Terza poesia del Poetry Slam. Scritta su un treno da Pavia a Milano, in un momento di depressione/scazzo/sbattimento totale & pessimismo universale. I got better. Leggete e commentate!
Essenza
Se mi chiederete chi,
cosa sono io,
ecco, vi risponderò così.
Nel fragore della battaglia,
calda e fetida di sudore e sangue,
e tra l’atroce schiantarsi di carne e ferro
io sono la polvere
levata dagli zoccoli d’un cavallo impazzito
che al condottiero
arrossa gli occhi.
E sulle luci del palco
su cui ritornano ogni sera
gli amori, le risa, gli assassini
troppo perfetti per la vita vera,
io sono il rossetto che sbava
e imporpora il mento dell’attrice più bella,
la più desiderata,
la stella.
Nel silenzioso buio stantio
delle sale cariche di volumi
io sono la tarma,
che ignara rode la carta
e si gonfia il ventre di conoscenza
sprecata.
Questo sono io:
l’imperfetto,
il non cercato,
l’essenza volatile e superflua.
Sono una chiave che non apre nessuna porta,
sono una lingua in cui nulla è mai stato detto,
sono un dipinto per ciechi,
una sinfonia per sordi,
un fuoco senza luce né calore,
una poesia senza versi
o parole.
Sono un grano di ghiaccio
che in un giorno di neve
indugia sulle ciglia d’un occhio verdefoglia
e brilla per un istante d’effimera bellezza
prima che un battito di palpebre lo schianti
sulla guancia
a sciogliersi
come una lacrima
di tristezza.