Dedicata a Nejiko
My Immortal
La luce del
giorno...
Da quanto non ho il piacere di vederla! E' trascorso troppo tempo,
quasi un'infinità!
Per quelli come noi, la luce del sole è il lontano ricordo
della nostra vita precedente, ma in fin dei conti non avevo scelta.
La scelta
era una sola: vivere o morire.
Io ho scelto di vivere.
Ricordo ancora il giorno in cui lo vidi per la
prima volta... era un uggioso giorno di duecentoventi anni fa, precisamente il
14 febbraio del 1789.
A quei tempi la Francia era in
subbuglio e in fermento, in quanto molti popolani rivendicavano il loro diritto
a mangiare e a vivere liberi con la forza di un'imminente rivoluzione che
avrebbe profondamente cambiato le cose, noi nobili lo sapevamo bene.
Alcuni, per paura, si
rifugiavano negli Stati confinanti come rifugiati politici ed è quello che pensò
di fare anche mio padre, il marchese Chieru Haruno, o almeno era quello che
voleva fare.
Ricordo che fece preparare i bagagli di tutta la nostra famiglia
in fretta e furia, mentre io ero alla grande finestra della mia stanza ad
osservare per l'ennesima volta un uomo misterioso che se stava appoggiato al
nostro leccio. Era di sicuro sulla trentina, aveva folti capelli che sembravano
argentei, una benda che copriva l'occhio sinistro, mentre il destro era nero
come l'oblio in cui era facile perdersi; un volto dai lineamenti forti, ma allo
stesso tempo morbidi ed un fisico invidiabile per gli uomini del nostro tempo,
racchiuso in un paio di pantaloni neri tenuti nella loro parte terminale negli
stivali del medesimo colore; una camicia e un foulard bianchi e una giacca verde
finemente ricamata con motivi dorati.
Non l'avevo mai visto dalle nostre parti,
neppure a corte e non risultava nemmeno tra i conoscenti facoltosi di mio
padre.
Il mio intuito mi diceva che dai lineamenti del
volto era sicuramente inglese.
Continuavo ad osservarlo di nascosto da dietro
la tenda della mia finestra, quando mio padre entrò nelle mie stanze, sbattendo
violentemente la porta, dicendo:
-Sakura, dobbiamo
andarcene!-
-Per quale motivo, padre?-
-Dobbiamo andarcene prima che
i rivoltosi uccidano anche noi. Tesoro, siamo sulla loro lista
nera!-
E come dargli torto...
noi siamo
lontani parenti di Luigi XV, il defunto sovrano nonno dell'attuale re di
Francia.
Stando alle voci che girano, ogni membro della
famiglia reale o che ha a che fare con essa sta abbandonando il regno a poco a
poco per non incappare in questa rivoluzione.
-Forza tesoro, siamo pronti,
aspettiamo solo te!- mi disse mio padre,
ansioso.
-Arrivo subito.-
Diedi un'ultima occhiata a quel giovane
misterioso, registrando la sua immagine nella mia mente come l'ultimo souvenir
del mio paese natio prima della partenza per l'Austria.
Partimmo nelle prime
ore della sera, accompagnati da un forte temporale, per non essere intercettati
dai rivoltosi, ma come non si poteva notare un corteo di tredici carrozze. Mia
madre volle portare con noi la servitù e tutti i nostri beni, per questo
aspettammo la notte per andarcene... tuttavia, insospettiti dalla scomparsa dei
nobili, i rivoltosi si dislocarono nei diversi varchi doganali per dissipare i
loro nemici... e noi fummo i primi della loro lista, dopo tanti
insuccessi.
Accadde tutto così in fretta: i cavalli s'imbizzarrirono per via
di un forte tuono e i ribelli assalirono le nostre carrozze, saccheggiandole
senza risparmiare nemmeno le donne e i bambini.
La sensazione di quella spada affilata,
conficcata nel mio ventre, non si può dimenticare facilmente. I miei familiari e
la servitù erano morti sul colpo... in me, invece, era rimasto un briciolo di
soffio vitale.
Le mie lacrime si mescolavano alla pioggia, mentre la mia
supplica, “Voglio
vivere...”, sussurrata quasi alla natura circostante,
venne portata via dal vento e accolta non da un medico come tutti potrebbero
pensare, o un uomo pronto a soccorrermi, bensì da un vampiro.
La mia vista era annebbiata e non riuscii
a vedere distintamente i contorni della figura china su di me, però mi
sembravano familiari.
-Vuoi vivere?- mi sussurrò
all'orecchio.
-Io... voglio... vivere...-
-Bene, ma ricorda che farà un
po' male...-
Subito non capii il significato di
quelle parole, ma pochi minuti dopo lo intuii. Mi portò in un luogo riparato
dalla pioggia. Con la vista annebbiata e ormai poco coerente con la realtà
sentii solo l'avvicinarsi di qualcosa alla mia bocca e quell'uomo mi fece bere
qualcosa. Aveva una consistenza strana, troppo densa per essere una semplice
bevanda, con uno strano sapore, sembrava non so... qualcosa di salato e aveva lo
stesso odore del sangue.
Per la seconda volta, a distanza di poco tempo,
sentii un dolore lancinante al corpo: le ossa scricchiolavano contro il tessuto
quasi lacerassero la pelle, i muscoli si contraevano, specialmente quelli del
cuore.
Avvertivo un dolore violento allo stomaco e le
convulsioni, di cui ero preda, erano così forti che mi fecero inarcare la
schiena come se fossi posseduta da un demone.
Pian piano il mio cuore batteva
sempre più lentamente come se stessi morendo... eppure non era quello il mio
desiderio.
Io morivo, ma volevo
vivere...
volevo vivere...
volevo vivere...
volevo vivere...
Credevo di essere morta, invece era
solo una mia impressione. I miei occhi si schiusero come teneri boccioli e vidi
al mio fianco quell'uomo dai lineamenti inglesi che si trovava sotto la finestra
di camera mia.
-Vo... voi...-
-Vedo che ora stai bene.- mi disse con un
sorriso.
-Cosa mi avete fatto?-
-Ho solo esaudito il tuo
desiderio.-
-Come?
Avevo sete di risposte, non riuscivo a capire
quello che mi stava succedendo: mi sembrava di essere morta, ma allo stesso
tempo sentivo di essere viva, come non lo ero mai stata
prima.
-Questo non è il posto più indicato per parlarne,
tra poco sarà l'alba e non ci gioverà affatto.- aggiunse
lui.
-Perché?-
-Ti spiegherò tutto in un luogo più appartato.-
Mi
prese in braccio e poi, correndo con una velocità che aveva dell'incredibile per
i miei occhi che guardavano ancora il mondo con quelli di un mortale, mi portò
in un luogo buio e umido.
-Perché mi avete portato qui?
Chi siete veramente? Che cosa mi avete fatto?-
-Quante domande, vedo che hai sete di
conoscenza. Il mio nome è Kakashi Hatake. Il vostro,
mademoiselle?-
-Sono la marchesa Sakura
Haruno.-
-Molto lieto, marchesa. Come le ho detto poc'anzi, mi chiamo Kakashi
Hatake e sono un vampiro. E ora, mia cara, lo sei anche tu.-
-Cosa?! Oh, certo... lei è pazzo! Ma che razza di storia è questa? I
vampiri non esistono, sono solo favolette per spaventare i
bambini!-
-Credi pure quello che vuoi, ma questa è la realtà.-
-No,
è un incubo! Adesso me ne vado!-
-Se ti esponi alla luce del
sole, morirai. Diventerai solo cenere.-
A quelle parole il mio corpo
s'irrigidì.
-Perché lo hai fatto? Perché? Che senso hai vivere
così?-
-Beh, mademoseille... trasformarti in una vampira era
l'unico modo che conoscevo per continuare a farti vivere.-
-Quindi io
sarei morta?-
-Morta apparentemente, perché sei viva a tutti gli
effetti.-
-Io non volevo vivere così! Volevo vivere come tutti gli
altri!-
-Allora saresti morta.-
Ero scossa da tutto quello che mi era
successo.
In me, secondo quell'uomo, Kakashi, c'erano ancora residui di
coscienza umana: i sentimenti, l'attaccamento alla vita, le domande. Tutte cose
che per un vampiro, sono un po'... inutili.
Kakashi si era seduto su di una
cassa e, mentre sfogliava un libro, iniziò a raccontarmi come vive un vampiro,
il fatto che rimane giovane per l'eternità, che cosa fa, i suoi hobby e le sue
necessità durante la sua vita immortale.
Mi disse anche che essendo un
giovane vampiro appena nato, dovevo stare accanto a chi mi aveva donato la vita
per imparare a cavarmela.
Però questo vincolo, almeno per noi, era indissolubile.
A volte mi chiedo se lui non avesse
progettato il fatto di farmi diventare un vampiro ancor prima dell'assalto alla
mia famiglia.
Forse lui voleva me, fin dall'inizio.
A dire il vero, non mi
allettava affatto il dover dormire in una bara, non potermi esporre alla luce
del sole che mi piaceva tanto, bere il sangue altrui e stare al suo fianco per
il resto dell'eternità.
Era così iniziata la mia nuova, infernale e maledetta vita
da essere immortale... da dannato vampiro, per colpa sua.
Lo odiavo per
quello che mi aveva fatto, per avermi trasformato in un mostro assetato di
sangue, ma in fin dei conti la scelta è stata mia... io ho scelto di vivere, lui
mi ha solo donato un'altra vita, anche se non era quella che mi
aspettavo.
Eppure col
tempo ci ho fatto l'abitudine di poter continuare a vivere, anche se
vampira.
Spesso, per non insospettire i nostri
ex simili, cambiavamo città, vivevamo le nostre vite, ognuno separato
dall'altra. Non sopportavo l'idea di stare con lui, la cosa m'infastidiva...
però non riuscivo a stare troppo tempo lontana da lui.
Sì, avevo necessità di
vederlo e mi bastava ciò per stare bene.
Forse cominciava a
piacermi...
Nonostante il mio orgoglio m'impedisse di rivolgergli la
parola per la rabbia che provavo dentro per questa trasformazione, lui ogni
anno, ogni 14 febbraio, mi regalava degli splendidi fiori. Forse era il suo modo
per manifestarmi il suo pentimento oppure... il suo amore, dato che con le
parole non era molto bravo.
Col tempo non riuscivo proprio ad odiarlo,
anzi, avevo imparato a conoscerlo e anche se piuttosto riservato era un uomo
molto dolce, passionale con un cuore, nonostante il nostro stato
attuale.
Sentivo i miei sentimenti nei suoi confronti
mutare, da odio ad amore.
Sì, il tempo ha proprio il potere di cambiare le
persone.
Sono
arrivata al punto di non poter fare a meno di lui. Quando sta fuori troppo tempo
mi preoccupo, ma appena torna a casa, non riesco a fare a meno di abbracciarlo e
baciarlo.
Lui mi ha donato questa vita col suo bacio immortale e io, ora, sono solo sua e non voglio essere di nessun altro.
Col trascorrere del tempo il 14 febbraio non
era più solo la data in cui Kakashi mi regalava fiori, ma divenne anche “San
Valentino”, la festa degli innamorati. Durante questa festa, all'inizio le
tradizioni erano le più disparate, ora nel mondo d'oggi si usa regalare del
cioccolato fatto in casa ai proprio innamorati.
E così
mi ritrovo a confezionare cioccolatini con ripieno di sangue.
I mortali non
li apprezzerebbero di certo.
Spesso mi chiedo se siamo noi gli innamorati a
cui fa riferimento la tradizione.
-Sono tornato.- mi dice Kakashi,
abbracciandomi alle spalle con un mazzo di rose rosse.
-Grazie... assaggia...- gli chiedo,
introducendo nella sua bocca un cioccolatino.
-Sai bene
che non possiamo mangiare cibo umano.-
-Questa è una mia ricetta segreta.
Vedrai ti piacerà.-
Lo assaggia.
In un primo tempo è disgustato per il sapore
del cioccolato, ma poi si beatifica per quello del
sangue.
Mi da solo il tempo di togliergli la giaccia e
di appoggiarla all'attaccapanni e poi mi abbraccia teneramente, stringendomi a
sé.
Quel forte calore che mi trasmette Kakashi mi rende così tranquilla, che
fa stare bene.
Kakashi, senza farsi vedere da me,
prende uno dei miei cioccolatini, appoggiati sul tavolino accanto
all'attaccapanni, con la mano sinistra.
In silenzio lo tiene con la bocca per poi
chinarsi verso di me, come se volesse dirmi “mangia l'altra
parte”.
Con un sorriso dolce sulle labbra, seguo il mio
istinto mangiando la parte rimanente del cioccolatino, per poi regalare un altro
tipo di bacio al mio amato.
-Grazie, sai sempre come rendermi
felice.-
-Eh, già... sono contento di averti al mio fianco, Sakura.- mi
confessa.
-Anch'io...-
-Posso dirti un'altra cosa?-
-Cosa?-
-Ti
amo...-
-Ce ne hai messo di tempo, sai?-
-Lo so.-
-Ti amo anch'io,
Kakashi.-
Da allora il 14 febbraio significa molto per
me...
il giorno della mia nascita,
il giorno del mio incontro con
lui,
il giorno in cui ho capito quanto lui fosse importante per
me,
il giorno a partire dal quale possiamo stare
insieme per sempre.
Note
dell'autore.
FF
partecipa al Contest indetto dal forum "KakaxSaku Forbidden Love"
Inoltre questa ff è dedicata alla mia cara
Nejiko, tesoro questo è un regalo di compleanno anticipato, ma poi credo di
fartene un altro. ^.^
Spero di non essere caduta nell'OOC, ma non
penso.
Comunque se ci fosse, sarebbe giustificato
dal fatto che l'inquadramento storico non è come quello Ninja, ma quello del
1700, quasi alle porte della rivoluzione francese, e in quanto il carattere
della maggior parte dei nobili era pacato.
Questa storia mi ha colpito come un
fulmine. Non so, vedo benissimo Kakashi in stile vampiro è proprio da *ç* -Chi
vuole intendere intenda XD-
Spero vi piaccia, un bacione
Shurei