Altra poesia scritta per il “Poetry Slam” (alla fine sono arrivato 5° su 10 partecipanti…), come “Mi cingeranno il collo d’una ghirlanda”. Leggete e commentate, grazie :)!
Baratto
Fammi vedere, mercante,
cos’hai da offrirmi sul tuo bancone.
Fammi vedere. Non m’interessano
le gemme lucenti o le spezie odorose,
fammi vedere la merce migliore,
non compro roba di poco prezzo.
Metti via il saio e il bastone;
getta la toga, getta la spada.
Lo scettro? Con uno sputo
ci timbrerò sopra il mio disprezzo.
Non voglio niente di tutto questo.
Ma ecco, mercante, ho trovato
quel che cercavo:
dammi la penna.
Ecco il baratto, mercante: dammi la penna
e il brivido breve d’infinita delizia
che dà trasformare poche parole
in un universo, una donna, un amore.
Dammi l’estasi di un dio bambino
che gioca, le mani impiastrate d’argilla,
la strana gioia di solcare l’oceano
dentro una culla.
Dammi carne d’aquila: me ne ciberò
perché mi crescano le ali,
per poi volare
a strappare le nubi,
tuffarmi nel sole,
sedurre la luna e farci l’amore,
e ridere infine pazzo e gioioso
nell’infinito gelido cielo.
Lo so, mercante, ciò che ti chiedo
ha un costo alto. Salderò il conto. Ascolta
cosa ti offro.
Ti do una libbra di solitudine
della qualità più pura ed amara;
ti do la paura,
e del silenzio che mangia il cuore,
lasciandoti il petto pieno di niente,
la voce inutile senza parole,
ti do’ una pinta. Non ti basta?
Metto sul piatto
un paio di etti di notti insonni,
una scatola di baci non dati,
un gallone di disperazione.
Ti do la promessa
che questo patto dura in eterno;
se mai ritornassi e volessi cambiarlo,
tu cacciami via con la frusta e il bastone,
come si fa con un cane bastardo.
E perché tu non dica che tiro sul prezzo,
ti offro infine la merce più ambita:
due once di voglia di farla finita.
Dammi la mano, mercante:
il patto è fatto. Il baratto
è concluso. Senza rimpianti
pagherò il prezzo deciso;
compro tre secoli e mezzo d’inferno
per pochi istanti di paradiso.