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Autore: Gogol    07/02/2010    1 recensioni
Un classico scontro nel mondo di WoW. Anche se, stavolta, i poveri demonietti non staranno lì a farsi massacrare ( e quando mai lo fanno? ). Graditissime recensioni.
Genere: Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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War and … war.

Sgorgò come fiumana inarrestabile.

Il fiotto di luce aureolata scaturito dal palmo del Paladino elfo colpì in pieno un altro Demone e lo avvolse nel suo abbraccio caldo e luminoso; la pelle si sbriciolò, gli organi interni scoppiarono strappando dal petto del mostro la barriera della cassa toracica.  Il cuore mandò altri due fiotti sparuti, poi cadde sul terreno bruciato della pietraia e si raggrinzì come un acino d’uva.

O come i testicoli di quello scemo, pensò con un ghigno l’uccisore. Davanti a lui un uomo barbuto aveva scavalcato i resti della figura cornuta ed ora martellava di colpi un secondo umanoide dalla pelle verdeblu, ruggendo ogni volta che l’ascia schiantava via una parte di cranio. << Quel-Thalas! Ricordate la Luce, soldati! >> Il guerriero elfo si lanciò in avanti verso i Demoni che avanzavano in ordine sparso, confusi, stridendo e blaterando e maledicendo i loro nemici. La spada fendette in diagonale il collo di un essere curvo e rugoso e artigliato spiccandone la testa dal corpo. Non vi fu neanche sangue, solo uno spruzzo di icore color ruggine. Ora i suoi compagni arretravano disordinati, fuggendo dal Paladino e dalla Luce. E dovunque i soldati li incalzavano; robusti Orchi dalla pelle verde, Troll agili e flessuosi dalle membra lunghe, colossali Tauren che schiantavano con zoccoli, corna e manacce pelose, Umani dai volti segnati dalla guerra contorti in ghigni bestiali. Non sembravano poi tanto diversi dai loro nemici, a vederli in quel momento.

<< Archibugieri! >> Ruggì Lorath, voltandosi. I capelli biondi e spettinati si alzavano al vento come una macchia di sole dorato contro il cielo rosso delle Terre Esterne.  Dalla terza linea di attacco, laddove la terra bruciata s’incrinava e si raggrinziva in colline e basse alture brulle, giunsero segnali di risposta. La linea ordinata dei Nani, tozzi, lunghe barbe e grossi fucili,  da quella distanza appariva piccola e sparuta.

I fucilieri s’inginocchiarono caricando le proprie armi. In breve tempo risuonarono dovunque i tintinnii dei cani alzati. A vederli, sembravano dei ridicoli ragazzini barbuti che giocavano con ramoscelli troppo grossi per loro.

I ramoscelli tuonarono.

 Ad ogni vampata degli archibugi gnomici seguiva uno strillo di dolore.  Davanti Lorath un altro Demone alato ghignò e l’istante dopo la sua testa bulbosa scattò all’indietro, scoperchiata da un proiettile in una fontana di icore. L’elfo soffiò un bacio ad uno dei Nani suoi scudieri, che imbracciava una grossa spingarda ancora fumante. L’altro ammiccò, come a dire che faceva tutto parte del gioco.

Un gioco che Lorath cominciava a trovare noioso. Ovunque i Demoni ripiegavano e fuggivano, strisciando o galoppando o volando, falciati dalla matematica precisione degli archibugieri, massacrati dagli incursori e dalle staffilate di ghiaccio e fuoco del loro arcimago, un minuto Gnomo avanti con gli anni al fianco di un Tauren gigantesco che lo faceva sembrare anche più che minuscolo. Non c’è gloria, né onore nell’uccidere bestiacce codarde come queste considerò abbattendo una specie di larva bipede con un colpo che, spaccandole in due le carni flaccide, provocò una letterale esplosione di umori e secrezioni.  Il Paladino cominciava ad arrabbiarsi sul serio.

<< Luce! >> Altre saette bianche accecarono e bruciarono i nemici, altre barriere lucenti deviarono i colpi delle lame intaccate dall’usura dei mostri della Legione Infuocata.

La ritirata dei Demoni divenne ben presto una rotta. Lorath vide il loro capo, un grasso umanoide traballante su quattro tozze zampone da elefante, strillare qualcosa in falsetto e voltarsi sulla scia di chi, ferito o agonizzante, cercava di abbandonare il campo di battaglia. Una saetta che Lorath registrò appena lo centrò nella massa di carne aggrumata e bulbosa in mezzo alle scapole flosce, scuotendo il corpo gelatinoso dell’essere in una micidiale scarica elettrica. Il Demone trottò per altri due passi, gettando sangue dall’enorme orifizio comparso al centro del petto, poi si abbatté a terra come un’orrida montagna di budino, spiaccicando il suo lerciume in una pozza lattescente che l’elfo evitò di toccare.

<< Lasciali scappare, ragazzo. Li abbiamo sconfitti! >> Lorath si voltò e vide la figuretta del vecchio Gnomo, i palmi grinzosi ancora rilucenti dell’energia occorsagli per scagliare il fulmine. << Ordina la ritirata della tua compagnia. A questo punto, è inutile perdere altre vite per nulla, come quando ad Ironforge mio cugino Thunker fece scoppiare il suo cavatappi multiuso strappando via le sopracciglia al povero Magni Secondo, il cugino di quarto grado di re Magni Barba bronzea … te l’ho mai raccontato? >>

 

 

Gliel’aveva raccontato, era vero. Il vecchio mago corrugò la fronte, saltellando in maniera inequivocabilmente gnomica su un piede solo. Sì, quel ragazzo era sempre abbastanza freddo con gli altri, ma ciò non significava ignorare del tutto i tentativi di fare conversazione! Sbuffò. Forse, considerava, è costume degli Elfi Alti ignorare chi gli è simpatico? Hm, no … pareva proprio che nei libri della biblioteca di campo non si parlasse di una simile usanza. Comunque …

<< Comunque potresti sforzarti un po’, non credi?  >> Il vecchio Gnomo rialzò la testa, ma quell’antipatico di un elfo era sparito.

 

<< Forza! >> Lorath superò d’un balzo il corpo di un Demone grigio dalle ali telate, seguito a fatica dall’archibugiere nano e dall’altro suo scudiero, un ragazzetto elfo armato di due spade corte. Non ho intenzione di lasciar fuggire questi abomini. Stupide bestie. Se non c’è onore nel macellarli, né un nemico degno da affrontare, vorrà dire che mi consolerò ammazzando gli ultimi.

Si arrestò.

Gli stivali slittarono sollevando una nube di polvere dal terreno aspro. Qualcosa …

Qualcosa non andava.

Qualcosa …

Mancava. Lorath si rese d’improvviso conto di non sentire più né l’ansimare da mantice del Nano, né il fiato spezzato ritmicamente del ragazzino. Dove vi siete …

Non riuscì a parlare. Le parole gli s’impigliarono in gola e lì rimasero alla vista dei due corpi, riversi a pochi passi di distanza l’uno dall’altro. Il Nano era morto per primo, un quadrello di balestra gli aveva trapassato la gola facendolo crollare colla schiena rivolta al sole. Poi avevano colpito il ragazzetto, che rabbrividiva ancora degli spasmi nervosi di un corpo morto. Due quadrelli erano infissi nel suo cranio biondo, un terzo gli forava un polpaccio.

<< No! >> Gridò Lorath. Era solo. Davanti a lui si stendevano le terre Esterne, rosse, brulle, spaventose. Un fruscio da una duna, poco più in là.

Lorath sobbalzò. << Venite fuori, bastardi! Fuori! >> Impugnò più strettamente la spada, l’elsa scivolosa per il sudore. << Dove diavolo siete? Codardi, venite fuori a farvi ammazzare, bestie da macello, venite! >> L’elfo ritrovò un po’ di coraggio, riprendendo a urlare al vento le sue vuote sfide, gridando. << Venite, bastardi! Venite, venite, venite! >>

<< Noi qua viene. Qua è. >>

Lorath aprì la bocca per urlare ma il manrovescio gli schiantò la mascella, mandandolo disteso sulla terra rossa. I tre Demoni lo scrutavano dall’alto, sogghignanti.

<< Così elfoso fottuto >> La lingua … Sbalordito, Lorath vide che parlavano, anche se a fatica, in lingua comune.

<< Non … >> La spada. Era in mano al più grosso dei tre, scintillante alla luce del sole. Lorath gemette. << Spada … spad … a.  >>

<< Tu detto noi bestie, ma io pietà … pie … pietoso. Ridò ora, subito. Tosto! >>

E Lorath rise. Non poté farne a meno. Era tutto così assurdo … no, non era possibile. La risata divenne isterica, stridente. << Ridai tosto … oh dio, oh dio, che razza di … >>

<< Tosto >> Grugnì ancora il Demone e gl’infilò la spada lunga dritta in gola.

  
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