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Autore: shootingstar_    05/02/2010    6 recensioni
Nevica. Un turbine bianco sbatte contro la finestra, un turbine bianco portato da un vento gelido, originario di chissà quale posto lontano. I fiocchi sono grandi come pezzi di cotone. Mi piacerebbe sapere se sono altrettanto morbidi. Mi piacerebbe sapertelo dire.
One-shot un po' corta che mi è stata ispirata dalla neve. Un po' verità, un po' finzione. Spero che vi piaccia. Mi scuso se il carattere risulta piccolo, ma con il programma è il massimo che riesco a fare
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Flowers in the Snow


Nevica. Un turbine bianco sbatte contro la finestra, un turbine bianco portato da un vento gelido, originario di chissà quale posto lontano. I fiocchi sono grandi come pezzi di cotone. Mi piacerebbe sapere se sono altrettanto morbidi. Mi piacerebbe sapertelo dire.
Che strana ironia, che assurda presa in giro. Nevica proprio oggi, oggi che non puoi guardare. Ti sarebbe piaciuta la neve. Non dicevi sempre che avresti voluto vederla, un giorno o l'altro?
Magari la fotografo. Così, quando ti svegli la vedrai e ti arrabbierai per essertela persa. Anzi, no. Farò un video. Così, quando ti sveglierai, lo guarderemo tutti assieme.
Quando ti sveglierai... uno stupido nodo mi stringe la gola. Il fatto è che non posso fare a meno di pensare “se ti sveglierai”.
Vorrei tanto andare alla finestra, ma proprio non ce la faccio. Una strana forza mi tiene costretta su questa sedia, accanto a te. Che stupida. Io non sono costretta da nessuna parte.
Se tu, che... che lo sei.
Mi incanto a guardare quel turbine bianco. Mi sembra di non essere qua. Mi sembra di non essere in nessun posto. È così che ti senti tu? In mezzo fra due mondi, solo in un mare informe?
Dammi la mano. Fatti stringere la mano. È così strano, vederla senza il tuo bracciale. Quando ti sveglierai, avrai da dire anche per questo. Già me la immagino la scena. Tu, che urli come un forsennato: perché mi avete tolto il bracciale? Non lo sapete che è un portafortuna? Volete privare della fortuna un ragazzo in...
Sono passate settimane, ma ancora non riesco a dire quella parola. Coma. È solo una parola, ma è più difficile di quanto sembri. Quattro lettere che hanno cambiato la vita a un sacco di persone.
Lo sai, ho paura degli ospedali. Tutti quei dottori in camice bianco, tutta questa pulizia, l'odore del disinfettante mi hanno sempre dato la nausea.
Per me è sempre stato un luogo di morte.
Ora è un luogo di speranza. Ogni volta che vedo un dottore, spero che mi dicano qualcosa in più, ma mi devo accontentare di sorrisetti compassionevoli. Chissà se loro capiscono il dolore che provo. No, forse sono diventati insensibili... loro hanno l'ascia, loro hanno le bende. Loro non possono decidere come e quando usare l'una o l'altra. E anche l'odore di disinfettante e l'ambiente asettico mi rassicurano.
Questa stanza, però, mi fa ancora paura. Ho, abbiamo cercato di decorarla, di renderla un po' più umana, un po' più viva, ma non ci siamo riusciti bene. Solo qualche foto, un cartellone per te e una pila di lettere sul comodino. Sai, questa pila cresce di giorno in giorno. E tu che dicevi che nessuno ti vuole veramente bene... vedi, sei uno stupido.
Forse ti starai chiedendo perché non ci sono fiori, nella tua stanza. Il fatto è che io mi sono opposta. I fiori si danno agli spacciati. O ai guariti. Tu non sei né spacciato né guarito.
Tu non sei né di qua, né di là.
Basta, fammi prendere la macchina fotografica dalla borsa. So che ti piacerebbe vedere la neve.
Ecco, ora vado alla finestra e faccio un bel video.
Fatto. Non è un granché, quasi non si vede nulla, ma sono certa che apprezzerai. Sì, fra le lamentele, ma apprezzerai.
Un'occhiata all'orologio mi dice che il mio orario di visita sta quasi finendo. Tra non molto, i dottori verranno a dirmi di tornare domani, che si occuperanno loro di te. E io andrò a bermi una cioccolata al bar. Così. Per riscaldarmi dal gelo che sento dentro ogni volta che ti lascio solo al tuo destino.
Ma questa è la vita, no? È così che va. E bisogna farsi forza.
Sarebbero queste le parole che mi diresti se potessi parlare.
Un impeto di follia mi pervade. Ti punto addosso la macchina fotografica e ti scatto una foto. Trattengo le lacrime e guardo come sei uscito. Sembri un angelo, un meraviglioso angelo. Le ali non ti sono ancora spuntate, ma qualcosa, in me, mi suggerisce che non manca molto.
Non so da dove venga tutto questo pessimismo, non me lo chiedere.
Forse è perché adesso anche fuori è tutto bianco. La neve. È lei che mi spaventa così. Lo sai, io non sono una persona superstiziosa, ma credo nel destino, e questa è una coincidenza davvero troppo inquietante.
C'è qualcosa, all'altezza della bocca dello stomaco, che mi dice: non andartene, lotta con lui.
Io lo so, lo so che devo lottare con te. Io lo so, lo so che oggi morirai.
Lo so, lo so e basta.
Non ci sono motivi, non ci sono basi, ma lo so. E ora spero solo di sbagliarmi. Spero che le mie sensazioni siano sbagliate, spero, spero...
Il turbine, là fuori, si è fatto più forte. Gira, gira, chiama il tuo nome. Io ti tengo la mano, non voglio lasciarti andare via. Mi sento così debole ed esausta... è quello che provi anche tu?
La porta si apre ed entra il primario. Non è stupito da trovarmi qui. Credo che a questo punto si stupirebbe del contrario.
«Signorina...».
Non finisce la frase. Mi ha vista, ha visto il mio, il tuo, il nostro dolore e non è riuscito ad andare avanti. Mi accorgo di avere il viso completamente bagnato di acqua e sale. Che sciocca, non mi ero accorta di aver iniziato a piangere.
Non ho bisogno di dire altro al primario. Ha capito. Chissà quante scene come la nostra ha visto, nella sua brillante carriera. Lo vedo andarsene, le spalle ricurve, per niente desideroso di dover prendere in mano la falce. Però sa che dovrà farlo. Non sarà lui ad ucciderti, ma si sentirà colpevole come, in un certo senso, mi sentirò io.
La linea del monitor cambia. Il vento che porta la neve sembra voler sfondare la finestra. Mi sta dicendo di lasciarti andare. Prenderò io l'inverno che ora si cela dentro di te. Ti donerò la primavera.
Mi chino su di te. Un bacio, leggero come un soffio, prima di dirti addio. E che ti amo.

«Portate dei fiori».





For two special people.
In life, and in life in my heart.
Thank you, guys.





   
 
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