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Autore: Moon_Glade    06/02/2010    3 recensioni
"...Dal momento in cui aveva udito quello strano odore la notte prima sapeva che qualcosa di strano stava accadendo. Quando la aveva vista non vi erano più stati dubbi. Ancora adesso provava questa sensazione. Qualcosa di strano sta accadendo... Non riusciva a trovare una spiegazione."
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una piccola informazione per leggere: le scritte in corsivo descrivono i pensieri dei personaggi e ciò che è accaduto in precedenza, come delle reminiscenze, quelle in scrittura normale invece rappresentano i dialoghi, se ce ne sono, e la narrazione normale. Grazie per l'attenzione :)



Guardami.

Amber Eyes


E smise di nevicare.

Aprì lentamente le palpebre.

I fiocchi bianchi leggeri come il suo respiro cessarono di turbinare davanti ai suoi occhi, e i primi raggi di sole toccarono il suo corpo steso nella neve.

Aveva caldo.

Molto caldo.

Non riusciva a muoversi.

Dove si trovava?

Era preoccupata. Ma stava così bene...

Un'improvviso torpore si impadronì di lei.

Richiuse gli occhi.

Riprese a sognare, mentre la grossa figura si stringeva ancora attorno a lei.



La tempesta infuriava.

Ormai non si vedeva ad un braccio di distanza.

Il sole era già calato da ore.

La ragazza si guardò attorno.

Neve. E nient'altro che neve. E buio.

Mulinelli di neve le turbinavano sul viso.

Neve sotto i suoi piedi.

Neve sul suo corpo congelato.

L'aria fredda le tagliava la faccia.

Non sapeva dove si trovasse.

Incedeva con fatica nel manto nevoso, passo dopo passo, cercando di non inciampare.

Non doveva fermarsi.

Se cadeva, loro l'avrebbero trovata.

Devo andare avanti...”

Stringendosi nel pesante giaccone piegò la testa in avanti, tagliando l'aria feroce che scagliandosi con violenza contro di lei le impediva di fuggire.

Il vento ululava spietato senza tregua.

Le raffiche minacciavano di sopraffarla.

Ma andava avanti.

Non poteva fermarsi.

O l'avrebbero trovata.

Chiuse gli occhi, procedendo alla cieca.

Nessun punto di riferimento, niente che potesse indicarle il cammino intrapreso.

Nulla.

La foresta, silenziosa ed oscura, si stringeva attorno a lei.

Gli alti abeti stavano immobili dentro la tempesta, impotenti.

Poi, delle voci, delle grida le arrivarono improvvisamente all'orecchio.

Si immobilizzò all'istante, ben consapevole che se si fosse fermata adesso, dopo sarebbe stata dura proseguire.

Tentò di distinguere qualcosa nella furia degli elementi.

Strinse gli occhi.

Niente.

Tese le orecchie.

Ancora quelle voci.

Sembravano vicine.

Qualcuno, nella tormenta gridava.

La paura la bloccò.

Sono loro...” pensò

Le parve all'improvviso che una grossa figura scura le venisse incontro.

Gridò anche lei.

Si girò di scatto e vide altre ombre.

Erano reali...o no?

Brividi di freddo e di sgomento iniziarono a scuoterla.

E vide altre forme scure venire verso di lei.

Ormai non riusciva più a capire se quelle figure fossero frutto della sua immaginazione o presenze reali.

Urlò.

Incespicando e lasciando profonde impronte nel manto nevoso, cominciò a scappare.

Lasciatemi stare!!”

Le sue parole si persero nel ruggito del vento.

Lasciatemi in pace!!!”

Cadde a terra.

Il gelo si impadronì di lei in un attimo.

Le sue membra si paralizzarono.

Il viso contro il ghiaccio, singhiozzò disperata, tentando di rialzarsi.

Non ce la faceva più.

Doveva fermarsi.

Tirò su il busto ma ricadde affondando nella coltre bianca.

Le voci cominciarono ad avvicinarsi.

Piegò braccia e gambe, nello strenuo tentativo di rialzarsi.

Cadde, e cadde più volte, i singhiozzi che le scuotevano le spalle.

Cadde e non avanzava di un passo.

Alla fine, si lasciò scivolare inerte al suolo.

Non sentiva più il proprio corpo.

Stava morendo.

Loro la avrebbero presa.

Le lacrime le rigarono il volto.

I suoi occhi si chiusero lentamente contro la sua volontà.

Un velo freddo scese su di lei.

Il vento continuava ad ululare.

Una grande ombra scura calò sulla giovane.


E smise di nevicare.

Aprì lentamente le palpebre.

I fiocchi bianchi leggeri come il suo respiro cessarono di turbinare davanti ai suoi occhi, e i primi raggi di sole toccarono il suo corpo steso nella neve.

Aveva caldo.

Molto caldo.

Non riusciva a muoversi.

Dove si trovava?

Era preoccupata. Ma stava così bene...

Un'improvviso torpore si impadronì di lei.

Richiuse gli occhi.

Riprese a sognare, mentre la grossa figura si stringeva ancora attorno a lei.


Mentre si stringeva attorno alla piccola figura stesa sul suo petto, Il lupo fissò il grande disco del sole risalire la linea della collina innevata.

Il suolo imbiancato si tinse d'oro quando i suoi raggi toccarono il suo corpo raggomitolato nella neve.

Le fauci si aprirono in un grande sbadiglio.

Alzò il capo scrollandosi di dosso il ghiaccio che vi si era depositato durante la tempesta della notte.

Gli occhi bronzei scrutarono la distesa bianca che si apriva davanti ai suoi occhi.

Le orecchie appuntite si rizzarono.

A qualche metro da lui la collina digradava in un dolce pendio ed iniziava una macchia di alberi, pini, larici e abeti. Dopo la macchia c'era un lago, e oltre le sue rive, la foresta.

La luce danzava sulla superficie dello specchio d'acqua ghiacciata.

Il respiro dell'essere si condensava in piccole nuvolette davanti al suo muso, al ritmo con l'innalzarsi e abbassarsi regolare del suo petto.

L'aria di quel mattino era fredda e pungente ma il lupo non si preoccupava.

Il suo folto mantello lo aveva protetto dal freddo e dalla tormenta di quella notte.

Lo avrebbe fatto anche per quel giorno e per tutti i seguenti, com'era sempre stato da quando lui aveva visto il suo primo inverno.

Sapeva come sopravvivere in quei luoghi.

Abbassò lo sguardo sulla cosa che stringeva tra le sue braccia, premendola dolcemente contro la sua calda pelliccia.

Il suo sguardo malinconico e quasi triste si posò sul viso della ragazza che dormiva.

Aveva riposato per tutta la notte dopo che l'aveva trovata, nonostante l'impeto del vento e l'intensità della tempesta di neve.

Aveva sentito il suo odore e dopo un po' l'aveva trovata: stava scappando, sperduta nel buio della foresta, senza una meta.

L'aveva portata via da quelle figure che la stavano inseguendo.

Li aveva anche visti mentre, con la ragazza in braccio, ormai si stava allontanando.

I suoi occhi si incupirono.

Distolse lo sguardo dalla macchia rosso acceso che si allargava sulla neve sotto il suo braccio destro.

La ferita bruciava ma non era grave.

Avevano delle armi con loro.

Lo avevano colpito.

Perchè la stavano cercando?

Perchè la stavano inseguendo? pensava

Ormai non aveva più importanza. Lei era a sicuro.

L'aveva salvata, tenendola al caldo.

Aveva dovuto fermarsi dopo che l'aveva tratta in salvo: si era addormentato stretto a lei in mezzo alla tormenta perchè altrimenti sarebbe congelata.

Chissà cosa ci faceva una creatura così in quel posto?

Erano tutte domande destinate a rimanere prive di risposte.

Almeno per quel momento.

Il licantropo scrollò lentamente le zampe posteriori per non svegliare la ragazza.

Dentro di lui si dibattevano i più disparati pensieri, facendolo riflettere.

In verità non sapeva nemmeno lui perchè l'avesse salvata. Tutti quelli della sua razza vivevano ai margini. Nessuno li vedeva, nessuno li cercava.

Nessuno sapeva che esistevano.

È così andava bene. Sia per i licantropi che per gli esseri umani.

Il gesto che aveva appena compiuto da una parte gli appariva come un tradimento.

Non poteva fare a meno di pensarlo.

Un tradimento verso tutti quelli come lui. Alla sua razza. Un tradimento verso tutto ciò cui credeva.

Dall'altra, quella sua azione gli aveva procurato una bellissima sensazione, che ancora si faceva sentire nel profondo, dentro di lui.

Si sentiva bene. Meravigliosamente bene.

Non sapeva di cosa si trattasse.

L'euforia, quello che provava in quel momento e quando aveva salvato la giovane, poteva essere paragonato solamente alla sensazione magnifica che lo pervadeva durante tutte le notti di luna piena.

Quando ululava alle stelle e all'astro lunare.

Non riusciva a dare una spiegazione logica ai suoi sentimenti.

Osservò ancora gli occhi chiusi di lei.

Dal momento in cui aveva udito quello strano odore la notte prima sapeva che qualcosa di strano stava accadendo.

Quando la aveva vista non vi erano più stati dubbi.

Ancora adesso provava questa sensazione.

Qualcosa di strano sta accadendo...

Non riusciva a trovare una spiegazione.

Con delicatezza avvicinò una mano ricoperta di fitta peluria alla giovane, e le sfiorò una guancia.

Lei non si mosse.

Quel contatto lo fece rabbrividire.

Ma non di paura. E nemmeno per timore o altro.

La sua pelle era morbida e tiepida. Non doveva avere freddo.

La sua attenzione si concentrò sulle righe che le lacrime le avevano lasciato in volto.

Facendo attenzione, le asciugò con il bordo del palmo chiuso a pugno.

Ricordò la notte precedente: l'aveva trovata abbandonata nella neve poco prima che loro arrivassero. Stava piangendo.

Il respiro regolare della ragazza gettava nell'aria altre nuvolette che si univano a quelle che fuoriuscivano dalle sue fauci semichiuse.

Dormiva tranquilla.

Ritrasse la mano.

Cosa ci fai tu in questo posto...” pensò il lupo

Si alzò sulle zampe posteriori, sollevando il corpo della giovane con le braccia.

La neve che era caduta su di lui quella notte scivolò dal suo corpo fino a terra.

Si rizzò in tutta la sua altezza, in posizione eretta.

La sua alta figura robusta gettò sul suolo innevato una lunga ombra scura.

Scosse la folta coda, mandando ovunque frammenti candidi.

La ferita per un attimo bruciò sul suo braccio, e strinse i denti.

Il sangue cremisi bagnava il pelo in quel punto.

Non se ne curò.

Cercando di tenere la giovane il più possibile a contatto con il suo petto caldo, si avviò a passi lenti oltre la collina innevata.

Dietro di lui solo delle grandi e profonde impronte di lupo segnavano il suo percorso.

Il suo respiro lento, profondo e pesante era l'unico rumore udibile oltre all'attutito suono del suo passo. Il sole lo riscaldava, illuminandolo del tutto. Lontano, oltre le cime degli abeti e dei larici, si stagliavano contro il cielo rosato e azzurro chiaro del mattino le montagne.

Il licantropo proseguì fino alla sponda del lago vicino.

Dalla riva, un grosso pino gettava la sua ombra sulla lastra che costituiva lo specchio d'acqua.

Alcuni suoi rami, molto grossi e robusti, si stendevano fin sopra di esso.

Il tronco era grande e nodoso.

La creatura si avvicinò e vi adagiò delicatamente contro la ragazza, in modo che rimanesse sdraiata ma non cadesse nella neve fredda.

Usando tutta la cautela possibile, accompagnò il corpo della giovane contro l'albero, lentamente, una grossa mano artigliata a sorreggere il busto sottile e l'altra dietro la testa leggera.

Lei non si accorse di nulla.

La coprì con la coperta che portava con sé quando l'aveva trovata, e nella quale l'aveva avvolta durante la notte passata perchè si scaldasse in fretta.

Le sue guance erano rosse ormai per la fresca aria della mattinata invernale.

La lasciò così e si accostò all'acqua ghiacciata.

La lastra era piuttosto spessa. Era di un denso colore blu scuro, e oltre di essa non si vedeva nemmeno il liquido sottostante muoversi.

Doveva essere spessa parecchi centimetri.

Il lupo mannaro chiuse a pugno una mano e si scagliò con forza contro la superficie liscia e fredda.

Ci fu un schianto secco.

Schegge di ghiaccio volarono ovunque mentre uno schizzo di acqua gelida fuoriusciva dal foro provocato dal colpo e bagnava il braccio dalle fattezze umane, impregnandone il folto pelo.

Il lupo ne raccolse un po' nell'incavo di una mano, portandola verso l'addormentata.

Non poté fare a meno di restare immobile ad osservarla per qualche istante prima di accostarsi a lei nuovamente per tentare di risvegliarla.

Era straordinariamente attratto da lei.

Sentiva che doveva proteggerla, vegliare su di lei.

Le fece reclinare la testa e lentamente fece scivolare un po' del liquido sulla sua fronte.

Le gocce d'acqua brillarono nel momento in cui si staccarono dalla conca creata dalla mano del licantropo per scivolare sul volto della giovane.

Avvicinò il muso dai lineamenti ferini a quello dell'umana e espirò, emettendo una piccola nuvoletta di vapore.

Le sue orecchie da canide si reclinarono leggermente all'indietro.

Gli occhi simili a due perle d'ambra si spalancarono attenti quando videro le palpebre della ragazza muoversi appena.

La creatura le fece appoggiare nuovamente la schiena al tronco dell'albero e si allontanò di qualche passo indietro.



La ragazza cominciò a tossire, portandosi una mano a coprire la bocca.

Qualcosa di fresco le scivolava lungo il viso, svegliandola man mano che la bagnava.

Ancora non vedeva nulla.

Portò le mani dietro la schiena per sorreggersi.

Sentì una dura superficie scabrosa passare sotto i suoi palmi.

La corteccia di qualche albero.

Percepiva la fresca aria del mattino invernale passarle sulle guance e scompigliare i suoi capelli delicatamente.

Dal freddo che sentiva capì di trovarsi nella neve.

Aprì gli occhi.

Stava seduta davanti ad un lago bellissimo: la sua superficie era del tutto ghiacciata, si vedevano riflessi su di essa gli alti profili degli alberi sull'altra sponda.

Non si udiva alcun rumore d'acqua.

Doveva essere diventata ghiaccio anche quella degli strati più sottostanti.

Tutta la foresta intorno a lei era imbiancata, resa candida da quella soffice e morbida coltre.

La neve si era portata via anche tutti i suoni del bosco, tutto era silenzio.

Si guardò alle spalle, schermandosi gli occhi ancora addormentati con la mano.

Nessuna la inseguiva a quanto sembrava.

Loro non l'avevano trovata.

Tirò un lungo sospiro di sollievo.

Però...

Com'era arrivata lì?

Non ricordava come avesse fatto la notte prima a raggiungere quel lago.

Tornò con la mente alla tempesta: ricordò di essere caduta.

Sì, caduta mentre scappava.

Mentre scappava da loro.

Rabbrividì.

Era scivolata... e poi?

Nero.

All'improvviso sobbalzò, schiacciandosi contro il tronco del grosso pino.

Vide l'enorme presenza che le stava di fronte finalmente, a qualche metro da lei.

Che cos'era?

Socchiuse le palpebre.

Loro!!

Il pensiero le giunse alla mente immediatamente.

Terrorizzata chiuse di scatto gli occhi, per poi riaprirli un secondo dopo.

Non riusciva più a muoversi.

Era come paralizzata.

Un brivido la attraversò.

La grossa figura si mosse verso di lei.

Premette la schiena ancora di più contro il duro e coriaceo legno.

Lasciami stare!”

La cosa si bloccò.

Lasciami stare!!” gridò ancora

Respirò freneticamente.

L'altra indietreggiò di qualche passo.

Improvvisamente le si prosciugò anche la gola, che si fece secca e arida. Non riusciva più a dire nulla.

Mi hanno trovata...

Il pensiero le urlava sempre più prepotentemente all'orecchio.

La creatura rimaneva immobile.

Perchè non mi attacca?..

Perchè non le faceva del male?

Se ne stava perfettamente ferma, a due braccia da lei, e la osservava.

Anche se era terrorizzata, la giovane la osservò meglio.

Era piuttosto alta: probabilmente da eretta avrebbe raggiunto anche i due metri di altezza.

Anche così com'era, con solo le nocche a sorreggere il suo peso per rimanere eretta, era lo stesso molto alta.

La sua ombra si allungava verso di lei.

La forma era vagamente umana, la postura, l'anatomia generale, le lunghe braccia e le gambe la ricordavano. I restanti tratti si perdevano in quelli ferini: il volto era allungato in un lungo muso, le orecchie erano appuntite.

Come quelle di un cane.

O di un lupo.

Tutto il corpo era ricoperto da una fitta peluria castano chiaro; sopra gli arti questa diventava più chiara, in corrispondenza del viso invece più scura. Altre macchie più scure disegnavano strani arabeschi e sfumature sul petto e sulle spalle.

Una striscia di pelo quasi nera partiva dal retro della grossa testa, e quando l'essere si mosse a passi lenti verso destra, tenendole sempre gli occhi puntati addosso, la giovane vide che attraversava tutto il dorso, per terminare fondendosi in una folta coda.

Le braccia terminavano in mani pressoché umane, ma molto più grandi e ricoperte di pelo. Quando camminava appoggiava tutto il peso sulle dita, appena sul palmo, che a volte non toccava nemmeno il suolo.

Gli arti inferiori erano del tutto trasformati: dei piedi umani non avevano più nulla, erano vere e proprie zampe.

La creatura si arrestò nuovamente, sempre osservandola con i suoi magnetici occhi;erano veramente magnifici, pensò la ragazza: parevano due grosse gocce di ambra fossile dai magici riflessi, che era impossibile non fissare.

Lo sguardo era strano. Non sembrava ostile.

Si rese conto con sconcerto che in quegli occhi bellissimi non vi erano altro che curiosità, dolcezza, e se possibile anche una specie di timore, paura malcelata.

Ma anche una profonda malinconia.

Le sopracciglia ondulate, le linee degli occhi erano leggermente increspate, e la creatura sembrava quasi buffamente corrucciata.

La giovane per un attimo si lasciò sfuggire un sorriso.

Erano molto espressivi.

E ispiravano una forte sensazione di protezione.

Ne fu sorpresa.

Le fauci enormi erano chiuse, le zanne all'interno invisibili, in un'espressione seria e immutabile.

Ora se ne stava chino, le braccia antropomorfe raccolte sulle ginocchia piegate.

Non sapeva come comportarsi: cosa avrebbe potuto fare?

Non aveva mai visto un simile essere.

Non appariva feroce ma neanche docile al tempo stesso.

Le sue grandi pupille tonde e scure la fissavano imperturbabili.

Quello sguardo...

Così fisso.

Così vacuo.

Così bello ma terribile.

Così... impossibile da descrivere...

All'improvviso, vide qualcosa in quegli occhi di ghiaccio.

Trasalì, turbata.

Senza alcun motivo apparente, sentì la paura crescerle dentro.

La percepì come una sorta di inquietudine, prima lieve poi sempre più intensa, a premerle contro il petto e le costole.

Come rapidamente dal niente era nata, altrettanto rapidamente questa si diffuse in lei.

Iniziò a tremare, serrando tra le dita la coperta che la copriva.

Sentì le membra divenirle fredde.

Con sconcerto si rese conto di non comprendere il motivo del proprio comportamento.

Cosa le stava succedendo?

Il licantropo, perchè di questo si trattava, rimaneva immobile, ad osservarla.

Qualcosa era cambiato però...

Nella lenta spirale dei sentimenti che andava stringendosi attorno a lei, come un serpente attorno alla preda, riusciva ancora a vederlo, nonostante ormai la paura le avesse reso impossibile fare qualsiasi cosa.

Cosa mi succede?...

La sorpresa ebbe per un attimo, solo un attimo, il sopravvento sulla paura: e vide la sua faccia.

Il suo volto da lupo.

Sembrava quasi... confuso.

Disorientato.

C'era stato un impercettibile cambiamento nella sua espressione.

Qualcosa...

Lo vedeva meglio ora.

E altrettanto in fretta com'era arrivata la paura, vennero anche le lacrime.

La vista le si appannò, distorta dalle piccole gocce che iniziavano a bordarle gli angoli degli occhi.

Pianse.

Silenziosamente.

Le sue guance rosse per il freddo del mattino cominciarono a rigarsi di strisce luccicanti.

La ragazza implorava sé stessa di smetterla, di non piangere: ma ormai era tardi.

La paura, la tristezza, lo shock l'avevano vinta.

Abbassò lentamente le palpebre bagnate.

Desiderava solamente restare sola con la propria disperazione.

Quando li riaprì credette per qualche istante che sarebbe morta.

Il mezzo lupo era esattamente a pochi centimetri di distanza da lei.

Il muso ferino quasi sfiorava il suo.

Il tartufo annusava l'aria e lei.

Sentì il caldo respiro della creatura sulla faccia.

I suoi occhi, simili a pozzi d'ambra dorata le erano vicinissimi.

Senza che lei potesse reagire, allungò un braccio.

Lo fece lentamente, quasi si aspettasse che lei lo bloccasse, lo fermasse, facesse qualcosa per impedirglielo.

E intanto la guardava.

La giovane non fece nulla.

Rimase immobile, in attesa.

Non aveva nemmeno la forza, la volontà di chiudere nuovamente gli occhi, di non vedere.

Il braccio avanzava, un lento passo alla volta, quasi fosse la creatura del bosco ad essere impaurita di lei, e non il contrario.

E la guardava.

Vide la velata supplica agitarsi come onde nell'oceano in tempesta in quei due suoi mari dorati:

non fare così...

Che sguardo malinconico. Triste.

Il respiro le morì in gola.

Non fare così...

Improvvisamente, il lupo abbassò le orecchie.

E poi la toccò.

Fu un attimo:la ragazza sentì la soffice mano posarsi sulla sua pelle.

Un brivido la percorse.

Sussultò.

Ma non si mosse.

Caldo.

La mano era molto calda...

Gli occhi della creatura si allargarono per un istante.

Un secondo la mano rimase ferma.

Poi si abbassò, e seguendone il percorso disegnato sulla guancia, asciugò una lacrima.

Poco dopo il licantropo ritrasse la mano.

Ma lei non se ne accorse minimamente.

Sentiva ancora il dolce tepore lasciato dalla mano di lui.

Come se la stesse ancora sfiorando.

L'essere era indietreggiato di un passo nel frattempo, appoggiando i palmi al suolo innevato.

La fissava ancora, aspettando la sua reazione.


L'aveva toccata.

Non sapeva nemmeno lui perchè lo avesse fatto.

Sentiva solamente di dover fare qualcosa per consolarla.

Per farla smettere di piangere.

È così triste... perchè?

Questo si stava chiedendo.

Ora lo fissava.

La ragazza aveva smesso di tremare, e anche di piangere.

Gli occhi però restavano umidi.

Non si muoveva.

Era come paralizzata.

Mostrarsi così a lei come aveva fatto doveva averla intimorita.

Non doveva aver mai visto uno della sua razza.

Un licantropo.

Non vi era nessuna legge o regola che vietasse ai mezzi uomini di avere contatti con gli esseri umani; semplicemente questi ultimi ignoravano l'esistenza degli altri.

L'uomo lupo era pervaso da un forte senso di colpa.

Non era sua intenzione spaventarla.

Abbassò le orecchie.

L'aveva salvata.

Ora desiderava solo conoscerla.

Sentiva che doveva farlo. Ormai era divenuta una necessità.

Quando l'aveva vista nella neve per la prima volta aveva capito di dover fare qualcosa per aiutarla: ora i suoi pensieri si spingevano oltre.

Non doveva solo salvarla.

Aiutarla.

Voleva stare con lei.

Accompagnarla, proteggerla.

Vedeva la sua fragilità. La percepiva come un odore.

Non poteva andarsene e basta.

Cosa mi sta succedendo?

Perchè sto pensando a tutte queste cose?

Quando aveva sfiorato il suo viso dentro di lui erano scattate molte cose: non riusciva a capire il perchè delle sue azioni. Perchè mai avrebbe dovuto agire in quel modo?

Ma poi c'era stato qualcosa che lo aveva lasciato per qualche attimo smarrito e confuso: si era sentito improvvisamente molto solo e triste.

Le lacrime che aveva visto scendere dagli occhi di lei erano state come proiettili di fucile.

Lo avevano passato da parte a parte.

Era rimasto scioccato.

Era come se un vetro si fosse rotto dentro di lui.

Una voce immaginaria aveva gridato nella sua testa.

Aveva gridato alla ragazza.

Non fare così!

Mi stai facendo male!

E si era sentito male davvero.

Si sentiva così anche ora.

Con lo sguardo fisso della giovane addosso.

Contro la corteccia del grande pino, percepiva l'odore di lei, dei suoi capelli.

Udiva il suo flebile respiro.

Avanzò lentamente di un passo.

Un'altra lacrima cominciò a cadere dalla guancia della ragazza.

Il sole del mattino la illuminò e questa brillò come un cristallo di ghiaccio.

Successe tutto molto in fretta.

Il licantropo allungò di nuovo il braccio.

Il dorso della sua mano toccò ancora la guancia di lei.

Asciugò nuovamente il suo viso bagnato.

Un passo, e fu nuovamente vicinissimo a lei.

La mano antropomorfa si abbassò e si posò sulla sua coprendola quasi del tutto.

La giovane ebbe un sussulto e interruppe i loro flusso di sguardi.

Il licantropo piegò leggermente la testa di lupo da un lato, cercando i suoi occhi.

Mi guardi?

Uggiolò. Un lieve singulto fuoriuscì dalle sue fauci.

Guardami, ti prego.

Il volto di lei si sollevò.

Il sole si alzò in cielo, illuminando con una vivida luce la superficie congelata del lago.

Forse non avrebbe nevicato per quel giorno.




Ciao a tutti! Eccomi ancora qua a narrare di Licantropi ed umani! :) stavolta ho immaginato la scena di questa ragazza che sta fuggendo nel bosco, e ormai perduta viene tratta in salvo da un lupo mannaro. L'identità o comunque chi siano i suoi inseguitori non si capisce molto bene, per il semplice motivo che quando ho sognato la scena da cui prende spunto questa fict non ho visto come erano fatti questi inseguitori, e ho preferito lasciare la storia così.

Grazie a chi leggerà e a chi recensirà.

Le critiche e qualsiasi cosa possa rivelarsi costruttiva sono ben accette :)


Moon_Glade “...man and wolf together to the end...”



  
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