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Autore: Mikaeru    06/02/2010    0 recensioni
Non ti ho mai dimenticata, amore mio.
{per il meme di San Valentino di Michiru Kaioh}
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Carissima—

No, non funziona. Non ho mai usato carissima, con te. Troppo formale, troppo affettato, detestavi usarlo, figurarsi sentirtelo rivolgere.

Iniziamo in modo diverso, altrimenti rischio che cestini questa lettera senza pensarci. Sei una tipa del genere, una che si lascia andare immediatamente alle proprie emozioni, il cervello entra in azione nel momento in cui, oramai, l’errore l’hai compiuto.

Mia adorata…

… no, neppure questo. Addirittura questo inizio è peggiore dell’altro, posso sentire la tua voce dirmi di smetterla di fingere un poetastro di quart’ordine. Eppure è una lettera, dovrebbe avere un tono.

Facciamo così: non consideriamola una lettera, ma un semplice bigliettino troppo grosso, un po’ come quelli che ci si scambiava in classe durante le verifiche. Ti sarà capitato sicuramente di farne uno troppo grande per passare inosservato, troppe informazioni importanti da ricordare e troppa poca memoria per farlo. Non so, non siamo arrivati all’intimità tale da ricordare i reciproci passati scolastici.

Antonella, amore mio.

Ecco, questo è perfetto. Ti piaceva quando ribadivo che eri mia. Non tanto perché ti piacesse la mia possessività, che ad onor del vero è sempre stata limitata e contegnosa, ma perché adoravi il tono con cui lo dicevo.

Amore mio, non trovo altro mezzo per parlarti se non la carta e l’inchiostro. Siamo nell’era del computer, a quando il piacere di avere un tuo indirizzo e-mail? In fondo non ci si può fidare delle poste, lo sai. L’ultimo regalo di San Valentino che ti mandai non è mai arrivato, e non per colpa mia.

Se troverai macchie di umido su questo foglio, non meravigliartene. Sono un tipo sensibile, e romantico, ed è per questo che ti sei innamorata di me. Ricercavi in me quello che mancava a tuo marito – dove lui era arido di sentimenti e incapace di esprimere quei pochi che provava, io mi lasciavo andare a confessioni sussurrate in punta di labbra e rose comprate all’angolo mentre giravamo fra la folla, invisibili agli altri e la perfezione nelle nostre dita intrecciate. Se troverai lacrime, saprai benissimo perché le ho versate.

Sai, sei sempre nei miei occhi. È come se la tua ombra, le tue braccia, la tua bocca siano penetrati in me tanto da non volermi lasciar stare. Eppure sono mesi che non ci vediamo.

Com’è Roma? Fa caldo? Ti trovi meglio, rispetto a Milano?

Roma, Roma, Roma. Sono ossessionato, sai? Mi sono circondato di libri, riviste, guide turistiche. Mi sto organizzando un tour di due settimane, e il centro del mondo in realtà sei tu – sbadiglierò di fronte alla fontana di Trevi, se non ci sarai tu ad illustrarmela. E ne sarai contenta, vero? Ti piace l’arte, me ne parlavi per ore nella vana speranza che io mi ci appassionassi. È l’unico obiettivo che non hai raggiunto – tutti gli altri sì, Dio; tutti quelli che riguardavano me, li hai centrati ed abbattuti (e io ti amo e io ti amo e io ti amo – basta, non è questo lo scopo della lettera. Mi stai leggendo ancora, vero? Ti prego, arriva fino alla fine.)

Mia moglie si è stupita di questo improvviso interesse per la caput mundi che mi ha totalmente assorbito: non parlo d’altro, vedo mille foto e cento documentari, e oramai la conosco meglio di te. In fondo ci vivi solo da quattro mesi, vero? Chissà se hai avuto il tempo di mettere il naso fuori dalla porta per andare da qualche parte che non sia il tuo posto di lavoro. Tuo marito non ti ha ancora portato fuori a cena, vero? Me lo dicevi sempre, che ti divertivi solo con me, perché Carlo parla solo di lavoro oppure, quando è proprio in vena, disquisisce per ore e ore di scienze e fialette, sperando che ti interessi. Tu lo guardi e lui continua a parlare convinto di starti stregando, quando la sua parlantina annoierebbe anche un suo collega.

Mia moglie non ha mai saputo niente, sai? È il suo amore cieco che le tappa gli occhi. Continua a collezionare miei sorrisi e mie carezze come pietre preziose, continua ad amarmi del suo solito affetto tenero – ha quasi qualche punta di innocenza, una sfumatura infantile nel suo attaccarsi a me come se non esistesse nessun’altro nell’universo, come se volesse inglobarsi e respirare dai miei stessi polmoni, perché solo l’aria che respiro io è quella degna d’essere respirata.

Ma perché te lo sto dicendo? In fondo a te non importa di mia moglie.

Non fraintendermi. Lei è il motivo per cui hai deciso di rompere la nostra relazione: perché ti sei messa nei suoi panni una volta di troppo e hai sofferto in prima persona. Non ti importa in questo contesto, perché per una volta ti dimostri egoista, non ti interessa di una donna tanto stupida da non sentire la differenza dell’odore della pelle del suo uomo. Invidi la sua ignoranza, mi hai detto tra le lacrime mentre mollavi la mia mano per l’ultima volta, lì alla stazione centrale, ancora in mezzo alla folla, ancora più invisibili di prima.

Io non ho mai smesso di amarti. Mai, neppure per un istante. Beatrice non sa come comportarsi quando mi metto a piangere mentre cominciamo a fare l’amore.

Era totalmente diverso, fare l’amore con te.

Tu profumavi di sapone, eri modesta in tutto e al contempo non sapevo come contenerti, quando iniziavi a parlare e a muoverti, mi hai fatto vedere angoli di mondo che non avevo mai visto, che neppure immaginavo, strade banali che nei nostri passi si fondono e diventano le strade d’oro del mago di Oz, oro luccicante e splendore nei nostri occhi.

Era profondamente diverso, fare l’amore con te. Semplicemente perché ti amavo davvero. Quando sussurravo il tuo nome c’era il rispetto della donna adorata.

Ti amavo, e ti amo ancora. È l’amore dei bambini, è l’amore di chi respira perché gli rivolgi un sorriso – è il mio amore, quello che ti ricopre, quello che tanto curavi e che tanto coltivavi, perché avevi costantemente paura di essere l’avventura, la scappatella – non hai mai compreso, amore mio, che la mia ricerca disperata è culminata in te, tra le sue braccia, sulle tue labbra morbide e pallide. Tu eri (e lo sei ancora nei miei sogni nei miei deliri notturni sai che è difficile che io prenda sonno e lo sai che chiamo te voglio te vedo te in tutti i miei giorni negli occhi di mia moglie ci sei te te te solo te amore mio – no, sto piangendo, diavolo, ma tranquilla, al contrario delle aspettative non bagnerò il foglio, sto piangendo sulle mie mani – cristo, i singhiozzi, spero che Beatrice non mi senta, non voglio spiegarle, non voglio la sua voce e le sue mani e le sue carezze incerte e inutili), tu eri, scusa l’interruzione, ma non voglio cancellare niente, voglio darmi a te totalmente, tu eri la luce, quel bagliore in cima, alla fine del mondo che io pellegrino ho ricercato per secoli e secoli, la mia anima si è reincarnata mille volte perché per mille volte voleva incontrarti – ci amiamo da millenni, lo so, in quest’epoca non abbiamo avuto tempo, ma quando moriremo staremo insieme per sempre, solo io e te, vero? È stata colpa mia che non ti ho trovato in tempo, ma nella mia prossima vita non farò lo stesso errore, leggerò cento volte questa lettera così da impararla a memoria, così che resti nella mia anima anche nel prossimo corpo. Non farò lo stesso errore, comincerò a cercarti appena saprò camminare, e poi sarai mia, solamente mia.

Adorato amore mio.

  
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