Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: queenseptienna    06/02/2010    4 recensioni
L'amore è come la febbre. Nasce e si spegne senza che la volontà ne abbia la minima parte.
Genere: Romantico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Crederci con tutta l’anima
Fandom: Squadra speciale Cobra 11
Pairing: Semir/Jan
Rating: R
Prompt: Squadra Speciale Cobra 11, Jan/Semir, "Senza offesa, ma mi stai sulle palle"
Genere: erotico, romantico (un pochino sì ç.ç)
Avvertimenti: sesso non descrittivo, slash
Info: per il p0rn Fest di [info]fanfic_italia 







L'amore è come la febbre. Nasce e si spegne senza che la volontà ne abbia la minima parte. (*)

- Senza offesa, ma mi stai sulle palle.-
Jan Richter voltò la testa verso il collega Semir Gerkan, seduto alla scrivania del suo ufficio. Inarcò un sopracciglio, consapevole che come inizio non c’era niente male.-E posso domandarti il motivo, Semir? Ti sei svegliato male?-
L’ispettore più basso fece una smorfia, tornando a fissare il rapporto davanti a sé. –Hai l’aria strafottente.-
-Sì, decisamente hai qualche cosa che non va. Hai litigato con quella povera donna di Andrea?- volle dunque sapere il collega, prendendo le chiavi della macchina e tirandogliele sul foglio.
-No.- Semir sbuffò, afferrando le chiavi e abbandonando totalmente l’idea di redigere il proprio rapporto. Decisamente non faceva per lui. Si alzò in piedi e afferrò la giacca, seguendo Richter fuori dall’ufficio. Salutarono Otto e Dieter e finalmente uscirono in strada. Gerkhan fece cenno all’amico di saltare a bordo della propria BMW color argento, visto che quella di Jan era andata distrutta nell’ennesimo incidente stradale durante un inseguimento.
Un volta sul mezzo, l’ispettore mise in moto ed in silenzio prese la strada che portava a casa dell’altro, momentaneamente appiedato.
-Hai intenzione di giocare all’uomo muto ancora per molto?- sbottò l’avvenente ispettore che faceva da passeggero, dopo qualche minuto di viaggio –Posso sapere perché ce l’hai con me, oggi?-
-Così.- l’altro fece spallucce, sterzando durante una curva.
Giunsero finalmente sotto l’appartamento di Richter, che volle comunque fare un tentativo per riconciliarsi con l’amico, anche se non conosceva il motivo per cui ce l’aveva con lui. –Sali a bere qualcosa, prima di tornare a casa?-
Semir lo fissò a lungo, ma infine cedette, facendo cenno di assenso e smontando dal mezzo. Una volta in casa si stravaccò sulla poltrona preferita di Jan e lì vi rimase, con ancora la giacca indosso.
-Quello che non capisco...- borbottò il collega, rovistando nel mobiletto che fungeva da piccolo bar -…è cosa ti ho fatto? Stamattina eri a posto, poi improvvisamente ti irrito.-
L’ispettore Gerkhan alzò finalmente lo sguardo, sfiorando le dita di Richter mentre gli passava il bicchiere. –Non credo di voler più sposare Andrea.-
Nelle orecchie di Jan presero a fischiare le stelle filanti. –Come, prego?-
-Hai capito bene.- fu la risposta imbarazzata –Io… non sono più sicuro di quello che provo per lei.-
-Semir, cerca di ragionare.- l’altro si sedette al suo fianco, mettendogli una mano su un braccio –Non puoi buttare tutto all’aria per… cosa, poi?-
-Per questo.- Gerkhan si spinse in avanti e premette delicatamente le proprie labbra su quelle dell’amico, allontanandosi subito dopo. –E’ per questo che oggi mi stai sulle palle.-
Il moro rimase pietrificato sul posto, consapevole che quel gesto cambiava tutte le carte in tavola fra loro. –Wow…-
L’altro scoppiò a ridere. –E’ la cosa più intelligente che ti sento dire da quando ci conosciamo.-
-Fallo di nuovo, per favore.-
-Come, prego?-
-Semir, hai capito benissimo, non fare lo gnorri.-
L’ispettore trasalì e spalancò gli occhi alla richiesta. Però, perché non provare?
Lentamente si avvicinò di nuovo e le loro bocche si unirono morbidamente, esplorandosi con infinita cautela ed apprensione. Non era straordinario forse, ma era piacevole. Fin troppo piacevole.
-Jan…- Gerkhan gemette quando il collega lo afferrò per la nuca e lo tirò a sé, per approfondire quel piccolo esperimento.

La mattina successiva Semir spalancò gli occhi, conscio di essere in un letto non suo e quello al suo fianco, nudo come un verme, era Jan, il suo collega e migliore amico. Per un attimo fu spaventato, ma il ricordo di quello che avevano fatto la sera prima lo avvolse come un guanto di velluto.
Rammentò con precisione estatica il momento in cui si erano sfilati freneticamente gli abiti, mentre ancora si baciavano ed erano in qualche modo arrivati alla stanza da letto. Aveva sentito con le proprie mani la consistenza soda dei muscoli perfetti di Jan sotto le dita e si era eccitato quando l’altro aveva giocato con il suo punto più sensibile, facendolo gemere come un disperato.
Aveva totalmente cancellato Andrea dalla propria testa e aveva urlato, goduto, sperato e pregato nello stesso istante in cui Jan si era infilato fra le sue cosce e si era fatto lentamente strada in lui, assecondandolo in quella che doveva essere solo follia.
E poi aveva raggiunto il punto di non ritorno, quella frazione di secondo in cui tutto diventava luce e il piacere lo aveva sconquassato, sotto le spinte del collega.
Si rigirò fra le lenzuola, mugolando per il lieve bruciore alle proprie parti basse, nulla di preoccupante, comunque.
-Sei sveglio?-
La voce di Richter lo fece sobbalzare per lo spavento. Sollevò lo sguardo ed incontrò il volto sorridente dell’amico, ancora nudo al suo fianco, che gli mise possessivamente una mano su un fianco e lo tirò a sé. –Sai, ieri sera non ho approfondito un certo discorso… ma sicuramente adesso non ti sto più antipatico.-
-E a te chi l’ha detto?- rise l’ispettore Gerkhan, allacciandogli le braccia al collo e rispondendo al bacio che ne seguì.
Alle conseguenze della propria pazzia, ci avrebbe pensato poi. In quel momento sentiva solo la necessità di “fermarsi” per essere folle.
Perché lui, a quello che faceva, ci credeva con tutto sé stesso.

FINE

(*) La citazione iniziale è di Stendhal.


   
 
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