzavano i sottili capelli corvini che gli cadevano sugli occhi verdi, trasparenti da sembrare vetro, ancora bagnati dal dolore.
Incisa malamente sulla lastra color cenere, dietro di lui, vi era una scritta seguita da una piccola foto, rovinata dal tempo e dalla fitta vegetazione che vi cresceva
intorno e senza sosta:

Joseph Rylan
Nato il 17 Febbraio del 1992
Morto il 30 Ottobre del 2008

“Trova riposo tra le braccia di Dio, angelo mio”
La tua mamma

"Se sapessi cosa sono diventato, oh mamma.. quanto vorrei rivederti!" pensò. Ma non poteva, non poteva presentarsi a lei in quello stato, era divenuto una
creatura che meritava di sprofondare nell’oblio dell’Inferno, di certo non tra le braccia di Dio.
A fianco all’incisione due occhi giovani e pieni di vita lo fissavano, grandi e luminosi; lo sguardo di un ragazzino pieno di gioia e di speranza, con i capelli neri
in disordine e un dolce sorriso impresso sulle labbra. Joseph osservava tristemente quell’immagine che lo ritraeva, pieno di nostalgia per quella vita che gli
era stata negata troppo presto. La foto era in parte coperta da due piccoli gigli bianchi, che si stagliano sul lugubre paesaggio scuro come la tenebre.
Il ragazzo ne prese uno e se lo avvicinò dolcemente sul viso, assaporandone l’intenso odore.
Gli ricordava l’affettuoso profumo umano, e a quel tocco una piacevole sensazione di calore lo invase.
Sorrise. Per la prima volta una tenera ombra di serenità gli attraversò il volto, addolcendone i lineamenti.
Stando alla lapide, erano passate ormai due notti dal funerale, dal preciso istante in cui la sua vita era sprofondata in un abisso di tormento e solitudine,
ed iniziava ad avere fame.
"Non posso farlo". Si ripeteva, senza sapere che, anche se solo una volta, lui si era già nutrito.

  
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