And I’ll set apart my dream only to chase after you
【SPOILER!ch78;
slightly TamaHaru】
«Haru-chan! Mi passeresti quello scatolone dietro di te, per favore?».
Fujioka Haruhi si riscosse dal
flusso dei propri pensieri appena in tempo da scorgere un saltellante Honey-senpai sbracciarsi nel tentativo di attirare la sua
attenzione.
«Haru-chaaan!», chiamò ancora, agitando freneticamente il
braccino del suo coniglietto di pezza, «Usa-chan ha
bisogno di quello scatolone!».
La
studentessa speciale emise uno sbuffo sonoro, chiedendosi in che modo Honey-senpai –di ben due anni più anziano di lei- riuscisse
ad apparire tanto simile ad un bambino delle elementari.
«Certo, certo. Ecco ad Usa-chan il suo scatolone».
Sentì
Honey esultare, e subito dopo una voce più acuta e
nasale coprire quella chiara e squillante dell’Haninozuka.
«Neh, Haruhi. Ancora nel
mondo delle favole?».
«Non scherzare, Hikaru». Fece,
seccamente. «A te va davvero bene? Intendo dire», e si
voltò ad indicare col braccio teso la stanza dal soffitto alto ed affrescato
che li accoglieva, «tutto questo. Ti va davvero bene cosi?».
Un’ombra
scura attraversò il viso di Hikaru, che rispose in
tono monocorde: «Ovviamente no, cosa
credi?».
Le voci
degli altri giungevano distanti, quasi attutite.
Haruhi si voltò a guardarli, ad abbracciare con lo
sguardo la terza aula di musica che fino a pochi mesi prima aveva accolto i
sorrisi ed i sogni di centinaia di ragazze e che adesso, chiusa tra le sue alte
colonne e tra le pareti affrescate, stava tornando lentamente ad essere ciò che
era stata prima.
Prima
che un ragazzo cocciuto, stupido e narcisista, ma con quel cuore cosi
immensamente enorme, arrivasse ad allargare il mondo di
tutti loro.
Haruhi osservò le grandi finestre sbarrate, i tavolini
spogli ed i servizi da thè stipati negli scatoloni, e
sentì come un’orribile mana artigliata stringerle la gola e il petto.
Il
mondo visto da dietro le lenti degli occhiali era cosi
dannatamente stretto.
Poco
più in la, in fondo alla sala spoglia, Kaoru si sforzava di sigillare le attrezzature del club con
dello spesso nastro adesivo marrone. Mori-senpai
teneva due tavolini –più Honey- sulle spalle, mentre Kyouya-senpai vegliava immobile ed austero sul lavoro di
tutti, appuntando di tanto in tanto qualcosa sui suoi fogli e cancellando dalla
lista gli oggetti già imballati.
C’era
qualcosa di triste, -di devastante- in quella scena.
Nel
modo in cui Kaoru continuava ad aprire e richiudere
gli scatoloni che avrebbe dovuto sigillare, nel modo in cui Hikaru
non andava ad aiutarlo preferendo
invece rimare immobile a fissare una finestra [sigillata].
Nel
modo in cui Mori-senpai non la smetteva un attimo di
muoversi avanti e indietro trasportando i tavolini -lui sempre cosi torpido, cosi apatico-, ed Honey-senpai
sulla sua spalla non abbracciava Usa-chan ma guardava
fisso davanti a se, come pensando –una volta tanto- a qualcosa di troppo grande.
Haruhi guardò tutti loro, uno ad uno, guardò i soffici
divanetti [vuoti], la finestra [sigillata] e, per ultimo, l’enorme pianoforte a
coda che troneggiava in un angolo, semi nascosto da una spessa tenda rossa.
Ne
sfiorò i tasti uno ad uno, immaginando di produrre una meravigliosa melodia. [Che potesse calpestare quell’odioso silenzio
opprimente]
Si
sedette allo sgabello, pensando per l’ennesima volta che gli occhiali parevano
gravarle innaturalmente sul viso, quasi fossero di piombo; ne avvertiva il peso
schiacciarle il cervello e comprimere le iridi cosi grandi (Tamaki-senpai
glielo diceva sempre), non più abituate ad uno spazio tanto ridotto.
Tamaki-senpai.
Lui,
che li aveva invitati tutti in quel sogno meraviglioso, e che d’improvviso se
l’era ripreso senza tante cerimonie.
Lui,
che –Haruhi lo sapeva, lei che lo capiva più di tutti
quanti- stava soffrendo più di tutti loro, chiuso nella prigione che la sua
stessa stanza era divenuta, forse pensando con nostalgia ed affetto alla terza
aula di musica o forse sognando maman, proprio
come l’altra volta.
O magari suonando il piano per sua nonna,
aspettando per l’ennesima volta che lei si decidesse ad aprirgli la porta della
sua stanza e quella del suo cuore.
Con
pazienza e dedizione, come ogni giorno.
La
stessa dedizione con la quale aveva lentamente spalancato i cuori di tutti
quanti loro, facendosi strada al loro interno e riunendoli in quella folle idea
che era l’Host Club.
“Fare
un Host Club in un aula di
musica”, ricordava di essersi detta Haruhi. “Solo un
folle potrebbe avervi pensato”.
Il
pensiero riuscì a farla ridere, resasi conto in fondo di non essersi sbagliata.
Era proprio folle, Tamaki-senpai. Folle e spaventosamente narcisista.
Eppure,
-ed arrossì al pensiero, come ogni volta- se n’era stupidamente innamorata. Lo diceva quella stupida
rivista che Mei-chan le aveva “prestato”, lo dicevano
Hikaru e tutti gli altri e lo diceva il vuoto –simile
ad una sensazione persistente di freddo sulla pelle- che provava adesso,
nell’accarezzare i tasti di quel pianoforte solitario.
Allora,
si ritrovò a pensare che se – e solo se- ciò sarebbe servito ad avere indietro
il loro Tamaki, pronto a riempire di luce l’Host Club e le loro giornate semplicemente con un sorriso o
una rosa, allora forse –e solo forse- per
un attimo avrebbe potuto mettere da parte quei loro sogni.
Solo
per quella volta.
Angolo autrice: Buon giorno, cari lettori del fandom di Hosuto Bu *__*. Uh, è sempre strano presentarmi ai lettori di un
nuovo fandom xD. Ho scoperto
Ouran Host Club da circa
sei mesi, ma solo di recente ho intrapreso la lettura del manga. Che dire, me
ne sono innamorata ≧∀≦.
Amo tutti i personaggi di questo manga\anime, ma –come si è forse notato dalla fanfic- nutro un affetto particolare verso Tamaki-senpai, l’”artefice” in un certo senso di questa
storia pazzesca. E amo il Tama\Haru, anche. Li trovo divertentissimi insieme, e [spoiler!] nel manga entrambi hanno confessato di provare sentimenti
reciproci.
La fanfic è
ambientata dopo il capitolo 78, l’ultimo uscito. Infatti
abbiamo un Tamaki che tenta di farsi breccia nel muro
alzato da sua nonna dopo il “tradimento” di Yuzuru,
ed Haruhi alle prese con le ultime parole di Hikaru “you must
tell tono that you love him”. Per chi segue la
traduzione italiana, “tono” è Tamaki-senpai (=Lord).
Ho tentato di inserire nei pensieri di Haruhi qualche riferimento ai capitoli precedenti (ad
esempio, è stata lei stessa ad affermare nel manga che Tamaki-senpai
ha allargato il suo mondo, e che ogni giorno lui da cosi tanto agli altri senza
neppure accorgersene). Ho anche pensato che, nonostante Yuzuru-kun
abbia concesso l’autorizzazione a riprendere l’attività dell’Host Club, gli altri non l’avrebbero certamente fatto senza
Tamaki (ciò è evidente anche dalla reazione di Kyouya nel capitolo).
E… e nulla, dovevo inserire almeno una citazione alla geniale rivista che Mei-chan lascia cadere casualmente
davanti ad Haruhi, e grazie alla
quale la ragazza capisce di amare un certo Lord. Adoro Mei-chan, ovviamente xD.
Ah, ed ora la spiegazione del finale. In uno
dei capitoli del manga, Haruhi –ormai conscia dei
suoi sentimenti- aveva deciso di non confessare nulla a Tamaki,
ed aspettare che il suo sogno (diventare un avvocato) si fosse realizzato.
Perché aveva ancora tante cose da imparare, o qualcosa del genere. Ebbene, ho
provato ad immaginare le varie reazioni della ragazza all’ultima affermazione
di Hikaru, e questo è ciò che mi è venuto in mente.
Che forse, una volta tanto potrebbe
decidere di mettere da parte il suo sogno e fare l’unica cosa (Hikaru l’ha capito) capace di riportare Tamaki
indietro.
Eeeeh, che altro dire >___<. Spero di
scrivere ancora su Host Club. E su Haruhi e Tamaki. Gud bai! ♥